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Autore: Agente Isa88    10/10/2004    1 recensioni
Questa storia è il continuo di matrix revolution dove il protagonista è smith... questa è la mia prima ff leggete e commentate.
Genere: Malinconico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alone (Soli)

Alone (Soli)

 

 

Le giornate trascorrevano abbastanza tranquillamente a Zion, tranne, ogni tanto, quando qualche seppia si infiltrava a fare un po’ di disordine, ma niente di grave. Le navi continuavano a fare i loro giri di perlustrazione all’esterno della città, e, da quando le seppie avevano cominciato ad attaccare di nuovo Zion, sia i giri che la potenza delle armi nelle navi erano aumentati.

 

Era appena tornata la Icharus al porto, e il Nabucchadnazzar si stava preparando ad affrontare un nuovo giro di guardia, per qualche giorno sarebbe stato quell’equipaggio a controllare la situazione al di fuori della loro città.

 

Ormai conosciamo molto bene i membri di quella nave, Morpheus, il capitano, Link, l’operatore, Era, negli attacchi nemici, oltre che essere una buona aiutante e anche un buon artigliere, e infine, l’ultimo arrivato Smith, molto utile come artigliere e il più potente del gruppo all’interno di Matrix.

 

Ormai erano passati parecchi mesi da quando fecero la loro ultima visita all’Oracolo, perché per ora non erano ancora sorti dei dubbi nel gruppo. In quei mesi il gruppo si era più unito, e c’era più confidenza anche con Smith.

 

Anche il rapporto tra Era e Smith era diventato più profondo, e lei era anche riuscita a insegnarli come due corpi possono diventarne uno solo, se così si può definire una prima notte d’amore… Ma sicuramente Smith ora era più umano di allora.

 

“Forza, salite a bordo. Ci aspetta una settimana di sorveglianza, coraggio” gridò Morpheus da dentro la nave al resto dell’equipaggio ancora fuori.

 

Mentre Era e Smith salirono a bordo Link si fermò qualche secondo a salutare la sua donna, Zee, con un bacio, dopodiché salì anche lui. Morpheus si mise ai comandi, Era nel posto accanto al suo, mentre Link e Smith si misero alle torrette nel caso incontrassero qualche seppia.

 

“Vedo che ora sei completamente a tuo agio a Zion…” cominciò a chiacchierare Link.

 

“…ormai mi sono abituato” disse lui.

 

“L’Oracolo riesce a fare miracoli con tutti… mi piacerebbe conoscerla…” disse Link guardando altrove.

 

“…perché non ci vai?” disse Smith.

 

“Essendo nato a Zion non ho buchi come te, e quindi non mi è possibile connettermi, tutti noi operatori siamo puri figli di Zion.” Gli rispose.

 

“capisco…comunque hai proprio ragione, l’Oracolo fa miracoli…” disse Smith andando in camera sua.

 

Si sdraiò sul letto a pensare un po’, dei dubbi cominciavano a formarsi nella sua mente. Forse, dopo parecchi mesi sarebbe stato il caso di rincontrare l’Oracolo. Passata qualche ora Era entrò in camera di Smith, e  lo vide sdraiato sul letto. Lei si sdraiò accanto a lui.

 

“Cos’hai? Non ti ho visto con Link…” chiese gentilmente.

 

“Stavo solo pensando un po’…” rispose lui.

 

“Ultimamente ti vedo un po’ pensieroso, c’è forse qualche problema?” chiese.

 

“…tutti quegli agenti in Matrix… sono comunque esseri umani… devo assolutamente vedere l’Oracolo” disse lui voltandosi per guardarla.

 

“chiedi a Morpheus di farti entrare…”

 

Smith e Era si diressero da Morpheus “capitano…ho il permesso di entrare in Matrix?” chiese lui.

 

“come mai devi entrarci?” chiese Morpheus mentre controllava i tunnel al di fuori della nave.

 

“Ho bisogno di consultare l’Oracolo” gli rispose.

 

“…adesso?!”

 

“si…” disse Smith diventando più serio.

