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Autore: Kim_HyunA    25/08/2013    3 recensioni
-Hai già fatto colazione?- la voce del ragazzo arrivò inaspettata alle orecchie di Kibum, che, cercando di ignorarne il motivo, si sentì il cuore in gola. Smise di muovere le dita sulla tastiera del telefonino e si girò di lato.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Era ancora buio quella mattina, il sole d’inverno era così lento a levarsi, e il vento freddo che soffiava non aiutava di certo Kibum a sentirsi meglio.

Era seduto sulla gelida panca di pietra della stazione, con le gambe incrociate e il cellulare tra le mani, mentre provava ad ingannare il tempo con qualche noioso gioco. Cercando di reprimere uno sbadiglio, si sistemò la frangia bionda che spuntava dal suo berretto nero e si aggiustò meglio il modo in cui la sua giacca gli ricadeva sulle spalle.
 
Alzò per un attimo lo sguardo, guardando senza troppa attenzione le persone che si affrettavano ai vari binari, troppo occupati nel rispettare la loro tabella di marcia, per non camminare in modo automatico. Stava per tornare a concentrarsi sullo schermo del proprio cellulare, quando sentì i passi di qualcuno che correva nella sua direzione, il respiro talmente affannato che sembrava lì, accanto al suo orecchio. Guardò incuriosito il ragazzo che aveva appena fatto di corsa le scale del sottopassaggio, arrivando al binario a cui si trovava Kibum, e a giudicare dal modo in cui aveva poggiato i palmi delle mani sulle sue cosce con la schiena inclinata in avanti cercando di riprendere fiato, quello sconosciuto non doveva essere molto allenato. O forse non era abituato alle corse frenetiche che la stazione richiedeva senza alcuna pietà.
 
-Hai corso per niente. Il treno è già partito- gli disse con voce ancora assonnata, e ancora un po’ annoiata dal fatto che lui stesso aveva perso a sua volta quel treno qualche minuto prima. Altrimenti non si sarebbe mai trovato su una gelida panchina ad attendere la sua morte per assideramento.
 
-Cosa??- il ragazzo lo guardò con occhi enormi, non riuscendo a credere a ciò che Kibum gli aveva appena detto. Stava ancora ansimando pesantemente, larghe nuvolette di vapore uscivano dalla sua bocca mentre respirava, e Kibum trovò tutto questo… carino.
 
-Il treno successivo è stato cancellato- se possibile gli occhi dello sconosciuto si fecero ancora più grandi -Quindi il prossimo è tra un’ora –
 
A Kibum dispiaceva avergli dovuto dare tutte quelle informazioni negative nel giro di pochi secondi, perché quel ragazzo aveva qualcosa che glielo aveva reso subito simpatico; avrebbe voluto consolarlo e dirgli che non c’era niente di cui preoccuparsi… e forse il freddo gli stava dando alla testa.
 
Lo guardò sedersi con un sospiro accanto a sé, lasciando quasi cadere il suo corpo sulla pietra come se le sue energie lo avessero abbandonato e lo trovò adorabile quando lo vide strofinarsi le mani davanti al suo viso soffiandovi addosso, come a volersi scaldare.
 
Continuò per qualche minuto a giocare con il proprio cellulare, cercando di ignorare il ragazzo che aveva accanto, perché era stanco dei suoi quotidiani colpi di fulmine alla stazione verso persone che non avrebbe mai più rivisto, ma poterne vedere ogni movimento con la coda dell’occhio lo stava facendo agitare. E non aiutava il fatto che si fosse accorto che l’attenzione dello sconosciuto si era rivolta allo schermo del suo telefonino e ora sentiva che era il suo orgoglio ad essere in gioco, perché non poteva permettersi di perdere se era osservato. Anche se era difficile potersi concentrare come necessario in una situazione simile.
 
Il tutto non fece che peggiorare quando gli occhi del ragazzo avevano iniziato a salire verso il suo viso, facendogli provare un misto tra brivido ed nervosismo. Improvvisamente era cosciente di se stesso, delle sue palpebre che sbattevano, dei suoi denti che di tanto in tanto mordevano un labbro, della sua gola che deglutiva a fatica, e non sapeva più come comportarsi. Ogni suo più piccolo inconsapevole movimento gli sembrava fuori luogo.
 
Prima o poi avrebbe dovuto imparare a controllare le sue reazioni.
 
