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Autore: Lea_z_98    26/08/2013    10 recensioni
[Storia ad OC; Iscrizioni terminate]
Il Regno di Fiore è un posto pieno di magia, avventura ed incanto.
Però, come ogni altro luogo, è pieno di pericoli.
Uno dei tanti verrà scoperto casualmente da ragazzi ignoti, che troveranno bizzarri gingilli con strambi poteri.
E – come al solito – verrà coinvolta una certa gilda di nome "Fairy Tail".
Molta comicità, molta azione, avventura, suspence, colpi di scena, dramma e, perche no?, anche un pochino di romanticismo.
Cosa saranno questi bislacchi aggeggi a forma di piramide? E cos'è in verità il Regno di Eden?
***
Cit.: "Voi, sciocchi maghi, non potete fare nulla. Il vostro mondo, le vostre vite... non hanno alcun senso, lo capite?
Noi apriremo le porte dell'Eden... le porte del Paradiso!"
***
[IN PAUSA]
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Noticine dell'autrice: Yo, Minna! Sono già qui, contenti? (... NdTutti)

 Scherzi a parte, giuro che mi sono spremuta per scrivere questo primo capitolo. Scrivo una nota all'inizio per dirvi che sarà molto, molto lungo. Conta ben ... 13 pagine di Word.

 Quindi, se proprio volete leggere, sappiate che vi ritroverete un mucchio di parole da affrontare per arrivare alla fine.

 (Un'altra cosa: in questo capitolo appariranno due OC, più dei personaggi inventati da me. In guardia!)

 Vi lascio. Spero che vi piaccia, o per lo meno sia decente.

 Sayonara! *w*

 

 

 

 

Lea_z_98 presenta

Una fanfiction di FAIRY TAIL

Astral Pyramids ~ I Sigilli del Regno di Eden

 

 

 

 

 

 

Capitolo 1: Vogliamo delle spiegazioni!

 

 

 

 

 

Internal Point of View

 

 

 

Correvo.

Era il minimo che potessi fare, dopotutto.

Vedete, io non sono una persona maldestra. Nemmeno pigra. Un po’ strana, forse, ma tutto sommato volenterosa.

… Va bene, è vero che mi addormento abbastanza spesso, ma non perché sia stanco, tantomeno svogliato.

E non guardatemi così! La mia è una malattia, non ci posso fare niente!

Comunque… dicevamo?

Ah, sì: correvo.

E perché correvo?

Non c’era un motivo preciso… anzi, che c’era – ce n’erano ben due!

Il primo era che avevo perso di vista mia sorella.

Il secondo… beh, il secondo era che non vedevo assolutamente nulla.

Non è raro che d’improvviso io non riesca a scorgere più niente, sia chiaro; quando uno si assopisce solitamente perde la facoltà di poter osservare ciò che lo circonda.

Sempre che non riesca a guardare attraverso le proprie palpebre, cosa altamente improbabile.

Ma – poiché sono un esperto in tal campo – posso garantirvi che non ero stramazzato a terra come un ghiro. No no.

Perché, come dovreste sapere anche voi, la fase che precede il sogno è sempre quella del nero più totale.

Ebbene, io non vedevo il nero, bensì il bianco più totale.

Corsi per quella che mi parve un’eternità, finché non mi accasciai a terra, esausto.

Mi diedi una calmata e cercai di fare mente locale.

Innanzitutto… come diavolo ci sono finito qui?

Rimasi in silenzio, meditabondo.

Mi ricordai di una strana pietra – un triangolo, forse – che avevo trovato per strada, accanto alla locanda dove volevo entrare.

L’ho raccolta… e sono finito qui.

Pensai dove potevo averla messa e logicamente la trovai in tasca.

Era completamente nera, non molto grande, con la forma di una perfetta piramide.

La soppesai, incuriosito e sospettoso al tempo stesso.

… Quindi è colpa sua se ho perso mia sorella?, mi chiesi, titubante.

Aspettai uno, due, forse tre minuti, sperando in chissà quale prodigio.

- … Bah.- sbuffai infine, adagiandola a terra.

Come il sasso toccò il suolo, un fischio acuto mi perforò le orecchie e subito apparve una scritta bianca.

Strabuzzai gli occhi e mi avvicinai per leggere:

 

La via è finita,

ma non la tua vita;

Se scherzi col fuoco, ti bruci, non poco!

Piangi e dispera, che c’è la bufera.

Vuoi una mano? Grida “Tucano”!

 

- … Che cosa!?- sbottai, incredulo.

Dopo tale affermazione, la scritta si cancellò magicamente e ne apparve un’altra.

Rimasi basito non tanto per l’avvenimento quanto per il contenuto:

 

Ascolta, demente, non sono paziente;

Lo ripeto una volta, più chiaro, ma una sola!

Vuoi tornare al presente? Te lo dico ancora:

Grida “Tucano” – e cadi in malora!

 

- …-

Sconcertato, non seppi che dire.

Aspettai un po’, infine feci spallucce.

Ammetto che la situazione era assurda, tuttavia quel sassolino sembrava avercela con me.

Presi un profondo respiro e…

- TUCANO!!!-

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Normal Point of View

 

 

 

- Chi mi lecca?-

Il sonno di una persona colpita da una scarica elettrica con l’intensità di un fulmine è profondo, senza sogni e simile alla morte. Svegliarsi da questo tipo di sonno è un’esperienza molto spiacevole, fatta di nausea e lunghi momenti di semi-incoscienza, e finché non si torna perfettamente in sé è difficile capire cosa stia succedendo tutto intorno.

- Chi mi lecca?- borbottò di nuovo Natsu, rigirandosi.

Ricevette uno schiaffo in volto, che gli fece finalmente aprire gli occhi.

Osservò dapprima la mano che lo aveva colpito, poi fece scorrere lo sguardo sul braccio sottile che ne seguiva, finché non si ritrovò a fissare il volto di una ragazza dai capelli verde smeraldo.

Il mago del fuoco impiegò un istante a far mente locale e ricordarsi colei che, qualche tempo prima, gli era irrispettosamente precipitata addosso.

