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Autore: Salice_    25/08/2013    7 recensioni
SEQUEL de “Il lato oscuro della luna”.
A distanza di cinque anni dalla sparizione di Zakuro a causa della maledizione di Cordelia, Kisshu non ha ancora rinunciato a ritrovare l’amata. L’alieno dagli occhi dorati sarà costretto a far fronte ad una situazione disperata, combattendo un destino avverso che priva di ricordi e di volti.
Perché se il cammino che ti porta dritto fra le braccia dell’amata è tortuoso e pieno di ostacoli, allora vuol dire che lei è la persona giusta.
Lei si passò una mano fra i capelli corti.
- La amavi tanto, non è vero? –
Kisshu rimase in silenzio. C’era qualcosa in quella frase che lo faceva stare male; forse era l’uso del tempo passato, forse la consapevolezza di aver perso tutto.
Dopo un tempo che parve interminabile, Kisshu riuscì a rispondere.
- Sì. –
La ragazza prese a fissare un punto imprecisato sopra alla spalla di lui, come se fosse assorta nei propri pensieri. Kisshu la lasciò fare, attendendo con pazienza che si concentrasse nuovamente su di lui, quando lei finalmente parlò.
- Solo una ti insegnerà ad amare. Le altre ti ricorderanno come si fa quando lei se ne sarà andata. -
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kisshu Ikisatashi/Ghish, Zakuro Fujiwara/Pam
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Maschere e pioggia.'
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Prologo.

 

