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Autore: Lennyk192    26/08/2013    0 recensioni
Raccolta dei momenti significativi della vita di Aud e Zane nel mondo demoniaco.
Dal testo: "Aud chiuse gli occhi e respirò a fondo, per calmarsi, come se stesse rivivendo quel momento.
Poi si lasciò andare, come sempre, avventurandosi nella mente dell'uomo prescelto. Questa volta, però, lei desiderava davvero svolgere quell'incarico. Desiderava rivederlo, anche solo per un pò"
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From beneath you it devours'
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Written in the scars




Posso smettere quando voglio.
Tipica frase da drogata. Ma si poteva essere drogati di una persona?
Del suo tocco sulla pelle, rude o delicato che fosse. Del timbro della sua voce, soffice e allo stesso tempo profondo, quando sussurrava al suo orecchio e faceva apparire gradevoli persino le minacce. Del suo corpo splendido, perfetto, forte. Capace di ucciderla con la stessa efficacia con cui avrebbe potuto proteggerla.
A parte il fatto che lui non faceva né l'una né l'altra cosa.
No.
Zane si limitava a darle un appuntamento. Data e ora. A casa sua, sempre. Come se stesse comprando la sua compagnia, solo che non pagava mai. Forse avrebbe dovuto, magari l'avrebbe fatta sentire meno ferita quando la mandava via.
Com'era cominciata?
Com'era passata dal detestarlo per come era finito il loro primo incontro, all'esserne completamente dipendente?


Aud se lo domandava da più di un mese. Da quando era cominciata quella strana storia o relazione o qualunque cosa fosse. La strana malattia che l'aveva colpita e aveva fatto sì che paradossalmente si legasse ad un uomo, un demone, che aveva il terrore dei legami. Masochista del cavolo.
Quando si erano incontrati, circa una settimana dopo aver fatto l'enorme errore di concedergli il suo corpo come "ricompensa" per averle salvato la vita da quella sanguisuga del fratello, lei l'aveva beatamente ignorato.
Dopo averlo fulminato con lo sguardo, s'intende.
"È stato davvero piacevole. È un vero peccato che non possiamo concederci di più, ma ti ringrazio per questo...interessante regalo".
L'aveva congedata così.
Non un saluto, non un falso "ci sentiamo", niente di niente.
Crudele ed infido fino al midollo.
Lo stesso demone che l'aveva fermata all'uscita della toilette delle signore, dove si era chiusa cercando di convincersi a procedere con il suo incarico senza scappare a gambe levate.
Con una presa ferrea e bollente le aveva ordinato di andarsene via con lui.
In quel preciso momento.
Te lo scordi, bello. Io mi faccio fregare una volta sola. Ce l'aveva sulla punta della lingua quelle parole aspre e determinate. Ma non si decidevano ad uscire. Ascoltando il cuore batterle forte a contatto con il corpo di lui, avvertendo le dita del demone stringerle la vita per evitare che fuggisse e udendo un tremito di desiderio nella sua voce, l'unica cosa che la sua stupida voce disse fu: "Sì".


Stupida.
Le braccia di Zane la bloccarono contro la porta d'ingresso del palazzo in cui abitava.
Stupida.
Le mani la liberarono freneticamente del corto vestito rosso acceso che aveva indossato quella sera.
Stupida.
Le labbra abbandonarono la sua bocca per creare percorsi lungo la mandibola, la gola, la clavicola, fino ad arrivare alle spalline del reggiseno in pizzo nero, di cui si liberò strappandole via.
Stupida.
Una scossa elettrica l'attraversò, così forte da mozzarle il respiro. Era delizioso. Come poteva averne fatto a meno per tutti quegli anni? Ondate di calore percorsero il suo corpo da capo a piedi. Il seno e il ventre si fecero incandescenti, mentre lei bruciava, sussultava, vibrava.
Mosse i fianchi contro di lui e lo sentì quasi mugolare nella sua bocca. Le ci volle un pò per realizzare che era stata lei a produrgli quelle conseguenze. Lui era grande e grosso... eppure lei aveva il potere di farlo sciogliere, almeno un pò.
Grandissima stupida.
Lui staccò per un attimo la bocca, allontanandosi quel tanto da parlarle ma restando così vicino da farle sentire il suo respiro caldo sul viso. "Camera da letto" disse con voce roca.
"Ok" ansimò lei. Certo, camera da letto, fantastico. Non aveva buoni ricordi di quel posto, anzi. Tuttavia non riusciva a staccarsi da lui e mandarlo al diavolo. Continuò a baciargli il volto per tutto il percorso.
Ancora stupida.
Aud affondò sul morbido materasso ed ebbe a malapena il tempo di guardarsi intorno, prima che Zane le afferrasse i polsi e glieli bloccasse ai lati del volto per riprendere a baciarla in tutta libertà. Lei avrebbe potuto sentirsi debole e impotente, intrappolata com'era dalle braccia di quell'uomo così muscoloso, ma invece si sentiva grande, forte e potente anche lei.
Era troppo. Aud si sentì travolgere da un oceano di sensazioni fisiche. Quella seta soffice che le faceva da cuscino, quel corpo che si muoveva all'unisono con il suo. Tutto il suo essere, tutto il suo sistema era sottosopra.


