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Autore: Salice_    02/09/2013    6 recensioni
SEQUEL de “Il lato oscuro della luna”.
A distanza di cinque anni dalla sparizione di Zakuro a causa della maledizione di Cordelia, Kisshu non ha ancora rinunciato a ritrovare l’amata. L’alieno dagli occhi dorati sarà costretto a far fronte ad una situazione disperata, combattendo un destino avverso che priva di ricordi e di volti.
Perché se il cammino che ti porta dritto fra le braccia dell’amata è tortuoso e pieno di ostacoli, allora vuol dire che lei è la persona giusta.
Lei si passò una mano fra i capelli corti.
- La amavi tanto, non è vero? –
Kisshu rimase in silenzio. C’era qualcosa in quella frase che lo faceva stare male; forse era l’uso del tempo passato, forse la consapevolezza di aver perso tutto.
Dopo un tempo che parve interminabile, Kisshu riuscì a rispondere.
- Sì. –
La ragazza prese a fissare un punto imprecisato sopra alla spalla di lui, come se fosse assorta nei propri pensieri. Kisshu la lasciò fare, attendendo con pazienza che si concentrasse nuovamente su di lui, quando lei finalmente parlò.
- Solo una ti insegnerà ad amare. Le altre ti ricorderanno come si fa quando lei se ne sarà andata. -
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kisshu Ikisatashi/Ghish, Zakuro Fujiwara/Pam
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Maschere e pioggia.'
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Col pensiero torno a te.

Sotto quello stesso cielo notturno, in America, un altro ragazzo era vittima di una prepotente ondata di pensieri.
Ryan Shirogane posò il bicchiere di brandy sul tavolinetto di fianco a lui, sprofondando meglio nella poltrona e passandosi una mano fra i capelli biondi. Stancamente, raccolse da terra il quotidiano che aveva gettato poco prima in un impeto d’ira, dispiegandolo e tornando a fissare la figura che occupava metà pagina: la foto di una ragazza alta, dai lunghi capelli viola e occhi blu come l’oceano.
Si trattava dell’ennesimo articolo che parlava della misteriosa scomparsa di Zakuro Fujiwara, avvenuta cinque anni prima. La stampa aveva capito che un articolo del genere sarebbe sempre riuscito ad attirare i lettori, permettendogli di occupare qualche pagina inutilizzata all’interno del quotidiano.
Anche quella volta, qualcuno sosteneva di aver riconosciuto la famosa ex modella in mezzo alla folla e aveva mandato immediatamente una segnalazione alle autorità.

Poveri sciocchi, pensò Ryan con una punta di amarezza, come possono immaginare che Zakuro non assomigli più minimamente alla ragazza che era un tempo? Probabilmente, non risponderà più nemmeno allo stesso nome.
I suoi occhi color del ghiaccio si soffermarono nuovamente sulla foto, che ritraeva una Zakuro dal sorriso enigmatico davanti ai riflettori di un set fotografico.
Ryan ripensò a quell’abbraccio mancato, al modo in cui si era bloccato prima di cingerla fra le sue braccia l’ultima volta, prima che lei abbandonasse il laboratorio per recarsi sul luogo della battaglia finale. Perché quando perdi una persona, ti ritrovi inevitabilmente a pensare a tutti i gesti serbati, le parole taciute, a tutto ciò che avresti voluto fare ma che hai rimandato con la falsa consapevolezza che ci fosse ancora tempo.
Ma il tempo è per gli stupidi. Non gli era bastato perdere i suoi genitori quando era solo un bambino per capire che, nella vita, non ci si può aspettare che le persone rimangano per sempre accanto a noi, o che, per lo meno, ci avvisino poco prima di andarsene in modo da permetterci di interpretare una di quelle classiche scene da film drammatico da quattro soldi nelle quali il protagonista esprime tutti i propri sentimenti all’amico in punto di morte. Non funzionava così, e Ryan avrebbe dovuto saperlo.
Non riusciva a perdonarsi per aver condotto Zakuro in direzione di un mero destino: in quanto iniziatore del Mew Project era, seppur indirettamente, responsabile della situazione che si era creata.
Aveva visto le ragazze disperarsi per la sorte della loro compagna assieme agli alieni; avrebbe potuto giurare che, in quegli anni, perfino Kyle avesse versato alcune lacrime solitarie pensando a Zakuro. E poi aveva assistito alla rabbia e al dolore di Kisshu. Era un qualcosa di straziante, una sofferenza che metteva i brividi, che ti entrava nelle vene, nelle ossa. Al solo guardare quegli occhi dorati, l’ira celata dietro le pupille dai tratti felini diveniva palpabile.
Anche Ryan si sentiva così, nonostante cercasse di nasconderlo e di controllarsi. Non aveva mai pensato che Zakuro potesse andarsene all’improvviso, senza lasciare tracce di sé. Non credeva potesse esistere un destino peggiore della morte.
Così come non si sarebbe mai potuto dar pace se qualcuna delle sue paladine avesse perso la vita durante una battaglia, non riusciva ad accettare che a Zakuro fosse toccata una sorte tanto infausta.

