Maka non
riusciva a smettere di pensare a quello che
aveva appena sentito. Era sicurissima che tutto ciò non
potesse avere alcun
senso. Doveva saperne di più! Così
iniziò a fare un “rewind” di tutto
quello
che era successo a lei e ai suoi amici.
Sapeva di non
essere più in Germania per la
missione, era evidente. Era finita in prigione per mano di Crona,
ipotizzando
che lo strano individuo con cui avesse parlato, quando aveva rinchiuso
Kid, le
sorelle Thompson e probabilmente anche lei, fosse il capo della
sicurezza del
luogo e lo avesse convinto che tutti loro fossero dei fuorilegge senza
scrupoli… Ma stiamo parlando di Crona! Quel povero ragazzo
non sa come
comportarsi neanche davanti ai suoi amici! Non avrebbe mai potuto
esprimersi in
maniera così dissoluta normalmente! Doveva esserci qualcosa
sotto… non poteva
essere altrimenti.
Intanto il tempo
passava e qualche ora dopo venne
servita la… cena? Quello che Maka, Liz e Patty avevano
ricevuto su un vassoio
metallico logoro si poteva chiamare cibo?! Non era
facile capire che cosa fosse quello che c’era
davanti a loro. Erano tre pietanze diverse insieme: una purea poco
invitante color
verde vomito, uno strano incrocio tra una carota e una barbabietola
color
melanzana pulita male e un filetto di dubbia natura grigio che aveva
l’odore
dei pneumatici bruciati. Maka aveva talmente tanta fame che
divorò il tutto
alla velocità della luce… Sentendosi subito
malissimo! Era sicurissima
che, anche se lei non era del posto, neanche i locali avrebbero
apprezzato
qualcosa di così nauseabondo! A Liz e Patty non era certo
andata meglio, anzi pareva
che quel cibo le facesse sembrare più malconce di quanto
erano.
Maka era di
pessimo umore e stranamente si sentiva
molto stanca, anche se aveva ripreso i sensi solo da qualche ora.
Così diede la
“buonanotte” a Liz e Patty e si stese supina sul
letto che cigolò sotto il suo
peso. Si mise a fissare la finestrella alla sua sinistra da cui
filtrava la
luce rossiccia del sole appena tramontato e si iniziava a vedere
l’arrivo del
buio. Si chiese dove fosse Soul in quel momento. La stava cercando? Si
preoccupava per lei? Era stato catturato? A quel punto, Maka si mise il
cuscino
sul viso che le si rigò lentamente di lacrime. Con la voce
rotta tra un
singhiozzo e l’altro sussurrò:
«Soul…*sigh* dove sei? Mi… mi manchi
brutto
scemo!»
Già
dov’era Soul?
Si trovava in un
giardino, sdraiato in mezzo a un’aiuola di garofani
bianchi striati di rosso. Si alzò e si accorse di essere
vestito in maniera
“molto poco fica”. Aveva addosso quello che aveva
tutta l’aria di essere un
vestito nero, stretto in vita da una… cintura? E con la
gonna che gli arrivava
alle ginocchia… solo che sembrava stile antica Grecia e
aveva la terribile
sensazione che era da uomo. Il vestito era fissato sulle spalle da due
fibbie
dorate. Ai piedi aveva dei sandali di cuoio e in testa al posto di uno
dei suoi
frontini aveva una corona d’alloro. «Ma che
cazz…? Come ci sono finito in questi
vestiti? E che posto è questo?»
In effetti il
giardino era un po’ bizzarro. C’erano
qua e là templi greci completamente deserti collegati tra
loro da delle
stradine lastricate di marmo bianco che si intrecciavano a labirinto
nel
giardino tra le aiuole. Ognuna di esse conteneva un tipo di fiore
diverso. Di
fronte al punto in cui si era svegliato c’era una fontana
sulla quale era stato
scolpito un angelo. La sua figura si protendeva verso l’alto
come se stesse per
spiccare il volo con le sue grandi ali. In una mano teneva una piccola
lira che
suonava con l’altra nella sua immobilità. Aveva i
capelli lunghi e lisci e in
testa aveva una tiara con una pietra appoggiata sulla frangetta.
