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Autore: rosssnavy    26/08/2013    3 recensioni
E' sorprendente come le cose possano cambiare spostando semplicemente l'ordine degli avvenimenti. Una Dramione ambientata in "Harry Potter e i Doni della Morte" che farà riflettere i nostri personaggi, accomunati dalla scelta più importante: quella tra la vita e la morte.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Dobby, Draco Malfoy, Il trio protagonista | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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I saw you were human.
 
In my story you're the villain.
But in my heart, you're still the reigning King.

 


A Claudia, che mi ha sempre spinto a seguire i miei sogni.
 


Un cigolio, qualche secondo e poi dei vetri infranti sul pavimento. Era fatta. Erano liberi. Prima che Bellatrix Lestrange potesse reagire, il Trio magico e Unci-Unci, il folletto impiegato alla Gringott, si smaterializzarono con l'aiuto di Dobby, l'ex elfo domestico di Malfoy Manor. Sfortunatamente però, dopo essere arrivati a destinazione si resero conto di aver tralasciato un elemento importante.
"Hermione! Harry, dov'è Hermione?"
"Calmati, Ron. Sarà sicuramente qui vicino."
"Oh, ecco...Dobby non intendeva..."
"Dobby! Cos'è successo?" chiese il ragazzo sopravvissuto, ancora ansimante.
"Dobby è dispiaciuto, Dobby non ha potuto fare altro. Dobby ha cercato di aiutare Harry Potter, ma non ci è riuscito..."
"In cosa non sei riuscito, Dobby? In cosa?"
"Dobby ha visto la signora Lestrange trattenere la signorina Hermione con sè, Dobby ha pensato che sarebbe stato imprudente restare lì, e così Dobby si è smaterializzato lo stesso."
"Ah, dannazione! Qui si mette male!"
 
Intanto a Malfoy Manor.
"Cosa c'è, il tuo amichetto non è riuscito a salvarti? Povera piccola mezzosangue!"
La risata di Bellatrix Lestrange risuonava ormai malvagia all'interno del Manor, mentre le lacrime scendevano copiose sul roseo viso di Hermione. La prima riprese così a torturarla.
"E così non vuoi parlare, eh? Sudicia sanguesporco!"
"La prego, mi lasci! La prego, io non so niente!" cercava di scandire la ragazza, nel mezzo del suo pianto disperato.
"Ah, non sai niente? Hai sentito Lucius? Non sa niente!" rise di gusto, poi continuò: " Suppongo quindi che una gita nei sotterranei ti aiuterebbe a schiarire le idee, giusto?" e alzando il tono di voce, proseguì: "Avanti Codaliscia, cosa aspetti? Rinchiudila!".
L'animagus dalle sembianze di un ratto le si avvicinò, e con fare frettoloso prese a trascinarla di sotto. Ma dopo pochi passi, venne interrotto dalla stessa voce di prima.
"Aspetta!" A quelle parole Codaliscia si immobilizzò, senza osare voltarsi verso la Mangiamorte.
Quest'ultima si rivolse a Draco: "Bene bene, Draco. Sembra che tu non abbia ben chiaro i tuoi compiti. Cosa c'è Draco, qualcosa ti turba?"
Draco continuava a fissare il vuoto, con gli occhi ben saldi ed il viso tremante.
"A quanto pare qui qualcun altro ha bisogno di una rinfrescata! Suvvia Draco, non vorrai essere un cattivo padrone di casa, fai compagnia alla nostra ospite!". Il tempo di alzare lo sguardo e proseguì: "Codaliscia, fà il tuo dovere!".
E senza farselo ripetere una seconda volta portò di sotto anche il secondo ragazzo, sotto lo sguardo impenetrabile di Lucius Malfoy e quello rassegnato della madre Narcissa.
 
Nel frattempo, a Villa Conchiglia.
"E adesso che facciamo? Non possiamo lasciarla lì!" ripeteva preoccupato l'ultimo maschio della famiglia Weasley.
"Non lo so, Ron. Ci sto pensando!" rispose Harry.
Continuava a percorrere nervosamente il perimetro della cucina di Villa Conchiglia, poi ebbe un'idea.
"Non abbiamo scelta. Dobby, devi aiutarci!"
"Naturalmente, Signore. Dobby è qui per questo."
"Devi tornare a Malfoy Manor, Dobby. Devi cercare Hermione, scoprire dove si trova e riportarla qui. E' molto importante che tu stia attento a non farti vedere. Puoi farlo?"
"Oh, certo che Dobby può. Dobby farà del suo meglio!"
"Bene. Non c'è tempo da perdere, ora và."
E senza dar loro una risposta, l'elfo si smaterializzò nuovamente.
 
