Libri > Hyperversum
Segui la storia  |       
Autore: Agapanto Blu    25/08/2013    4 recensioni
Anno Domini 1234.
Chatel-Argent, feudo dei Montmayeur, Francia.
Quando Daniel Freeland decide, come ultimo tentativo di aiutare la figlia diciottenne, di portare la sua Alexandra nel passato, non si aspetta certo l'immensità di sciagure che, con più foga e sadismo del solito, Hyperversum gli scatenerà contro...
Tra un rapimento, segreti che tornano alla luce e giovani amori, sembra che tutto si stia rivoltando contro il gioco di maschere dei Ponthieu e perfino la morte potrebbe non essere così certa...
Ma chi si cela dietro tutto ciò?
**********
Quando i battenti furono aperti di nuovo, il Falco d’Argento non esisteva più e Ian Maayrkas veniva portato fuori dalla sala con i polsi incatenati dietro la schiena e due guardie ai fianchi.
Lo sgomento della corte francese fu totale.
*****
Daniel non voleva crederci, non riusciva a crederci.
Eppure davanti a lui, terribili nelle loro armature, l'una con un leone d'oro rampante in campo rosso e l'altra bianca con una croce nera centrale, stavano gli incubi più tremendi che Hyperversum gli avesse mai fatto incontrare.
Jerome Derangale sorrise.
"Chi abbiamo qui?"
Al suo fianco, il barone Gant rise.
"Una spia senza signore!".

Alcuni personaggi leggermente OOC.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Daniel/Jodie, Etienne/Donna, Geoffrey/Brianna, Ian/Isabeau
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A






33. Addio, logica

 
“Morto?!” esclamò Alexandra, sgomenta.
Petra deglutì ma non staccò gli occhi dal cadavere: era senza dubbio uno degli uomini che scortavano la giovane Margherita di Provenza, ne riconosceva gli abiti e il viso che aveva scorto durante il pedinamento. Una grossa lacerazione al ventre faceva capire che certo non era morto di cause naturali e un rivolo di sangue gli scivolava dalla bocca. I suoi compagni gli avevano sputato addosso con spregio e avevano gettato qualcosa accanto a lui.
Petra raccolse i due oggettini e li osservò, confusa.
“Dadi…” mormorò, poi si voltò a spiegare alla compagna, “L’hanno ucciso e gli hanno gettato addosso due dadi…”
Alex sollevò un sopracciglio, scettica, ma poi ebbe un’idea.
“Tirali.” ordinò a Petra.
La baronessa, seppur sorpresa, lanciò.
“Sette.” mormorò, vedendo due e cinque.
“Tirali ancora.” la invitò Alexandra.
Petra obbedì.
“Sette…” notò, sorpresa, contando sei e uno.
Di sua iniziativa, la ragazza tirò i dadi ancora due volte e due volte essi diedero sette.
“Un baro.” capì.
“Se non altro adesso sappiamo perché è morto…” commentò Alex, cinica, “Ha delle armi?”
“No…” sospirò Petra scuotendo la testa.
Alex sbuffò ma dentro di sé non aveva certo sperato di ottenere nulla dal cadavere.
Uno in meno, se non altro…, si disse poi però ebbe un lampo di genio.
“Petra, aiutami a spogliarlo!” ordinò.
“Che cosa?!” nonostante si fosse sforzata, Petra non riuscì a tenere il tono di voce basso.
“Zitta!” la rimproverò Alexandra pur continuando a slacciare il mantello e la casacca al morto, “Vuoi salvare la principessa o no?!”
“Sì, ma è un morto! Un minimo di rispetto…” borbottò la baronessa, arrossendo all’idea di dover togliere i vestiti all’uomo.
“Al rispetto penseremo in un altro momento, va bene?” la interruppe Alex, “Se quegli uomini si vedono arrivare incontro un uomo è più probabile che lo fermino e lo facciano avvicinare per chiedere informazioni o per rapinarlo, ma di certo non lo aggrediranno allo scopo di disonorarlo, no? Inoltre la gonna non è il massimo per combattere perciò adesso dammi una mano!”
Petra esitò ancora un momento ma aveva ormai capito che, contro la cocciutaggine di Alexandra, c’era ben poco da fare.
 
