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Autore: JudithlovesJane    25/08/2013    1 recensioni
Aurora Giselle Clarke-Darcy.
Strega.
Mezzosangue.
Malandrina.
Peter Minus non esiste. Il quarto Malandrino è una ragazza, Aurora. Studentessa di Hogwarts, guerriera, amica, figlia, amante. Seguite la sua vita e le sue avventure.
Prima fanfiction su questo fandom, siate gentili.
Dal primo capitolo:
"Aurora poteva sembrare una ragazzina come ce n'erano tante nel vicino villaggio o anche ad Okehampton, quella che gli anziani del posto chiamavano "la città grande", ma lei, come tutta la sua famiglia, custodivano un segreto molto speciale, qualcosa che la rendeva diversa da chiunque altro. Era una strega.[...] Era ansiosa di frequentare Hogwarts, stare in mezzo ad altri ragazzi come lei, senza dover nascondere le sue capacità a tutti, imparare a fare incantesimi e preparare pozioni, volare su una scopa e studiare le creature magiche che aveva visto soltanto nell'antica copia illustrata di "Animali Fantastici: Dove Trovarli" di suo nonno, che troneggiava nella piccola ma stipatissima biblioteca della casa."
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Capitolo Uno
Capitolo Uno


Poco fuori dalla cittadina di Okehampton, nel Devonshire, tra campi verdeggianti e fattorie divise da siepi accuratamente potate, una casa colonica decisamente graziosa e tipicamente inglese non sembrava affatto fuori posto. Sul cancelletto luccicava una targhetta, con su scritto "Neil Clarke-Darcy, medico veterinario". Nel giardinetto i roseti mostravano i loro splendidi boccioli, rossi, rosa e gialli, mentre sullo zerbino sonnecchiava una gatta nera e bianca. Dalla finestra aperta della cucina salivano profumi di un ragù di carne che sobbolliva a fuoco lento, mentre il suono un po' sgranato, quasi antico, di un'aria d'opera struggente si diffondeva nei dintorni. Sul retro dell'edificio vi era un orto di piante aromatiche e medicinali le cui foglie profumate ondeggiavano spinte da una brezza delicata, che soffiava da sud, dalla lontana Manica.
Da quel lato, il muro della casa era abbracciato ad un sontuoso intrico d'edera, che si abbarbicava fino al secondo piano, contornando il davanzale di una finestra, aperta per metà. Si poteva intravedere una camera da letto, con le pareti dipinte di un delicato azzurro pastello che ricordava il cielo esterno in un soleggiato giorno d'estate. Lì, appoggiata al balcone con la testa sulle braccia, stava una ragazzina tra i dieci e gli undici anni, i cui occhi si perdevano tra le nuvole e le cime degli alberi che frusciavano in lontananza, verde scuro, bianco e azzurro che si confondevano all'orizzonte.

Aurora Giselle Clarke-Darcy guardava il cielo d'inizio estate, apparentemente aspettando che qualche uccello si alzasse in volo dagli alberi vicini, o cercando di indovinare figure familiari nella forma delle nuvole, ma la sua mente era lontana anni luce da ciò che i suoi occhi vedevano. Le sue orecchie registravano la voce potente del tenore che cantava il suo incrollabile amore ad una donna dal destino tragico proveniente dal grammofono in salotto, al piano di sotto e la voce, più acuta e meno forte, ma non meno melodiosa, di sua nonna Filomena che ripeteva le parole nella sua lingua natale mentre cucinava uno dei suoi leggendari manicaretti. Aurora conosceva le parole a memoria, la musica faceva solo da delicato sottofondo ai suoi pensieri, frammentati e contorti...

Aurora aveva compiuto undici anni a maggio, poco più di un mese prima. Era magra e non molto alta, ancora una bambina per aspetto. Aveva la pelle molto chiara, labbra "da cherubino" secondo sua nonna, occhi grandi di un blu molto scuro e capelli mossi, lunghi fino alle spalle e biondo ramato. Suo padre Neil, nei momenti in cui si sentiva particolarmente ispirato, le diceva che i suoi capelli erano del colore dei raggi del sole quando baciano la terra al mattino e le dicono addio alla sera, mentre gli occhi erano come il cielo notturno quando le stelle si spengono, aspettando il giorno. Ma d'altronde, lui aveva un'adorazione a dir poco cieca per lei, quindi Aurora non lo prendeva mai troppo sul serio, per quanto le facesse piacere, ogni tanto, sentirsi descrivere come se fosse stata una semidea, o cose del genere.