Nei sotterranei di Malfoy Manor.
Codaliscia aveva da poco consegnato i due ragazzi al freddo e all'oscurità di quella cella, dove adesso regnava il silenzio, a tratti interrotto da singhiozzi.
"Smettila di piagnucolare, Mezzosangue. E' già abbastanza per me dover condividere il tuo stesso ossigeno."
Ella tacque per qualche istante. Si asciugò le lacrime, e quando fu certa di non averne più, parlò.
"Sai, Malfoy, a differenza tua, ci sono persone che esternano i loro sentimenti. Sai, quelle emozioni incontrollabili, hai presente?". Continuò spedita: "Ho obliviato i miei genitori, sono scappata di casa per aiutare il mio migliore amico, una delle persone più importanti della mia vita, a raggiungere il suo obiettivo. Ripongo in lui e in Ron tutta la mia fiducia, ma ora sono qui, in questa cella, proprio come te, e non riesco a non pensare ai miei genitori. Non riesco a non pensare a quello che ho fatto loro, non riesco a non pensare che se dovessi morire, non avrei con me il loro affetto, e questo sai perchè Malfoy, lo sai? Perchè loro non sanno chi sono.". Riuscì a mantenere il suo tono deciso, lo stesso tono che l'aveva accompagnata per tutti quegli anni ad Hogwarts, essendo una Grifondoro. Poi sospirò, ma si bloccò al suono delle parole del suo interlocutore.
"Non osare rivolgerti a me con certe insinuazioni, Granger. Tu non sai niente di me, assolutamente niente. E la tua storia non mi commuove affatto."
"Non cercavo di certo la tua compassione, Malfoy. Hai ragione, io non so niente di te. So, però, che in questo momento ho davanti a me un ragazzo che ha dovuto subire per troppo tempo le decisioni altrui, e che oggi ha dato prova di ciò che è veramente."
"Tu...come...?"
"Non hai smascherato Harry, Malfoy. In tutti questi anni ad Hogwarts hai incrociato lo sguardo di Harry così tante volte che sarebbe stato folle se non lo avessi riconosciuto. Ma gli occhi non mentono, Malfoy. Non te l'hanno mai insegnato?"
"E da quando ti diletti nella lettura interiore, Granger?"
"Da quando sei cambiato, l'anno scorso. Da quando hai iniziato ad isolarti e a respirare faticosamente, da quando sembravi perso."
"Tutto questo è ridicolo. La verità è solo una: Bellatrix ha ragione, avrei dovuto portare a termine i miei incarichi. Sono un codardo."
"Un codardo perchè ti sei creato una tua idea, perchè hai capito di non appartenere al mondo che ti circonda?"
"Ora ascoltami bene, Granger, perchè non mi ripeterò.". Fece per alzarsi la manica sinistra della camicia che aderiva perfettamente alla sua pelle lattea e continuò: "Lo vedi questo? Lo vedi? Sai cos'è? E' un marchio. E' qualcosa che da un anno a questa parte mi ha cambiato la vita, mi ha segnato. Sono stato scelto. Questo significa che dovrò condurre questa vita fino alla morte, non posso sfuggire al mio destino. Ed è nero, come tutta la mia vita. Nera. Buia."
"Io...non volevo..." sospirò Hermione alla vista di quel braccio.
"Oh, certo! Nessuno vuole, eppure tutti lo fanno."
"Non so a cosa ti riferisci..."
"Mi riferisco a questo, Hermione, a questo. In fondo è questo che volevi vedere, no? Ne volevi avere la prova? Felice di averti deliziato."
La ragazza rimase in silenzio per qualche secondo, al suono del suo nome pronunciato da lui. Poi ripetè lo stesso gesto che aveva fatto lui poco prima.
"Non è così, non per me. Perchè anch'io sono stata segnata. Guarda il mio braccio. Mezzosangue. E' quello che sono. Ma credi davvero che ci voglia un'incisione per ricordarmelo? Tutti noi conosciamo il contesto in cui viviamo, Draco, nessuno escluso. Questo non significa essere costretti a quella condizione. Al contrario, significa riconoscere le proprie origini, ma essere liberi di essere ciò che si è. Tu non sei come loro, Draco. Io lo so."
