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Autore: Kaleidoscope_    25/08/2013    1 recensioni
“Allora, ci stai?”
Sembrerei una pervertita se accettassi?
“Certo!” rispondo decisa.
Troppo tardi.
Vedo formarsi nel suo viso uno sguardo malizioso che non tardo a ricambiare.
“Sei consapevole del fatto che vincerò, vero?”
“Povero illuso!”
Che il gioco abbia inizio!
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Tom DeLonge
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Me ne torno a casa, triste come non mai. E' brutto litigare con una persona, specialmente se quest'ultima è il tuo migliore amico. I rimorsi iniziano a torturarmi, sento le lacrime che premono per uscire e le libero appena entrata in camera. Incredibile come le giornate si possano ribaltare in poche ore.
Decido di chiamare David, ho bisogno di vederlo.
“Piccola, dimmi tutto!”
“Puoi passare da casa mia? Mi manchi”
“Certo, arrivo subito!”
E così fa, dopo pochi minuti sento il citofono suonare e corro ad aprire. Lo abbraccio forte, mettendo la testa nell'incavo della sua spalla e singhiozzando.
“Hey, che è successo?” mi chiede portandomi a sedere nel divano.
“Ho litigato con Tom..” rispondo asciugandomi le lacrime con la mano.
“Non devi starti a confondere con DeLonge, è un coglione”
“No!” dico alzando il tono della voce e scostandomi un po'.
Mi guarda interrogativo e non ha tutti i torti a farlo. Subito dopo mi avvolge un braccio attorno al corpo.
“Devi volergli veramente tanto bene” mi sussurra ridacchiando.
“Già, ma non sopporto che mi tratti come una bambina” mormoro.
Lui mi accarezza e mi da un bacio sulla fronte, per tutta risposta lo bacio con passione. Lui mi fa sdraiare e, continuandomi a baciare, infilò le sue mani dentro la mia maglietta. Inizio a sbottonargli la camicia, ma quando inizia a slacciarmi i pantaloni, lo fermo.
“D-David...io...non me la sento...”
Lui sbuffa e con aria scocciata si riabbottona la camicia.
“Tranquilla” mi dice, sorridendo appena.
Torna ad abbracciarmi e nel mentre ci guardiamo un programma a caso alla tv.
Dato che ormai si è fatta l'ora di cena, decido di mandarlo via : i miei sarebbero rientrati a momenti.
Avevo ragione io, David è diverso da come me l'ha descritto Tom. Altrimenti, non avrebbe aspettato.
Felice di questo pensiero, mi preparo un bicchiere di latte per poi andare a dormire, dato che non ho voglia di aspettare i miei genitori.
 
 
Possibile che me ne vado per tre mesi e quando torno ti trovo così?”
Così come?”
“Cambiata, stupida, ingenua.”
Odio essere presa in giro, per questo gli mollo uno schiaffo in pieno volto.
 
Non devi starti a confondere con DeLonge, è un coglione”
“No!” dico alzando il tono della voce e scostandomi un po'.
Mi guarda interrogativo e non ha tutti i torti a farlo. Subito dopo mi avvolge un braccio attorno al corpo.
“Devi volergli veramente tanto bene” mi sussurra ridacchiando.
 