- Scusami.- disse sorridendo Frey (gli pareva che fosse quello il nome) - Ma ho creduto giusto svegliarti.-

- Ah, sì. Ma chi mi lecca?- chiese, tornando al dunque.

Abbassò gli occhi e scorse un batuffolo di pelo appiccicatogli alle caviglie.

Scosse le gambe, scacciando l’animale – un chihuahua bianco, per la precisione – che gli stava placidamente lappando le piante dei piedi. Quello fuggì via impaurito, saltando dal davanzale della finestra.

… Aspetta, finestra?

Il Dragon Slayer si sedette, notando con piacere di trovarsi nell’infermeria della sua gilda.

- Ma come ci siamo finiti qui?- pensò ad alta voce - E perché quel cane mi leccava?-

Frey scrollò le spalle - Non so. Per quanto riguarda quel cagnolino, credo che gli piacesse il tuo odore.-

Natsu la scrutò con un sopracciglio inarcato, valutando se prendere quell’affermazione come un insulto od un complimento.

- In ogni caso…- riattaccò l’altra - Dove sono finiti tutti?-

- Credo che siano di là. Probabilmente Lucy starà parlando con Mira Jane ed il nonnetto…-

- Lucy è quella bellissima ragazza bionda?- lo interruppe, incuriosita.

- Sì, è lei… aspetta, cosa!?-

- Ho capito…- mormorò sovrappensiero la verde, senza badare al color porpora che aveva invaso le guance del “drago” - Quindi Erza è quella con i capelli rossi… e il gatto come si chiamava…? Happy?-

- Sì.-

Frey annuì con soddisfazione, probabilmente auto-congratulandosi per quel barlume di fenomenale memoria.

- Perciò tu… come ti chiami?-

- Natsu.-

- Mh. Natsu. Natsu… Natsu… che nome strano.-

Dragneel si volse trovo - Il tuo non mi pare da meno…-

- Oi, testa d’alga!!!-

Quest’ultima voce, imperiosa, irriverente, che tanto sembrava quella di un certo Dragon Slayer del Ferro, li fece trasalire e quasi cadere dai letti.

Un tremito percorse le spalle di Frey ed una tempia prese a pulsarle sulla fronte, con un ritmo preciso e alquanto allarmante.

Pochi secondi dopo apparve sulla porta Gajeel, che, vedendo i due malati ormai ristabiliti, colse la palla al balzo e disse:

- Ancora a poltrire, voi due? Non avete dormito abbastanza?-

Anche a Natsu iniziò a pulsare una tempia.

- Guarda che non ho dormito così tanto!- esclamò, sebbene non ricordasse effettivamente la reale durata del “pisolino”.

Il compagno liquidò il tutto con un distratto gesto della mano, avvicinandosi nel contempo ai loro giacigli.-

- Oi, testa d’alga,- ripeté - il vecchio vuole fare quattro chiacchiere con te.-

- Ti ho detto più volte di non chiamarmi così!- proruppe la diciassettenne, mostrando una sfilza di denti da squalo.

Subito, però, si ricompose - Aspetta, con chi dovrei parlare?-

- Il vecchio.- spiegò pazientemente Redfox - Il Master.-

Silenzio.

- Il “sovrintendente”.-

Ancora silenzio.-

- … Il tizio che è a capo della gilda.-

- Aaaah! Potevi dirlo subito!- rise Frey, genuina.

Dei goccioloni si fecero strada tra le nuche dei ragazzi.

- Beh, che stiamo aspettando?- la verde balzò in piedi e uscì dalla stanza - Andiamo!-

Quando si fu eclissata completamente, Natsu tornò a fissare Gajeel.

- E quella svitata da dove spunta?-

L’altro assunse un’espressione incomprensibile.

- Non è molto meno svitata di te, Salamander.- replicò, avviandosi - E comunque… temo che lo scoprirai.-

 

Lucy, da come aveva dedotto il nostro caro maghetto del fuoco, stava appunto discutendo con Mira Jane e Makarov, accompagnata da una Titania meditabonda e un Fullbuster in mutande.

Il Master scrutava impensierito il celebre sasso-a-forma-di-piramide-che-scrive-filastrocche-assurde, accuratamente sigillato in una bolla a mezz’aria.

Ebbene sì, dopo una serie di sfortunati eventi, avevano deciso di tenerlo a distanza per questioni di massima sicurezza.

Un po’ più distante si poteva scorgere una Wendy indaffarata a curare una strage: Elfman, Happy, Juvia, Jet, Droy, Pantherlily, persino Levy e Charle. Tutti fulminati.

- Quest’aggeggio è davvero strano. In vita mia non avevo mai sentito parlare di una cosa simile…- sussurrò Makarov, continuando ad esaminare la piramide.

Gray non fece in tempo ad esprimere alcun giudizio sulla sua “giovine età” che Erza gli sferrò una possente gomitata, scaraventandolo direttamente tra le braccia di Wendy.

- Non sa dirci proprio niente?- chiese affranta la maga degli Spiriti Stellari.

- A parte che è meglio non toccarla? No, non credo.-

- Eppure è strano… mi dite che ve l’ha mostrata una ragazza, no?- fece Mira Jane - Eppure non è stata subito colpita dal fulmine.-

Scarlet annuì - In più sappiamo che è precipitata dal cielo dopo averla raccolta.-

Tacquero, immersi nelle loro riflessioni.

- Yo! Salve a tutti!-

Fu proprio in quel momento che Frey fece il suo ingresso trionfale: correndo con la grazia di un elefante indiano che abbia appena deciso di ballare la break-dance, abbatté come tanti birilli una decina di maghi davanti a lei, procurando in tal modo più pazienti per la povera Wendy.

Si accostò al gruppo e, non badando ai vari sguardi allibiti, si mise sull’attenti: - Pronta per parlare col Master, signore!-

- Ben svegliata, Frey.- la salutò Erza, col solito cortese contegno - Va meglio?-

- Va alla grande!- rispose contenta la verde, dimenticandosi della posa militare - Anche Natsu sta meglio. Oh, ma vedo che c’è molta altra gente! Buongiorno, io sono Fr…-

- Frena, testa d’alga! Fai poco la vivace, altrimenti collassi ancora.-

Per la seconda volta in quel giorno, le spalle della ragazza vennero scosse da un forte brivido.