 

Morpheus lo guardò “…d’accordo, entra pure”

 

“grazie capitano!” rispose Smith correndo da Link.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

In pochi istanti Smith fu connesso all’interno della matrice. Si guardò un momento intorno a se per orientarsi, si sentiva felice di rivedere quel posto. Era in mezzo a un grande vialone affollato, la gente gli sfiorava le spalle. Cominciò a camminare verso la casa dell’Oracolo, non molto distante da lì. Lui sapeva che l’Oracolo era sicuramente a conoscenza della sua visita. Non vedeva l’ora di rivedere Sati.

 

Salì le scale del grande palazzo in cui lei abitava e si trovò di fronte alla porta del suo appartamento. Fece un respiro profondo e bussò. Seraph aprì la porta. “Smith!…” esclamò.

 

“Buon giorno Seraph… e da parecchio tempo che non ci vedevamo… tutto a posto?” chiese Smith molto cordialmente.

 

“Si, ma non mi aspettavo una tua visita…”

 

“evidentemente l’Oracolo ha voluto farvi una sorpresa!” disse sorridendo “dov’è Sati?”

 

“è in camera sua… vai pure a trovarla”

 

Smith si infilò gli occhiali nel taschino e camminò verso la sua stanza. Aprì la porta e Sati era seduta sul suo letto a scarabocchiare su un quaderno. Satì alzò lo sguardo e vide Smith.

 

“Ciao piccola! Tutto bene?” chiese sorridendo.

 

La piccola con un grido di gioia saltò giù dal letto e le si fiondò con le braccia al suo collo “pensavo che non saresti più venuto, è passato così tanto tempo dall’ultima volta” disse tra le sue braccia.

 

“gia, scusami” Smith la prese in braccio “a Zion c’è sempre un gran da fare… sai che sei cresciuta?” disse ridendo.

 

“grazie” Satì lo guardò negli occhi “vedo che i tuoi occhiali non ci sono” disse facendo la finta seria.

 

“Ho eseguito i tuoi ordini” sorrise Smith.

 

Satì fece un grosso sorriso e lo riabbracciò. Intanto l’Oracolo si affacciò dalla cucina “che piacere rivederti. Sono molto contenta che sei tornato” Smith appoggiò a terra la bambina e si diresse verso la cucina.

 

“Ho voluto fare una sorpresa a Seraph e  Sati…” disse sorridendo.

 

“lo immaginavo” Smith entrò in cucina dopo di lei

 

“da quanto posso vedere ora non hai più problemi con i tuoi amici laggiù a Zion, vero?” disse lei sedendosi su una sedia.

 

“gia… ora mi trovo bene tra loro”

 

“soprattutto con Era!” sorrise lei.

 

Smith guardò per terra arrossendo.

 

“Sai, sono proprio contenta di averti aiutato… ora parlami dei tuoi problemi…” disse accendendo una sigaretta.

 

“Vedi, da quando ho saputo che tutti noi agenti siamo umani, non mi sono mai dato pace, ora voglio trovare un modo per fargliela pagare a Matrix e a tutti quelli che sono dietro questo programma di tortura e controllo.”

 

“…continua pure” disse lei aspirando del fumo.

 

“insomma, quello che voglio fare ora e trovare gli altri agenti e finalmente liberarli, renderli liberi, come me” concluse.

 

“…il tuo è proprio un gran gesto, ma molto arduo. Posso dirti che gli agenti che sono rimasti sono pochi e sparsi qua e la, ci vorrà parecchio per trovarli, ma so che non ti arrenderai. Posso anche dirti che sei l’unico che può fare una cosa simile poiché sei uno dei pochi umani a conoscenza del segreto degli agenti, e ti avverto che tra i tuoi ex-colleghi sopravvissuti ci sono anche Jones e Brown…”

 

“Jones e Brown?!” urlò Smith.

