Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: Yvaine0    25/08/2013    4 recensioni
Louis aveva sempre sostenuto che Niav fosse una ragazza da pub e che le ragazze da pub non erano fatte per vivere fianco a fianco con i ragazzi da libreria. Un po' perché le persone da pub erano chiassose, incoscienti e bevevano decisamente troppo; un po' perché non capivano il fascino dei libri, della cultura e il massimo della loro erudizione si manifestava elencando tutte le canzoni di questo o quel musicista del passato.
Niav, dal canto suo, aveva sempre pensato che Louis fosse un cretino.
fem!Niall
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: Gender Bender
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Storia scritta per l'iniziativa #UDFFSfida della pagina Una direzione: fanfiction su Facebook.
Zayn/fem!Niall
Prompt: libreria, "Vuoi uscire con me?"
 
Avevo intenzione di dedicarla a qualcuno, ma poi mi son detta che è meglio di no.
A chiunque voglia autodedicarsela, sempre che ne valga la pena. XD



 
 
 
Il ragazzo della libreria
e la ragazza da pub
 


 
Camminava tra gli scaffali della libreria con gli occhi fissi sulle copertine dei libri e le sopracciglia leggermente aggrottate. Di tanto in tanto alzava una mano, faceva per prenderne uno, poi scuoteva il capo e la riportava all'interno della tasca della salopette, non prima di essersi scompigliata ulteriormente la già spettinata zazzera di corti capelli biondi.
Niav era per natura una persona insicura, anche se cercava di nasconderlo dietro alla spigliatezza: aveva tagliato i capelli corti per sentirsi diversa dalle altre, si vestiva come le piaceva, senza preoccuparsi del giudizio altrui, ma arrossiva comunque quando qualcuno la squadrava da capo a piedi. Era il genere di ragazza che, per paura di rimanere in silenzio troppo a lungo, prima di parlare non pensava; faceva dunque una figuraccia della peggior specie e, come unica reazione, rideva rumorosamente fino alle lacrime.
La sua natura incerta, quindi, non l'aiutava affatto nella scelta di un libro adatto. Il fatto era che ce n'erano così tanti, lì dentro! Tutti diversi, tutti con copertine appariscenti e nomi più o meno accattivanti.
Non che uno solo di essi fosse invitante ai suoi occhi, intendiamoci: Niav non era affatto una ragazza da libri e tazza di tè. Forse il suo problema era proprio questo: l'ultima volta che aveva letto un libro era stato su imposizione della professoressa di Inglese e, inutile dirlo, il volume era stato lasciato a metà, abbandonato sul suo comodino e rimpiazzato dalla sua analisi trovata su Wikipedia.
Niav non aveva idea del perché fosse finita a cercare un regalo per Harry in una libreria. Cioè, lo sapeva: Louis l'aveva suggerito. Il fatto era che Niav non faceva mai quello che suggeriva Louis, perché, appunto, si trattava di Louis, che era proprio il genere di persona che, se anziché aiutarti poteva farti un dispetto, lo faceva.
Quindi le domande che si agitavano nella caotica mente di Niav erano le seguenti: “Quale maledetto coso dovrei comprare?” e “Come ci sono finita io, qui dentro?”.
In realtà alla seconda domanda aveva una risposta.
Quando era uscita di casa per andare a cercare il regalo di compleanno adatto ad Harry, infatti, non aveva la minima intenzione di entrare in libreria. Niav era il genere di persona che di solito ci entrava solo su costrizione (di Harry), appunto, e si piazzava nell'angolo del negozio in cui erano stipati i CD, in attesa che lui ritrovasse se stesso tra tutti quei volumi.
Ciò che quel giorno l'aveva attirata lì dentro, facendole riconoscere che l'idea di Louis non era poi così male, in fondo, era stato il ragazzo con gli occhiali che aveva visto attraverso la vetrina: era accovacciato su uno sgabello e sistemava i libri messi in disordine da qualche cliente su uno scaffale in basso. Era rimasta ad osservarlo attraverso la vetrina finché lui non si era accorto di essere in una posizione ridicola ed era sceso dallo sgabello, per poi rimettersi al lavoro in una posizione più sicura.