Arrivarono anche Natsu e Gajeel, l’uno massaggiandosi il capo e l’altro incrociando le braccia.

- Ciao, Frey! Io sono Mira Jane, ma chiamami pure Mira.- disse cordialmente la Diavolessa, prima di udire una qualsiasi replica.

- Ah, Mira… okay! Piacere…-

- Questo, invece, è Makarov, il Master,- proseguì la Strauss, ed il vecchio alzò una mano - mentre laggiù ci sono Wendy, la bambina, Gray, quello mezzo nudo, Juvia, quella col cappello, Jet e Droy, rispettivamente quello a destra e quello a sinistra, Elfman, il gigante, Happy, il gatto blu, Charle, la gatta bianca, Levy, quella piccolina…-

Ed iniziò così un lungo e gentile – badate bene: gentile – monologo di presentazioni, così esauriente, articolato, affabile e interessante, che per poco non portò alla morte cerebrale la sua ascoltatrice.

Dapprima era stata anche contenta di quell’esposizione. Poi, lentamente, il sorriso era scemato, lasciando posto ad una smorfia perplessa.

- … infine quella che beve lì è Cana.- concluse Mira, mentre Alberona si appressava levando il sakè.

Ora Frey aveva assunto un’espressione stravolta, distrutta, disgustata, consapevole che, forse, l’assimilazione repentina di quattrocentocinquantamila nomi poteva averle mandato in tilt il sistema nervoso, il sistema immunitario, l’apparato locomotore, il sistema cardiocircolatorio e l’apparato digerente.

- Dunque,- proseguì il Master, riscuotendola dal trauma - dovrei parlarti di questa pietra. Ne sai qualcosa?-

La verde si limitò a scuotere la testa.

- Dove l’hai trovata?-

- In un cespuglio.-

- E l’hai presa in mano, giusto?-

- Sì.-

Silenzio.

- … Che c’è?- domandò la ragazza, sospettosa.

- Beh, da quel che ci hai detto, sembra che tu sia l’unica che possa toccarla.- osservò Erza, seguita dall’approvazione di Lucy.

- Che significa?- indagò Natsu.

- Significa che, se non vuoi prendere di nuovo la scossa, devi starci alla larga.- lo illuminò Mira, poi sorrise - Ma basta parlare di queste cose! Rilassatevi e presentate meglio a tutti questa ragazza. Io e il Master andiamo di là a chiarire la situazione, okay?-

E così fu.

Frey venne trascinata di peso a un tavolo, che dopo un decimo di secondo si popolò di maghi.

Partì in tal modo una sfilza di domande rivolte alla verde: di dove sei, qual è il tuo cognome, hai fratelli o sorelle, quali sono i tuoi hobby, ce l’hai il ragazzo, ti piace il pesce, quanto fa due più due, e così via…

Fortunatamente Titania pensò bene di allontanare la maggior parte degli impiccioni (quelli con i dubbi matematici erano i più ostinati), cosicché lasciassero respirare la nuova arrivata.

In poco tempo il gruppo si ridusse più o meno ai soliti elementi: Natsu, Lucy, Erza, Gray – già sveglio, sì –, Juvia – sveglia pure lei, da come si è potuto capire –, Gajeel, Wendy… e Frey.

- … Mi scoppia… la testa…- fu il mormorio di quest’ultima, accasciatasi sul tavolo.

- Comunque non capisco,- attaccò Gray, accompagnato da un clamoroso “Gray-samaaaa!” di una certa maga dell’acqua - perché è caduta dal cielo? Insomma, passi pure la filastrocca, passi pure la super-scossa-elettrica; ma…-

- Non credo che risolveremo molto continuando così.- lo interruppe saggiamente Wendy - Bisognerebbe avere degli indizi.-

Gajeel osservava la scena con un dito sul mento.

- O qualcuno che ne possa sapere qualcosa.- concordò Lucy.

Pensarono.

Gajeel osservava la scena con un dito sul mento.

- E se lo chiedessimo a Porlyusika?- propose Natsu.

- Mh… non penso vada bene. In fondo nemmeno il Master ne sa qualcosa, perché dovrebbe saperlo lei?-

Ritornarono a pensare.

Gajeel osservava la scena con un dito sul mento.

Continuarono a pensare.

Gajeel osservava la scena con un dito sul mento.

Pensarono ancora.

Gajeel osservava la scena con un dito sul mento.

Ripensarono di nuovo.

Gajeel… insomma, l’avete capito.

- … Si può sapere che stai facendo?- chiese Juvia al suo ex-compagno di Phantom Lord.

Questo rimase ancora un po’ col dito sul mento, poi sbuffò - Credo di sapere chi possa dirci qualcosa…-

Centinaia di occhi indagatori lo squadrarono.

- Frey… andiamo dal capitano.- concluse, coprendosi il viso con una mano, come sconsolato.

L’interpellata si rizzò in piedi come una molla, tra lo sconcertato e lo scandalizzato - Dal nonno!? Ma lo sai che il villaggio non è segnato su alcuna cartina! E poi lui… beh…-

Si fece dubbiosa.

- … Ne sei sicuro?-

- Chi altri può saperlo se non Howel?-

Tacquero tutti.

Frey sospirò.

- Okay, ho capito… gente, si va a Kokirii.-

Infine sorrise - Casa mia!-

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

Il giorno dopo, alle dieci circa del mattino, il nostro gruppo (a cui mancavano le povere Wendy e Juvia, che avevano altro da fare, e gli sfortunati exceed, ancora sotto shock) faceva il suo ingresso nei cancelli di Kokirii.

Qualche lettore, a questo punto, potrebbe chiedersi come avessero fatto ad arrivarci, dal momento che, in effetti, questa città non era segnata su alcuna delle carte geografiche note.

Tuttavia esiste una risposta perfettamente logica a questa domanda.