 

“si, sono soli, abbandonati da tutti, nessuno ormai li cerca più. Quando Neo ti aveva ucciso nel corridoio di quel Motel Heart, loro non si spostarono più dalla stanza 303… quella in cui li hai lasciati. Hanno provato a seguire il tuo esempio e diventare Virus, ma non erano abbastanza forti. Allora sono tornati nella stanza 303 e da li non si muovono da anni ormai, hanno sempre sperato nel tuo ritorno”

 

“io…io devo trovarli” disse Smith stringendo i pugni

 

L’Oracolo si alzò, spense la sigaretta sul posacenere e si avvicinò a Smith. Lei gli prese le mani e gliele strinse “sono sicura che riuscirai nella tua impresa, fatti coraggio, sei un grand’uomo” detto ciò sorrise e anche Smith.

 

“mi metto subito al lavoro, dovrò convincere Morpheus a farmi entrare spesso in Matrix… non so se vorrà” disse lui.

 

L’Oracolo si diresse verso il forno “se gli spieghi la situazione sono certa che lui ti darà il permesso, e se te lo darà avrete presto dei nuovi compagni di equipaggio” disse togliendo un vassoio pieno di biscotti caldi dal forno.

 

“allora devo tornare al più presto da lui, voglio cominciare subito le ricerche” disse Smith con convinzione.

 

“vedo che sei molto impaziente di ritrovare i tuoi colleghi” gli disse mentre gli porse il vassoio coi biscotti “tieni, è tanto tempo che non ne mangi uno” sorrise.

 

Smith prese un biscotto, e con un cenno la salutò, poi vide Sati in fondo al corridoio “ci vediamo piccola, tornerò a trovarvi…” detto questo chiuse frettolosamente la porta di casa e corse giù dalle scale. Arrivato in strada prese da una tasca interna della giacca un cellulare, digitò qualche numero e Link rispose alla chiamata “…operatore”

 

“trovami un uscita Link” disse Smith mangiando il biscotto.

 

“…mmh… c’è ne una tra la West e la Lake…” disse lui.

 

“ok, ci vediamo tra poco…” disse lui rimettendo il cellulare nella tasca. Smith camminò pensando agli ex-colleghi Jones e Brown dentro quella stanza, voleva liberarli al più presto.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ altrove ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Oscurità e tristezza erano in quella stanza, la stanza 303 del Motel Heart.

 

“…pensi che si saranno dimenticati di noi?” chiese Brown con una voce malinconica.

 

“…me lo chiedi sempre Brown, non lo so, come faccio a saperlo?” rispose Jones.

 

“…oppure anche ora ci stanno osservando?” continuò Brown.

 

Jones fece finta di non ascoltarlo. Erano li da parecchi anni, non si muovevano quasi mai ora, Brown giaceva seduto di fronte alla finestra e Jones seduto su una sedia vicino al letto, lì, nella stanza 303, la stanza in cui il ribelle e l’agente morirono, ma anche dove l’Eletto e il Virus nacquero.

 

Loro stravedevano per il loro leader, Smith, non lo vedevano solo come un capo, ma anche come un modello da seguire, loro si sono sempre fidati di lui e delle sue parole, ma il giorno in cui il signor Anderson gli entrò nel corpo, tutte le loro speranze si sono spente.

 

Loro sapevano che Smith voleva la libertà, lui era più intelligente di loro, loro non riuscivano a capire che cosa potesse essere la libertà. Quando Smith morì per la prima volta, loro provarono a liberarsi, provarono a diventare Virus, ma non erano abbastanza potenti. Allora rinunciarono e preferirono restare li in quella stanza, aspettando e sperando che il loro leader in un futuro sarebbe tornato a vigilare su di loro.

 

Brown osservava sempre il mondo fuori dalla finestra, non gli piaceva la pioggia, lo rendeva triste, e quella li era una giornata di pioggia. Brown era il più piccolo degli agenti, l’agente più debole.

 

Jones invece stava sempre seduto su quella sedia, si muoveva raramente. Jones era, a differenza di Brown, più grosso e alto, ma non più forte di Smith, nonostante fosse anche più grosso di lui. Jones si era preso cura di Brown in questi anni, quasi come un fratello maggiore.

 

“…pensi che ci stanno cercando?” chiese Brown con la sua voce sognante.

