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Autore: AsanoLight    26/08/2013    1 recensioni
Una raccolta di Drabbles e Short-Fic, alcune basate sulla pairing HiratoxAkari.
Vari inserti con Tokitatsu, Gareki e Yogi.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Akari, Altri, Hirato, Tokitatsu, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '♣ Karneval Parade'
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«Ieri notte ho sognato i miei genitori»

Si interruppe per scrutare la reazione di Gareki a quelle sue parole. Il moro aveva alzato gli occhi dalla sua rivista e li aveva posati perplessi sul biondo, quasi velati di una nota di stupore che lo fece trasalire. Non se l’aspettava, forse? Sorrise, dissimulando la morsa malinconica che cominciava ad abbracciargli l’animo e fece spallucce.
«Ah, ma non è niente di che, eh eh. Ogni tanto mi capita, tutto qui»

Gareki storse un angolo della bocca, palesemente irritato. Eccolo lì, il solito pagliaccio che, preso dalla nostalgia, occultava ogni prova del suo dolore o malcontento con quella dannata risatina. Non poteva fare a meno di considerarlo un codardo. Poteva essere anche un valoroso guerriero in campo di battaglia, ma quando occultava i suoi sentimenti dietro un sorriso, gli faceva decisamente perdere la pazienza. Sbuffò arrotolando la rivista nella mano e brandendola a mo’ di arma e gliela scagliò con non molta delicatezza sulla nuca, in un gesto risentito.

«Odio quel tuo sorriso», borbottò, «E’ irritante». Non era allergico all’allegria, lui. Ma odiava decisamente le bugie. «Se non impari ad affrontare il tuo passato, continuerai a soffrirci, idiota». Yogi lo scrutò perplesso, con la sua solita espressione da cucciolo, incutendo tenerezza dunque assentì sereno lanciandoglisi addosso in un abbraccio, quasi strozzandolo. «Sono felice, Gareki-kun», si prese la libertà di avvicinarglisi all’orecchio in un’intima confidenza, respirandogli quasi direttamente nel timpano, «Perché ti preoccupi per me».

Il moro si ritrasse, con un’espressione di imbarazzo che gli riempiva il volto tingendoglielo dello stesso rosso del tramonto all’orizzonte. No, non si stava preoccupando per lui. Non ne aveva motivo. Yogi era lì con lui, non avrebbe mai lasciato il suo fianco né ci sarebbe mai stata maniera che avesse fatto ritorno tra i suoi cari. Erano i ragazzi del Circus la sua famiglia. Non aveva bisogno di rivangare il passato né di chiedere altro, sebbene ciò fosse stato lecito.

Ma anche così, l’idea che una parte di Yogi desiderasse ancora quel passato, quella vita comune fatta di genitori e fastidiosi fratelli o sorelle non poteva non turbarlo e farlo sentire insicuro. Gareki non sognava mai Tsubame né Yotaka né Tsubaki, che eppure per alcuni anni aveva avuto quasi il coraggio di considerare alla pari di una famiglia. Ogni tanto li pensava, immaginava come sarebbe stata la sua vita se non se ne fosse mai andato, se fosse rimasto con loro un’altra notte, per un’altra cena tutti insieme, felici nella miseria. Ma non li aveva mai sognati. Yogi invece l’aveva fatto. Aveva sognato i suoi cari, il chiaro manifesto di un forte desiderio sepolto da qualche parte nel suo subconscio.

Sciolse l’abbraccio e lo scrutò severo attraverso i suoi occhi di cenere. Che significava…? Perché, allora, se voleva tanto tornare a casa era ancora lì, giorno dopo giorno, a combattere i Varugas, a travestirsi da Nyanperowna, a sorridere al mondo? Perché sforzarsi? Perché sprecarsi?

«A cosa stai pensando Gareki-kun?», domandò Yogi, il volto irradiato da un luminoso e solare sorriso. Scosse la testa in sospiro.

«Alla malinconia dei pagliacci»
   
 
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