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per raggiungere senza problemi Kokirii. Ora che avete tutti chiaro come avesse fatto il gruppo a giungere a destinazione, torniamo ad occuparci del suo arrivo. Dunque, appena entrati al villaggio, i maghi si ritrovarono in mezzo ad una strada polverosa. Il luogo, di primo acchito, non fece una grande impressione: era sporco e poco moderno, praticamente da terzo mondo. Sembrava del tutto privo delle infrastrutture fondamentali, e oltretutto poco igienico.

Comunque, a parte questi dettagli irrilevanti, sembrava molto accogliente e piuttosto affollato.

- Venite, vi porto dal nonno.-

Sgomitarono tra una mandria di uomini e camminarono a lungo, forse più di una mezzora, e, quando giunsero a destinazione, le mascelle di quasi tutti i presenti sfracellarono al suolo.

Erano davanti ad un immenso cantiere.

Nessuno riuscì a chiedere nulla che la guida sgattaiolò subito dentro, scambiando due brevi battute con degli omoni all’ingresso.

Dunque la seguirono diligentemente, senza però alcuno zelo.

Passeggiarono per un po’, dirigendosi verso il cuore della fabbrica, una gigantesca struttura in legno, una specie di torre poliedrica alta almeno una trentina di metri e cerchiata di ferro a intervalli regolari, come una botte. Tutto il posto brulicava di operai che trasportavano materiale, martellavano, urlavano; il sole, impietoso, rendeva l’aria bollente e il lavoro dieci volte più faticoso. Tuttavia, in fondo, la confusione, il rumore e il caldo non erano così insopportabili. Solo che ogni tanto ti facevano rimpiangere la tranquillità di un campo di battaglia, il silenzio di un mattatoio o la dolce frescura del cratere di un vulcano.

- Quegli uomini stanno piallando il fasciame per lo strato esterno dello scafo. E quegli altri, invece…-

Tutti quanti annuivano alle spiegazioni di Frey, ma non le ascoltavano realmente. Innanzitutto perché, in mezzo a tutto quello schiamazzo, era comunque difficile riuscire a sentire le sue parole, ma soprattutto perché la sola vista dei lavoratori sembrava metterli in soggezione. Diciamo che non avevano proprio l’aria di operai civili.

- … e tutto quello che costruiscono viene portato qui, dove viene montato secondo i progetti di mio nonno. Ecco, siamo arrivati!- concluse Frey, tendendo la mano libera (l’altra sorreggeva la fantomatica borraccia-anguria) a mostrare la grande torre.

Ormai erano arrivati ai piedi dell’edificio. La sua altezza dava il capogiro.

- Allora, avete capito tutto?- chiese la ragazza, sorridendo.

- Tutto, tranne una cosa.-

Gray guardò in alto, verso la cima della torre.

- In sostanza, che cos’è?- domandò.

- Semplice: un faro.-

- Faro?-

- Sì. Vedete, poiché il faro attuale comincia a dare dei problemi (l’altro giorno è crollata tutta la parete destra), il sindaco ci ha ordinato di costruirne un altro. Poi lo trasporteremo con quel macchinario là…-

E nuovamente la ragazza si perse nelle sue spiegazioni. Almeno finché Gajeel non le diede uno scapaccione.

- Ahi! Cosa c’è?-

- Dobbiamo cercare il capitano, testa d’alga.- grugnì l’altro, spazientito.

- … Giusto. Strano, però, di solito lavora qui…-

- Arriva il sindaco Warren! Arriva il sindaco!-

Il grido improvviso dell’operaio trasformò la confusione e il movimento del cantiere in altra confusione e altro movimento, con la differenza che stavolta essi erano finalizzati non alla costruzione della torre ma alla preparazione di una buona accoglienza per l’autorità in visita. Un uomo, un energumeno più grosso di un armadio a quattro ante e con l’aspetto molto simile a quello di un leone, prese le redini della situazione: i suoi “roarr!” si imposero sul caos e cominciarono a scandire il movimento dei carpentieri che adesso si organizzavano in file parallele, sgomberavano la strada dal materiale e cancellavano la scritta “il sindaco Warren è un coglione” fatta su di un muro la notte precedente.

- Arriva il sindaco? Che fortuna!- esclamò Frey.

- Fortuna? Perché?-

- State a vedere. Eccolo.-

Il sindaco avanzava con sussiego, salutato dagli operai che, in un curioso picchetto d’onore, si erano disposti ai due lati della strada e stavano sull’attenti tenendo al fianco seghe, vanghe e pialle come fossero fucili.

- Ma, insomma, che tipo è questo Warren?- insisté Natsu.

Frey restò a pensarci su per un po’.

- Mettiamola così.- rispose alla fine - Le scritte sui muri possono essere un po’ troppo schiette, ma talvolta contengono delle grandi verità.-

Warren giunse di fronte all’uomo-leone.

Aveva un aspetto abbastanza comune, di quelli che non restano troppo impressi nella memoria: l’impressione che se ne ricavava, principalmente, era quella di una grossa palla con un paio di baffi e, appena sotto, un largo sorriso smagliante.

- Morgan, mio caro amico!- esclamò il sorriso, allargandosi mentre i baffi si muovevano su e giù - Come procede la costruzione? Avanti, dimmi, dimmi! I miei elettori vogliono sapere!-

- Venga, sindaco Warren, le faccio vedere. Roarr, da questa parte, prego.-

Morgan – era proprio questo il nome dell’energumeno – fece gentilmente strada al sindaco e lo portò alla base della torre. Lì i due cominciarono a discutere delle caratteristiche del progetto e dei tempi di costruzione. O meglio, Morgan ne discuteva, Warren annuiva, poi chiedeva nuovamente le stesse cose, perché i suoi elettori volevano capire, e Morgan, roarr, le ripeteva pazientemente.

- Incredibile.- mormorò Gray, sbalordito a quella scena.

- Puoi dirlo forte.- annuì Redfox, convinto.

Frey rise.

- Dai, andiamo. Forse so dove si è cacciato il nonno.- disse, con un cenno del capo.