E così, guidata dall'istinto, Niav era entrata. Aveva preso a gironzolare tra gli scaffali dapprima senza avvicinarsi troppo, in soggezione, come se temesse che potessero incendiarsi al suo tocco; dopo qualche minuto aveva preso confidenza con l'ambiente e aveva cominciato ad osservare da vicino le copertine, sfiorandone qualcuna persino. Aveva riconosciuto titoli di alcuni libri di cui aveva sentito parlare Harry, aveva addirittura pensato che qualcuno fosse interessante e avrebbe potuto provare a leggerlo – idea che subito era sfumata quando si era accorta dello spessore del tomo.
 
Quando la vide entrare nel negozio completamente deserto da sola, si era appena lasciato cadere seduto su quello stupido sgabello che gli stava sempre tra i piedi. Era un ragazzo discretamente alto, non aveva bisogno di un rialzo per arrivare agli ultimi ripiani. Ciononostante il proprietario del negozio insisteva affinché ci fosse uno sgabello in ogni stanza, un po' perché così i clienti si sarebbero potuti sedere e un po' perché, anche se non lo avrebbe mai ammesso, lui era alto – basso – un metro e sessantadue e, al contrario di Zayn, non arrivava affatto a tutti gli scaffali. Il ragazzo aveva il sospetto che obbligasse anche lui ad usarli solo per non dover essere l'unico a servirsene.
Durante i primi mesi di lavoro il suo capo aveva insistito talmente tanto affinché si arrampicasse su quegli affari quando doveva riporre i libri sui ripiani superiori, che alla fine lui l'aveva presa come abitudine e ci si appollaiava sopra anche quando non ne aveva bisogno. Louis all'inizio rideva sempre fino alle lacrime quando lo sorprendeva in piedi su uno di quei cosi, a guardare il pavimento con diffidenza – il problema di Zayn era che lui persino soffriva di vertigini; e, sì, lo sgabello non lo portava a chissà quale altitudine, ma questo non gli impediva di sudare freddo.
Ma, tornando a noi, Zayn ricordava bene quella ragazza: l'aveva vista entrare con Harry Styles – di cui aveva imparato il nome a forza di ordinare libri per lui – un sacco di volte, l'aveva osservata spesso mentre dava un'occhiata ai CD stipati nell'angolo del negozio e, quando il proprietario era in negozio, si offriva sempre di controllarla lui. Zayn non aveva idea del perché il suo capo fosse fissato con l'idea che qualcuno potesse rubare – in libreria! Andiamo, in libreria nessuno ruba; in libreria la gente si perde, si innamora, compra! -, ma non se ne lamentava mai, quando poteva avere la possibilità di avvicinarsi un po' alla biondina.
Quello che aveva attirato la sua attenzione la prima volta era stata la sua risata. Quando le porte scorrevoli del negozio si erano aperte, quella volta, la prima ad entrare era stata la sua risata spontanea e chiassosa, subito seguita dalle fossette e dai ricci disordinati di Harry Styles e dalla ragazza con la salopette e le mani affondate nella tasca a marsupio.
Zayn di primo acchito ne era stato infastidito: lei era entrata facendo rumore – nessuno fa baccano in una libreria! -, si era lamentata di quanto Harry fosse noioso e poi, mentre lui passeggiava con lo sguardo incollato alle copertine dei libri, si era rifugiata nell'angolo più remoto del negozio, dove si era messa a canticchiare tra sé, soppesando prima un CD e poi l'altro.
Col tempo, poi, l'attenzione con cui coglieva dettagli irritanti in quella ragazza, fece sì che ne rimanesse affascinato. Era incuriosito dal modo in cui lei camminava, con cui stava in piedi di fronte allo scaffale dei CD. Trovava buffa le occhiate diffidenti che inconsciamente lanciava tutto attorno a sé, quando si trovava circondata da libri, a dispetto della familiarità con cui carezzava le custodie dei CD, l'affetto con cui ne sceglieva uno da prendere in mano, voltare e studiare con interesse. Ciò che forse lo catturava di più, comunque, erano i movimenti armonici delle sue labbra, mentre canticchiava pianissimo qualche nota di ognuna delle canzoni di cui leggeva il titolo. Non avrebbe saputo dire quante volte si era accorto che, ops, quel libro proprio accanto a lei era posizionato male e avrebbe decisamente dovuto avvicinarsi per sistemarlo, cercando così di rubare il suono della sua voce. E non ci era riuscito, mai.
