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Autore: Road_sama    25/08/2013    5 recensioni
-Sei una causa persa…senti, non vorrei chiederti questa cosa ma sono a corto di personale o meglio…non mi vengono idee migliori e poi-
-Inghilterra che c’è?-
-E’ un problema per te venire da me una settimana?-
{{UsUk}} /Accenni di RusAme e FrUk/
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Russia/Ivan Braginski
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Chiedo moltotanto perdono per il ritardo! Credo sia passato circa un mese dall’ultima volta che ho aggiornato questa fic, ma causa vacanze non ho continuato! Scusateeee! Spero che con questo capitoletto a tratti divertente e a tratti accattivante (?) riusciate a perdonare questa povera autrice troppo rilassata xD
Ringrazio tutti quelli che seguono la storia e spero che continuate a seguirla anche dopo questa mia allegra scampagnata di un mese xD
Buona Lettura! :3
 

 

Un Alfred da Compagnia!



Day 3
 

Arthur aprì gli occhi lentamente, tutto quel buio gli faceva quasi male. Immediatamente un forte odore di frittelle gli investì le narici. Fece leva su un gomito e rimase parzialmente sollevato. Cercò di capire perché quel profumo così insolito aleggiasse tra le pareti di casa sua, poi si ricordò di America. Però era strano. Alfred che cucinava era molto strano.
Si mise a sedere sul bordo del letto stropicciandosi gli occhi. Si alzò e aprì le tendine color smeraldo.  Luce del sole gli violentò gli occhi, ma fu solo per un istante. Anche oggi pareva una bella giornata.
Scese le scale in legno senza nemmeno mettersi le pantofole. Gli era sempre piaciuto sentire il freddo a massaggiargli i piedi.
Appena arrivato in cucina vide quello che temeva: America ai fornelli. Indossava una t-shirt a mezze maniche azzurra con lo stemma di superman e dei jeans piuttosto malridotti.
Anche lui era a piedi scalzi.
Inghilterra incrociò le braccia al petto e appoggiò una spalla allo stipite della porta. L’espressione del suo viso si distese in un mezzo sorriso. Lo osservò per un po’. Non sapeva perché si stesse soffermato così tanto tempo a guardare quel volto concentrato o quel profilo marcato oppure quel buffo ciuffo che aveva sempre avuto o ancora quella sua figura così alta. Gli era capitato ancora, durante i meeting di fissarlo in quel modo.
Forse era perché non aveva avuto modo di accorgersi della sua maturazione. Quel giorno era successo tutto così in fretta che non si era soffermato a guardarlo, quel giorno vedeva solo armi e soldati.
La verità era che considerava America la cosa più bella che la sua esistenza di Nazione avesse mai creato.
Molte volte si dava dello sciocco a pensare sentimenti così umani, a sentirsi così come…un padre. Ma non poteva negare che tra loro due, Inghilterra e America, ci fosse un legame speciale. Un legame che poche Nazioni hanno.
-Ah Iggy! Good Morning!-
Arthur non sentì quelle parole era ancora perso nelle sue meditazioni.
-Cos’è quella posizione da figo datato?- rise America portando in tavola la padella con quello che dovevano essere frittelle.
-Senti mi sono preso la libertà di usare la cucina per preparare la colazione. Sai non volevo rischiare il tuo brodo!-
Finalmente Inghilterra si scosse. Il suo brodo cosa?
-Hey che vorr-
-Ho preparato le frittelle con lo sciroppo d’acero. E’ una ricetta che mi ha insegnato Matthew.- disse il più giovane sorridendo. Il suo tono di voce e la sua espressione erano tutto sommato conciliante. Non voleva litigare e Inghilterra l’avrebbe rispettato…più o meno.
L’inglese si accomodò davanti all’americano e, con espressione giudiziosa, si fece servire. Appena lo vide sedersi ingoiò una frittella.
America aveva un sacco di difetti tra cui adorare quei cibi così grassi del fastfood o avere strane e insistenti manie di protagonismo. Ma non era tutto da buttare: quando si metteva in testa qualcosa riusciva a farla…e molto bene.
-E’ molto buona Al-America.- ammise Inghilterra sorseggiando un po’ di tè alla mela verde.
Alfred rise.
-Grazie Iggy. Sai farli allora i complimenti!-
-Vorresti dire che non ne faccio?-
-Più o meno…però penso che sia il tuo orgoglio ad impedirtelo. In un certo senso non è colpa tua.-
-Hei stai attento a come parli con me moccios-
-Comunque sia..- interruppe di nuovo l’americano. –Penso che…- abbassò il tono della voce.
Inghilterra attendeva impaziente.
-Solo che…per preparare ho…-
Silenzio.
-Per preparare hai fatto cosa?- chiese Arthur sull’orlo di una crisi di nervi.
Quando abbassava il tono della voce e non lo guardava in faccia voleva dire solo una cosa: guai.
-Ho esaurito tutto quello che ti era rimasto in dispensa.-
L’inglese aveva già finito tutta la colazione, purtroppo. Appoggiò il tovagliolo candido ripiegato a triangolo sul tavolo e incrociò le dita delle mani davanti al viso in modo da coprire le labbra.
-T-Tutte…?- disse con un filo di voce.
-Diciamo che…prima di riuscire a fare qualcosa di buono…ho provato.- una ven si ingrossò a vista d’occhio sulla fronte dell’inglese.
-Matt la fa semplice, ma è difficile! E poi.-
Inghilterra fece schioccare la lingua per farlo stare zitto. PARE CHE Alfred si fosse appena accorto della suo espressione…arrabbiata.
-Tu…tu…! Tu ed io oggi andremo a fare compere.- disse alzandosi e lasciando l’americano spiazzato. Non sapeva di preciso quale forza occulta l’avesse frenato dallo sfoggiare il suo vasto vocabolario di imprecazioni…solo oggi non voleva arrabbiarsi. Forse.
-Come? Anche io?!- domandò America disperato.
-Of course!- sibilò l’inglese prima di uscire dalla stanza.
-Oh no…ed ora che cosa dirò a Russia?-
 
