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Autore: Reagan_    25/08/2013    3 recensioni
Questa storia partecipa alla Challenge "Fluff Fest Challenge" di Kim_92.
Ron e Pansy sono i primi a sapere di essere una coppia non ben assortita e di avere idee ed ideali completamente opposti, eppure il sentimento che li ha uniti quasi per caso non fa che crescere giorno dopo giorno, inverno dopo inverno.
Genere: Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pansy Parkinson, Ron Weasley
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Improbabile Amore





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06.Labbra Fredde





Molte persone potevano vantarsi di appartenere a un luogo.
C'era chi attendeva tutto l'anno per passare poche settimane nella casa di campagna o quella al mare, annegando fra dolci ricordi e nuovi passatempi. Chi, invece, aveva la fortuna di passare la maggior parte della sua esistenza nel suo luogo preferito e Pansy Parkinson era una di questi pochi eletti.
Quando era studentessa aveva passato moltissimo tempo nei sotterranei del castello di Hogwarts, fra le aule di Pozioni e la Sala Studio dei Serpeverde, che si trovava nel punto più basso dell'intero edificio. Ora aveva avuto la fortuna di accedere al corso di studi superiore in Pozioni che l'avrebbe portata nel giro di due anni a diventare una guaritrice specializzata in avvelenamenti e disastri di ogni genere.
Adorava l'odore particolare delle cantine, la leggera polvere che si posava sui coperchi delle bottiglie con gli ingredienti più rari ed antichi, la pesantezza dei calderoni, il ticchettio degli orologi da tavolo, il lento bollire dei miscugli, il sudore che appiattiva i suoi capelli corti alla nuca, la sensazione ruvida e fastidiosa che attraversava le sue mani ogni volta che s'infilava i guanti da lavoro.
Erano molte le cose che amava del suo lavoro e ringraziava la buona sorte per averle dato una seconda possibilità dopo la fine della Seconda Guerra.

C'era un solo un lato negativo in quell'apprendistato: spesso perdeva la cognizione del tempo e delle stagioni.
Poteva esserci una bella giornata di sole, là fuori, mentre lei aveva indosso un maglione e nuvole di vapore le uscivano dalla bocca. Poteva piovere da giorni e lei nemmeno riusciva a cogliere il regolare rumore della pioggia che batte contro i vetri e il terreno. Raramente usciva fuori a prendere delle boccate d'aria, c'era troppo lavoro da fare e troppe pagine da leggere e studiare, preferiva di gran lunga isolarsi in qualche stanza vuota con la sola compagnia di un pacchetto di cracker e il bollire dei calderoni.

Quando il turno finiva, riponeva la sua amata bacchetta nelle mani del suo tutore, raccoglieva borsa e libri e si smaterializzava direttamente nella camera da letto di casa sua dove si gettava sbuffando.
Era stata dura accettare la condanna a un parziale utilizzo della magia.
Le era consentito brandire la bacchetta a lavoro, ma ogni qual volta che usciva dalle segrete del San Mungo, doveva consegnare quel veicolo di magia e vivere come una qualunque Babbana.
Daphne Greengrass, sua cara amica e compagna di scuola, aveva visto la situazione a cui molti figli di Mangiamorte erano stati costretti come l'opportunità di vivere una specie di avventura mistica. Lei invece, non aveva fatto esattamente i salti di gioia, ma con il passare dei mesi aveva scoperto di avere altri talenti.
Era una discreta cuoca e dopo aver letto a fondo centinaia di libretti d'istruzione di elettrodomestici, ora si muoveva con una certa confidenza fra quegli apparecchi rumorosi. Un piccolo particolare che aveva entusiasmato il suo fidanzato e che gli aveva fatto prendere la maleducata abitudine di arrivare senza avvisare per scroccare ulteriore cibo dal suo frigorifero.