Indossava una
tunica simile alla sua solo molto più lunga e con qualche
velo in più. Dalla bocca socchiusa e sorridente,
che sembrava intonare un canto, sgorgava dell’acqua che
andava a finire nella
vasca piena di ninfee. Quell’acqua produceva
l’unico rumore che rompeva quel
silenzio innaturale… finché la lieve melodia di
un’arpa iniziò a danzare
nell’aria. Sembrava provenire proprio dalla statua. Piano piano Soul
iniziò ad avvicinarsi alla
vasca rendendosi conto che l’angelo era una donna e aveva gli
occhi chiusi in
un’espressione di gioia e beatitudine , mentre una voce
femminile gli
bisbigliava attraverso una brezza leggera: «Avvicinati!
Coraggio, non aver
timore di me!»-«Chi sei? Dove mi trovo?»
rispose il ragazzo seccato rimanendo
sulla difensiva. «Non preoccuparti! Non sono tua nemica!
Voglio solo avvertirti…»-«Avvertirmi
per cosa?»
Una giovane
donna totalmente uguale all’angelo della
statua sbucò da dietro la fontana. I capelli erano biondi,
gli occhi azzurri e
la tiara di cristallo lilla con una pietra rosa al centro. Le lunghe e
vaporose
vesti bianche e blu
(sempre stile antica
Grecia) avvolgevano delicatamente il suo corpo da supermodella (tettona
quasi come Blair, pensò Soul) arrivavando quasi a terra. Con
le mani continuava a suonare la sua piccola lira
dorata.
Con un sorriso
bello come quello di una bambina gli
disse: «Ti trovi molto lontano dal tuo mondo! Più
precisamente nella mia dimora,
nell’isola di Sylia… *ahah* Non mi aspettavo un
ragazzo con i capelli bianchi,
lo sai? Sei molto buffo! *ahahah*»
Soul molto
seccato disse: «*grrr* Tutto ciò è
molto
poco fico… Non mi hai ancora detto chi
sei!»-«*ahahah* Il mio nome è lo stesso
dell’isola in quanto ne sono la
proprietaria!»-«Oh… bene. Io mi chiamo
Soul Eater… Quindi di cosa
mi
volevi avvertire?» Il suo volto si fece subito triste e gli
disse: «Tu e i tuoi
amici siete in pericolo sai? Guarda dentro la
vasca…» Il ragazzo si sporse e
sgranò gli occhi. Nell’acqua affiorava il corpo
privo di sensi di Maka. Indossava
un vestito bianco con la gonna a balze (in acqua diventava quasi
trasparente) e
in mano delle rose bianche; il problema era che non erano state
tagliate le
spine per cui aveva le mani sanguinanti. I capelli erano in
parte sciolti e in
parte raccolti nei codini con degli elastici a forma di ali.
All’inizio non l’aveva
notato, ma sul fondo della vasca c’erano delle enormi ali
bianche attaccate
alle sue spalle.
Soul scioccato
le chiese: «Maka? Perché lei è qui? Che
cosa
le è successo? E perché sembra un…
angelo?»
Sylia
sospirò e gli disse: «Puoi stare tranquillo,
quella non è davvero lei. È la forma umana della
sua anima “grigori”. Non è
morta, sta solo dormendo! Si trova qui perché deve
risvegliarsi del tutto dal
suo sonno. Questa fontana serve a ridarle la forza necessaria a
svegliarla. Ma anche Maka dovrà fare del suo meglio per
riuscirci. È la nostra ultima
speranza…»-«L’ultima speranza
per chi? Dove si
trova la tua isola Sylia?» Lei abbozzando un sorriso gli
rispose: «Ogni cosa a
suo tempo! Ti basti sapere che devi proteggerla ad ogni costo. La
troverai
molto presto. Ti verrà detto dove si trova da un anziano
incappucciato. Ci rincontreremo, sarò la tua guida. E
adesso…
Svegliati!»-«Eh? NO! Aspetta! Makaaa!!!»
Si
svegliò di soprassalto in mezzo a due ragazzini
che lo osservavano curiosi ai lati del suo letto. Di fronte a lui, ai
piedi del
letto, c’era una donna sulla quarantina che lo
guardò con un’espressione
accogliente e gli disse: «Ti sei svegliato finalmente! Eri
conciato proprio
male, eh?»
Lui si sentiva la testa
pesante e aveva un sapore
metallico in bocca. La prima cosa che notò era che tutti i
presenti erano
vestiti con colori molto scuri in stile antica Roma. Come facesse a
saperlo era
un mistero. Lui invece aveva una camicia da notte di lino bianca. Le
prime cose
ovvie che gli vennero spontanee da chiedere furono:
«Cosa è successo? Chi siete
voi? E dove mi trovo?»