In compenso un paio di attenti occhi verdi si erano accorti del suo interesse per lei
Quando Harry Styles entrava in negozio, Zayn drizzava le orecchie: lei c'era? Sì, lei c'era; c'era sempre. E lui la osservava con discrezione, fingendo naturalezza, da dietro le lenti degli occhiali dalla montatura squadrata. La guardava di sfuggita, tra un cliente e l'altro, a volte le chiedeva “Permesso” quando era proprio un CD a servirgli. Lei abbozzava un sorriso, arrossiva appena e si spostava, senza una parola.
Quel giorno però erano loro due da soli, lì dentro, e Zayn si sentiva stranamente a disagio. Tolse gli occhiali, posandoli sul bancone, si strofinò gli occhi stanchi e poi li indossò di nuovo.
Osservò la ragazza che, per l'ennesima volta, alzava una mano, sfiorava il dorso di un libro con le dita, poi sbuffava e rimetteva le mani in tasca.
Aveva voglia di parlarle. Il che era assurdo, perché lui non aveva mai voglia di parlare con nessuno, di parlare e basta. Era un tipo silenzioso, preferiva i fatti alle parole, la lettura alla conversazione – le telefonate agli SMS, per qualche incoerente motivo.
Prese silenziosamente un respiro profondo e poi si decise. O la va o la spacca.
 
Niav aveva preso una decisione: avrebbe chiuso gli occhi, girato su se stessa, poi li avrebbe aperti e avrebbe acquistato il primo libro su cui si sarebbe posato il suo sguardo. Era del tutto privo di senso, ma era troppo indecisa per poterne scegliere uno in maniera più razionale. Dunque lo fece: si portò le mani sugli occhi per impedirsi la visuale, girò su se stessa ben attenta a non perdere l'equilibrio o urtare qualcosa – una, due volte – poi spalancò gli occhi e con entusiasmo lesse il primo titolo che le capitò sott'occhio: “Cinquanta sfumature di grigio”.
Okay, no, quello decisamente non poteva regalarlo ad Harry.
Un altro tentativo, si disse; avrebbe provato solo un'altra volta e questa sarebbe stata quella buona.
Chiuse nuovamente gli occhi, girò su se stessa – tre volte, ora – e poi aspettò quattro lunghi secondi prima di riaprirli. E la prima cosa che vide fu...
«Oh cazzo!» latrò spaventata e fece un salto indietro, trovandosi il commesso a pochi centimetri di distanza, la testa inclinata da un lato e l'espressione confusa.
«Che cosa stai...?» Il ragazzo lasciò la frase incompleta, ma il suo tono e le sopracciglia aggrottate la completarono per lui.
Ed era davvero un'ottima domanda, ammise Niav: che cavolo stava facendo? Tra l'altro, aveva appena urlato “cazzo” in faccia al commesso più carino che avesse mai incontrato in tutta la sua vita. Si passò una mano tra i capelli corti, imbarazzata, poi scoppiò in una rumorosa risata delle sue, mentre le guance le si tingevano inevitabilmente di rosso. «Scusami!» incominciò. «È che... stavo cercando un libro, ma...»
L'espressione del ragazzo passò da confusa a incredula, così come il suo tono di voce: «Ad occhi chiusi?» domandò, trattenendo una risatina.
«Be'...» Niav rise di nuovo e affondò le mani nella tasca della salopette. «Be', sì. Ognuno ha le sue tecniche» bofonchiò a mo' di scusa, dondolando sul posto. “Che figura di merda” era l'unica frase che veniva scandita a ripetizione dalla sua mente caotica; il suo encefalogramma era del tutto piatto, fatta eccezione per quel coro da stadio tenuto dai suoi stupidi neuroni. Lo pensò talmente tante volte che, mentre arrossiva sotto lo sguardo divertito del commesso, non poté che lasciarselo sfuggire: «Fiiiigura di meeerdaa» canticchiò infatti a mezza voce.