-Hai già fatto colazione?- la voce del ragazzo arrivò inaspettata alle orecchie di Kibum, che, cercando di ignorarne il motivo, si sentì il cuore in gola. Smise di muovere le dita sulla tastiera del telefonino e si girò di lato.
 
Wow, gli occhi di quello sconosciuto erano davvero mozzafiato.
 
E la forma del suo viso era perfetta.
 
E le sue labbra erano disegnate a regola d’arte.
 
E il naso..
 
Stop.
 
La mente di Kibum stava divagando ancora una volta. Cercò di ricordarsi la domanda che gli era stata fatta.
 
-No, non ancora- scosse la testa, cercando di capire perché glielo avesse chiesto.
 
-Ti va se ci mangiamo qualcosa insieme al bar? Così aspettiamo al caldo che arrivi il treno-
 
Era un’impresa cercare di dare senso alle parole che uscivano dalla bocca di quel ragazzo, Kibum era come trasportato dal modo in cui muoveva le sue labbra. Sembravano così morbide e mentre si muovevano erano così leggere che erano come ipnotizzanti.
 
Si ritrovò ad annuire senza averci nemmeno pensato, con lo stomaco in subbuglio per l’improvvisa emozione e, riponendo il cellulare in borsa e infilando le mani nelle tasche della giacca per cercare di ripararsi dal freddo, Kibum seguì il ragazzo per le scale del sottopassaggio, guardandolo con la coda dell’occhio mentre gli camminava a fianco. Senza che si potesse trattenere, un sorriso comparve sul suo volto, sentendo una sensazione di calore all’altezza del cuore e per un attimo si dimenticò che era inverno.
 
Gli rivolse un sorriso imbarazzato quando gli tenne aperta la porta del bar e si sentiva uno stupido a provare quelle semplici sensazioni. Si sentiva come una ragazzina che affrontava la prima cotta e che arrossiva alle più piccole attenzioni.
 
 
 
 
Avevano preso entrambi delle cioccolate bollenti e, davanti a quelle tazze fumanti, avevano iniziato a parlare, come se non fossero due sconosciuti che si erano incontrati casualmente alla stazione dopo aver perso un treno, come se non si fossero parlati per la prima volta solo pochi minuti prima. C’era qualcosa in Jonghyun  —così aveva detto di chiamarsi quel ragazzo quando si erano presentati— che lo rendeva familiare, che lo faceva sentire a suo agio. E per la prima volta nella sua vita, si trovò a ringraziare la cattiva organizzazione delle ferrovie che gli aveva permesso di avere un’intera ora a disposizione con Jonghyun.
 
Kibum seguì i movimenti dell’altro ragazzo che si era leggermente alzato la manica del maglione per vedere che ore fossero, sicuramente non voleva rischiare di perdere anche il treno successivo.
 
-Dove devi andare con tutta questa urgenza?- gli domandò, portandosi la tazza alle labbra, lasciandosi invadere dall’intenso aroma del cioccolato e chiedendosi se avesse il permesso di fare domande personali a qualcuno che non conosceva nemmeno.
 
Ma non sembrava importare a Jonghyun.
 
-Ho un colloquio di lavoro tra un’ora- fu la sua risposta e la bocca di Kibum si aprì in una “o” silenziosa, realizzando solo in quel momento che quel disguido poteva avere delle conseguenze negative per l’altro e si sentì leggermente in colpa per aver ringraziato solo qualche minuto prima che fosse avvenuto quell’imprevisto.
 
-Ma sei ancora in tempo per arrivare in orario, giusto?- e dal tono sembrava che stesse cercando quasi più di rassicurare se stesso che l’altro, come se gli interessasse davvero della vita di Jonghyun e non volesse che perdesse quell’importante colloquio.
 
-Se non succede altro, sì. Volevo arrivare un po’ prima, per ambientarmi e rilassarmi, ma penso che dovrò fare tutto un po’ di fretta e sperare che vada tutto bene-
 
Kibum voleva poter far qualcosa per aiutarlo, ed era totalmente senza logica, lo sapeva. Non aveva alcun potere di risolvere la situazione e non avrebbe dovuto sentirsi così coinvolto nella vita di una persona che aveva appena incontrato.
 
-Mi dispiace- il suo tono dispiaciuto aveva sorpreso perfino se stesso.
 
-Hey, non è colpa tua- il sorriso di Jonghyun era genuino e Kibum rabbrividì di fronte alla sua bellezza -E devo dire che sono contento sia andata così…-
 
Lo sguardo di Kibum si alzò incuriosito verso il volto dell’altro, non avendo idea di come l’altro avrebbe proseguito con il suo discorso.
 
