Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Dami    26/08/2013    2 recensioni
Vampiri, un rito, una profezia, semidei e Hogwarts. Come sono legati? Hanno tutti qualcosa a che fare con Helen Marie Foster, ottime studentessa al sesto anno della prestigiosa scuola di magia e stregoneria. E' bella,intelligente, Grifondoro e mezzosangue e ovviamente non può mancare il bastardo che la tormenta con gli occhi blu cobalto, i capelli cioccolato e il profumo di menta. Chi è lui? Adam Thomas Tunner; schifosamente bello, altezzoso, viziato e spudoratamente Serpeverde, che sarà la causa della maggior parte di problemi di Helen.
In questo anno la Grifondoro affronterà eventi che distruggerebbero il più forte degli uomini, portandola ad un punto in cui anche l'individuo più tenace vorrebbe lasciarsi morire. Ma c'è solo una regola che la nostra Helen deve ricordare: l'amore vince tutto.
Premetto che è la mia prima fan fiction e non assicuro niente a quelle povere anime che avranno il coraggio e la voglia di leggere questa storia.In ogni caso, ringrazio coloro che perderanno un po' del loro tempo sulle mie parole.
Un'ultima cosa: sarei contenta che CHIUNQUE recensisse.Buone o cattive non mi interessa, tutti i consigli e le critiche sono bene accette per migliorare. Detto questo... BUONA LETTURA!
Genere: Erotico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Luna/Ron
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo cinque.
A

 L'inverno iniziava ad avviarsi verso novembre e nel castello di Hogwarts la temperatura era cambiata.  
Alcune sere dopo che fu trovata in biblioteca addormentata, Helen tornò da una delle ronde trascorse con Tunner e non vedeva l'ora di potersi finalmente rilassare. Per sua fortuna la Mcgranitt quella sera non aveva affidato loro i Sotterranei e tutto sommato aveva passato piacevolmente quel tempo. Fuori dal buio Tunner sapeva essere davvero di compagnia; non voleva sbilanciarsi troppo ma alla regina di Grifondoro sembrò quasi che avessero scherzato.
Nei giorni passati si era ritrovata a riflettere molto; su di lei, su Peter.
Si ritrovò confusa come non le era mai successo prima. Tirando le somme arrivò alla conclusione che i sentimenti che aveva provato per il ragazzone del settimo anno di Grifondoro erano stati indotti dall'abitudine; nessuno dei due era più innamorato dell'altro. Ormai si trattava solo di una perdita di tempo e una causa di dolori inutili.  
Quasi volerlo fare apposta appena ebbe messo piede in camera Annabeth l'avvertì che Peter, appunto, aveva chiesto se potesse raggiungerlo al corridoio del terzo piano.  Lì sul momento non le sembrò una richiesta molto stravagante ma più andava ad avvicinarsi al terzo piano più pensava che la richiesta, di quello che di lì a poco sarebbe diventato il suo ex-ragazzo, non aveva il ben che minimo senso.
Era inutile tirarla tanto per le lunghe con la loro storia.
<< Peter? >> chiamò con voce tranquilla. Nonostante il corridoio, in quel momento, fosse buio, non era spaventata. Che la sua folle paura del buio stesse pian piano sparendo?
<< Sono qui! >> le rispose il ragazzo, facendosi avanti.
Appena gli fu vicina si preoccupò di mettere in chiaro le cose tra loro.
<< Dobbiamo parlare. >> disse decisa guardandolo fisso negli occhi marroni. Le fece cenno con la testa di continuare e Helen, perso un bel respiro, lo fece.
<< Senti Peter,  da un po' di tempo che ci penso. Tra noi due le cose non vanno più come prima. Io... io credo che dovremmo lasciarci. >> sospirò. Improvvisamente le sembrò di essersi tolta un enorme macigno dallo stomaco.
<< E' per Tunner, vero? >> abbaiò subito dopo Peter, lasciandola stupita.