Si gettò sotto l'acqua calda della doccia, con ancora i capelli bagnati e a piedi nudi s'infilò una specie di vestito di cotone pesante e si diresse verso il piano terra a godersi la sua cena, che quella sera consisteva in lasagne leggermente bruciacchiate e una bottiglia di vino elfico.
Mangiò nel silenzio della villa che aveva comprato con parte dell'eredità che aveva acquisito dopo la condanna di sua madre all'ergastolo. Suo padre aveva avuto la decenza di morire durante gli scontri, la degna fine di un Parkinson aveva poi sussurrato morente fra le braccia scosse dai singhiozzi di sua moglie. Pansy aveva fatto sei mesi di prigione, in una minuscola cella senza finestre e con una porta che scompariva ogni volta che facevano scattare la serratura dove il tempo non aveva fine ed inizio, senza un regolare processo affinché comprendesse il nuovo ordine delle cose.
Ne era uscita viva, con altri tre anni da vivere senza bacchetta per la maggior parte del tempo e i capelli che le toccavano le spalle, cosa che l'aveva fatta inorridire più di tutte.
Poi la vita era ripresa, così come la sua strampalata storia d'amore.
Non che fosse fatta di pietra, ma nonostante la prossima primavera avrebbero compiuto il fatidico primo anno di relazione, non capiva come fosse possibile.
Dov'era finita la Pansy Parkinson di Hogwarts?
Quella dalla lingua maligna e dai capelli perfetti?
Forse la Seconda Guerra l'aveva cambiata così tanto da non avere abbastanza coraggio per riuscire ad ammetterlo.
Asciugò i pochi piatti e con una bottiglia di vino in mano decise di cominciare a leggere qualche appunto preso durante la giornata di lavoro.
Era talmente stanca o forse il vino era più forte del solito, che mezz'ora e quindici pagine dopo, si addormentò sul divano fra fogli ed appunti presi con una bella e precisa calligrafia.



Non era raro ritrovarla addormentata a quell'ora, completamente dimentica del mondo, rilassata e con una espressione quasi angelica sul viso. Il sonno era l'unico momento in cui poteva aggirarsi indisturbato e guardarla mormorare parole senza senso nel sonno.
Si tolse la pesante giacca e si sedette silenziosamente accanto a lei, posò un regalo incartato sul tavolino e le sfiorò i capelli.
Fece una smorfia di disapprovazione quando intuì che erano ancora zuppi d'acqua, odiava questa sua abitudine a non usare gli oggetti Babbani che asciugavano i capelli.
Non era certo estate e poteva ammalarsi sul serio.

Si chinò per baciarla sulla guancia e continuò lungo il collo finché non la sentì mugolare.
-Hai le labbra fredde … -mormorò lei aprendo gli occhi e fissandolo ancora assonnata. -Ciao, Ron.-
Pansy si alzò stiracchiando a sedere e gli baciò una guancia sbadigliando.
Non si curò dei fogli che erano caduti a terra e rabbrividì nel sentire la sua barba sfregarsi sulla sua pelle e le sue labbra fredde stuzzicarle il collo e le labbra.
Impossibilitata un po' per il suo lavoro e un po' per la sua ritrosia ad uscire ad esplorare il mondo esterno, le labbra di Ron erano una specie di indicatore di temperature.
Secche, calde, fredde, morbide, ruvide.
Ogni volta, ogni bacio era qualcosa di diverso.

Pansy si concentrò su quella strana sensazione e presa dalla foga, infilò le mani sotto la camicia di flanella di Ron, cercando un contatto più ravvicinato con la sua pelle.
Ronald sorrise contro le sue labbra e si staccò. -Ho un regalo per te, l'ho trovato stamattina.- le annunciò indicandole il regalo nella sua carta lucente blu.
Pansy aggrottò la fronte.
Non era una fan entusiasta delle sorprese. Era difficile accettare l'idea di Ron che le comprava qualcosa senza prima consultarla almeno velatamente. Prese il regalo e lo scartò appoggiandolo sulle ginocchia e non poté non rimanere meravigliata dalla copertina splendida della prima edizione di “Pozioni Medievali – Cura per i Morsi di Creature Magiche”.
Sfogliò qualche pagine senza dire nulla e rimase piacevolmente colpita dalla ruvidità delle pagine e dal rumore frusciante che facevano quando le girava. Era uno dei suoi libri preferiti, uno di quelli che le erano stati sequestrati assieme all'antica libreria dei Parkinson.
Coprì la bocca con la mano e non riuscì ad impedire che gli occhi si colmassero di lacrime silenziose e restie a sgorgare lungo le guance.
Ogni qual volta dubitasse di Ronald Weasley, lui silenziosamente riusciva a farle rimangiare ogni pensiero negativo.
Un gesto improvviso, una parole gentile, una carezza o una premura.