Si allontanarono discretamente dalla scena, poi, una volta che furono abbastanza distanti, cominciarono a correre.

Superata una sfilza di lavoratori d’umore piuttosto nero ed evitando travi sballottate un po’ ovunque, giunsero sul retro del cantiere. Era un grosso arco profumato, che stonava con lo squallore della fabbrica, su cui vi era scritto “Giardino personale del sindaco”.

Senza esitazione, si addentrarono.

 

Morgan cercò un attimo con lo sguardo tra la gente intorno: gli era parso di scorgere un gruppetto sospetto di individui, tutti quanti con un aspetto bizzarro, non come il suo, roarr. Uno aveva i capelli rosa, un’altra indossava un’armatura, mentre gli era parso di vederne uno addirittura in boxer.

Avrebbe voluto occuparsene, dato che la cosa lo insospettiva, ma non aveva molto tempo per pensare ad altro, con il sindaco Warren che lo teneva impegnato. In quello stesso momento, ad esempio, stava spiegando in dettaglio le prestazioni del faro di loro invenzione.

- E quando installeremo quella nuova lampada potenziata, roarr, potrà schiarire la strada delle navi a quasi cinque chilometri di distanza.- disse.

Il sindaco fece una faccia turbata.

- Ma Morgan, amico mio,- chiese preoccupato - cos’è questa storia dello schiarire? A noi serve un faro che possa illuminare, illuminare, i miei elettori vogliono vedere!-

- Schiarire significa appunto illuminare, roarr.- spiegò Morgan, paziente.

- Ah, certo! Schiarire! Beh, ovviamente! Vuoi che i miei elettori non sappiano una cosa del genere? Dai, continua, continua…-

 

Il giardino era di una bellezza travolgente. Non c’era altro modo per definirlo. Appena ci si ritrovarono dentro, i maghi sentirono come un capogiro, un po’ per l’intensissima mescolanza di profumi vegetali, fiori e frutti di ogni tipo, un po’ perché in quel luogo anche la vista si confondeva, gli occhi si perdevano nell’intrico di piante. Era puro caos, eppure aveva una sua armonia segreta, come se tutto fosse stato disegnato secondo un progetto preciso.

Perciò veniva da chiedersi che ci facessero quattro uomini brutti, sporchi e visibilmente ubriachi seduti sull’erba a giocare a carte.

- Stai barando.- borbottò il primo, che era basso, grasso e con un uncino al posto della mano sinistra.

- Io no. Lui sta barando.- ribatté il secondo, di corporatura media e con una gamba di legno.

- Ma sta’ zitto. È lui che sta barando.- grugnì il terzo, anch’esso di corporatura media, ma senza un orecchio e privo di qualche dente.

- Non scherziamo. Io non so nemmeno come si fa a barare.- protestò il quarto, alto e con una benda nera sull’occhio sinistro.

Da dietro la benda faceva capolino un asso di quadri.

Frey corse verso i quattro uomini agitando le mani:

- Ciao, ragazzi! Come state?-

Quello basso sollevò gli occhi:

- Ehi, guardate chi c’è! La signorina Frey! Coraggio, figli di una cagna, salutate!-

I tipi medi fecero un gesto con la mano. Quello alto si limitò a ruttare, però con molta cortesia.

- Allora, tutto bene?- Frey si voltò indietro - Ragazzi, vi presento i nostri specialissimi Capi giardinieri. Loro dirigono la squadra dei giardinieri che si occupa, beh…-

- … del giardino del sindaco.- intervenne il tipo basso.

- Non l’avrei mai detto.- commentarono Gray e Natsu, all’unisono (tant’è che un istante dopo si lanciarono un’occhiataccia).

- Che razza di gentaglia…- osservò Lucy, piuttosto disgustata.

Per fortuna i diretti interessati non la udirono.

- Piacere.- fece Erza, anche se dava l’impressione di non stare provando esattamente questo sentimento - Io sono Erza, lui è Natsu, questa è Lucy, quello lì è Gray e l’ultimo Gajeel.-

- Piacere nostro.- disse il tizio basso - Io sono Rum, quelli un po’ più alti di me sono Gin e Whisky, e lo spilungone è Champagne.-

All’improvviso apparvero i tanto noti cartellini delle presentazioni:

 

Uomo basso, grasso e con l’uncino:

RUM

Capo giadiniere

 

Uomo medio con la gamba di legno: 

GIN

Capo giardiniere

 

Uomo senza orecchio e senza qualche dente:

WHISKY

Capo giardiniere

 

Uomo con la benda:

CHAMPAGNE

Capo giardiniere

 

- … Champagne?- mormorò Lucy, ignorando i gli avvisi.

- Lo chiamiamo così perché è il più raffinato di noi. Non si mette mai le dita nel naso.-

Rum stette un po’ a pensarci su.

- Beh, almeno non sempre.- concluse.

- Qui fila tutto liscio come l’olio, signorina Frey. Piuttosto, i sui amici non mi sembrano di Kokirii. Cosa sono venuti a fare qui? E poi che cos…-

Champagne smorzò la frase a metà e fissò incredulo il Dragon Slayer del Ferro.

- … Aspetta un secondo… ma tu sei quel Gajeel!?- sbottò, strabuzzando le orbite.

Redfox sospirò - Sì, Champagne. Sono io.-

I Capi giardinieri franarono a terra dalla sorpresa.

- Signorino Gajeel!- esclamò Gin - Corpo d’una balena! Doveva avvertirci che sarebbe venuto! Dannazione, che spavento…-

- Lasciamo perdere i convenevoli.- li fermò la verde, vedendo che già si alzavano in piedi - Stiamo cercando il nonno. È qui?-

- Il capitano? Ah, no. È tornato a casa giusto poco fa. Credo che la stesse cercando, continuava ad urlare che non la trovava più.-

- Vi ringrazio! Lo raggiungiamo subito. Ci vediamo dopo, va bene?-

- Vada pure, signorina!- le gridò dietro Whisky, mentre già lei e i maghi si allontanavano - Che a tenere in riga queste teste di polpo ci penso io!-

- Chi è che terresti in riga, tu?- protestò Champagne.