L'espressione sorpresa del commesso – Zayn; si chiamava Zayn e Niav lo sapeva benissimo: aveva passato un sacco di tempo a lanciargli occhiate di nascosto dall'angolo dei CD, aveva letto infinite volte quelle quattro lettere scarabocchiate sul cartellino che teneva appuntato alla maglietta – gli illuminò il volto per un istante, poi lo vide fare un passo indietro e trattenere un sorriso: «Hai bisogno di una mano?» domandò. Sembrò sforzarsi di alzare lo sguardo per incontrare il suo, un sorriso ancora prepotentemente incastrato tra le labbra carnose.
Niav impiegò diversi secondi, durante i quali rimase immobile ad osservare i lineamenti del commesso, per ricordarsi di dover dare una risposta, essendo quella una domanda. Quindi si affrettò ad annuire energicamente, sentendosi una grandissima stupida. «G-grazie» balbettò poi.
Zayn sorrise e si voltò verso la scaffaltura. «Allora. Qui ci sono i romanzi rosa, laggiù i fantasy, lì i classici, poi i saggi e i libri di discipline specifiche. Oh, i gialli e i thriller sono laggiù, mentre quelli per ragazzi accanto alla vetrina» elencò, guardandosi intorno, e intanto si grattava la barba rada su una guancia. «Dovrei averti detto tutto. Be', i CD sai dove sono» aggiunse infine, sorridendole.
Niav arrossì ancora e ridacchiò, quindi annuì. «Sì. Sì, lo so» confermò.
«Allora, che genere preferisci?»
«Non ne ho idea, ad essere sincera» rispose; poi, accortasi dell'espressione interrogativa del ragazzo continuò. «Louis mi ha consigliato di venire qui, perché domani è il compleanno di Harry e io me ne sono dimenticata, quindi, tanto per cambiare, sono in ritardo» cantilenò con fare lamentoso, elencando i nomi dei suoi amici come se Zayn li conoscesse.
«Louis?» ripeté di fatto lui, come se quel nome gli dicesse qualcosa. «Louis Tomlinson?»
Niav sgranò gli occhi, sorpresa che i due si conoscessero, e annuì. «Sì, l'uragano Tomlinson. Quella gran checca isterica con manie da primadonna di Louis Tomlinson!» esclamò con l'esasperazione ad insaporire la sua voce. Non erano mai andati molto d'accordo, il loro rapporto si basava per lo più sull'amico comune, le risate di Niav alle battute di Louis e le pungenti prese in giro di quest'ultimo.
Zayn si passò una mano tra i capelli scuri e ridacchiò. «È il mio migliore amico».
A Niav morì il sorriso sulle labbra, quando si rese conto della figuraccia madornale appena fatta. Perché dovevano succedere tutte a lei?
Un attimo prima che lei nascondesse il volto tra le mani, scoppiando in una risatina isterica, Zayn parve notare il suo totale imbarazzo, perché rise con lei. «No, aspetta, hai ragione: Louis è una primadonna!»
Niav prese un respiro profondo, prima di tornare a guardare il ragazzo; allora si scompigliò la zazzera bionda e dondolò sui talloni, le mani di nuovo nascoste nella tasca. «Sì, be', Tommo è un po'...» fece una smorfia, decidendo poi che non era ancora il momento di rilassarsi, non dopo una figuraccia simile, quindi scrollò il capo e cambiò discorso: «Oggi non dev'essere proprio la mia giornata» bofonchiò con un risolino.
Zayn le sorrise e fece un cenno di noncuranza, poi propose: «Allora, scegliamo questo libro?»
«C-certo» balbettò lei. Ancora non riusciva a crederci: perché si era lasciata convincere da quel cretino di Louis ad entrare lì dentro? Ah, già, Louis non c'entrava nulla: erano i suoi ormoni impazziti quelli che doveva incolpare. Si poteva essere tanto sfortunati? Era umanamente possibile? Aveva fatto una figuraccia dietro l'altra e, per di più, non riusciva ad ascoltare ciò che Zayn stava dicendo, troppo impegnata a studiare ogni suo movimento ed espressione.