***
 
Ian non era del tutto sicuro di cosa fosse realmente accaduto, ma sapeva per certo che dopo la strigliata di Daniel –più che meritata– i cavalieri avevano preso ad ignorarlo abilmente, senza una palese reazione a mostrare cosa pensassero degli avvenimenti delle ultime ore. Marc e Michel, dal canto loro, sembravano più offesi con la madre che felici di rivederlo, parlottavano tra loro cercando di capire e Ian era sicuro che almeno loro avessero iniziato a sospettare l’impossibilità per il complotto di svolgersi senza il patrocinio di qualche autorità, nella fattispecie Guillaume de Ponthieu.
Ian sospirò.
Non era assolutamente così che sperava sarebbero andate le cose, ma ormai era tardi. A ben pensarci, era da quando quella commedia era iniziata che più lui ripeteva di non voler prendervi parte e più questa gli stringeva il cappio attorno al collo. Letteralmente.
Ian era a cavallo lungo la strada per Chatel-Argent e il gruppo era composto dai soli uomini di cui disponevano, mentre le dame erano rimaste al monastero con la precisa istruzione che, se fosse capitato loro qualcosa, i frati avrebbero avuto ben poco da stare allegri. Di loro, Etienne, Geoffrey e Daniel erano già furibondi per il soccorso negato alle figlie e Ian non poteva certo biasimarli. Rivedeva bene l’espressione saccente dell’abate all’inizio del colloquio, quando era ancora certo che la sua posizione nel clero lo avrebbe difeso dalle ire del braccio secolare, e quella con cui poi si era congedato, pallido ed emaciato neanche avesse visto in faccia la morte. Senza dubbio, Sancerre e Martewall sapevano come spaventare un uomo, indipendentemente dalla sua posizione sociale.
Il re cavalcava davanti ai suoi feudatari ed era rimasto in silenzio sin dalla partenza, aveva lasciato che fossero i conti a sbrigare la faccenda dell’alloggio delle dame e non era minimamente intervenuto per frenarne le minacce, ma nemmeno aveva fatto rinchiudere Isabeau, come sarebbe stato ovvio per assicurarsi che Ian non fuggisse. Sembrava molto concentrato su qualcosa e l’americano temeva fosse ormai vicino a comprendere quantomeno la maggior parte dell’intrigo: se così fosse stato, i due cappi che Ian immaginava si sarebbero rapidamente moltiplicati.
Luigi, in realtà, aveva nella mentre molti dubbi e poche prove. Il coinvolgimento di dama Isabeau dava una nuova luce all’intera faccenda: era possibile che la dama avesse scoperto l’inganno e il fratello del conte sostituito no?, e se Guillaume aveva notato lo scambio, perché tacere?
Nonostante la rabbia per la situazione precaria, Luigi stava ragionando: si rendeva conto che il proprio primo giudizio fosse stato senza dubbio affrettato. Aveva creduto a Ian senza riserve, solo per il fatto che questi si accusava, ma con la mente più lucida si rendeva conto che il racconto aveva parecchie incongruenze. Ma se anche fosse stato vero, Maayrkas aveva dato più volte prova di assoluta fedeltà alla Francia e si era messo in pericolo per difendere il regno, la famiglia reale e il popolo. Probabilmente avrebbe meritato una seconda opportunità, ma se adesso Luigi si fosse rimangiato la condanna chiunque a corte avrebbe pensato di poterlo manipolare.
La situazione non era certo delle migliori e i pensieri foschi creavano quasi una nube palpabile sopra il gruppo quando questo giunse alle mura di Chatel-Argent.