- Zitto e dà le carte. E levati quell’asso da sotto la benda.-

- Asso? Quale asso?-

Le voci dei Capi giardinieri si facevano sempre più lontane via via che il nostro gruppo usciva dal giardino.

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

- ARASHI!!!-

Una ragazza dall’aria disperata si aggirava per i vicoli di Kokirii: si sbracciava, gridava, pestava i piedi a terra, si deprimeva, quasi piangeva.

Ed era sempre ed una sola la parola che diceva:

- ARASHI!!!-

Appunto questa.

- ARASHI! DOVE SEI FINITO!?-

… E va bene, ogni tanto diceva anche dell’altro.

Riprendiamo: tale ragazza – il cui nome, per la precisione, era Yumi Tamaka – camminò moltissimo; camminò e camminò, passeggiò e passeggiò, girò e girò, vagò e girovagò. E in effetti, dopo tutti questi giri, le era venuto un certo mal di testa.

Comunque, nonostante avesse proseguito per un così lungo tempo, non riuscì a trovare la cosa che tanto insistentemente cercava. O meglio, il qualcuno.

Eh sì, tale Yumi aveva perduto di vista il fratello, da ben un giorno.

Era accaduto tutto all’improvviso: erano in una locanda a mangiare, il ragazzo aveva trovato a terra un sassolino dalla forma stramba, l’aveva raccolto e, puf!, sparito all’improvviso.

Come? Non ne aveva la più pallida idea.

Sapeva solo una cosa: senza di lui si sentiva spaesata. Finita. E sola.

Troppo sola…

Raggiunse una scalinata e, ormai esausta, si accucciò lì, sull’orlo di una crisi di pianto.

Gli mancava, oh, se gli mancava!

Inoltre temeva per lui, troppo.

E se gli venisse uno dei suoi attacchi di sonno mentre sta combattendo?, si chiese.

Scacciò subito quella domanda: non devi nemmeno pensare a cose del genere, si diceva.

E poi gridava: cavolo, devo alzarmi e cercarlo. Ma i muscoli non rispondevano al comando, e quindi rimase lì.

Accucciata, impaurita, come una cerbiatta dispersa in una giungla africana; piccola, carina, indifesa.

Una facile preda.

Effettivamente non aveva granché di spaventoso: aveva un viso tondo, leggermente appuntito agli angoli, candido come il latte; gli occhi erano di un blu fiordaliso bellissimo, ammaliante; i capelli chiari, bianchi, così bianchi che sembravano risplendere – celestiali, accecanti.

Forse l’abbigliamento un po’ gotico poteva destare stupore: il vestito era nero, con ricami marmorei un po' sopra il ginocchio, lunghi e svolazzanti; le calze erano nere, gli stivaletti del medesimo colore.

Yumi sospirò profondamente, affondando la testa nel colletto dell’abito.

- Arashi… ma cos’hai combinato?- mugugnò esasperata.

Non fece a tempo a dir dell’altro, poiché l’occhio le cadde su un gruppetto di passaggio: erano tutti tipi strani, dall’aspetto bislacco e appariscente. Inoltre, su un paio di essi era riuscita a scorgere un marchio, una sorta di uccello fiammeggiante.

Alzò la testa e sgranò gli occhi, perplessa.

- … Maghi di Fairy Tail?- fece.

Non attese oltre: si rizzò in piedi, ed iniziò a pedinarli.

Chissà, forse sapevano qualcosa del fratello.

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

- Siamo arrivati!-

I nostri maghi si accasciarono a terra, sfiniti: due ore di scampagnata erano di gran lunga più micidiali che combattere contro un esercito di gilde oscure.

Ma non avevano tutti i torti a comportarsi così: Frey li aveva portati in un sacco di posti, poi erano usciti di città; adesso, per esempio, si trovavano in una radura sconfinata.

Era facile vedere anche punti molto distanti, perché tutto il terreno era perfettamente pianeggiante. In lontananza sembrava salire con una pendenza abbastanza ripida, ma non si vedeva altro, perché l’intero orizzonte era bloccato da una qualche specie di cortina, forse artificiale, come un muro che attraversava da parte a parte l’altopiano.

Natsu si rialzò prima di tutti e, piuttosto confuso, assottigliò lo sguardo.

- … Scusa, ma la casa di tuo nonno dov’è?-

Frey sorrise - Un po’ più avanti. Impiegheremo circa una mezz’ora.-

Dragneel impallidì e, come colto da un malore, si afflosciò, un po’ come un fiore troppo bagnato.

No, camminare ancora NO!, implorò mentalmente.

Un mezzo di trasporto forse, forse, gli avrebbe anche fatto comodo, adesso…

Rifletté un istante.

… Forse è meglio di no, concluse, non osando immaginare quali dolori di stomaco avrebbe dovuto patire.

Una voce gracchiante in quel momento gli perforò l’orecchio, facendolo trasalire.

- Frey! Gnarr! Razza di sfaticata! Dove ti sei cacciata, gnarr!?-

Un vecchio avanzava malamente, rovinando a terra, saltellando qua e là a gran passi, in preda a un’agitazione esagerata. Ogni due passi sputava, imprecava e mugugnava qualcosa di incomprensibile che suonava come “gnarr”.

O una cosa del genere.

A loro sembrò apparire dal nulla, tanto correva veloce; ma si fece notare subito travolgendo l’unico arbusto mezzo rinsecchito nel raggio di un chilometro, inciampandoci e sradicandolo, mentre le spine dei rami gli stracciavano la camicia di tela. Rotolò a terra per qualche metro, quindi si rialzò come niente fosse, furibondo uguale a prima.

Il suo passaggio era tanto rovinoso che, anche se quella pianura era già desolata di suo, dove lui metteva piede lo diventava un po’ di più, e faceva un tale chiasso che istintivamente tutti i maghi si misero sulla difensiva, impugnando chi le chiavi, chi le spade, chi i vestiti, pronti a fronteggiare l’attacco di quello che si sarebbe detto un intero esercito di feroci scimmie urlatrici.