Qualsiasi cosa gli avesse detto, si sentiva già un groppo in gola, perché solo guardarlo parlare gli faceva mancare il fiato.
 
-…altrimenti non ti avrei incontrato-
 
Kibum abbassò gli occhi, fissando la sua cioccolata con improvviso interesse e sorrise imbarazzato, sentendosi le guance in fiamme, senza sapere se fosse per la bevanda calda, per la temperatura del bar o per le parole di Jonghyun. Forse era un misto delle tre.
 
O forse era solo per Jonghyun.
 
Non sapendo come rispondere o come reagire, decise di bere un altro lungo sorso, quasi come a voler nascondere il viso dietro quell’enorme tazza e non dover affrontare l’altro ragazzo.
 
Fu salvato dall’imbarazzo dalla voce femminile dell’altoparlante che annunciava l’arrivo del loro treno. Finirono velocemente le loro cioccolate e, quasi correndo, tornarono al binario al quale si erano conosciuti un’ora prima. Erano arrivate altre persone nel frattempo e aspettarono in silenzio l’arrivo del treno.
 
Kibum si sentiva il cuore battere come non aveva mai battuto e gli stava scoppiando il petto. Solo a sapere l’altro al suo fianco gli faceva uno strano effetto. Dei brividi gli percorrevano la schiena senza sosta e il suo stomaco non faceva che contorcersi fastidiosamente.
 
Si morse nervosamente un labbro, inconsapevole che lo sguardo di Jonghyun fosse attentamente puntato verso di lui.
 
Avevano iniziato a sentire di nuovo freddo e Kibum cercò maggiore riparo dentro la sua giacca, rimpiangendo di aver lasciato la sua sciarpa a casa quella mattina.
 
Fortunatamente la tortura finì presto, sentendo il fischio del treno che si stava avvicinando.
 
Riuscirono miracolosamente a trovare due posti per sedersi e Kibum non faceva che tamburellare nervosamente le dita sulle proprie gambe e la situazione non fece che peggiorare quando si accorse che gli occhi dell’altro erano posati su di lui. Ancora.
 
Lo guardò per un istante e poi distolse subito lo sguardo, decidendo di concentrarsi sull’alternarsi di case ed edifici oltre il finestrino.
 
-Qual è la tua fermata?- chiese Jonghyun all’improvviso, richiamando l’attenzione di Kibum.
 
-La prossima è la mia- il biondo si girò verso di lui, quasi avendo dimenticato di non essere solo.
 
-Davvero?- Jonghyun aprì leggermente gli occhi, sorpreso, e la sua bocca si piegò in un sorriso luminoso.
 
-Sì, perché tutto questo entusiasmo? Sei contento di liberarti subito di me?- scherzò, nascondendo la sua agitazione in una risata nervosa.
 
-No, no- lo rassicurò velocemente, alzando le mani davanti a sé come per enfatizzare le sue parole, continuando a sorridere e facendo mancare il fiato di Kibum -Anche la mia è la prossima-
 
Se possibile, il cuore di Kibum iniziò a battere ancora più forte.
 
-Oh- disse semplicemente, e anche se si sentiva in preda all’ansia, si sentiva anche bene sapendo che avrebbe potuto trascorrere qualche minuto in più in sua presenza e non dirgli già addio così presto.
 
A pochi metri dalla loro fermata, i due ragazzi si alzarono e, tra gli altri passeggeri, scesero dal treno.
 
Si fermarono sulla porta della stazione, espressioni quasi malinconiche erano comparse sui loro volti.
 
-Penso sia arrivato il momento di salutarci-
 
Jonghyun esitò e Kibum si sentì d’un tratto più triste.
 
-Sì… lo penso anch’io- fece una pausa -è stato… è stato bello incontrarti- disse genuinamente con un sorriso timido, graziose fossette sulle guance e dita ben salde sulla cinghia della sua borsa.
 
-Anche per me è stato bello- e il sorriso di Jonghyun lo riempì per un istante, sollevandolo. Lo vide tendere una mano verso di lui e Kibum fu più che contento di stringergliela. Era calda, nonostante il freddo invernale; era una presa stretta, al punto che si sentiva al sicuro, ma allo stesso tempo era leggera, non gli faceva male.
 
