Ringrazio
anche solo chi
legge.
Partecipa alla fanfiction challenge.
Prompt:
La
canzone sotto.
Gay Pirates Cosmo
Jarvi
Spero
che non ti abbiamo legato
Le mani tanto strette quanto le mie,
Ti vedrò sul fondo di questo
Oceano azzurro, tesoro, prima o poi
Ma
io sono tuo, lo sai
E ti amerò ancora all'inferno.
Cadiamo giù
E sto cantando
Yo-ho,
Sebastian
Andiamocene lontano
In qualche posto dove il capitano non si arrabbi.
Yo-ho, Sebastian
Voglio amarti per bene
Ci meritiamo molto di più di quanto abbiamo avuto.
Ci
ameremo anche all'inferno
Sebastiano
si sfilò il cappello nero da pirata dal
capo e lo appoggiò sul tavolinetto.
Il
timoniere gli sorrise, la luce della lampada ad
olio faceva brillare l’orecchino che indossava.
Sebastiano
gli si avvicinò e gli afferrò il collo,
piegando in avanti il capo.
Daniele
si grattò il mento e gli fece
l’occhiolino.
Sebastiano
unì le sue labbra a quelle del più giovane
e questo contraccambiò. La porta andò in frantumi
e una palla di cannone
attraversò la cabina. I due si gettarono a terra, accanto
alla brandina
puzzolente di urina.
“Immorali,
figli di merda, checche!” gridò il
Capitano.
“Buttiamoli
ai pesci!” gridò una voce maschile.
“Giù
dalla passerella” disse una voce più
giovane.
Sebastiano
fu afferrato per le braccia da due compagni
e Daniele venne rimase carponi cercando di raggiungerlo gattonando. Due
compagni lo colpirono ripetutamente ai due fianchi con una serie di
calci. Un
terzo lo colpì alla testa con una bottiglia facendolo
svenire. Cocci di vetro,
rum e sangue si rovesciarono sul pavimento.
“No!”
gridò Sebastiano. Si dimenò facendo
ripetutamente sbattere contro il pavimento il cannocchiale che portava
alla
cintola. Il capitano gli puntò la spada alla gola e la
vedetta sgranò gli
occhi, spostando all’indietro la testa.
“Legateli
e buttateli a mare!” ordinò il capitano.
“No,
lui no! Uccidete solo me, vi prego” supplicò. Si
divincolò, colpì con un calcio un altro pirata,
morse a sangue quello accanto e
diede una serie di testate. Un energumeno lo bloccò a terra
e utilizzò delle
corde per bloccargli le braccia. Un altro fece una serie di nodi a
delle corde
intorno alle sue caviglie.
<
Fa che leghino così stretto solo me >
implorò
mentalmente. Un negro legò Daniele e se lo portò
fuori dalla cabina
trascinandolo per le spalle. L’energumeno sollevò
Sebastiano e lo portò su una
spalla sul ponte, lo mise sulla passerella e lo spinse facendolo
rotolare. Sebastiano
urlò di dolore all’impatto con l’acqua,
la testa gli pulsò, le orecchie gli
fischiarono e la vista gli si appannò con una serie di
brillii biancastri.
Sebastiano
allungò il cannocchiale e si
sporse. Guardò Daniele sbattere le mani tra loro, saltellare
sul posto e
scoppiare a ridere. Si mise a saltare in cerchio seguendo il ritmo.
“Yo-ho!”
gridarono più voci. Sebastiano si
portò la bottiglia di rum alle labbra e diede una sorsata,
sentendo la gola
bruciare e lo stomaco dargli un paio di fitte.
“Il
mio ragazzo è bellissimo” bisbigliò.
Il
corpo di Daniele fu lanciato dal paravento, il
getto d’acqua investì Sebastiano facendogli
perdere i sensi. Daniele aprì gli
occhi sentendo il contatto con l’acqua fredda.
Tossì e sputò, si dimenò
sentendo le corde graffiargli la pelle dei polsi e delle gambe.
Guardò Sebastiano
andare giù e su, si mosse con più furia e si
tagliò con le corde e il sangue si
allargò come una macchia rossa nel mare.
Daniele
strinse più forte il timone. Si
voltò a destra e a sinistra vedendo due barili e il resto
della tavola del
ponte.
“Siamo
solo noi anche oggi!” gridò.
“Sempre
quando gli altri hanno bevuto fino
a tardi!” ribatté Sebastiano. Lo raggiunse e gli
baciò il collo. Daniele
arrossì.
“Un
giorno ce ne andremo lontano, in un
posto dove il capitano non si arrabbi. Ce lo meritiamo”
mormorò. Sebastiano
annuì.
“Appena
faremo porto” sussurrò.
Daniele
sentì l’acqua bruciargli gli occhi, entrargli
nelle narici bruciandogliele e il petto dolergli. Scese a fondo
appesantito
dalle sue membra. Sentiva la gola bruciargli e strinse gli occhi.
Mugolò
ripetutamente, i polmoni gli ardevano, la bocca
gli si aprì facendo entrare l’acqua.
< Ti
amerò anche all'inferno > pensò,
perdendo i sensi.