Ci era stupidamente ricascata.
E da allora lo faceva quasi ogni sera. Gli permetteva di usarla e ascoltava i suoi sproloqui post-sesso, gli unici momenti in cui le rivolgeva davvero la parola, prima di buttarla fuori.
Stupida.


                                                                                                                                 ***


Aud sforzò un falso sorriso ed evitò le mani del demone al suo fianco. Aveva passato l'ultima ora e mezza a conversare con un'accolita di perdenti e sapeva bene quanto fosse noioso doverci avere a che fare tutti i giorni, un vero inferno.
Continuava a domandarsi perché il fato l'avesse fatta nascere succubo. Perché non un mostro qualunque. Uno di quelli innocui, di cui nessuno ha paura, ma che comunque viene rispettato in quanto demone.
Ma no. Lei doveva essere il tipo più perseguitato degli Inferi, perché troppo a contatto con le emozioni umane.
Quelle che li rendevano deboli.
Depressa com'era, si era trascinata fino a quel club, dove i succubi potevano entrare senza ricevere occhiatacce e disprezzo, una volta tanto, ad un prezzo: trovare un nuovo "cliente" con cui abbandonare il posto.
Grandioso.
Ne aveva proprio voglia, pensava schiaffeggiando l'ennesima mano lesta troppo vicina al suo fondoshiena. Che palle.
Scartò l'idea di scappare da una delle finestre, appena prima di allungare il braccio e prendere un altro drink. Fece per ritirarlo, ma una mano grande e forte le afferrò il polso.
Avrebbe riconosciuto quella presa ovunque, anche senza sollevare lo sguardo sull'uomo che le stava davanti.
Il suo cuore, un cuore decisamente infido e sleale, fece un sobbalzo di gioia nel petto prima che potesse ricordare di essere arrabbiata con lui. E prima che potesse notare quel lampo d'ira nei suoi occhi dorati.
Ah, già. Non si presentava da lui da più di una settimana.
Era stata attenta a non lasciare l'appartamento del suo amico Alec che, seppur controvoglia, le offriva sempre un posto nel suo letto. E protezione. Pur non sapendo bene da chi.
Se solo avesse saputo che frequentava il capo della fazione nemica di demoni...probabilmente l'avrebbe uccisa con le sue mani.
O magari no. Da demone mezzosangue quale era, forse avrebbe compreso i sentimenti che si agitavano dentro di lei.
La sua parte umana l'avrebbe fatto, perché in fondo l'aveva sempre accettata per quello che era.
A differenza di tutti gli altri.
Sarebbe stato un compagno perfetto. Ma non per lei.
Era un ottimo amico e non valeva la pena perderlo per Zane. Aud aveva deciso così ormai. Basta. Aveva chiuso con lui e con quella storia malata che la riempiva di cicatrici invisibili ma profonde.
Solo perché non si vedevano, non voleva dire che non procurassero dolore.


"Che diavolo stai facendo?" fu tutto ciò che le disse, senza accennare a mollare o allentare la presa.
Nel profondo del suo cuore, nelle ore di veglia della notte, incapace di dormire, si era consumata per lui. Quella era la prima volta che si vedevano e lui cosa faceva? Si presentava lì, non invitato, e la sgridava come una bambina idiota.
Aud avrebbe voluto gridare con tutta la voce che aveva in corpo. No. Avrebbe voluto buttarsi tra le sue braccia. Le provocava emozioni contrastanti che non sapeva gestire senza urlare.
Ma non lì, non ora.
Si divincolò finchè il demone non fu costretto a lasciarla e si diresse quasi di corsa verso l'uscita.
Un gorilla con una paio di corna enormi la fermò appena prima che riuscisse ad andarsene. "Non puoi. Non da sola"
Regole assurde di questo mondo ridicolo.
"Lasciami andare, brutto pezzo di..."
"E' con me" la salvò quella voce maschile che adorava e detestava allo stesso tempo. Vide un lampo di sorpresa attraversare gli occhi del deficiente a capo della sorveglianza, prima che si scostasse e permettesse di passare a entrambi.
Camminarono l'uno di fianco all'altra per qualche minuto, senza una meta. Lei marciava e lui la seguiva in silenzio. Avvertiva il suo sguardo incandescente, ma non si decideva a voltarsi nella sua direzione.
Che bastardo.
"Cos'è ti aspetti una ricompensa?" urlò all'improvviso, fronteggiandolo furente, le braccia rigide lungo i fianchi, il respiro affannoso.
Zane la fissava muto, si avvicinava lentamente. Sembrava furioso anche lui. Perché? Aveva perso il suo giocattolo?
Quando allungò un braccio, lei serrò gli occhi viola di scatto, atterrita, attendendo un colpo al viso.
Che non arrivò.
Lo sentì scostarle delicatamente una ciocca di capelli dal viso, le labbra sfiorarle l'orecchio, il suo fiato scaldarle la guancia.
"Sarebbe così sbagliato? Adoro il modo in cui mi ringrazi" le disse con voce suadente, quasi ironica.
Le gambe di Aud erano pura gelatina, si sentì barcollare e si aggrappò ai suoi avambracci, che la tennero in piedi senza sforzo, portandola più vicina a lui. Stretta, al sicuro.
Per un momento le sembrò di tornare a casa.
Ma durò poco, la realtà la schiaffeggiò con forza, facendole raggiungere un nuovo picco di rabbia.
Si scostò quanto bastava a guardarlo negli occhi. Vi lesse desiderio e qualcosa che non seppe definire -quasi tenerezza?- ma che, sapeva, non sarebbe bastato. Non a lei. Non più.
"Lo è. Sbagliato, intendo. Molto più di quanto immagini" cominciò con voce roca dall'emozione. Zane le accarezzò una guancia, scuotendo la testa, fece per dirle qualcosa ma lei lo fermò. Un dito sulle sue labbra, che lui stranamente accettò.
Come accettò il suo definitivo allontanamento.


