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Autore: Iside5    29/02/2008    0 recensioni
"Trovare e legare a se quel giovane prima che Loro lo raggiungessero poteva rivelarsi l'unica salvezza. Non poteva permettersi errori" Misteri e necessità fanno intrecciare i destini di un membro della temuta Corporazione e di un inconsapevole futuro uomo. In un mondo tra anarchia e rigide regole, poteri ignoti e valenti guerrieri si prepara il terreno per la battaglia decisiva in un susseguirsi di scontri e improbabili allenze. Attraverso i ricordi, i sentimenti e le avventure dei personaggi il viaggio in terre sconosciute inizia. Una delle mie solite prove anche se più canonica rispetto alle altre... Recensioni gradite :-)
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il falco volava alto nel cielo, disegnando ampi cerchi con le ali tese dominando la corrente che lo sosteneva, procedendo pigramente nella sua perlustrazione alla ricerca di cibo, quasi annoiato da quella che era la sua esigenza naturale.

Improvvisamente raccolse le ali intorno al corpo e si lanciò in picchiata verso il terreno.

Rimase in contemplazione di quella freccia bruna che velocissima sfrecciava verso il suo obiettivo.

Trattenne il fiato quando fu a pochissimi metri dall'impatto che le sembrava inevitabile, ma sapeva che la sua ansia era immotivata vista la congenialità di quel corpo al volo e a simili evoluzioni.

Infatti, come a volerla rassicurare, il rapace spalancò le ali rallentando sino quasi a fermare la sua caduta per poi riprendere a salire con poderosi colpi.

La preda che teneva tra gli artigli si dibattè per pochi secondi in un disperato tentativo di liberarsi, prima di cedere alla morte.

Appoggiò la schiena contro l'albero e distese le gambe mentre lo osservava tornare da lei.

"buon appetito" gli augurò con un sorriso quando atterrò al suo fianco e mentre lo osservava spolpare il piccolo roditore con rapidi scatti del micidiale becco ripensò alla sua missione.

Erano passate solo poche settimane dalla partenza da casa eppure le sembravano anni.

Scosse la testa divertita ripensando al termine con cui aveva definito la corporazione: casa.

Pochi potevano permettersi di pensare a quella organizzazione in quei termini.

I più neppure ne pronunciavano il nome, terrorizzati da ciò che neppure conoscevano e intenzionati a mantenere tale la loro ignoranza, ma per lei quella era l'unica casa che avesse.

L'unica che le fosse rimasta.

I suoi membri erano la sua famiglia, surrogato di ciò che aveva perso ormai da troppo tempo per poter mantenere inalterato il dolore.

Nella sua mente ogni componente trovava posto in un preciso contesto parentale, dai genitori al cugino scemo e quello odioso che ognuno nella sua vita aveva.

La malinconia minacciò il suo buon umore appena ritrovato prima che tornasse in se.

Svuotò la rimanenza di te sul fuoco e si alzò in piedi stiracchiando gli arti intorpiditi.

Il falco protestò interrompendo lo sbadiglio che l'aveva colta "finisci con comodo e non badare a me" lo rassicurò e prese a sistemare le sue cose nelle ampie borse da viaggio.

Quando le sembrò che non mancasse nulla vagò con lo sguardo sulla radura che l'aveva ospitata per la notte, cercando.

Non vedendo altre forme se non quelle dei pochi alberi che crescevano solitari in mezzo alla vasta pianura prese fiato e fischiò.

Una nota acuta volò in crescendo attraverso il manto erboso portata dal vento e dopo pochi secondi udì un suono in risposta.

Un cavallo nero come la notte galoppava ora verso di lei, veloce e fiero procedeva sicuro attraverso il prato che li divideva.

"hai fatto un giretto eh? Spero di non dover mantenere troppi puledri dopo queste tue scorribande Thorn" lo rimproverò bonariamente accarezzando il muso che la bestia aveva allungato verso di lei.

Con gesti esperti sellò lo stallone, caricò le bisacce e dopo aver controllato attentamente il sottopancia montò in sella.

Mise il guantone di cuoio e con uno schiocco della lingua richiamò l'ultimo componente del suo bizzarro gruppo, che contrariato si lamentò rumorosamente mentre andava a posarsi sul suo braccio "smettila" lo sgridò prima di mettergli il cappuccio sugli occhi.

Controllò la piccola mappa per verificare la direzione da seguire e con un leggero colpo di tallone il suo viaggio riprese in quella che lei pensava fosse una delle solite mattinate di inizio primavera, nonostante l'aria fosse ancora gelida, che avrebbero accompagnato la sua missione.


  
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