Frey si coprì gli occhi con una mano e scosse la testa. Gajeel, ugualmente sconsolato, roteò gli occhi e si massaggiò insistentemente le tempie.

- Vi presento mio nonno, il capitano Howel Devies.- disse la verde, ormai rassegnata.

- Frey! Gnarr! Chi è quella gente, gnarr!? E che è sta roba, adesso?

La “roba” in questione era il solito cartellino. Gli si materializzò proprio davanti, con la scritta:

 

Nonno di Frey:

HOWEL DEVIES

Il capitano

 

Con un poderoso “gnarr”, Devies inciampò contro il cartello, lo fece praticamente esplodere, finì nuovamente a terra e scivolò fino a fermarsi con la punta del naso sui piedi della nipote. Si rialzò e spazzò via la polvere con gesti imbrogliati. Fece un paio di giri su sé stesso per raggiungere un rametto secco che gli si era impigliato nel retro della camicia e toglierselo. Infine, fronteggiò Frey.

- Frey, dove accidenti ti eri cacciata, gnarr? Ti ho cercato per due giorni! Ho bisogno di te al cantiere, accidenti, gnarr!-

- Scusami, nonno. Avevo raccolto una pietra a forma di piramide e mi ero persa…-

- Persa! Puah! Gnarr! Che roba! Fila e vieni con me, avanti! Mi serve del legname!-

- Dev, aspetta! Dobbiamo parlart…-

- Zitta e buona, grarr! Mi hai fatto preoccupare, mi hai fatto impazzire, e adesso mi rimbecchi pure, gnarr!?-

Gajeel roteò ancora gli occhi, sbuffò e disse:

- Taci un po’, capitano. Così ti viene un infarto.-

- Tsk, infarto, gnarr! Ma chi credete di essere, gnarr? Voi marinai d’acqua dolce siete dei veri stoccafissi, baccalà, gnarr. Degli scimuniti, ecco chi siete! Dannazione. Gnarr. Gnarr… aspetta un attim… GNARR!?!?-

Il vecchio aveva finalmente guardato in faccia il mago del ferro; aveva spalancato esageratamente gli occhi, poi, come di consueto, era caduto all’indietro.

In preda ad una delle sue crisi epilettiche.

I maghi, sbigottiti, lo osservarono con attenzione. Era senza fiato: ansimava e gnarrava.

Restò per quasi un minuto in quelle condizioni. Ansimo, sputo, ansimo, gnarr, sputo, ancora gnarr.

Alla fine riuscì a riaversi e parlare, aggrappandosi alla nipote.

- Ga… Gajeel, gnarr! Che modi sono questi? Mi hai spaventato, gnarr! E poi perché sei qui!?-

- Grazie per la considerazione…- borbottò Lucy, offesa.

Redfox masticò un qualcosa che sembrava un insulto, poi rispose - Siamo venuti qui per quella maledettissima piramide che ha trovato la testa d’alga.-

- NON CHIAMARMI COSÌ!-

- Ah, sì?- continuò il capitano, fattosi arcigno ed ignorando le “fievoli” proteste della verde - E chi mi dice che tu non sia qui per importunare mia nipote? O, peggio ancora…-

Colto da un’illuminazione, gli puntò minacciosamente un dito contro - Sei venuto a sabotare il progetto del mio faro!!!-

Nelle menti dei maghi si accese un gigantesco punto di domanda al neon.

- … Mi scusi… ma perché dovrebbe fare una cosa del genere?- si azzardò a dire Gray, inarcando un sopracciglio.

- Perché mi odia, gnarr!-

- Questo è vero.-

- Gajeel.- Erza, in tono ammonitorio.

- Mh?-

- Non essere scortese.-

- Scortese io?- il “drago” assunse una falsissima espressione incolpevole - Ma quando mai?-

- Tipo… ogni due secondi.-

- Non ti intromettere, Salamander, o ti spacco quei fottuti canini che ti ritrovi.-

- Che ti dicevo?-

- Maleducato…- Lucy, ancora offesa per la poca (assente) attenzione che gli aveva riservato Devies.

- Aye!-

- … Frey, ma quella non era la battuta di Happy?-

- Può darsi… ma sul copione c’è scritto così…-

- UAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-

Quest’ultimo e poderoso urlo fece sobbalzare tutti i presenti.

Si guardarono attorno confusi, chi premeditando un piano di fuga, chi eccitato all’idea di poter mollare qualche cazzotto a un qualche ignoto malvivente.

Nulla di tutto ciò fu necessario.

D’un tratto il cielo sopra di loro si adombrò; la terra iniziò a muoversi, dapprima lenta, avanti e indietro, poi sempre più veloce.

Lucy barcollò, aggrappandosi all’indifferente Erza; Devies cadde a terra, rompendosi il naso; Natsu e Gajeel ebbero un conato di vomito e si piegarono su se stessi; Gray, notando la distrazione dei compagni, si affrettò a cercare le mutande; Frey, non sapendo che fare, si mise a ballare l’hully gully in verticale sui palmi delle mani.

Dopo poco, la distesa di nubi nere si squarciò, e ne uscì una luce accecante.

Un altro urlo, uno schianto, un “gnarr” imbestialito, altre urla, poi silenzio.

Tornò sereno e – poiché si era diradato anche il polverone causato dal capitombolo – i maghi osservarono l’artefice di quel rumore.

Era un ragazzo più o meno sui diciott’anni, altissimo. Aveva una carnagione abbastanza chiara ed il fisico asciutto, magro, forte; i corti capelli erano nero pece, sbarazzini, dalle ciocche sviate in mille direzioni.

Vestiva con abiti scuri, dall’apparenza gotica; ma, comunque, la cosa che più rimaneva impressa erano gli occhi.

L’uno, il destro, era di un color rubino penetrante, agghiacciante, quasi non appartenesse a lui, ed era attraversato da una leggera cicatrice; l’altro, il sinistro – con un aspetto molto più naturale, quasi rasserenante – era di color blu fiordaliso, in netto contrasto col rosso.