 

“…non lo so Brown, non lo so” disse Jones senza emozioni continuando a fissare il pavimento.

 

Brown sospirò “… chissà Smith, starà bene?”

 

“Brown…” disse Jones lentamente.

 

“guarda come ci siamo ridotti senza di lui… inutili. Non serviamo a nulla. E’ per questo che ormai non ci cercano più. Smith invece è sempre stato forte, è sempre stato una spanna sopra di noi…” continuò Brown non smettendo di guardare fuori dalla finestra.

 

Jones alzò lo sguardo e lo fissò in silenzio alle sue spalle.

 

“…io…io ho sempre voluto essere come lui…e quando verrà io cercherò di diventare forte come lui” disse Brown.

 

“Brown… ormai sono anni che non abbiamo più sue notizie, ormai Smith non esiste più, il programma Smith è stato cancellato, per sempre, non continuare a sperare in qualcosa di impossibile.” Disse Jones.

 

“vuoi dire che tu non credi più nel ritorno di Smith?!” disse voltandosi verso di lui.

 

“ormai e da parecchio tempo che non ci spero più…” disse Jones riprendendo a fissare il pavimento.

 

Brown lo guardò in silenzio, poi si girò ancora verso la sua finestra e ci poggiò la testa, pensando.

 

Silenzio.

 

“io non voglio passare tutta la vita in questa squallida stanza…” disse Brown sotto voce.

 

Jones potè appena sentirlo “hai detto qualcosa?”

 

“ho detto che non voglio passare tutta la vita qui, in questa squallida stanza” la sua voce era più decisa.

 

“allora c’è un'unica cosa che possiamo fare” disse Jones alzando di nuovo lo sguardo.

 

Brown lo guardò in attesa che continuasse il discorso.

 

“la cancellazione” disse Jones diventando più serio.

 

Brown lo guardò ancora in silenzio, voleva cercare di parlare, ma gli mancavano le parole “...no…” disse un po’ insicuro.

 

Jones si alzò in piedi, era il suo primo movimento dopo dei giorni “come sarebbe a dire ‘no’? Anche io non voglio passare tutta la vita qui in questa stanza, tu sai che l’unico modo per mettere fine a questa tortura è la cancellazione”

 

Brown si avvicinò a lui “…no… no Jones… sono sicuro che non è l’unico modo”

 

“che dici Brown, sei fuori di te. Non esiste altra maniera. Ci aspetta solo la cancellazione in futuro, nient’altro” Jones portò una mano all’orecchio destro con l’auricolare per richiedere la cancellazione al Mainframe.

 

Brown cominciò a tremare, non aveva mai reagito così in vita sua “io…non voglio essere cancellato, ti prego, non dire nulla al Mainframe”

 

Jones non capiva cosa gli stesse prendendo, tolse la mano dall’orecchio “che ti succede Brown?”

 

Brown lo guardò, Jones vide che dietro quegli occhiali scuri si stavano formando delle lacrime “no…io non voglio morire… Jones non voglio morire” Brown prese i suoi occhiali e li buttò a terra.

 

Jones lo fissò in silenzio, non sapeva che gli agenti potessero dire certe cose, e neanche che potessero piangere, non lo ha mai saputo. Ma entrambi, man mano che passavano gli anni, hanno cominciato a provare delle emozioni umane. Jones provò a farlo ragionare “Brown, non ci rimane altro da fare, devi farti forza, l’unica soluzione è la cancellazione”

 

Brown vedeva che Jones non aveva paura, lui era più forte anche in quello “io sono sicuro che esiste un altro modo”

 

“e cioè?”

 

“Smith si ribellò, quando morì per la prima volta scelse l’esilio e si rifugiò qui in Matrix, scappando da tutto e tutti, ricordo ancora la voce del Mainframe nell’auricolare che urlava di trovarlo e eliminarlo perché Smith stava diventando un Virus ormai. Non lo controllava più nessuno. E quando noi lo incontrammo ci disse che aveva trovato un modo per entrare in un corpo umano e arrivare a Zion”

 

“e con questo cosa cerchi di dirmi?” disse Jones incrociando le braccia.