Esitò per un attimo, non sapeva dire con precisione quando erano arrivati a chiamarsi per nome. Poi chiese: "Tu sai cosa sono?"
"Sei spiritoso, divertente, altruista, razionale, magari presuntuoso, ma sei tu, sei Draco. Non Lucius, non Bellatrix, Draco." disse scandendo bene l'ultima parola.
"Non tutti la pensano così."
"Per fotuna "tutti" non sono le persone che ti vogliono bene. Vedo lo sguardo di tua madre, e vedo una donna che ti ama incondizionatamente. Anche lei sa ciò che sei. Anche se è così difficile.."
"...straziante." ribattè lui.
"Quando nessuno ti da la sua fiducia..."
"...ti allontanano, per la verità." ghignò.
"E non ti senti in grado..."
"...di essere uno di loro."
"Non ti senti in grado..."
"...di amare." terminarono all'unisono.
"Già..."
Il silenzio sceso nella cella venne interrotto da qualcosa, o per meglio dire, qualcuno.
"Oh, santo cielo! Signorina Hermione!"
"Dobby!"
"Dobby?" intervenne Draco.
"Dobbiamo andare, signorina Hermione, i suoi amici la stanno aspettando."
"Ma tu...insomma...come hai fatto?"
"Non avrà mica creduto che i suoi amici la lasciassero qui, vero? Dobby sarà sempre un amico per Harry Potter."
Per un attimo il cuore di Hermione venne colpito dalla tenerezza di quelle parole. Era proprio ciò che intendeva dire a Draco, la vita è piena di cose belle. L'amicizia è una di queste. Oh, per la miseria, Draco!
"Non guardarmi così, Granger."
"Come ti sto guardando, Malfoy?"
"Hai l'aria di una che sta provando pietà."
"Se stai cercando di cimentarti nella lettura interiore, Draco, sei fuori strada. Pensavo solo..."
"...a me."
Prima di poter ribattere, udirono dei passi scendere verso di loro.
"Và, corri!"
"Ma cosa dirai quando non mi troveranno qui?"
"Dirò loro la verità. Dirò che ti ho lasciata andare, senza provare a trattenerti."
"Ti faranno del male."
"Oh, ci puoi contare! Ma credimi, in questo momento la morte sarebbe la pena più lieve."
In preda alle lacrime, Hermione corse istintivamente verso di lui e lo abbracciò. Poi un bacio casto unì le loro labbra, mentre le lacrime della ragazza cercavano invano di separarle. Ebbe davanti a sè la vista di quegli occhi, color del cielo in tempesta, e per un attimo avrebbe giurato di averli visti lucidi.
"Addio, Granger." disse lui.
"E' un arrivederci, Malfoy." e insieme all'elfo arrivò sulla spiaggia percorsa poco prima dai suoi amici.
Per l'appunto, questi, la videro dalla finestra e non indugiarono nel gettarle le mani intorno al collo per abbracciarla.
Lei, ancora scioccata, rimase impassibile.
"Tutto bene, Hermione?" chiese dubbioso Ron.
"...sì, tutto bene..."
Bill e Fleur li aspettavano all'interno della villa, divenuta luogo di ritrovo per l'Ordine della Fenice.
"Ragazzi! E' pronta la cena!"
"Arriviamo! Hai sentito, Hermione? Dai, rientriamo."
Le parole dell'amico dai capelli rossi risuonarono nella sua testa giusto l'istante che serviva per interpretarle. Poi, Hermione, si diresse verso la casa facendo spazio alla conversazione che aveva avuto poco prima. Non sarebbe stato un addio, non lo avrebbe permesso. Quella sera Draco le aveva mostrato chi era veramente, lo aveva fatto con l'ultima persona con cui si aspettasse di farlo. Avrebbe conservato quelle parole come il suo segreto più prezioso, nell'attesa che qualcuno gli concedesse di vedere ancora una volta il cielo in tempesta.


 







 
 
Salve a tutti! Non ho ancora avuto modo di presentarmi. Mi chiamo Rossella e, nonostante abbia letto molte fanfiction su Dramione, quella è la mia prima one-shot. Gradirei un vostro parere, spero di essere stata all'altezza. Un bacio :3

 
 
  
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