Eppure penso a lei nella stessa maniera con la quale si pensa ai defunti; forse perché la situazione è talmente assurda e disperata da non avere scorciatoie e vie d’uscita. È come se Zakuro Fujiwara fosse veramente morta.
Ryan emerse dai propri pensieri e ingollò ciò che rimaneva del suo brandy; dopodiché si alzò dalla poltrona lasciandovi cadere con malagrazia il giornale. Con il cuore così pesante che pareva fosse ancorato direttamente ad un macigno si diresse al piano superiore, sperando che, almeno per quella notte, i sensi di colpa lo abbandonassero, in modo da lasciarsi andare ad un sonno senza sogni.

 

 

 

Anche sotto il cielo stellato di Tokyo, un’altra persona rifletteva incessantemente. Minto Aizawa liberò i suoi capelli corvini dagli abituali chignon, lasciandoli ricadere liberi e mossi sulle spalle. Era seduta di fronte alla finestra della sua immensa camera da letto, intenta a fissare il cielo. Una parte di lei cercava di spingerla ad uscire sul terrazzo, a farsi accarezzare dall’aria tiepida della notte; un’altra le impediva di muoversi. Da troppo tempo si sentiva terribilmente sola e vulnerabile.
Continuò a fissare quel manto scuro trapunto di stelle dalla sua camera, mentre il volto di Zakuro riaffiorava inevitabilmente fra i suoi ricordi. Nei cinque anni che erano trascorsi dalla maledizione di Cordelia aveva provato ad accettare la mancanza della sua compagna di squadra, ma invano: la sparizione di Zakuro l’aveva colpita nel profondo, facendole versare Dio solo sa quante lacrime.
Oltre tutto l’affetto e l’ammirazione che Minto provava per l’ex modella, però, c’era dell’altro: il fatto che Zakuro se ne fosse andata così, senza preavviso, le aveva sbattuto brutalmente in faccia una realtà difficilissima da accettare.
Se una persona forte come Zakuro non aveva potuto fare nulla contro il proprio destino, allora voleva dire che nessuno era in grado di contrastarlo. Zakuro era forte, fiera, determinata, e aveva sempre lottato con tutta se stessa per i propri ideali, all’interno del Mew Project e non; vederla sparire era stato come accorgersi che anche la colonna portante delle proprie convinzioni, per quanto austera e inviolabile, sarebbe potuta crollare.
Minto chiuse gli occhi, nascondendo il volto fra le mani. Il fatto che Zakuro non fosse più con loro aveva sconvolto tutti, Kisshu in primis. Minto sapeva bene che l’alieno, in passato, era stato un guerriero spietato, ma ciò che rimase impresso nei suoi occhi dorati da quel maledetto giorno la sconvolse: l’odio. Non aveva mai pensato che una persona potesse avere così tanto odio racchiuso in uno sguardo, così tanta rabbia sotto la pelle, pronta ad affiorare da un momento all’altro. Sembrava che Kisshu avesse preso ad odiare la vita. Si ritrovava spesso a gridare contro al primo di loro che aprisse bocca, fino a placare l’ira momentanea che lo sopraffaceva.
Quando Kisshu, poco tempo dopo la scomparsa di Zakuro, aveva annunciato di voler partire alla sua ricerca, Minto aveva affermato di essere intenzionata a seguirlo. La ragazza aveva immaginato che Kisshu si opponesse con tutte le sue forze, prendendo le sue parole come un’occasione per esplodere nuovamente. Invece, Kisshu non urlò. Si limitò a rimanere alcuni secondi in silenzio, lasciando che le parole di Minto gli scivolassero addosso. Dopodiché abbassò le spalle e il capo con frustrazione, per poi lasciare la stanza senza proferire parola.
E Minto capì che non avrebbe mai potuto accompagnare Kisshu nella ricerca di Zakuro: doveva essere lui a farlo, era giusto così, e lei non avrebbe mai potuto mettersi in mezzo ad una faccenda tanto dolorosa quanto delicata. Non era suo compito riportare Zakuro a casa e, se esisteva qualcuno in grado di ritrovarla, quello era proprio Kisshu.
Minto lasciò che le sue braccia le ricadessero lungo i fianchi e, finalmente, aprì gli occhi, cercando di spazzare via i ricordi. Il cielo stellato era ancora lì, di fronte a lei, e Zakuro era da qualche parte là fuori, sotto lo stesso cielo.

Kisshu, ti prego, trova Zakuro.

 

 

 

 

Angolo Autrice:

Ciao a tutti!
Non vi ho fatto aspettare molto per questo secondo capitolo, fortunatamente! Ho visto che il prologo ha riscosso un certo successo; ne sono veramente troppo felice, non pensavo. Ringrazio ancora tantissimo tutte le persone che lo hanno recensito: adoro ricevere i vostri pareri!

Bene, parlando di questo capitolo: so che non sono ancora entrata nel vivo della storia, ma mi serve ancora del tempo per carburare. In questo modo, sono riuscita a dare spazio alle riflessioni di due personaggi profondamente legati alla figura di Zakuro, ovvero Minto e Ryan. Ho sempre trovato affascinante il legame che li univa, e un capitolo dedicato a loro era d’obbligo.

Spero che vogliate continuare a seguire, leggere e recensire la mia storia ^^

Un abbraccio forte a tutti,
Salice_

   
 
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