<< No, cosa ti salta in mente? >>
<< Mi salta in mente che tu , negli ultimi tempi, sei sempre con quella serpe. >>. Helen si trattenne a stento dallo scoppiare a ridergli in faccia.; proprio ora faceva il geloso, quando invece l'aveva ignorata.
<< Peter- riprese allora con pazienza. - sai benissimo che io e Adam siamo compagni di pozioni e facciamo la ronda insieme... >>. In quel momento aveva tanto l'aspetto di una madre che cerca di spiegare per la centesima volta una semplice situazione al figlio piccolo.
<< Ah- fece aspro- come mai adesso è diventatio pure Adam ? >>. Solo quando glielo ebbe fatto notare si accorse di averlo chiamato per nome.
<< Sono sciocchezze. >> cercò di blandirlo. Il ricordo felice del Patronus, chiamarlo per nome. Stava cambiando tutto.
<< Per te saranno sciocchezze Foster... ma per me contano. >>
<< Ah, adesso sono diventata Foster ? >> ; quel particolare, chissà perchè, l'aveva fatta infiammare. Lui si limitò a guardarla dall'alto con sufficienza.
<< Sì, da quando vado con Linsday. >> rispose freddo. Per un attimo gelò di rabbia, poi con tutta la dignità che le era rimasta e tutta la freddezza di cui era capace, rispose: << Beh, visto che sono la Foster, riprenditi la tua stupida collana! >>, se la staccò da collo e gliela lanciò quasi in faccia mentre i nervi cominciavano a cedere e le lacrime cominciarono a premere per uscire. Non pensava potesse fare così male. Si sentiva uno schifo e il ragazzo davanti a lei lo disgustava.
<< Non lo voglio, è un regalo. >> ribattè lui.
Ipocrita. Ora voleva anche fare l'uomo con un'etica.
<< Non lo voglio il tuo stupido regalo, mi fa schifo, come mi fai schifo tu ! >> urlò disperata e in quell'istante riuscì a percepire nei suoi abiti un profumo femminile che non apparteneva a lei.
<< Sei un bastardo... >> sibillò con le lacrime agli occhi.  
<< E tu una puttana. >> rispose freddo guardandola negli occhi. Con che coraggio...
<< Sai, - iniziò con tono saccente- dovresti guardarti le spalle, a volte. So che sei sta chiusa in camera con Tunner e sai cosa ti dico? Spero si sia divertito, ma tanto ora ne avrà già un'altra. >>
Lo schiaffo che partì appena ebbe finito, il ragazzo ne avrebbe portato memoria ( e segni ) per un luuunghissimo tempo.  Gli centrò in pieno la guancia, stampandogli cinque dita ben visibili a chiunque.
<< Non ti permetter mai più. >> gli sibillò fredda prima di scapare via in lacrime.
Era talmente arrabbiata che nemmeno sentiva le gambe farle male per la corsa. Voleva solo scappare, lasciarsi tutto, tutta la sua vita alle spalle. Se glielo avessero detto, non avrebbe mai pensato di sentire tanto male per un essere del genere. Era stata umiliata e ferita, anche insultata per qualcosa che non si era mai nemmeno sognata di fare. Si sentiva... distrutta. Era in crisi, non avrebbe nemmeno visto un troll di montagna tanto l'aveva sconvolta.
Solo quando si sentì respinta da qualcosa di resistente, riuscì a raccimolare un briciolo di lucidità.  Alzò gli occhi azzurri, rigati di lacrime, e due pupille di un intenso blu cobalto la fissarono severi poco più in alto di lei. Si sentiva tanto sola in quel momento che non ci pensò nemmeno: si buttò contro il suo petto e lo abbracciò ,lasciando di nuovo che le lacrime le rigassero le guance. Preso alla sprovvista sul momento si mostrò titubante ma poi se la strinse ancor di più. Non servirono parole, aveva già capito tutto guardando i suoi occhi lucidi.
