Buonsalve! Eccomi con la mia
prima storia! Il titolo originale era “mille e una pippa
mentale di un sociopatico”, ma poi ho deciso di farla narrare in prima persona
in alternanza tra Gaara e Matsuri… ed entrambi se ne
faranno di pippe mentali! Ho cercato di mantenere i
personaggi nel loro carattere originale, interpretando come meglio possibile
cosa potrebbe mai passare per la mente di Gaara! Allo stesso tempo, ho
alleggerito un po’ l’introspettività (esiste?) della
storia, affinchè non fosse malinconica. Ma lascio
giudicare a voi!
[Matsuri]
Suna, le dieci del mattino. Mi accascio a terra e trovo
riparo dal sole che già risplende prepotente sulla città. Mi sto allenando
duramente da qualche settimana ormai, voglio migliorare sempre di più. Il fatto
che durante la guerra non fossi riuscita ad apportare un aiuto concreto mi
logora l’anima. Avrei voluto esserci anch’io lì, in prima linea, a combattere
per Suna, per la pace. Per Gaara.
Ho deciso di sostenere l’esame per diventare ANBU,
migliorare, per essere un’eccellente ninja, pronta a difendere la città e le
persone che amo. E Gaara.
Sospiro, e un’onda di tristezza mi invade. Voglio smettere di
fare l’adolescente che pensa unicamente alla sua cotta e sospira d’amore. Sono
una ninja, maledizione, e non posso permettermi di farmi distrarre da inutili
sciocchezze. Soprattutto perché, diciamocelo, lui di certo non mi amerà mai. Ho
deciso di mettere a tacere il mio cuore, di non cambiare quel rapporto
meraviglioso che si è creato tra di noi. Gaara è finalmente riuscito a
riscoprire dell’umanità in sé, ha degli amici, molta gente che gli vuole bene. Ed
io sono sua amica. Ovviamente lui non me l’ha mai detto in modo esplicito, ma
l’ho capito dai suoi atteggiamenti, dalle piccole concessioni che mi riguarda,
piccole e insignificanti, ma a me molto care. Mi fanno battere il cuore, tutte,
dal fatto di poter entrare nel suo ufficio senza bussare, al potergli riservare
qualche amichevole battuta, alle passeggiate sulle mura della città al
tramonto. Ed io ho deciso che mi basta questo, non voglio tormentarlo con le
mie pene d’amore, né incrinare il nostro rapporto.
Mi rimetto in piedi, devo riprendere gli allenamenti, anche
se il sole ormai alto mi fa sudare tutte le camicie di questo mondo. Prima di
prendere in mano il giavellotto sento una presenza alle mie spalle, un chakra fin troppo familiare. Mi volto con un sorriso.
-Sensei!- gli sorrido sinceramente, felice.
Negli ultimi tempi, finita la guerra, lui aveva lavorato giorno e notte e notte
e giorno, chiuso nel suo ufficio, in un susseguirsi di riunioni del consiglio e
via vai di ambasciatori.
-Matsuri..- il suo tono è quasi di rimprovero,
e so anche il perché. Vuole che lo chiami semplicemente con il suo nome, che lo
tratti come un amico. Già, come un amico.
-Mi scus.. ehm..- arrossisco, per
quanto mi impegni, è difficile dargli del tu, ma soprattutto chiamarlo per
nome. Ogni volta che lo sento il mio cuore salta un battito –scusami.. è che mi
piace chiamarti maestro..- diciamo pure che ho una paura folle che il tuo nome
possa morirmi in gola a pronunciarlo.
Vedo il suo viso distendersi un po’, in un accenno di
sorriso. –Oggi ho un po’ di tempo libero, ti andrebbe di allenarci un po’
insieme?-
-Ma certo!- sfodero uno dei miei migliori sorrisi, e vedo che
lui non esita a contraccambiarlo. E ovviamente arrossisco, cercando tuttavia di
nasconderlo.
Da quando io sono diventata Jonin e
Gaara kazekage gli allenamenti insieme si sono fatti
sempre più rari, tuttavia lui cerca sempre di ritagliarsi del tempo per me.
Ecco perché devo migliorare. Devo diventare ANBU, per lui, per renderlo
orgoglioso di me, per dimostrargli che tutto il tempo che mi ha dedicato non è
stato vano.