Il silenzio; un silenzio tanto forte da premere contro le orecchie, da risucchiarti in un vortice di solitudine in cui esisti solamente tu e la tua coscienza.
In quella fredda nottata i pensieri volavano veloci, come petali di rose nere sospinti dal vento e destinati a posarsi in nessun posto. E lui di cose a cui pensare ne aveva parecchie. Perché quando insisti nel perorare una causa ormai persa hai bisogno di fermarti a riflettere sui motivi che ti hanno spinto, fino a quel momento, a continuare a lottare; devi capire per che cosa vale la pena soffrire, provare, perdere e riprovare.
Ciò che lo spingeva a non arrendersi erano i suoi lunghi capelli viola, nei quali voleva tornare ad affondare le mani; le ciglia nere, cornice incantata di un oceano blu nel quale annegare; le sue dita affusolate, che possono carezzare o graffiare.
Il motivo della sua continua ricerca, quell’Eldorado, era il suono della sua voce, così pacato e rassicurante, assieme al raro sorriso che increspava quelle labbra carnose. E lui avrebbe ucciso e sarebbe morto per rivedere, anche solo per un attimo, la piccola ruga verticale che le si formava sulla fronte quando era pensierosa, o il fuoco emanato dallo zaffiro dei suoi occhi. Perché esiste sempre qualcosa, un’ancora di salvezza, alla quale vale la pena aggrapparsi.
Kisshu si passò una mano fra i capelli scarmigliati, disordinandoli ancora di più, e mettendo in evidenza il suo orecchio umano.
Era stata con grande riluttanza che Ryan aveva acconsentito a rendere le sue orecchie molto più terrestri, lasciando però un dettaglio che ricordasse le sue origini aliene: la punta, che le rendeva particolarmente simili a quelle di un folletto. Kisshu, però, aveva insistito: come avrebbe fatto altrimenti a cercare Zakuro in ogni angolo remoto della Terra con tranquillità?
L’amore lo aveva portato ad essere così simile a quegli esseri umani che, anni prima, aveva tanto disprezzato. L’amore lo aveva privato di energie, rendendolo una fortezza invalicabile; era prosciugato, inaridito, disperato.
Perché non poteva accettare l’idea che la persona più importante della sua vita gli venisse strappata via così brutalmente; e in quel momento si ritrovò assurdamente a pensare a quanto avrebbe voluto che gli venisse rivolto quell’addio che Zakuro gli aveva sempre negato. Un sorriso amaro tentò di stendere le labbra sottili dell’alieno, ma senza risultato: cosa potevano saperne di tutto il dolore che avrebbe seguito il folle gesto di Cordelia? Chi mai avrebbe potuto prevederlo, essere preparato, accettarlo?
Nei cinque anni che avevano seguito lo scontro finale con la ex sovrana di Edren, Kisshu aveva abbandonato Tokyo per andare alla disperata ricerca di Zakuro. Non aveva voluto che nessuno lo accompagnasse: doveva essere lui a ritrovarla. Era partito senza uno straccio di indizio, senza una strada da seguire, un piano, nulla; nessuno poteva sapere dove si trovasse Zakuro e sotto quali spoglie si celasse. Kisshu aveva cominciato a setacciare un paese dopo l’altro, ma, ad ogni tentativo fallito, la speranza lo abbandonava progressivamente; la ricerca, però, continuava. Le settimane divennero mesi, e i mesi divennero anni.
Più di una volta, Kisshu fu quasi certo di essere riuscito a ritrovare Zakuro: lo aveva pensato quando aveva incontrato Charlotte, Anne, Britney e Helena, ma nessuna di loro si era rivelata quella giusta. Poi c’era stata Maya. Era una ragazza dolce, dalla carnagione color dell’ebano; una di quelle donne che ti fanno venir voglia di farci l’amore per ogni secondo della tua esistenza. Maya sapeva sorridere, vivere alla giornata, accontentarsi, e aveva trascinato Kisshu in una
spirale di sentimenti tanto forti quanto ingiusti. Con lei aveva passato ore steso in un prato, accarezzando quella pelle scura, così in contrasto con la sua carnagione diafana, e respirando il profumo esotico dei suoi capelli eburnei. Purtroppo, però, con il passare dei mesi aveva capito di ritrovarsi stretto fra le
braccia sbagliate: per quanto Maya potesse ricordargli Zakuro, non era altro che un’estranea.
Kisshu aveva sbagliato tutto, di nuovo.
E le ricerche erano ricominciate, inconcludenti come al solito. Per questo motivo Kisshu si trovava sulla terrazza di quel piccolo appartamento, solo e in preda allo sconforto.
Perché la rabbia si impossessava di lui, come un incendio costantemente alimentato da un folle, facendogli tremare le mani e mancare il respiro? Perché un destino avverso insisteva nel volergli rubare tutto ciò che amava?
Kisshu assestò un pugno al parapetto al quale era appoggiato, facendolo vibrare minacciosamente. Era furioso con se stesso per non essere riuscito a tenere Zakuro legata a sé, e lo era ancor di più per non essere stato in grado di ritrovarla in ben cinque anni di ricerca. In quel momento, lei avrebbe potuto essere dovunque, a chissà quanti chilometri di distanza, stretta nell’abbraccio di un uomo senza nome e senza volto; questo faceva impazzire Kisshu.
Si prese stancamente la testa fra le mani, continuando a fissare le luci che si rincorrevano sotto di lui senza realmente vederle. E un pensiero persistente, lo stesso che lo aveva ossessionato durante quei cinque lunghi anni, tornò ad illuminare i suoi occhi dorati di una nuova luce.

Non posso rinunciare. Se sarà necessario, trascorrerò anche tutta la mia vita alla ricerca di Zakuro.

 

 

Angolo Autrice:

Salve a tutti! Ed eccomi tornata con il Prologo della terza e ultima parte della mia serie dedicata a Kisshu e Zakuro. Ringrazio tutti voi per essere arrivati fino a questo punto; spero abbiate apprezzato questo primo capitolo. Non preoccupatevi se pensate sia un po’ corto: non potevo certo scrivere un prologo di sette pagine World, ma per il resto svilupperò la storia come sono solita fare.
Approfitto di questo primo Angolo Autrice per ringraziare di cuore Lady S, che mi ha dato l’idea del cambio di memoria e di identità.
In più voglio ringraziare le fantastiche persone che mi hanno seguita fin dall’inizio, recensendo ogni singolo capitolo:

blackmiranda

_Haushinka

B_bb_r_

Seby1993_ziabefana

 
Quindi, questo prologo è incentrato maggiormente sui sentimenti di Kisshu e sulla sua decisione di partire alla ricerca della sua amata, nonostante l’impresa appaia folle e impossibile da realizzare. Che cosa ne pensate di questa prima parte? Se avete apprezzato, fatemelo sapere con una recensione, anche piccola piccola, ma ho bisogno di capire se come inizio vi è piaciuto.

Ho deciso che invierò uno spoiler del prossimo capitolo al primo recensore!

 
Salice_

   
 
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