La strinse per le spalle, accarezzandola dolcemente. Non avrebbe mai pensato che lui stesso potesse essere capace di tanta compressione per lei, per il momento la sua anima di Serpeverde era ben nascosta in profondità.
Se non fosse stato per quegli occhi azzurri che imploravano aiuto, se la caricata in spalla per portarla nei sotterranei. Ci aveva già pensato altre volte.
Quasi fosse normale se la caricò in braccio, mentre Helen veniva squassata dai singhiozzi rumorosi e violenti.  
<< No... >> obbiettò debolmente con gli occhi chiusi e il viso premuto contro il suo petto. Quell'innocente profumo di cannella lo fermò dal portarla in camera sua.
<< Zitta, Mezzosangue. >> le impartì con tono fermo e lei, troppo scossa per controbattere, si lasciò cullare.
Sentirsela addosso e non essere in un letto, per lui era una sensazione praticamente mai provata...
Una bellissima sensazione, pensò .
 La cullò come si fa con i bambini fino a quando non la sentì calmarsi e rimase in completo silenzio.
Dovette anche litigare con la Signora Grassa all'entrata del dormitorio di Grifondoro che lo accusò di essere l'artefice di quel disastro. Sussurrata la parola d'ordine entrarono e Adam ringraziò Merlino perchè fosse notte fonda.
Bussò alla porta indicata dalla bambina dolce tra le sue bracciae una Potter semiaddormentata gli aprì spalancando gli occhi per la sorpresa e poi per la paura.
<< Helen! - esclamò spaventata.- Cosa le è successo? >> gli chiese lanciandogli un'occhiata.
<< Harper! >> ringhiò Adam entrando. La Potter gli indicò il letto di Helen e lui ce la sdraiò sopra, premendole le labbra sulla fornte, come se volesse sentirle la febbre, prima di sussurrarle incoraggiante all'orecchio: << Ti ho già detto che è solo mio il privilegio di farti piangere. Ti sei dimenticata di dirlo a quel testone? Bene, glielo dirò io. >> sussurrò ironico e per un attimo Helen sembrò accennare un sorriso.
<< Grazie Adam. >> lo ringraziò la Potter prima di uscire.
<< E' stato un piacere. >> ammise.
Sparì veloce come un fulmine dalla torre pregando di aver fortuna quella sera.
Se Helen non si era mai sentita così avvilita a presa in giro come quella sera, Adam non era mai stato così incazzato nero.
Stava scendendo le scale quando promise a sè stesso che avrebbe cercato, e trovato, quel bastardo. E allora sì, che sarebbero stati dolori. Solo Merlino avrebbe potuto aiutare quel Grifondoro adultero.
Il disgusto che provò quando lo trovò a parlare con un Corvonero fu indescrivibile. In un flashback si ricordò subito di lei; era la stessa che aveva visto uscire dalla torre Grifondoro quando era andato a cercare Helen ed era la stessa con cui era andato a letto una settimana prima.
<< Fa vedere, tesoro. >>
<< Tranquilla piccola, non è niente. Quella stupida mi ha fatto niente. >>.
Adam si trattenne a stento dal ridere, quella stupida , come aveva appena definito Helen, gli aveva lasciato una bella cinquina sulla guancia destra.
Aveva una gran voglia di vomitare standoli a guardare. Così zuccherosi...che schifo.
<< Ciao Linsday. >>, si mostrò chiamandola con voce bassa. La Corvonero si voltò verso di lui e le guance le si imporporarono; Peter lo guardò in cagnesco.
<< C-ciao Adam. >>. Di colpo diventò timida.
<< Sparisci! >> fece poi il Serpeverde in tono duro. La ragazza, senza esitare, si dileguò sotto lo sguardo allibito di Peter.