Qualche ora prima…
Il cellulare di America vibrò sotto il cuscino svegliando il malcapitato. Alfred sbadigliò afferrando lentamente il cellulare per fare smettere quella dannata vibrazione. Avrebbe seriamente premuto il tasto rosso se non avesse letto il nome di colui che lo stava chiamando.
“Ivan”
-Hi…?- disse a bassa voce.
-Buon Giorno Al.-
-Russia che vuoi?-
-Oh che cattivo l’americanino, ti ho svegliato per caso?-
-Ovvio-
-Scusami non intendevo svegliarti.- disse realmente dispiaciuto il russo.
America sospirò.
-Perdonato. Dimmi che c’è?-
Ivan stette zitto per qualche secondo.
-Voglio vederti.- America sorrise divertito mettendosi a sedere sul letto.
-Ci siamo visti due giorni fa!-
-Non è abbastanza. Lo sai.-
-Te l’ho detto che sono impegnato questa settimana..-
-Non me ne frega.- Alfred rimase sorpreso.
-Che c’è, ora sono diventato una droga per te?-
-Il tuo corpo, non di certo tu.- America sapeva che non la pensava veramente così. Se Ivan gli stava facendo una richiesta del genere voleva dire solo che si era innamorato di lui. E questo non andava bene perché…perché…America era in una situazione complicata, ecco.
-Non so come andarmene da qui. Dovrai aspettare ancora cinque giorni e poi verrò io.-
-Non posso. Ti voglio ora.- Alfred si morse il labbro. Lo sapeva che non doveva fare quella voce e dirgli quelle cose.
-Troverò un modo.-
-Vieni da me alle undici.-
-Ok.-
 
-Dai Inghilterra! Non era mia intenzione finire tutto! Sapevo che avrei dovuto prepararti la colazione in qualunque caso! Non potremo aspettare oggi pomeriggio?- disse lamentoso America mentre infilava il maglioncino color crema ad Arthur.
-Saremo andati comunque a fare la spesa, che ti piaccia o no tra cinque minuti partiamo.-
-Ma non puoi andarci da solo?-
-Ricordi che ho solo un braccio? Come potrei portare la spesa da solo?-
Alfred rimase con la bocca socchiusa incapace di replicare. In questo modo sarebbe stato costretto ad andare con Arthur e dare buca ad Ivan.
E Ivan non ne sarebbe stato molto contento.
 