Entrando nel borgo, il re contò che era probabile che i due inglesi se ne fossero andati prima che qualcuno si accorgesse della loro presenza al castello e chiamasse aiuto, forse avevano intenzione di continuare a sfruttare la loro presunta morte, ma restava il dubbio di come fossero entrati e come avessero fatto a sostituire i soldati di guardia. L’unica idea che l’uomo riusciva a raggiungere era che qualcuno nel castello li avesse aiutati, ma il dubbio su chi fosse rimaneva.
Attraversarono il borgo a cavallo, fingendo che nulla fosse successo e ignorando gli sguardi sorpresi di alcuni popolani, fino a che non entrarono nell’ultima cinta muraria del castello.
Hugues corse da loro, ansante vista l’età che ormai aveva raggiunto, e il re gli chiese se mancavano dei soldati dalla guarnigione. L’uomo parve stupito ma disse di no.
Luigi aggrottò il sopracciglio ma non disse nulla e si limitò a recarsi, seguito dai nobili, nel salone principale del castello. Ian aveva suggerito che Derangale e Gant avrebbero potuto lasciare lì o nelle stanze che avevano occupato una qualche prova sulla loro direzione.
La sorpresa del sovrano però fu comunque enorme quando, sulla tavola, trovò un messaggio con due stemmi di ceralacca, quello dello sceriffo e quello del barone, indirizzato proprio a lui.
Il messaggio non era altro che due righe vergate con mano sicura: Piana di Bouvines, vi attendiamo. Au revoir, messieurs.
Luigi fissò le scritte digrignando i denti per un attimo poi gettò la lettera nel fuoco.
“Cosa intendete fare, sire?” chiese Guillaume de Ponthieu, a nome di tutti.
“Andiamo a chiudere questa faccenda, una volta per tutte!” dichiarò il sovrano, “Quanti uomini può fornire Chatel-Argent?”
“Nessuno.”
Sbalordito, il sovrano si voltò verso Ian che esitò per un attimo, sotto gli sguardi di tutti, ma poi parlò.
“Qualcuno ha fatto entrare gli uomini con le divise del casato nel castello, qualcuno che li ha anche fatti uscire visto che sembra che nessuno li abbia visti attraversare il borgo assieme a Gant e Derangale.” spiegò, “Qualcuno che può essere ancora qui e che noi non sappiamo chi sia. Rischieremmo di portarci appresso la serpe senza saperlo fino a quando non sarà troppo tardi per fermarla.”
Luigi lo fissò a lungo, senza dire niente, ma quando parlò Ian divenne cinereo.
“Anche voi siete stato fatto entrare a corte senza che nessuno vi vedesse vestito di stracci.” commentò e l’allusione metaforica alla possibilità che Ian fosse stato aiutato da qualcuno era palese e inquietante.
L’americano deglutì ma rispose.
“Non capisco cosa intendiate dire.” mentì.
“Non serve.” replicò Luigi oltrepassando lui e gli altri uomini per dirigersi alla porta, “Ho già letto sul vostro volto le risposte che cercavo.”
Ian si irrigidì, terreo, e intercettò uno sguardo controllato da Ponthieu. Nonostante tutto, si sforzò di mantenere la calma e di non replicare.
Luigi si fermò sulla porta della stanza, irritato che il suo gioco non avesse ottenuto i risultati sperati ma comunque soddisfatto di aver messo sulle spine Ian Maayrkas e speranzoso che così avrebbe ceduto e raccontato l’intera vicenda in modo da dissipare i dubbi che lo facevano esitare. Quindi, si voltò indietro per un momento.
“Fate preparare cavalli freschi, monsieur Guillaume.” ordinò, “Andremo soli. Almeno di voi mi potrò fidare, non è vero?”
Ponthieu annuì e rispose un “Sì, mio sire” ma sapeva che il re era sempre più vicino alla verità.
E se non ci fosse arrivato da solo, l’avrebbe pretesa da altri.
 