 

“…che anche noi possiamo cercare questo modo, ormai Matrix e quasi deserta, da quando è cominciata la resistenza tutti gli umani stanno venendo liberati uno ad uno, possiamo cercare un modo anche noi di essere liberi, finchè siamo in tempo” disse Brown appoggiando una mano sulla spalla di Jones.

 

“non dirmi che tu hai creduto a ciò che Smith ci aveva detto quel giorno… secondo me erano tutte scemenze”

 

“caspita quanta fiducia che hai in me Jones!” disse una voce alle loro spalle. Jones e Brown si voltarono di scatto, era una voce a loro familiare, un uomo sulla soglia della stanza 303 li osservava, ma c’era l’ombra che gli oscurava il viso, non riuscirono a vedere il volto della persona con la voce così familiare.

 

L’uomo avanzò alla luce del sole, ormai aveva smesso di piovere, rivelando il suo volto, Smith era li davanti a loro, Smith era tornato.

 

Jones e Brown lo guardarono in silenzio, non riuscivano a credere che fosse proprio lui, anche perché i suoi modi erano diversi, non aveva quella voce autoritaria e crudele con il quale ha sempre dato loro ordini, ma una voce pacata e tranquilla. Era proprio il loro leader quello?

 

Brown gli si avvicino cautamente “Smith… allora sei tornato!” disse con felicità.

 

Smith sorrise.

 

Jones si avvicinò “come mai non ci hai avvisati con l’auricolare?”

 

Smith fece segno col dito indicandosi l’orecchio destro, mostrando che non l’aveva più. Jones non era ancora convinto “e i tuoi occhiali?”

 

Smith li estrasse leggermente dal taschino per farglieli vedere e li rimise all’interno.

 

“non riesco a riconoscerti più…sei proprio l’agente Smith?” chiese Jones guardandolo.

 

“non sono più agente ma sono ancora Smith” disse sorridendo.

 

“come sarebbe a dire che non sei più un agente?” chiese sorpreso Brown.

 

“non ero più un agente già quando diventai un Virus, ma ora non lo sono più a tutti gli effetti, non sono più il vostro leader ora, non mi controlla più il Mainframe, ora sono io che gestisco la mia vita” spiegò Smith.

 

“ma…se non sei più il nostro leader, perché sei qui ora? Come hai fatto a prendere possesso della tua vita?”chiese Jones.

 

“sono venuto qui per parlarvi di una cosa che sicuramente troverete assurda, ma prima devo chiedervi di togliere gli auricolari, solo così impedirete al Mainframe di darvi ordini” disse Smith.

 

Jones e Brown eseguirono il suo ordine e si staccarono gli auricolari gettandoli a terra. Si prepararono ad ascoltare il suo discorso.

 

“più di un anno fa sono stato dall’architetto, che, come tutti voi sapete, è colui che ha inventato noi e Matrix. Lui mi ha rivelato una cosa che io non mi sarei mai aspettato…”

 

“e cioè?” dissero i due agenti in preda alla curiosità.

 

“che tutti gli agenti sono stati creati da esseri umani, e che quindi sono esseri umani.” Concluse Smith.

 

Jones e Brown restarono pietrificati, non credevano alle sue parole “non starai parlando seriamente?!”disse Jones.

 

“secondo te sono venuto sino a qui per dirvi fesserie?”

 

“ma allora, se siamo esseri umani, come mai li odiamo?” chiese Brown.

 

“perché ci hanno ordinato di farlo. A nostra insaputa. Noi pensavamo di essere programmi perché il Mainframe, per non renderci deboli, ci ha cancellato le emozioni umane. Ma stando tanto tempo a contatto con gli umani si può avere ricordo delle emozioni ormai perdute, come è successo a me, e come sta succedendo anche a voi…”

 

“Perché non abbiamo fame?Perché non abbiamo sete? Oppure sonno?” chiese Jones.