Allenarsi con il mio maestro è sempre un’impresa ardua. I
fendenti che ho affinato con il mio giavellotto uniti all’elemento vento che mi
è innato sono poco efficaci contro la sua sabbia, che risulta sempre una difesa
più che ottima, e contemporaneamente un eccellente attacco.
Dopo qualche tempo Gaara riesce disarmarmi e a immobilizzarmi. Ha vinto lui. Ovviamente. Di
nuovo.
-Sarà meglio smettere, o ci verrà un’insolazione..- Gaara mi
libera dalla sua sabbia e mi porge il giavellotto. Lo prendo sbuffando. Mi
irrita sentirmi così debole, come posso sperare di diventare ANBU se non riesco
a durare più di due secondi con Gaara?
Lui mi guarda intensamente e sembra abbia capito cosa mi sta
passando per la testa… riesce sempre a intuire i miei
pensieri, e decifrare tutti i miei sentimenti. Beh, quasi tutti.
-Vieni.- Gaara mi parla gentile -Andiamo a mangiare qualcosa,
dopo dovrò tornare in ufficio-
-Sì..-
Mi conduce verso il centro della città, in un baretto dove tempo addietro lo avevo portato io. Ci sediamo
a un tavolino fuori, riparati dalla tettoia. Forse dall’esterno saremmo potuti
sembrare una coppietta a un appuntamento, se lui non fosse stato così serio e distaccato.
-Kazekage-sama buongiorno!- la cameriera gli
sfodera un sorrisone a trentadue denti. –Cosa vi porto?-
-Due piatti di riso con verdure grigliate.. e dell’acqua naturale,
grazie..- un po’ mi stupisco ma poi sorrido tra me. La prima volta che l’avevo
portato in quel locale gli avevo anche detto che lì il piatto forte era il riso
con verdure grigliate.. e lui se l’era ricordato. Era da quei piccoli gesti che
mi convincevo che mi volesse bene, nonostante quel suo sguardo freddo e
criptico.
-Ora mi dici che cosa ti affligge?-
-uh?- non mi aspettavo quella domanda così diretta.
-Hai l’aria cupa da quando abbiamo terminato l’allenamento..
ti ho per caso fatto male?-
-No no no.. non è niente..- gli
sorrido cercando di chetare i suoi dubbi. Non potevo certo rispondergli “beh, è
solo che mi sento una scamorza in confronto a te!”
-Matsuri, quel sorriso finto non inganna
nessuno..- sembra irritato e preoccupato al tempo stesso.
-Sono.. solo preoccupata per l’esame..- una mezza verità, una
carta sempre vincente.
-Io per nulla invece- ora Gaara mi guarda intensamente -Sono sicuro
che andrai benissimo. Sei diventata molto forte in questi anni, ti ho vista
crescere sempre di più.. sei una ninja di alto livello ormai-
-Ma se riesci a mettermi al tappeto in quattro e quatr’otto…- mi porto una mano
alla bocca, pentita di ciò che mi sono lasciata sfuggire. Ma quando metterò un
filtro fra il cervello e la bocca? Tento di giustificarmi farfugliando qualcosa
di incomprensibile, ma lui mi interrompe.
-Beh, se vuoi saperlo non è così facile.. ormai devo stare
molto attento quando mi alleno con te, se dovessi distrarmi un secondo potresti
cavarmi un occhio con il tuo giavellotto…- Gaara mi
concede uno dei suoi rari sorrisi, un sorriso vero, in cui percepisco
dell’affetto. Non posso fare a meno di ricambiargliene uno radioso. Le sue
parole mi hanno infuso forza e coraggio.
Paga lui il conto e io mi sento un po’ in colpa, ma non vuole
sentire ragioni. ”È per farmi perdonare per non aver avuto tempo da dedicarti
ultimamente” aveva detto. Sarebbe stata una frase molto romantica se non
l’avesse detta con un’espressione neutra sul viso. Non ti illudere! Continuava a ripetermi la vocina. No. Non mi illuderò. E intanto guardo Gaara avviarsi
verso il suo ufficio e sparire tra la folla.
Fine primo capitolo, pubblicherò
a breve il secondo! E sarà completamente narrato da Gaara! Spero in qualche
commento, e magari anche qualche consiglio! A presto!
Aurora