Aurora poteva sembrare una ragazzina come ce n'erano tante nel vicino villaggio o anche ad Okehampton, quella che gli anziani del posto chiamavano "la città grande", ma lei, come tutta la sua famiglia, custodivano un segreto molto speciale, qualcosa che la rendeva diversa da chiunque altro.
Era una strega.

Per quanto la cosa potesse essere inquietante e bizzarra per chiunque altro, in realtà per i Clarke-Darcy sarebbe stato un problema se lei non avesse avuto poteri magici: suo padre, suo nonno e tutti i membri della loro famiglia per generazioni erano maghi e anche sua nonna era una strega, figlia, nipote e pronipote di maghi e streghe. L'unico membro della famiglia a non avere nessun potere era Josephine, sua madre...

Aurora chiuse gli occhi di scatto, cercando di cancellare la linea di pensiero che aveva riportato alla luce il volto di sua madre, Josephine Tatou in Clarke-Darcy, una donna francese dall'aspetto sofisticato che, quasi cinque anni prima, quando aveva scoperto che suo marito, i suoi suoceri e sua figlia avevano poteri magici, aveva fatto le valigie ed era tornata in Francia, per non tornare mai più. Cercava di pensarci il meno possibile, anche perchè non era sicura che suo padre e i nonni sapessero che lei era a conoscenza del vero motivo per cui sua madre se n'era andata. Una volta, aveva sentito nonna Filomena borbottare a suo marito, nonno Ryan: "Quella disgraziata d'una donna stava solo aspettando una buona scusa per andarsene da qui e scoprire che siamo maghi era il pretesto perfetto...L'avevano abituata troppo bene, a Parigi...Sapeva benissimo che Neil è un veterinario e lei non avrebbe potuto passare le sue giornate oziando tra boutique e parrucchiere! Poteva svegliarsi prima di sposarlo e spezzargli il cuore così! E abbandonare sua figlia, scostumata!" Dopodichè, era passata al napoletano, biascicando quelle che Aurora aveva supposto essere maledizioni molto colorite.

Scosse la testa e alcune ciocche di capelli le sfiorarono le braccia e le guance. Aveva cose più importanti a cui pensare. Tanto per cominciare, il fatto di essere una strega rendeva speciale la sua età anagrafica. Mentre per la maggior parte dei bambini Babbani (così i maghi chiamavano le persone senza poteri, termine che Aurora trovava assai poco elegante) gli undici anni non segnavano altro che la fine della scuola elementare e l'inizio delle medie, per i bambini magici era un'età fondamentale: nell'estate del loro undicesimo anno di vita, arrivavano lettere portate da gufi, scritte con inchiostro verde su pergamena giallastra, con una grande "H" impressa sulla ceralacca. La lettera di ammissione alla prestigiosa, leggendaria e antica Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

E lei stava aspettando la lettera.

L'aspettava fin da quando suo padre le aveva spiegato perchè riusciva ad atterrare in piedi senza farsi un graffio anche se cadeva dal tetto, perchè era capace di interagire con gli uccelli come se loro capissero che cosa diceva loro e ad attirare a sè piccoli oggetti, come la saliera, semplicemente desiderandolo. Lui e nonno Ryan le avevano raccontato aneddoti del loro periodo scolastico, le avevano descritto la scuola (un enorme castello turrito circondato da montagne che si affacciava su un grande lago, in Scozia), le avevano parlato delle materie e delle quattro Case in cui gli studenti venivano suddivisi. Nonno Ryan era stato a Grifondoro, suo padre Neil a Tassorosso. Sua nonna, essendo italiana, non aveva frequentato Hogwarts, ma una piccola e antica scuola di magia a Napoli.

I Clarke-Darcy erano una famiglia Purosangue irlandese, di un certo spessore nella comunità magica dell'isola di San Patrizio; suo nonno era un terzogenito, quindi loro appartenevano ad un ramo cadetto della famiglia. Naturalmente anche i parenti che abitavano a Dublino avevano frequentato Hogwarts, ma a parte suo padre, suo nonno e qualche sporadico antenato, tutti gli altri membri del "clan" erano stati a Corvonero. Anche l'unica cugina che al momento frequentava, Siobhan, era in quella casa. Aurora sperava di non essere messa a Corvonero solo per non doverla sopportare ogni singolo giorno.