«Al tuo ragazzo interessano i gialli?»
«Lui, ehm...» Che cosa gli aveva appena chiesto? Oh, giusto. «Lui preferisce...» Non aveva la minima idea di cosa preferisse. Ah, no, un momento: «Lui non è il mio ragazzo» lo corresse, senza riuscire a mordersi la lingua. Si rese conto subito dopo di aver appena fatto l'ennesima figuraccia: era ridicolo affannarsi così per chiarire che tra lei e Harry non c'era nulla. A lui non importava, perché aveva dovuto dirglielo? Stupida, stupida Niav!
Contro ogni aspettativa, Zayn si sciolse in un sorriso e «Ancora meglio» commentò, distogliendo in fretta lo sguardo da lei, ma senza smettere di sorridere. E, sì, quelle che Niav sentiva nello stomaco dovevano proprio essere quelle maledette farfalle di cui Harry parlava tanto, quando leggeva stupide storie d'amore.
Oh, un momento. Quindi Harry leggeva storie d'amore? Che cosa... gay. Stava per dirlo, ma si morse la lingua: con la fortuna che si ritrovava quel giorno, Zayn andava matto per i romanzi rosa. Il che continuava a sembrarle tremendamente gay, ma forse, trattandosi di lui, avrebbe potuto passarci sopra. Non che potesse aver modo di scoprirlo, in effetti; che cosa andava farneticando?
Sospirò e «Tu cosa mi consigli?» domandò infine.
Dopo tutto chi meglio di un commesso poteva consigliare un potenziale acquirente? Harry diceva sempre che con i libri era diverso, che è il libro a sceglierti e non tu a scegliere lui; Niav rideva e gli ricordava di aver sentito quella stessa frase in Harry Potter, tanti anni prima, e che, be', forse Harry avrebbe dovuto smettere di riguardare quel film. (Rileggere il libro, la correggeva lui; è uguale, tagliava corto lei.)
Il punto era che, libro o non libro, i commessi erano esperti di ciò che vendevano e per forza di cose dovevano sapere cosa consigliare. Tanto più che Harry comprava in quella libreria da secoli e sia Zayn che il proprietario lo conoscevano così bene da salutarlo chiamandolo per nome.
«Okay, ho un'idea» disse il ragazzo dopo qualche lungo istante di silenzio, il volto adombrato da un velo di incertezza. Si grattò di nuovo la barba, guardandosi attorno.
Niav si illuminò a quelle parole: forse c'era qualche speranza di uscire di lì con un libro impacchettato per Harry. «Spara!»
 
Aveva appena avuto un'idea pessima. Pessima davvero. Il capo lo avrebbe sbattuto fuori senza pensarci due volte, se l'avesse scoperto, ma... aveva questa assurda impressione che per quella ragazza ne valesse la pena.
Ecco perché lo avrebbe fatto. Lanciò un'ultima occhiata intorno a sé, per controllare che il negozio fosse ancora vuoto come poco prima, poi le fece cenno di seguirlo fino alla cassa.
«Sono arrivate le ordinazioni, ieri» spiegò, mentre armeggiava con il computer. «C'è una lista pressoché infinita di prenotazioni a nome di Harry Styles, qualcosa deve essere arrivato per forza».
Un sorriso gli nacque spontaneo sul volto, quando distolse lo sguardo dallo schermo e trovò Niav a fissarlo entusiasta. «Ma non è...» azzardò, senza trovare però la parola adatta per definire quell'operazione.
«Illegale?» suggerì lui con una smorfia, mentre tornava a scorrere la lista delle ordinazioni per controllare quali fossero effettivamente arrivate. Si passò una mano tra i capelli, prima di rispondere: «Non so se lo sia per quanto riguarda le leggi inglesi, ma sicuramente è contro la politica della libreria».