Non voleva lasciarlo andare ma realizzò che non poteva semplicemente stare così tutto il giorno, tenendogli la mano.
 
Anche se l’idea era piuttosto allettante nella sua mente.
 
-Ciao allora-
 
-Ciao-
 
Dopo il primo passo, Kibum si accorse che stavano andando nella stessa direzione.
 
-Mi stai seguendo? Non puoi averne abbastanza di me, vero?- il biondo scherzò ancora una volta, era il suo modo di nascondere la sua ansia-mista-ad-entusiasmo che gli aveva fatto venire la pelle d’oca.
 
-Potrei dire che sei tu che stai seguendo me- replicò l’altro con una leggera risata e Kibum avrebbe potuto sciogliersi all’istante.
 
Continuarono a camminare l’uno accanto all’altro, ad ogni passo guardandosi a vicenda con la coda dell’occhio, sempre più sorpresi di stare percorrendo lo stesso percorso, al punto che Kibum si chiese se l’altro non lo stesse prendendo in giro e lo stesse seguendo davvero.
 
Glielo stava per chiedere, ma Jonghyun fu più veloce ad aprire la bocca, fermandosi davanti il cancello di un alto palazzo.
 
-Penso che ora sia davvero arrivato il momento di salutarci. Io mi fermo qui- con un cenno del capo, indicò l’edificio che era davanti a loro e Kibum non ci poteva credere.
 
-Mi stai prendendo in giro, non è vero?- gli chiese, la sua espressione incredula come quella di chi sospetta essere vittima di uno scherzo.
 
-Perché?
 
-Io ci lavoro qui- Kibum scoppiò in una fragorosa risata, portandosi le mani davanti alla bocca, e le sue parole ci misero qualche secondo per essere comprese dall’altro, che, prima spalancò la bocca incredulo, poi si unì a quella risata così rumorosa che aveva attirato la curiosità di qualche passante.
 
Improvvisamente il biondo si ricordò che l’altro avrebbe avuto un colloquio di lavoro di lì a poco e si augurò con tutto se stesso che riuscisse ad ottenere quel posto, perché in questo modo non solo si sarebbero incontrati in stazione ogni giorno, non solo avrebbero percorso quel tratto di strada insieme, ma avrebbero addirittura lavorato a stretto contatto. Non poteva desiderare di meglio.
 
-Se non ti fai assumere qui, giuro che ti uccido- lo avvertì con fare scherzosamente minaccioso, puntandogli un dito al petto.
 
-Prometto che farò del mio meglio-
 
Trovandosi davanti quel sorriso ogni giorno, come avrebbe potuto sopravvivere? Era sicuro che non ci avrebbe mai potuto fare l’abitudine. Era caloroso, era amichevole, gli trasmetteva una sensazione di sicurezza e lo rassicurava.
 
Kibum gli tese la mano.
 
-In bocca al lupo per il colloquio- gli augurò, lieto di potergli stringere la mano ancora una volta.
 
Esitò qualche istante prima di lasciarlo andare, poi abbassò lo sguardo con un sorriso imbarazzato.
 
Poteva essere davvero l’inizio di qualcosa di nuovo.
 
 
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A/N:  evviva i finali scontati!! olè .__.
 
voi non avete idea per quanto tempo ho avuto in mente la scena iniziale di questa storia. Sarà da almeno giugno scorso (non questo, quello di un anno fa ahahah) e non mi decidevo mai a scrivere, poi a febbraio ricominciando ad andare in stazione ogni mattina per l’università, e ritrovandomi davanti quella panchina di pietra e immaginandomi Key seduto lì (signore e signori, ecco la mia fantasia alle 7.30 del mattino D:), alla fine mi sono decisa. Ah sì, perché in tutto questo, questa storia l’ho scritta a febbraio. Ora non chiedetemi perché la pubblico solo ora XD
 
Non è niente di che, come la maggior parte delle mie storie, molto semplice e tranquilla, però mi è piaciuta e spero sia piaciuta anche a voi =)
 
E lo so, sono mesi che sono sparita, ma tra esami all’università e cose varie, non ho molto tempo TT in teoria questa storia fa parte di una “30 days drabble challenge” che avevo visto su tumblr tempo fa, ma visto che non tutte le proposte mi piacciono, o non tutte vengono come vorrei, probabilmente ne pubblicherò solo alcune (quindi sappiate che i titoli random non li ho scelti io)
 
Bene, ora la smetto di parlare a caso XD
 
Grazie per aver letto^^

  
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