<< Ciao Harper! >> ghignò Adam, pregustanto la sua vendetta. Si avvvicinò al ragazzo di fronte a lui , senza pretesto e lo con un pugno tanto forte da farlo tentennare.
<< Ma sei impazzito, Tunner? >> domandò il ferito, incredulo mentre si massaggiava la mascella.
<< No, sono incazzato. >> sibillò a denti stretti Adam, sistemando i polsini inamidati della sua perfetta camicia bianca.
<< Tu sei matto! >> esclamò Peter, la paura che gli si leggeva negli occhi.
<< Sai, Harper, non mi piace che mi si dia del matto... o del pazzo. >> mormorò con voce minacciosa.
<< Crucio! >> mormorò poi velocemente, prima che il Grifondoro potesse ribattere. Il corpo di quel traditore iniziò a contorcersi per la maledizione e si lasciò sfuggire un ringhio di dolore.
<< Questo è per Helen; per ricordarti che lei non è una sciaquetta, e che a me non piace condividere i miei privilegi. >> gli ringhiò a denti stretti.
Lo lasciò andare solo quando lo vide piangere dal dolore; ritrasse la bacchetta e Peter rimase a terra ansimante.

Mentre il suo nome veniva difeso a spada tratta, una distrutta Grifondoro decise che farsi una doccia sarebbe servito a rilassare i nervi. Annabeth era uscita da poco, non spiegando dove andase.
Del bagno dei Prefetti non se ne parlava nemmeno, così decise che la doccia della loro camera sarebbe andata più che bene.
Aprì il getto dell'acqua e ci si buttò sotto, lasciandosi investire dalle emozioni. Le veniva da vomitare, era schifata, voleva urlare fino a strapparsi le corde vocali.
Sentiva ancora tra i suoi capelli il buon profumo di Tunner. cioccolato e menta. Pensò di avere un angelo custode in quel ragazzo. L'aveva salvata; a pensarci non sapeva dove l'avrebbe portata con quella confusione che aveva in testa.
Si lasciò scivolare contro la parete, fino a rimanere seduta, sotto il getto dell'acqua calda che la accarezza dolcemente.
Chiuse l'acqua quando pensò di essersi calmata.
Mentre si infilava l'accappatoio, l'occhio le cadde sullo specchio alle sue spalle.
Si portò una mano al bocca,stupefatta quando vide quel disegno sulla sua spalla. Erano delle sottilissime linee, molto simili a un tatuaggio. Sembrava l'ombra di una lettera. Se ne stava lì, incompleta, stampata sulla sua spalla destra e non la faceva che sentire tranquilla. Quello doveva essere un segno, non la spaventava l'idea di che significato o motivo potesse avere. La accettò di buon grado, come una fetta di dolce il giorno di Natale.
Venne distratta dalla contemplazione di quella lettere A solo dal rumore della porta apert ada Annabeth che rientrava.
Si aciugò con un colpo di bacchetta e dieci minuti dopo stava già dormendo al caldo nel suo letto.
Non fu il solito sonno traquillo, quello della ragazza; vuoi il litigio con Peter, vuoi l'arrivo tempestivo di Adam o il tatuaggio appena scoperto, fatto sta che la Grifondoro fu tormentata da occhi blu e profumo di menta, tutta la notte.

La ragazza e il suo angelo custode, così come lo aveva classificato lei, si ritrovarono di nuovo insieme il pomeriggio seguente in biblioteca. Il professore dipozioni Horace Lumacorno aveva affidato ben due ricerche alla coppia, una delle quali affidò esclusivamente a loro due perchè il professore aveva esplicitamente richiesto un loro << magnifico lavoro. >>, come lo aveva descritto.
Arrivati a quel punto, ormai ci avevano fatto l'abitudine alle stranezze del loro professore.
