L'AMORE DI UNA MADRE

Un silenzio di morte dilagava nei corridoi deserti di Malfoy Manor.

Le luci delle candele non illuminavano le stanze e il buoio era il padrone indiscusso della villa.

Nella camere da letto padronale Narcissa Black in Malfoy viveva la sua solitudine.

Stesa su un materasso troppo grande per una persona sola, fissava il soffitto, senza vederlo.

Le lacrime si erano ormai seccate sulle belle gote candide e il trucco nero degli occhi era colato sul viso, rubandole quell'immagine di compostezza che sempre aveva amato ostentare.

La manica sollevata della veste lasciava scoperto un marchio, uno sfregio troppo grande per un braccio così esile. Troppo terribile per il cuore di una madre. Prese a graffiarsi l'avambraccio con furia, gemendo sofferente con il volto schiacciato nel cuscino.

L'odio nei confronti di colui che li aveva marchiati come bestie esplose nel cuore della donna, montò come un'onda in ogni vaso sanguigno della bella Purosangue bionda.

Sognò che le braccia forti del suo bel marito la stringessero consolatorie. Ma questo non era possibile: il biondo Mangiamorte marciva in una sudicia cella di Azkban. Questo pensiero le strappo un singhiozzo straziante.

L'egoismo sfrenato di un mostro senza cuore le aveva portato via l'amore. L'unico vero amore della sua vita. L'unico che era riuscito a penetrare le sue solide difese.

E ora chiedeva anche suo figlio. Il suo unico figlio. Così bello, così giovane.

Le lacrime ripresero a scorrerle ribelli sugli zigomi elegantemente scolpiti.

Le unghie cominciarono a graffiare in modo incontrollabile le lenzuola, quasi come se la donna volesse scaricare la sua frustrazione su di esse.

Il Signore Oscuro aveva affidato al suo bambino il compito di uccidere Albus Silente, compito che per un ragazzino di soli sedici anni equivaleva ad una condanna a morte. Pretendeva che arrivasse dove nemmeno il più feroce tra i Mangiamorte era arrivato. Dove Voldemort stesso non era arrivato.

La stava punendo per il fiasco al ministero.

La stava punendo perché il suo amato marito non era riuscito a conservare intatta la profezia che egli tanto desiderava.

Si alzò dal letto e si diresse verso la camera di Draco.

Si sdraiò sul letto del ragazzo semi addormentato e gli si avvicinò.

Lo attirò vicino a sé e lo strinse al petto come non faceva da anni. Sentiva sul petto il respiro caldo del ragazzo. Così vivo. Ma per quanto ancora?

Lui si abbandonò tra le braccia della madre, abbandonando quella maschera di freddezza che aveva ereditato dal padre.

“Ti proteggerò figlio mio”

Una promessa che scivolava intima tra loro, come le lacrime di Narcissa scivolavano sui capelli biondissimi del ragazzo tra le sue braccia.