Colazione
all'americana
Kagami aprì
un occhio con aria ancora mortalmente assonnata.
Sbadigliò rumorosamente, senza neanche preoccuparsi di coprirsi la
bocca,
rigirandosi nel letto con fare disperato.
Cinque minuti, solo un altro po': non chiedeva nulla di impossibile,
magari che
la sua sveglia interna smettesse di trillare alle sette e mezzo
spaccate.
Doveva alzarsi.
La sera prima aveva avuto un... ugh, amico
come ospite, e giustamente avrebbe dovuto rimboccarsi le
maniche per preparare
qualcosa ad entrambi.
Allungò una mano verso il cuscino al suo fianco, giusto per trascinare
l'idiota
lì vicino lontano dal mondo dei sogni, ritrovandosi, però, a tastare la
liscia
superficie della federa.
Imprecò sonoramente.
Da quando Ahomine
riusciva a scollarsi dal letto prima di lui?!
Si costrinse a sedersi, ancora intontito e riluttante all'idea di dover
poggiare i piedi nudi sul freddo pavimento.
Proprio mentre aveva deciso di intraprendere una caccia alle pantofole
che, con
molte probabilità, si erano sperdute nel misterioso universo parallelo
sotto di
lui — un giorno avrebbe dovuto pulirci e sterminare le forme di vita
aliena che
vi si erano formate... —, affacciandosi oltre la sponda del suo bel
giaciglio
da una piazza e mezzo, avvertì uno sfrigolio ed una serie di parolacce
provenire dalla cucina.
Inarcò un sopracciglio.
Subito, la sequela di oscenità venne accompagnata dal fracasso di
alcune pentole
cadute sul pavimento.
Kagami sollevò anche l'altro sopracciglio.
Rinunciando all'idea di salvare le ciabatte dalle tribù selvagge di
acari e
polvere sotto al letto — e quasi avvertì il loro grido disperato
d'aiuto —, Taiga
si precipitò verso la fonte di quei rumori.
Giunto sulla soglia della porta della cucina, si immobilizzò.
Guardò dritto innanzi sé, si strofinò gli occhi, osservò ancora e poi
dovette
mordersi l'interno della guancia per non scoppiare a ridere.
Aomine era intento a fissare critico due padelle, spostando lo sguardo
da
queste ultime alle salsicce poggiate sul ripiano, quasi a prenderne le
misure.
Il bacon friggeva in un'altra pentola, le omelette già fumavano sulla
tavola
dove, al centro, spiccava una bella pila di pancakes coperta dallo
sciroppo
d'acero — erano un po' anneriti sui bordi, in verità, ma probabilmente
Kagami
avrebbe tenuto per sé quella critica.
Senza farsi notare, Taiga si avvicinò al giovane, che aveva optato per
la
padella più piccola e già si stava dando da fare.
"Attento, che il bacon sta bruciando." disse con disinvoltura,
allungandosi per spegnere
il fuoco, voltandosi,
poi, ad incontrare lo sguardo dell'altro.
Si aspettava un'espressione stupita, in realtà, ma giustamente Daiki
non
avrebbe mai lasciato trapelare una
simile emozione.
Quindi, Taiga si accontentò del cipiglio accigliato e quasi infastidito del giovane.
"Lo sapevo benissimo."
Kagami scrollò le spalle con sufficienza, distribuendo la pancetta nei
due
piatti con l'omelette.
"Per i pancakes ho usato l'impasto già pronto che avevi in frigo."
"Perfetto."
"È finito... un bel po' l'ho rovesciato sul pavimento, un'altra parte
l'ho
praticamente carbonizzata."
"Ne preparerò ancora."
Cadde il silenzio, mentre le salsicce si doravano ed il profumo di
quella
colazione stuzzicava l'appetito di Kagami.
A dire il vero, non si aspettava un simile pensiero da Aomine — ancor
meno
credeva che il ragazzo sapesse cucinare! — e per un po' fissò
sospettoso il ben
di Dio già servito in tavola.
Che volesse avvelenarlo?
Punzecchiò con un dito l'omelette, aspettandosi di veder colare qualche
liquido
verde e pestilenziale dalla crosta dorata, ma tutto ciò che avvertì fu la consistenza dei
salumi e del formaggio
all'interno.
Il suo stomaco brontolò.
Non sembrava poi tanto male, forse sarebbe sopravvissuto giusto il
tempo per raccontarlo
o morire nel tentativo... in quel caso, se ne sarebbe andato senza
rimpianti.
Nel frattempo, Aomine aveva lasciato rotolare un paio di salsicce nel
piatto di
Kagami, facendo lo stesso con la propria porzione; aveva poi posato la
padella
sui fornelli spenti e si era accomodato di fianco ad un Taiga ancora
scosso.
"C'è qualcosa che devi dirmi?"
Daiki aveva già iniziato a mangiare la sua omelette con gusto,
congratulandosi
silenziosamente con se stesso per il buon risultato ottenuto, e alla
domanda
del compagno scosse la testa con indifferenza.
"Dovrei?"
Taiga non capiva.
C'era un'indefinibile aria surreale in tutta quella situazione e le sue mani non
riuscivano ad afferrare la forchetta e il coltello ai due lati del
piatto —
incredibile che il giovane li avesse trovati: solitamente, quando era
con lui,
Kagami usava le bacchette.
Aomine non si era mai particolarmente curato di Taiga, raramente gli
concedeva
una gentilezza e per lo più si parlavano per insulti, alternandoli a
frasi di
senso compiuto.
Quel gesto, dunque, lo disorientava, lo stordiva:
avrebbe preferito un pugno in pieno stomaco, piuttosto che una scena
tanto
anormale.
"Se non ne vuoi, basta dirlo."
Daiki lo fissava col suo sguardo duro, gli occhi scuri e fermi a
scrutare ogni
singolo spasmo dei muscoli del ragazzo.
E Kagami si sentì in colpa.
Scosse la testa ed il suo corpo agì d'istinto, allungandosi verso il
viso
dell'altro.
Fu un bacio insolito e forse non particolarmente bello — d'altra parte,
si erano
svegliati da poco entrambi! —: sapeva di pancetta e di uova e quel
gusto sulla
bocca quasi lo affamava.
Taiga morse le labbra di Daiki, lo fece senza tanti complimenti e
soprattutto
con voracità, mentre lo avvertiva sogghignare appena.
C'era soddisfazione e forse il desiderio di ricevere proprio
quel tipo di reazione: Aomine lo trattenne a sé e se non
fosse stato per il bisogno d'aria, difficilmente lo avrebbe lasciato
andare.
Quando si separarono, Kagami fece scoccare scocciato la lingua contro
il palato
e, tagliando un angolo della propria omelette, si rivolse ad un
corrucciato Daiki
con fare beffardo.
"È
solo che sarebbe
più educato augurare 'buon appetito', prima di iniziare a mangiare."
*Owari*
Avevo voglia di
scrivere qualcosa e, chiedendo su Facebook qualche prompts, la cara
Elisabetta
mi ha suggerito una AoKaga ed una "Colazione all'americana". =)
Non è nulla di particolarmente impegnativo, giusto una leggera Slice of
Life!
Spero sia stata una lettura gradita!
Un bacio!
Iria.