A parte quel piccolo dettaglio, Aurora era ansiosa di frequentare Hogwarts, stare in mezzo ad altri ragazzi come lei, senza dover nascondere le sue capacità a tutti, imparare a fare incantesimi e preparare pozioni, volare su una scopa e studiare le creature magiche che aveva visto soltanto nell'antica copia illustrata di "Animali Fantastici: Dove Trovarli" di suo nonno, che troneggiava nella piccola ma stipatissima biblioteca della casa.
Sperava, inoltre, di poter trovare degli amici. Aveva frequentato la scuola elementare Babbana con i bambini del villaggio e, anche se non era mai stata particolarmente isolata in classe o nei giochi, non aveva nemmeno un gruppetto di amichetti con cui parlare e passare il tempo fuori da scuola e d'estate. Paradossalmente, aveva più amicizie nella popolazione di volatili attorno a casa sua che in quella umana.

Qualcuno bussò alla porta della sua camera, riportandola alla realtà. "Avanti" disse Aurora e il viso gentile e sorridente di suo padre apparve sulla soglia. "Fammi indovinare, stai aspettando la lettera!"
Aurora arrossì e annuì. Il padre ridacchiò, poi entrò e le si mise accanto, alzandole il mento con le dita per guardarla negli occhi. Neil aveva gli occhi verde scuro, come le chiome degli alberi del vicino bosco.
"Sai come lo so? Perchè anch'io, alla tua età, passavo le giornate alla finestra aspettando di vedere un gufo non nostro arrivare con la mia missiva...Sappi, però, che guardare il cielo non lo farà volare più in fretta!"
Aurora sorrise, chiudendo gli occhi quando suo padre le scoccò un bacio sulla fronte. "Il pranzo è pronto, comunque..."
"Arrivo subito, papà." Replicò lei, guardandolo uscire.

"Sei nervosa, tesoro?" Le chiese nonna Filomena, fissandola con i suoi stupefacenti occhi blu notte, che con la luce giusta (o il giusto grado di rabbia) diventavano color indaco, tratto tipico della sua famiglia, quasi identici a quelli della nipote. Nel frattempo, le stava posando davanti la seconda, succulenta porzione di lasagne al forno. Nella sua opinione, Aurora non poteva mai mangiare abbastanza.

"Sto bene, nonna...Spero solo che la lettera arrivi in fretta! Dopo questa porzione basta così..." Disse Aurora, guadagnandosi un sorrisetto complice da suo nonno prima di attaccare il manicaretto sul suo piatto. Neil ridacchiò, mentre sua madre rifilava un'altra fetta di lasagne anche a lui. "Cara, hai intenzione di farci finire la teglia in un unico pasto o pensi che ne avanzerà anche per domani?" Commentò Ryan, prima di portare il bicchiere di vino alle labbra.

Erano arrivati al caffè quando il desiderio di Aurora si avverò: al di sopra della musica che ancora usciva dal grammofono (un pezzo jazz strumentale), sentirono un bussare sul vetro delle ampie finestre della sala. Si voltarono e videro un grosso gufo dalle piume grigie battere con il becco, evidentemente reclamando di entrare.
Aurora scattò dalla sua sedia così in fretta che Neil si spaventò. Ryan scoppiò a ridere e Filomena gli diede uno schiaffo sulla spalla, borbottando: "Datti un contegno!"

La ragazzina aprì la finestra, sorrise al volatile e mormorò: "Vieni da Hogwarts, vero?" Il gufo annuì. Lei gli porse la mano, l'uccello ci salì sopra e si lasciò portare nella casa, la lettera che doveva recapitare ancora legata alla zampa. Aurora lo appoggiò allo schienale della sua sedia, slegò la lettera, sbriciolò un biscotto e lo offrì al messaggero, che accettò con estrema gratitudine.

Aurora si girò, guardando il rettangolo di pergamena con su scritto, in una grafia precisa ed elegante: Miss A. Clarke-Darcy, n° 28 Dartmoor Road, Okehampton, Devon. Le scappò un urletto di gioia quando, girandolo, vide lo stemma della scuola sopra il sigillo di ceralacca. Alzò lo sguardo e vide che suo padre le stava rivolgendo un sorriso a trentadue denti e sembrava eccitato quanto lei. "Beh, che aspetti? Aprila!"