 
Niav sgranò leggermente gli occhi. Era combattuta tra due istinti, quello di terminare la ricerca e salvare Zayn da eventuali guai e il suo solito spirito d'avventura, che la spingeva a fare sciocchezze nella speranza che, tanto, non sarebbe stata scoperta. Nel suo caso questa speranza si rivelava quasi sempre vana, ma, hey, nessuno diceva che Zayn non fosse abbastanza sveglio da evitare di farsi beccare dal suo capo.
Poteva quasi sentire nella sua testa la voce di Liam, l'amico di Louis che guidava la macchina di ritorno dai pub, perché lui non beveva mai, darle dell'incosciente. Le venne da ridere, ma si trattenne – fatto strano. L'atmosfera era carica di attesa: Niav stava aspettando che Zayn le dicesse che, no, forse non era il caso di rischiare tanto.
Ma non fu esattamente quella la frase successiva del ragazzo.
«Bene, a questo punto i casi sono due. Posso chiudere il programma e far finta di non aver notato che è arrivata giusto ieri una sola ordinazione, nemmeno troppo costosa, a nome Harry Styles, oppure potrei distrattamente leggere ad alta voce un certo titolo e cancellare per errore la prenotazione, così in caso il signor Styles venisse a reclamare il suo libro in giornata, nessuno rischierebbe di venderglielo» disse, fissando il bancone su cui erano posate decine e decine di volantini pubblicitari e segnalibri di cartoncino lucido.
Niav lo osservò qualche istante, in attesa che le comunicasse la sua decisione, poi, quando intuì che non avrebbe parlato più, cercò a sua volta la risposta tra tutte quelle inutili scartoffie. Ma non ce n'era.
«Allora?!» lo esortò spazientita dopo quasi un intero minuto di silenzio e attesa.
Questi ragazzi amanti dei libri erano proprio fuori di testa; ne esisteva uno che fosse diretto? Harry, prima di pronunciare una frase intera, infarciva il suo discorso con mille preamboli, “Ehm”, “Bene”, “Voglio dire” e “Lo sai”. Zayn magari non ci metteva un secolo per proclamare che si sarebbe alzato per andare in bagno, ma rimaneva sempre sul vago, parlava per allusioni e lei, davvero, non riusciva a stargli dietro. Forse anche perché si incantava a guardarlo, ma questo non toglieva che quel ragazzo non fosse un tipo diretto.
 
A Zayn venne da ridere e se non lo fece fu solo per via nell'imbarazzo in cui rischiava di sprofondare. Si era appena fermato a fantasticare sugli eventuali risvolti di ciò che aveva in mente. Dopo tutto forse Louis non aveva tutti i torti, quando gli dava del cretino, che il motivo fosse la sua ultima arrampicata su un maledetto sgabello e le conseguenti vertigini o qualunque altra cosa.
D'altra parte aveva appena avuto un'idea così idiota che Louis non avrebbe potuto non essere orgoglioso di lui. «Mi lascerò sfuggire il nome del libro ad una condizione» le comunicò, prendendo così dell'altro tempo per raccimolare quel po' di coraggio che aveva in corpo.
Non ne ebbe bisogno, comunque: «Accetto!» trillò infatti Niav, sporgendosi in avanti, i palmi delle mani premuti sulla superficie ingombra del bancone.
«Accetti?» domandò lui di riflesso; non aveva ancora proposto nulla, come poteva accettare?
Per Niav però il non sapere cosa l'aspettava non sembrava un problema. «Sì, accetto, accetto!»
Accettava. Zayn non riusciva a crederci. Rideva, mentre cancellava la voce dalla lista degli ordini e guidava la ragazza attraverso il negozio. Ascoltava i passi leggeri ma strascicati della ragazza, mentre lei lo seguiva; indossava scarpe troppo larghe per i suoi piedi già discretamente grandi. Era buffa. Buffa in modo tenero.
Arrivato allo scaffale, saltò sullo sgabello e afferrò il volume dalla copertina verde acqua che trovò all'altezza del proprio petto. Nel momento in cui lo fece, si rese conto che il rialzo era del tutto inutile; anche Niav ridacchiò, quando lui saltò giù, passandosi la mano libera sulla nuca. «Ti faccio un pacchetto?» bofonchiò poi, nel tentativo di non mostrare il proprio imbarazzo.