Sentendosi osservato, si volse con perplessità e, rimanendo un attimo in silenzio, scrutò i presenti uno ad uno.

- … Cosa… diavolo…- fu tutto ciò che riuscì a biascicare.

Tacque un istante, poi estrasse da una tasca una pietra nera, a forma di piramide.

… è stato questo coso?, pensò, stranito.

- … Scusa… ma tu chi sei?- Natsu si era riscosso, ed ora lo interrogava.

Il diciottenne attese un istante; poi:

- Io sono Arashi… e… voi?-

Erza, come al suo solito, presentò tutti quanti: Natsu, Lucy, Gray (Gray, i vestiti!), Gajeel, Frey e Devies.

Il nuovo arrivato annuì, un po’ frastornato.

Calò un silenzio di tomba. Dopodiché…

Arashi si addormentò.

Così, su due piedi: crollò a terra e iniziò a ronfare come un angioletto. Un angioletto molto chiassoso.

I maghi non poterono fare a meno di rimanere a bocca aperta.

Un altro secondo di silenzio, e infine…

- ARASHI!-

 

 

 


 

 

 

Angolino dell'autrice

Prima di dire qualsiasi altra cosa, faccio notare che i segni strani e il "Page not found" non sono un errore di visualizzazione, né tantomeno di battitura. Eh sì, è intenzionale. Anche se probabilmente molti di voi l'avranno capito.
Va bien, iniziamo 'sto benedetto angolino.
Ohayo! :D
*Si sentono i grilli*
... Embhé?
Tutti: ...
*Se ne vanno senza dire nulla*
Io: Ma che... °-° ... Ehi! Fermi voi, lettori! Dove credete di andare!? Non potete abbandonarmi!
*Silenzio*
... Troppo tardi -_-
Natsu: Tranquilla! Ci siamo noi!
Io: ...
Natsu: ...
Io: ...
Natsu: ...
Io: ...
NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!
*Cade in depressione*
Tutti: ... o_o
... Va bene, smettiamola con le scenate demenziali.
Parliamo del capitolo!
Dunque, ho cercato di essere un po' umoristica, e spero di esserci un minimo riuscita.
Se vedete errori di grammatica o qualcosa che non va non esitate ad avvertirmi, neh!
Poi... Poi poi poi... Ah, sì, la trama.
Innanzitutto... vorrei spararmi. Sì, avete capito bene. Purtroppo mi sono dilungata un bel po' con Frey *si mangia le unghie* e tutta la storia del villaggio Kokirii (<--- questa è per coloro che amano i giochi di The Legend of Zelda, che mi sono dovuta sorbire per tutto luglio ._.)
Poi... Poi poi poi... Ah, sì, i personaggi.
Allura, dico subito che nonno Dev, Morgan e i Capi giardinieri sono mia invenzione. O meglio: nonno Dev e Morgan sono mia invenzione, i Capi giardinieri solo in parte.
Sono nati da una parlatina serale con mio fratello e dei miei amici. Siamo passati dal Death Note a Stehndal, da Mozart alla creazione di personaggi per fanfiction... °-°
Yumi e Arashi, invece, sono invenzione di Whiteney Black.
Tutti i diritti sono riservati (dicesi disclaimer? °-° boh...).
Ah, una cosa... Se solo provate ad insultare questi ultimi due, potreste non ritrovarvi più la testa la mattina. O qualche altra parte del corpo. E se provate a plagiarli/copiarli senza permesso di Whiteney Black, giuro che non ve la faccio passare liscia. NON CI PROVATE. CHIARO?
Se non vi basta, sappiate che conosco i vostri nomi e i vostri volti, e in più possiedo un piccolo quaderno nero appartenente a un certo Ryuk. Siete avvertiti...
Bene, dopo questi allegri discorsi, faccio una dedica speciale a tutti coloro che non ho potuto far partecipare in questa fanfiction.
Mi spiace, mi spiace, mi spiace... E lo dirò all'infinito. Fosse stato per me, avrei ucciso i personaggi di Fairy Tail per creare una storia tutta nuova, però... Non l'ho fatto, ecco DX
Perciò adesso voglio dedicarvi...
UNA CANZONE! °W°
Tutti: ... O__O
*Scappano via*
... Ma... ma... ma avevo già affittato un palcoscenico...
*Silenzio*
... Ma...
*Si deprime*
.... ..... ..............
*Si riprende*
Va bene, cerco di darmi una spigliata.
Ora voglio parlare dei personaggi che non sono apparsi.
Lo so che ognuno di voi freme di impazienza, in attesa di vedere il proprio OC in azione, AMMETTETELO!
Tutti: per come scrivi? Tsk.
Me: ... O^O
*Cade di nuovo in depressione*
... Okay, mi riprendo subito.
Insomma, che vi interessi oppure no, ribadisco che li farò apparire con tutta calma e tranquillità. Non random. Impazzirei, altrimenti. Non sono così brava da riuscirci, ed impazzireste anche voi, credetemi.
Non vi svelerò l'ordine in cui appariranno i personaggi, sappiate solo che è quasi del tutto casuale. L'ho scelto tirando a freccette! OuO
...
No, guardate che non scherzo. Sul serio. Ho giocato a freccette per scegliere l'ordine. ... E ho una pessima mira.
... Dettagli! ^-^
(Comunque l'idea non è stata tutta mia. Sempre in quella fatidica serata con fratellino e amici, abbiamo messo su questa cacchiata... senza offesa, neh! *si ripara da eventuali mitra*)
L'unica cosa che posso dirvi riguardo il prossimo capitolo è che probabilmente ci sarà uno "stacco", ovvero abbandonerò tale scena (e intendo quella che avete appena finito di leggere) e farò una specie di parallelo, tornando poi sempre qui.
... Lo so, non avete capito nulla.
Non mi so esprimere… DX
Anyway... Credo che sia il momento di chiudere.
Ringrazio chiunque abbia letto, chiunque abbia messo questa storia tra i preferiti/seguiti e chi (se) vorrà recensire!
Sayonara :D

Lea

 

 

 

 

 

 

 

  
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