Le tremavano le mani mentre spezzava la ceralacca e tirava fuori due fogli di spessa pergamena. Appoggiò quello che sembrava essere un elenco per concentrarsi sul primo, il più importante.

SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS
Direttore: Albus Silente
(Ordine di Merlino, Prima Classe, Grande Esorcista, Stregone Capo, Supremo Pezzo Grosso, Confed. Internaz. dei Maghi)

      Cara Miss Clarke-Darcy,
      siamo lieti di informarLa che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l'elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.
      I corsi avranno inizio il 1° settembre. Restiamo in attesa della Sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.

                                                                                                                                                                                    Con ossequi,
Minerva McGranitt
Vicedirettrice

Aurora fissò la lettera, immobile, per qualche istante, prima che un enorme sorriso le si stampasse in faccia e prima di lanciare un urlo di gioia saltellando come una lepre. A malapena si accorse della roboante risata di suo nonno, del verso di disapprovazione del gufo a tutto quel caos o del fatto che suo padre si fosse alzato per abbracciarla e farla roteare, i piedi sollevati da terra. Riusciva solo a pensare "è arrivata, è arrivata!". Erano anni che non si sentiva così felice o eccitata per qualcosa.

"Qualcuno ha intenzione di lasciar ripartire questo gufo prima che pensi di mangiarsi tutti i biscotti?!" Sbraitò Filomena, con la voce da generalessa che usava per riportare ordine in casa nei momenti di isteria. Aurora tornò in sè, diede una stretta al padre, poi si avvicinò al gufo, gli carezzò il petto e sussurrò: "Grazie!"
Il gufo tubò gonfiando le piume per la soddisfazione, poi si lasciò portare fino alla finestra, da dove spiccò il volo per tornare alla scuola.

"Hai visto, tesoro? E tu che ti preoccupavi! Ora, che ne dici se rispondiamo subito, così ci togliamo il pensiero?" Disse Neil, ancora sorridente, felice quasi quanto la figlia.
Aurora stava per rispondere di sì, ma la nonna la interruppe: "Prima il caffè, che sennò si fredda! Dubito che si offenderanno se la risposta non arriva contemporaneamente al loro gufo di ritorno..." La frase scatenò un altro attacco di risate da parte di suo marito.

Nel pomeriggio, Aurora passò un buon quarto d'ora a leggere da sopra la spalla di suo padre la risposta che stava scrivendo, per poi chiamare il gufo di famiglia, Uffa (Aurora aveva quattro anni e aveva appena letto Winnie the Pooh quando l'avevano comprato, quindi il nome gli era rimasto) e affidargli la missiva. Aurora lo fissò volare finchè non scomparve dalla visuale.

Era quasi mezzanotte, ma Aurora era ancora sveglia, distesa a pancia in su sul letto, stringendo la lettera di ammissione al petto come se fosse stato il più prezioso dei tesori. Sarebbero andati a Diagon Alley a comprare il necessario per la scuola nel weekend e lei non stava più nella pelle.

Aurora Clarke-Darcy era una strega.
E sarebbe andata ad Hogwarts.
Le cose non potevano andare meglio.











Nota dell'Autrice: Salve a tutti. Questa è la prima fanfiction che scrivo su Harry Potter, ma dopo aver riletto i libri ho voluto sperimentare con questo fandom, quindi mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.
Aurora, il mio OC, sarà il quarto membro dei Malandrini al posto di Peter Minus. Non riesco a sopportarlo, quindi perchè non eliminarlo direttamente dalla scena? La storia procederà lungo gli anni di Hogwarts e, se l'ispirazione resisterà abbastanza a lungo, anche la guerra e il periodo di Harry e co.
Oltre all'assenza di Minus, ho cambiato leggermente anche l'albero genealogico dei Black, in modo che Andromeda Black, invece che cugina coetanea di Sirius, diventi una zia (sorella minore e ribelle di Walburga e Cygnus), così Nymphadora Tonks sarà solo un anno indietro ai Malandrini.
Per il resto, le cose rimarranno uguali...o quasi.
Dovrei riuscire a pubblicare il prossimo capitolo a breve, ma dubito che avrò uno schema fisso di pubblicazione.
Grazie per aver letto e, per favore, lasciate una recensione.
JudithlovesJane
  
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