Non aveva dubbi sul fatto che Inghilterra  fosse uno schiavista, ma trattarlo come un mulo da soma non rientrava esattamente nei suoi piani. Erano appena arrivati nei pressi di un mercatino poco distante dal centro di Londra e già Arthur aveva cominciato a caricare America di borsette e vasi di fiori. Inutile dire che quell’attività assomigliava molto a quella di una vecchietta il giorno del mercato nella sua cittadina.
-Arthur! Ma cosa gli è capitato a quel braccio?- disse una signora molto magra da dietro al bancone della frutta.
-Ah! Non è niente di grave, stia tranquilla.- la rassicurò il biondo.
-Se vuoi ti chiamo mio marito che ti dia una mano con la spesa!- affermò di nuovo la signora con una voce più irritante di quella dello stesso americano.
-Ho portato qualcuno ad aiutarmi!- Inghilterra indicò il già sommerso di borse, America.
La signora si avvicinò con sguardo indagatore al ragazzo e dopo averlo guardato da capo a piedi per qualche volta fece un ampio sorriso.
-Hai scelto proprio quello giusto figliolo! E’ un bel fusto!- urlò a gran voce la donna attirando l’attenzione di tutto l’intero mercato. In quel momento Alfred avrebbe tanto voluto scavarsi una fossa e buttarcisi dentro a pesce per poi farsi sotterrare in pace, ma a quanto pareva non era l’unico a volersi suicidare visto il colorito viola sulla faccia dell’inglese.
-E’ solo un amico Margaret niente di più!- cercò di giustificarsi Arthur.
Si fece avanti un’altra signora con un carrellino colmo di carne.
-Arthur caro, ho abbastanza esperienza da poterti dire che all’inizio sono tutti amici e poi-
-Ma non è così July!- la interruppe l’inglese.
-Non aver paura dei tuoi sentimenti, Arthur!- si affiancò al ragazzo un’altra donna.
-Non sto nascondendo proprio niente Cathrina!-
America non riusciva a capire più niente. Era la sua immaginazione o Inghilterra conosceva tutte le donne di quel mercato? Era allibito da quante comari si stessero facendo avanti per confermare i “sentimenti” di Arthur. Per non parlare del fatto che tutti lo stavano ignorando.
-E’ molto difficile ammetterlo riesco a capirlo, ma non vorrai fare la stessa fine di Elisabeth!-
-Che è successo ad Elisabeth?- domandò l’inglese.
-Gira voce da qualche giorno che il cognato della suocera della sorella di Jonathan sia andato a letto con la cugina di Mary per fare ingelosire Agnis! Ma in realtà Agnis è sempre stata innamorata di Colin che aveva appena chiesto ad Elisabeth di sposarlo!-
-E quindi che è successo?- chiese Arthur che nel frattempo si era seduto su una panchina vicino ad altre signore.
- Elisa aveva paura di sposarsi e l’ha rifiutato!- delle donne aprirono i loro ventagli e cominciarono a sussurrare qualcosa tra di loro.
-Colin era disperato così è andato ad una festa e da quello che mi ha detto Angel ha conosciuto un ragazzo, un certo Bredley e ora si sono messi insieme! Ma ora Agnis sta male e ha cominciato a bere mentre il cognato della suocera della sorella di Jonathan fa coppia fissa con la cugina di Mery!- un coro di “Oh my God!” si levò dalla folla di donne.
Ora Alfred era più convinto che quel mercato non era altro che una rivista di gossip. Fortunatamente si era fatto dare la lista della spesa da Arthur quindi avrebbe concluso le faccende da solo evitando qualsiasi contatto con qualche Cathrina assatanata o Margaret in cerca di un giovane ragazzo da schiavizzare.
La macelleria era la prossima tappa.
-Buon giorno signora dovrei compr-
-Signorina.-
-Come scusa?-  Si ritrovava davanti ad una donna sulla sessantina e non poteva chiamarla…signora?
-Io sono una signorina infante!-
-Signorina? Infante?- o quella era una donna millenaria o tutta Londra era completamente impazzita.
-Devi portare rispetto a quelli più saggi e avanti con l’età di te.-
-Molto più avanti con l’età…!- si lasciò scappare l’americano.
-Cos’hai detto?- lo minacciò la signora con un coltello da macellaio. America cominciò a sudare freddo.
-Oh Alfred sei qui allora!- Non era mai stato così felice di sentire la voce di Inghilterra.
-Ma che stai combinando con Kristen?- la donna ritrasse il coltello.
-Conosci questo ragazzino impertinente?- disse acidamente la macellaia.
-Mi aiuta con la spesa Kristen.-
-Mi ha chiamato signora! Una ragazza giovane come me! Non ha per niente rispetto per i più saggi!-
Arthur si appoggiò al bancone.
-E’ quello che gli dico sempre anche io, Kristen! Ma sai anche tu come sono fatti i giovani d’oggi. Impertinenti e irrispettosi. Perdonalo, cercherò di raddrizzarlo io!- i due risero.
-Mi fido di te Arthur! Dimmi che cosa posso fare per te?-
Alfred ormai non si stupiva più. In quella città erano tutti psicopatici!
 
-Bene! Abbiamo preso tutto!- sospirò al settimo cielo Inghilterra. America non l’aveva mai visto così felice.
-Sono anche le due del pomeriggio! Ho una fame incontenibile!- si lamentò il più giovane mentre si dirigevano verso casa.
-Sei stato un bravo ragazzo oggi, quindi potrei portarti al KFC che hanno aperto qui vicino. Mettiamo giù la spesa e andiamo.- Gli occhi dell’americano si illuminarono.
-Amazing!!- urlò accelerando il passo.
-Forza Iggy! Muoviti che sto morendo di fame!- Inghilterra rise e afferrò le chiavi del cancello, a momenti sarebbero arrivati davanti casa e se non si fosse sbrigato ad aprire tutto America avrebbe di sicuro forzato porta e cancelletto con la forza che si ritrovava. Aveva imparato a conoscere i “bisogni” di Alfred, anche se erano insieme solo da due giorni l’aveva cresciuto lui, quindi sapeva quanto stupido diventasse America senza cibo.
Il cellulare di Americo vibrò nella sua tasca. Appena ebbe appoggiato le borse sul pavimento in marmo chiaro della cucina Inghilterra, lesse il messaggio:
 
“Non sei venuto oggi. Mi ricorderò che hai messo lui al di sopra di me.
Ci vediamo presto America.
Ivan”
Spense lo schermo e infilò di nuovo il cellulare in tasca. Decise di ignorarlo, ma non era sicuro che quello fosse la cosa giusta.
Era di Russia di cui si stava parlando.
  
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