 
La mattina, mi sveglio con le lacrime agli occhi. Scuoto la testa e vado in bagno a sciacquarmi il viso, per poi farmi una doccia veloce. Dopo essermi cambiata e truccata, scendo per fare colazione.
“Buongiorno piccola, tutto bene?”
“Sì, mamma.” rispondo cercando di sorridere.
Mangio una tazza di latte con i cereali e subito scappo a scuola. Con lo zaino in spalla, cammino per una stradina di Poway, sommersa da mille pensieri.
Appena arrivata nella prigione, entro nella mia classe.
Al solo pensiero di dover stare vicino a Tom per tutta la mattina, mi sale una tristezza/rabbia assurda.
Lo vedo arrivare, ha una brutta cera e delle altrettanto brutte occhiaie.
Non mi saluta e si siede, anche se per tutta la durata delle lezioni guarda fuori dalla finestra con sguardo pensieroso, sbuffando ogni ora.
Appena la campanella suona, si precipita all'uscita e io faccio lo stesso, ma vengo bloccata da David.
“Tesoro, ho la casa libera, ti va di pranzare da me, e magari fermarti anche il pomeriggio?” mi chiede sorridendo.
“Ma certo!” dico decisa, per poi avviarmi con lui verso casa sua.
Mangiamo un piatto di pasta per poi metterci a farci qualche coccola sul divano. Mi accarezza, mi lascia scie di baci sul collo e mi fa sentire felice.
Dopo, decidiamo di fare i compiti e ci mettiamo al tavolo. Tirati fuori i libri, mentre inizio a leggere, lui mi fissa.
“Che c'è?” chiedo confusa.
“Sei molto bella, più del solito” mi dice dolcemente, avvicinandosi.
Gli schiocco un bacio sulle labbra, ma lui mi trattiene e continua a baciarmi, mentre la sua lingua si intreccia con la mia. Poi, mi prende in braccio e mi fa sedere sul tavolino e mi accarezza i fianchi.
Presa dalla foga, gli tolgo la maglia e lui fa lo stesso con la mia, lanciandola da qualche parte della stanza. Inizio a lasciargli dei piccoli morsi sul collo, mentre lui mi sfila gli shorts e si libera dei suoi pantaloni.
E' la mia prima volta, ma nonostante lui lo sappia – dopo essersi messo un preservativo – entra in me con una spinta forte e decisa, tanto da farmi scendere le lacrime dagli occhi.
“Fai piano, t-ti prego” mormoro, per poi sentire le sue spinte calmarsi di un po'.
Nel mentre mi baciava, accarezzandomi la schiena. Poi, inizio a sentire del piacere, tanto da farmi ansimare senza ritegno. Dopo che anche lui ha raggiunto il piacere totale, butta il preservativo e si riveste, lasciandomi senza fiato.
Mi aiuta a vestirmi e mi riempie di baci.
“Ti è piaciuto?” mi chiede con un ghigno.
“S-sì” rispondo tremante, ancora scioccata dal fatto appena accaduto.
Subito dopo, raccolgo le mie cose e lo saluto, con la scusa di dover rientrare presto.
In realtà devo pensare a ciò che è successo, questa mattina non mi ero svegliata con il pensiero di perdere la verginità. E' stata una cosa improvvisa ed ho paura di pentirmene.
Appena arrivata a casa, mi sdraio sul letto e fisso per un po' il soffitto.
Mi addormento per qualche ora, e mi risveglio verso le nove di sera. Decido di chiamare David per sentirlo un po', ma la sua risposta non è delle migliori.
“Emh, scusa ma sono occupato. Ci vediamo domani a scuola, ok?” dice, per poi riattaccarmi in faccia.
Sicuramente doveva fare dell'altro, non l'ha detto con cattiveria, perciò mi rimetto a dormire.
I quattro giorni seguenti, invece, la situazione non cambia, mi evita, non mi saluta quasi più, tanto che decido di prenderlo da una parte e parlargli.
“Perché mi eviti?” chiedo con gli occhi che pizzicano.
“Beh, vedi...tra di noi è cambiato qualcosa e non arrabbiarti ma, non me la sento di continuare”
Improvvisamente, il mondo mi cade addosso. Tom aveva ragione.
Dopo avergli mollato uno schiaffo e qualche insulto, vado allo skate park e mi siedo sotto un albero, iniziando a piangere.
Sto male, molto male e l'unica persona che adesso vorrei, è arrabbiata con me. Quella persona che però mi ha detto di non andare a piangere da lui se fosse successo come aveva detto.
Mi copro il viso, quando sento qualcuno camminare verso di me. Singhiozzo, ma non mi rendo subito conto che quel qualcuno, si è seduto di fianco a me. Ma mi basta sentire il suo tocco su di me per capire di chi si tratta.
“Vieni qui e sfogati.” mi dice, facendomi sedere tra le sue gambe e abbracciandomi forte.
“Avevi ragione, Tom. Adesso sto così perché ho sprecato la mia verginità con quello sbagliato, non volevo farlo ma al momento mi sembrava la cosa giusta. Mi ha solamente usata, dovevo fidarmi di te e mi pento di non averlo fatto. Scusami, scusami e scusami. Non pensavo davvero quelle cose, non volevo né dovevo darti uno schiaffo, perdonami...”
Lui non mi dice nulla, mi accarezza le braccia e mi da un bacio sulla fronte, facendo sfogare le mie lacrime tra le sue braccia. E' questo che adoro di lui : percepisce quando sto male e mi sta vicino, nonostante tutto.
“Ti voglio bene” dico, dopo essermi calmata un po'.
“Anche io te ne voglio, Meg”




Kaleidoscope's space:
Sì beh, avrete capito che non avevo molta ispirazione per questa fanfic, ma adesso è tornata.
Dite grazie a Tom.
*grazie Tom*

E grazie anche a giulss182 ( <3 ) per aver recensito il capitolo precedente! :3
  
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