***
 
Petra boccheggiò per un istante, incerta, fissando la lunga chioma sciolta di Alexandra.
“Sei sicura?” chiese, per l’ennesima volta, e Alex sbuffò.
La baronessa inglese era inginocchiata alle spalle dell’americana, seduta a terra, e stringeva incerta un pugnale tra le mani.
“Petra, sono capelli, Santo Cielo: ricresceranno!” si lamentò la bionda scuotendo appena la testa per ribadire il concetto.
“Dici che basterà?” chiese Petra, esitante.
Non era l’idea di tagliare i capelli dell’amica a spaventarla, ma tutto ciò che lei aveva intenzione di fare subito dopo. Certo, con indosso gli abiti dell’uomo e i seni stretti in una fascia fatta dalla stoffa del proprio vestito, Alex poteva passare per un ragazzo giovane dai tratti ancora infantili e tolti i capelli che ancora la tradivano sarebbe forse potuta passare per uomo, almeno il tempo necessario per avvicinarsi al gruppo d’uomini abbastanza per coglierne almeno uno se non due di sorpresa però…
Petra sospirò ma afferrò le ciocche bionde dell’amica e iniziò a tagliare all’altezza della nuca.
Alex sorrise quando l’amica iniziò il proprio lavoro con risolutezza. Era contenta che Petra stesse iniziando ad agire in modo un po’ più impulsivo.
Sei una rovina per le fanciulle di buona famiglia, Alex., si disse da sola, Guarda come la stai traviando!
E tuttavia sorrise maligna a quel pensiero.
 
***
 
Jas chiuse l’archivio della biblioteca e spense il computer poi si lasciò andare contro lo schienale della sedia e chiuse gli occhi.
Adesso tu apri gli occhi, Jas, e ti risvegli nel tuo letto, con un mal di testa atroce perché hai preso una botta alla testa in allenamento. Sì, è così. Non vorrai mica pensare davvero che il padre di Alexandra si sia fatto un viaggetto nel Medioevo assieme al suo fratello adottivo, lo storico Maayrkas, che ha deciso di restare là, no? D’accordo che non si trova, d’accordo che il conte cadetto Jean Maarcus è tornato dalla vita monastica proprio nel periodo della comparsa di Daniel, d’accordo che questo Maayrkas ha scritto libri dettagliatissimi sul periodo in questione ma, dannazione, sono tutte coincidenze! No?!
Jas sospirò poi guardò l’ora. Sorrise mesto quando si accorse che la mezz’ora promessa a Winfred era diventata un’ora, ma poi tornò subito serio.
Vero o no, restava la sparizione di suo padre e quella di Daniel Freeland e di sua moglie mentre i loro personaggi continuavano a muoversi. Poteva essere un effetto del virus, sì, ma perché allora Alexandra avrebbe dovuto avere una reazione così esagerata? Alex non era il tipo da videogiochi e la sua scala delle priorità metteva in cima a tutto solo la sua spada e la sua famiglia, a pari merito.
Ma Jas, tutto questo non può essere vero!, gli urlava una vocina nella testa, Ti rendi conto che stai seriamente pensando che un videogioco possa trasportare delle persone in carne ed ossa ottocento anni nel passato?!
“Dannazione, Alex!” borbottò, sbattendo la testa contro la scrivania nel tentativo di far tacere la voce della ragione, “Mai una volta che le cose siano normali, quando ci sei tu in giro!”
Si alzò in piedi e prese il telefono. Premette 2. Segreteria telefonica.
Jas, c’è una spiegazione anche a questo…, tentò ancora la vocina ma lui la ignorò, Anche se il suo personaggio si muove, magari ha spento il telefono per giocare meglio!
Jas ignorò l’ultimo commento.
Certo che c’era una spiegazione, solo che era tutto fuorché logica.
 



Salve a tutti!
Sto facendo del mio meglio per aggiornare abbastanza regolarmente anche se mi mancano i capitoli, il tempo e l'ispirazione. Ci saranno dei ritardi, ve lo dico subito, ma non lascerò questa storia.
Grazie mille per la pazienza.
Agapanto Blu
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hyperversum / Vai alla pagina dell'autore: Agapanto Blu