Ricordando molto chiaramente quanto successo la notte precedente, Helen Marie Foster si chiuse nel silenzio. La spalla le prudeva incessantemente quel pomeriggio, sembrava volesse prendere fuoco. Per non parlare delle sue guance che non ne volevano sapere di assumere un colorito che non ricordasse la porpora.
Il suo era un imbarazzo dovuto alla troppa gentilezza, non si sarebbe mai aspettate un gesto del genere da Tunner. Quando l'aveva stretta contro il suo pettosi era sentita al sicuro, finalemente un posto dove fosse protetta. Gli era debitrice e non le pesava, anche se l'indifferenza dimostrata da lui in quel momento era quasi dolorosa. Dopo aver condiviso un'esperienza simile non si può essere tanto indifferenti. Le faceva male, la ferì.
Ma lui, Adam, credeva di fare la giusta cosa; si conosceva troppo bene e sapeva che sicuramente si sarebbe fatto sfuggire qualche commento sbagliato. Anche lui ''soffriva'', a modo suo. La sera passata qualcosa , dentro di lui, si era mosso, era cambiato. Voleva solo poterla stringere e sentire il suo profumo addosso.Voleva lei, punto. Non c'era un perchè e non c'erano nemmeno altre spiegazione plausibili.
Il problema stava nel capire in quale modo la volesse: mica, riserva per scaldargli il letto, o qualcosa di più serio e impegnativo?
Non lo sapeva. Per lui era del tutto nuovo, inaspettato. Figuriamoci che non sapeva nemmeno dare un nome a quel qualcosa che aveva iniziato a sentire. Forse per ignoranza in materia o per paura della ''diagnosi''.
Quando si parlava di Helen per lui non c'era niente da fare, era impacciato, silenzioso. L'intraprendenza che aveva dimostrato e perfezionato negli anni precedenti, spariva. Puf, dissolta con l'arrivo di lei. Forse era stupido e infantile ma quando parlava della Grifondoro, con la Grifondoro , lo sapeva, i suoi occhinon potevano fare a meno di brillare. Non serviva che qualcuno glielo dicesse, lui lo sapeva benissimo da solo; perchè i suoi occhi erano qualcosa di talmente bello da cui era difficile staccarsi. Erano vivaci, attenti, luminosi, a seconda della persona che avevano davanti mandavano bagliori di apprezzamento oppure rabbia. Mai di disprezzo. Nemmeno quando si trattava di lui la Mezzosangue riusciva a disprezzare veramente qualcuno. Era lei ad essere così: troppo buona, troppo magnanima, bella e intelligente.
Se solo avesse pensato queste cose di una Mezzosangue Grifondoro un mese prima si sarebbe sgridato da solo, ma ormai si era arreso da tempo. Al diavolo suo padre e le sue stupide e obsolete tradizioni Purosangue, Adam Thomas Tunner con il suo intoccabile cuore di ghiaccio si era lasciato ipnotizzare da due occhi azzurri come il cielo d'estate che avrebbero persino potuto fargli dimenticare il suo nome. E proprio poco distante da lui, quegli occhi stavano scorrendo velocemente una pagina.
<< Guarda qui! >> disse richiamando a sè quegli occhi. Quando non mandavano saette erano dolci e sensuali, miscelati in un mix che faceva svegliare i sensi.
Vedendola lì, imbambolata, in un gesto del tutto naturale prese la sedia su cui stava seduta e la trascinò verso di sè con fare disinvolto, lasciandola ancora una volta confusa.
<< Credo sia interessante questo tratto. >> disse indicandole il paragrafo in questione.