 

“perché anche noi come gli altri umani siamo chiusi in orrendi baccelli rossi, dove ci nutrono e succhiano la nostra energia. Noi credevamo che gli umani fossero stupidi a illudersi che Matrix fosse il mondo vero, ma anche noi siamo sempre stati stupidi a credere che, a differenza di loro, noi sapevamo la verità.”

 

Incredibile. Mai avrebbero pensato a una cosa simile. In quel momento i due agenti si sentirono esattamente come Smith, presi in giro. Avevano seguito con attenzione il discorso di Smith, il suo modo di parlare, calmo e tranquillo, non era tanto cambiato da allora, con la sola differenza che ora nella sua voce c’era dell’emozione.

 

“perché sei venuto qui a raccontarci tutto questo?” chiese Jones.

 

“Perché io mi sento esattamente come voi, voglio avvisare tutti gli agenti e liberarli, renderli liberi”disse soddisfatto.

 

“Puoi davvero renderci liberi?” gli occhi di Brown si riempirono di gioia.

 

“Certo, voglio rendere liberi voi e tutti gli altri agenti ancora sopravvissuti… a proposito, sapete nulla di Johnson, Thomson e Jackson?” chiese Smith.

 

Jones guardò per terra, Brown prese la parola “purtroppo… tutti e tre non ce l’hanno fatta, il tempo li ha fatti impazzire, hanno preferito la cancellazione…” disse con voce triste.

 

“…ma… tutti gli altri?” chiese Smith più preoccupato.

 

Brown scosse la testa.

 

“maledetti…” ringhiò Smith a denti stretti “io gliela farò pagare… quei maledetti pagheranno per tutto ciò che ci hanno fatto”

 

Jones e Brown videro la rabbia e la disperazione in quegli occhi blu. Sapevano che il loro ex-leader aveva in mente qualcosa. Ma comunque erano ancora abbastanza confusi per il discorso di prima.

 

“ora devo andare ragazzi, devo tornare a Zion… allora cos’avete deciso di fare? Volete rimanere qui per il resto della vostra vita o preferite venire con me e far qualcosa per vendicarci?” disse Smith dirigendosi verso la porta di uscita.

 

Jones e Brown si guardarono e dopo fissarono il pavimento confusi “noi…non sappiamo…” disse uno.

 

Smith alzò il sopracciglio “di certo non starò qui a pregarvi, non l’ho mai fatto e mai lo farò, avete deciso così, non cercherò di farvi cambiare idea, addio” detto questo Smith voltò loro le spalle e scomparve tra le ombre di quel palazzo così buio.

 

Brown e Jones non potevano credere che il loro leader li stesse abbandonando lì, in quel palazzo. Uscirono fuori dalla porta aspettandosi la sagoma di Smith che tornava indietro, da loro, ma passati alcuni minuti a fissare quell’ombra non videro arrivare più nessuno. Smith non sarebbe più tornato indietro.

 

“Smith!” urlò Brown in preda al panico cercando di raggiungere le scale, ma Jones lo afferrò al braccio “Smith! Smiiith! Smith torna indietro!” continuò a urlare. Ma dalle ombre non uscì nessuno.

 

“non tornerà” disse Jones.

 

“Cosa facciamo ora Jones? Eh? Cosa facciamo?” Chiese Brown impaurito.

 

“certo che delle parole come quelle uscite dalla bocca di Smith non si sentono tutti i giorni…” disse Jones.

 

Brown lo guardò.

 

Jones si tolse gli occhiali e li ruppe per terra, ora anche lui era senza occhiali “e rimasta una sola cosa da fare ora Brown…” detto questo sorrise.

 

Brown lo guardò negli occhi e anche lui sorrise “forza, siamo ancora in tempo!”

 

Brown e Jones cominciarono a correre nella direzione in cui Smith se n’era andato.

 

 

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Ok! Pensate sia finita qui la mia saga? E invece no! L'ultimo capitolo si chiamerà "it's time to react!" quella storia sarà l'ultima di tutta quest'avventura dedicata a Smith... Spero che per ora la mia storia sia piaciuta, alla prossima!

Isa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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