"Sono sempre stata così insicura. Pensavo che non sarei mai stata degna dei grandi guerrieri demoniaci, che mi sarei dovuta accontentare degli avanzi, dei perdenti, perché loro erano tutto ciò che meritavo. Ma...cavolo, quanto mi sbagliavo"
Lo vide aggrottare le sopracciglia, un pò confuso e un pò nervoso da quello sfogo che aveva a che fare con più sentimenti di quanti lui ne riuscisse ad accettare.
"Io sono la cosa migliore che ti sia capitata, lo sai? Sono brillante, divertente, leale -a dispetto di quello che si pensa- io sono un qualcosa...un qualcosa di speciale. E non m'importa che tu e tutti i demoni del mondo non riusciate a vederlo. Io lo vedo. Io lo so. Posso essere la compagna migliore per chiunque riesca ad accettarmi e rispettarmi come merito. Qualcuno che sa quello che vuole e che includa me in quel pacchetto"
"Aud. Non sono proprio il tipo che implora una donna a restare con me, quindi se è questo che..."

Aud sorrise. "No. Assolutamente no. Non mi aspetto certo che ti getti ai miei piedi pregandomi di non andare via, anzi, so che probabilmente adesso vorrai uccidermi. Ma non m'importa, volevo che per una volta un uomo sapesse quello che penso. Non posso mai parlarne per via...di quello che sono e quello di cui ho bisogno per restare viva. Non sarebbe furbo"
Lo sentì sbuffare a quelle parole.
"Il discorso è eterno o raggiungerà mai una conclusione?" chiese con stizza il demone.
Una sorta di ago acuminato le si conficcò nel cuore, di nuovo, davanti a quell'indifferenza.
Solo che faceva meno male.
Almeno stavolta stava chiudendo con lui e non si stava facendo sottomettere.
Un punto per me.
"Ecco la conclusione: smetti di cercarmi, perché non sono interessata a farmi spezzare e maltrattare più di quanto non abbia già fatto in passato. Ho chiuso con te, con...noi e con tutte queste stronzate" concluse sollevando il mento con aria di sfida. Poi pensò che forse essere troppo diretta non l'avrebbe aiutata ad uscire viva da quella situazione e riprese: "Comunque, il sesso è stato molto...bello, perciò grazie"
Perfetto. Un finale meno patetico non poteva esistere.
Lui sgranò gli occhi e l'evidente furia che lo attanagliò fece indietreggiare lei e barcollare la determinazione mostrata fino ad allora.

Vattene.
Vattene.
Vattene.


Per una volta si apprestò a seguire la voce del suo istinto di conservazione. Non lo sentì dire una parola per fermarla e si trattenne dal sospirare di sollievo, poi rifletté.
Gli doveva ancora qualcosa per averla aiutata quella sera. Sicuramente era ciò a cui stava pensando il demone in quell'istante. L'avrebbe usato come scusa per tormentarla. Nel loro mondo funzionava in quel modo ed era ciò che gli uomini insoddisfatti facevano. L'avrebbe costretta a stare con lui.
Si fermò di botto, rigida e nervosa all'idea. Prese un bel respiro e decise che si sarebbe sacrificata un'ultima volta.
"Se...vuoi che ti ripaghi per prima, stanotte posso..."
"No!" le sue parole sputate con livore la fecero zittire. Zane appariva ancora più maestoso del solito, quando si voltò a guardarlo.
I capelli neri mezzi spettinati, la mascella stretta, le belle labbra decise e tutto il suo corpo teso. Era spaventoso. E affascinante.
Un binomio pericoloso.
Quando parlò di nuovo, la sua voce era più calma, con una nota di rammarico di fondo che le fece stringere il cuore. "Tu non mi devi niente. Non mi hai mai dovuto ripagare di niente. Non era per questo che ti cercavo"
"E allora perché?" Si morse la lingua per averlo domandato. Devo lasciarlo andare. Le lacrime cominciarono a pizzicarle gli occhi e appannarle la vista.
Vederlo sfocato in quella notte così buia le faceva male da morire, ma aspettò che l'ombra scura si avvicinasse e la baciasse.
Un gesto così inusuale per un demone come lui.
Poi capì.
Era un addio.  
  
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