«Sì, grazie» rispose lei allegramente.
E a quel punto Zayn fece una smorfia. «Peccato».
Al suo commento Niav sgranò gli occhi con aria interrogativa e lui, mentre si avviava nuovamento verso il bancone, le spiegò: «Non sono molto bravo con i pacchetti».
Lei ridacchiò, perché, ammise, nemmeno lei ci sapeva fare. Zayn, anche se non era sicuro fosse vero, le fu grato per averlo detto.
«Quindi...» mormorò la ragazza qualche minuto più tardi, dopo aver saldato il conto e nascosto il pacchetto regalo un po' sformato dentro una busta di cartone. «Qual era la tua condizione?» domandò.
Zayn si passò la lingua sulle labbra, trattenendo a stendo un sorriso sardonico. Non aveva più tempo da perdere, ora tutto ciò che doveva fare era... be', provarci. O la va o la spacca, si ripeté per la seconda volta. «Che ne dici di...» Soffocò una risatina nervosa, si passò una mano sulla nuca e poi la lasciò aggrappata alla spalla, come a proteggersi dalla battuta successiva della ragazza. «Vuoi uscire con me?»
Niav sgranò gli occhi per poi chiudergli e Zayn non poté evitare di sorridere, mentre lei arrossiva e boccheggiava, per poi scoppiare in una risata allegra ed imbarazzata, a cui presto si unì la sua. Quando incrociò il suo sguardo, però, sentì il peso dell'incertezza svanire: era andata. Era andata bene!
...e l'aveva anche sentita cantare. Niente di particolarmente entusiasmante, okay, ma “Che figura di merda” era meglio di niente, no?
 
Quel sabato sera, quando Harry scartò il suo regalo di compleanno da parte di Niav, rimase immobile con gli occhi sgranati per una manciata di secondi, poi scoppiò a ridere fino a piangere tutte le lacrime che aveva in corpo. Non che il regalo non gli fosse piaciuto, certo che no. Anzi, era proprio uno dei tanti che aveva ordinato in libreria – spiegò, scambiandosi un'occhiata complice con Louis. Peccato che avesse ordinato quel libro per regalarlo a lei.
 
E Zayn, anche se rimaneva un po' preoccupato che si scoprisse cosa aveva fatto, rise assieme a Niav, quando quel lunedì lei andò in libreria per raccontarglielo – e sostituire l'acquisto con un volume il cui titolo le era stato suggerito da Gemma, la sorella di Harry.
La ragazza si sentì in dovere di ricordargli, su indicazione di Louis, che, tecnicamente, se lei aveva del tutto toppato il regalo la colpa era stata dell'idea di Zayn.
Lui sgranò leggermente gli occhi dietro le lenti spesse, assossì – era arrossito! Niav non aveva mai visto niente di così tenero! - e balbettò qualche sconclusionata frase per giustificarsi, ringrando che lei fosse troppo impegnata a ridere della sua espressione per poter prestare attenzione alle sue parole.
«Immagino di dovermi fare perdonare, allora» commentò poi, alzando lo sguardo per incontrare quello azzurro limpido della ragazza.
Lei sorrise. «Ottima idea! Come?» domandò, inclinando il capo da un lato, lasciando così che la frangia un po' troppo lunga le ricadesse sul volto.
«Vuoi uscire con me?»
Niav arrossì, ma riuscì a ridere. «Avevo già accettato due giorni fa!» gli ricordò, raggiante.
Zayn si strinse nelle spalle e abbozzò un sorridetto sornione: «Vorrà dire che ti porterò fuori due volte».




Non ho nulla da dire, perché, andiamo, è la seconda Ziall nel giro di un mese. Picchiatemi! Io shippo Ziam, il mio cuoricino un tempo shippava Ziam! *sigh*
Here is it! L'unica cosa che posso dire è che, se veniste a dare un'occhiata alle sfide della pagina, sicuramente trovereste qualcosa che fa al caso vostro: c'è di tutto e di più. :)
(Da quando spammi? Ew. Mich, fai pena.)
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Yvaine0