Le liti, la confusione, la sua sofferenza per la morte del fratello, l'incertezza e le difficoltà venivano spazzate via.
Lui sembrò capire e l'abbracciò stretta.
Le baciò la tempia con quelle labbra fredde e la lasciò sfogarsi contro il suo petto, anche se gli dispiaceva vederla piangere sapeva quanto importante fosse quello strano libro, le aveva consegnato parte della sua vita precedente: la parte migliore.



Il breve riposino sul divano le aveva tolto completamente il sonno, sgusciò via dalle calde braccia di Ron e si avvicinò, coprendosi con la camicia del ragazzo che aveva recuperato dal pavimento, alla finestra della sua stanza.
La aprì e lasciò che la brezza invernale la investisse e la cullasse.
Le nuvole scure coprivano la luna, i lampioni Babbani illuminavano le strade silenziose del quartiere, il resto dei vicini sembrò andato a letto da diverse ore.
Era l'ora migliore della notte.
Pansy respirò a pieni polmoni e si godette a lungo quella vista.
Ogni giorno riusciva a fare un lento passo in avanti, aveva smesso da tempo di leccarsi le dure ferite della Seconda Guerra e lentamente la sua vecchia personalità, la ragazzina vivace e dalla battuta sarcastica sempre pronta, cominciava almeno in parte a risalire verso la superficie. Si passò le dita fra i lisci e spettinati capelli scuri e sorrise alla notte.
Ad interrompere quel momento fu un mugolio di fastidio di Ron.
-Pansy … Fa un freddo cane!- esclamò ancora assonnato girandosi di schiena e rimboccandosi le coperte intorno. Aprì un occhio e e batté la mano sullo spazio vuoto accanto a sé. Pansy chiuse la finestra e s'infilò a letto, lasciandosi cullare dalle sue forti braccia.
Lo baciò pigramente e sorrise quando lo vide scattare indietro con la testa.

-Sei di ghiaccio!- Ron aprì gli occhi completamente sveglio e scosse la testa. -Così non va bene, ti devo riscaldare immediatamente, altrimenti ti prenderai un malanno.- mormorò eccitato, Pansy sfiorò con le dita le sue guance arrossate e si protese nel baciarlo ancora.
-Ti ricordo che qualche ora fa eri tu quello che mi ha svegliato con le labbra congelate.- rispose lasciando scivolare la sua camicia oltre le spalle e baciandogli il petto caldo.
Ron le arpionò gentilmente il mento e sollevò i suoi occhi scuri.
-La prima volta che ti ho baciata, avevamo entrambi le labbra fredde. Era pieno inverno. - ricordò Ron.
-Te ne sei mai pentito?- domandò Pansy curiosa.
Ron si sdraiò accanto a lei e le accarezzò una guancia.
-No. Anche se in questi anni mi sono chiesto più volte se fosse stata la cosa giusta.- disse con sincerità. -E tu, te ne sei pentita?-
Pansy si morse il labbro e confessò. -Nonostante tutto, non me ne sono mai pentita.-
Si sorrisero emozionati e si accollarono l'uno contro l'altro, labbra fredde e corpi caldi, certi di aver scritto una pagina importante della loro vita.

















Ecco la tabella "Inverno" della  Fluff Fest Challenge


Tabella: Inverno

01.Maglione di lana

02.Regalo

03."Buon Natale, idiota"

04.Neve

05.Capelli spettinati

06.Labbra fredde

Progressi: 1/6






   
 
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