Helen si avvicinò per leggere meglio; sentiva lo sguardo perpetuo di Adam fisso su di lei. Il profumo di menta le solleticava le narici piacevolmente e mai come in quel momento voleva averlo vicino. Forse era stat una debolezza del momento, ma era stata percorsa da brividi grandi come scosse di terremoto quando le aveva semplicemente poggiato le labbra sulla fronte; non l'aveva baciata ma era stato quasi meglio. Non credeva posibile che un semplice contato potesse essere tanto emozionante. Non poteva credere che si fosse fidata di Tunneral punto di lasciarlo salire in camera sua
<< Sì, credo si interessante, dovremmo aggiungerlo. >> disse dalla fine della lettura. Quando si ritrovò a guardare quegli occhi blu sentì stringersi lo stomaco. Non aveva mai visto niente di più magnifico e magnetico. Quel blu cobalto era qualcosa di irreale, inumano... bellissimo. Ricordava il mare all'orizzonte.
Helen arrossì lievemente quando vide che non finiva di fissarla e accennò un breve sorriso di imbarazzo che finalmente fece distogliere lo sguardo di Adam. Era impossibile non restare a fissarla. Aveva qualcosa in quel viso da bambina che lo intrigava. Forse era quell'aria di purezza e di angelico che lui aveva perso ormai da tempo ( o che forse non aveva mai avuto ) a ipnotizzarlo a tal punto.
Ma per quanto il desiderio di trovarsela nel letto non si fosse sopito ( anzi sembrava aumentare ad ogni minuto ) , non avrebbe di certo tolto la maschera da duro e freddo Serpeverde senza cuore... o almeno non subito.
Non si poteva permettere di essere ferito, non sarebbe stato capace a gestire il dolore perchè, doveva ammetterlo, iniziava a tenere a lei. Nonostante tutto, nonostante Catherine e tutte quelle che gli scaldavano il letto.
All'ora di cena avevaquasi terminato il loro lavoro e lo stomaco di entrambi reclamava il suo compenso.
<< Andiamo, è ora di cena. >>
<< Tu vai, io rimango un attimo a finire. >> rispose Helen ancora china sui libri.
<< Non se ne parla. Sono tre ore che siamo qui e hai bisogno di mangiare! >> ribattè severo. Senza aspettare una risposta le sottrasse il libro che stava leggendo e molto velocemente lo rimise al suo posto. Helen lo fissò, falsamente indignata con un accenno di sorriso sulle labbra.
<< Questa me la paghi, serpe. >> ringhiò ironica, guardandolo con gli occhi assottigliati.
<< Oh, sono qui che tremo di paura. >> scherzò Adam agitando le mani in un gesto di ironico terrore.
<< Ti ricordo che l'ultima volta che mi sono vendicata hai avuto i capelli blu elettrico per una settimana. >> ribattè saccente, sfidandolo con gli occhi. Lui in risposta scoppiò a ridere sonoramente. Aveva una bella risata: squillante, piena reale e ammaliante. Come lui.
<< Sì sì, lo so piccola streghetta: tu non sei come le altre. >> cantilenò avviandosi verso l'uscita. Aprì la porta e aspettò che lei la oltrepassasse con le guance di quel delizioso color pesca.
Arrivarono in Sala Grande che molti pensarono ad una nuova coppia.
L'algido prinicipe di Serpeverde camminava fiero al suo fianco, con il mento alto e il fisico muscoloso altero ed elegante. ; senza che nessuno se ne accorgesse aveva volutamente rallentato il passo per poter camminare al fiaco della Foster, che accanto a lui sembrava minuscola. Anche se solo fossero stati amici per la pelle, la distanza che c'era tra le loro mani era piuttosto insolita.
Già seduti ai rispettivi tavoli,  Malfoy e Annabeth si scambiarono sguardi compiaciuti, gongolando.
Di tutt'altro stampo era l'umore di un Grifondoro che quando li vide entrare, per poco non incenerì entrambi con il suo sguardo. Il suo cervello cominciò a macchinare insulti, ragionamenti maligni. Quella sgualdrina aveva mentito e a lui era toccata la vergogna di essere stato lasciato. Almeno la rivincita l'avrebbe ottenuta; non si sarebbe fatto mollare da Helen Marie Foster per passare come il '' cornuto e contento'' di turno.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Dami