Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: SoltantoUnaFenice    26/08/2013    5 recensioni
Touma aveva una busta in fondo al cassetto del comodino. Era una busta di carta gialla, un po' ruvida, e conteneva qualche decina di fotografie. Per prenderla bisognava spostare un po' di cose – la scatola che conteneva l'orologio di suo padre, un blister di compresse per il mal di testa, un quadernetto nero tutto sgualcito e anche due o tre caramelle mezze sciolte che avevano troppi anni per essere ancora commestibili. - ma non era importante, perchè non gli capitava di tirarla fuori molto spesso.
Genere: Angst, Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cye Mouri, Kento Rei Faun, Rowen Hashiba, Ryo Sanada, Sage Date
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come cinque giorni prima, il tempo mutò improvvisamente. Grosse nuvole scure si raccolsero sopra ai palazzi, e un vento forte e polveroso si sollevò, avvolgendoli.
Shu, Shin e Touma si strinsero a cerchio, schiena contro schiena. Era metà mattina, e le strade erano piene di gente. Si chiesero se le persone sarebbero state coinvolte nello scontro, o se lo Youia fosse interessato soltanto a loro ed alle loro Yoroi.
In ogni caso non fecero in tempo a fare nulla in proposito, perché vennero circondati dalle stesse ombre grigie che già li avevano attaccati. Le videro materializzarsi una dopo l'altra attorno a loro, ma prima ancora di poter sfoderare le armi, vennero colpiti da una spinta fortissima. Una sorta di onda d'urto si liberò dal cerchio di Youia e li gettò contro i muri del cortiletto, separandoli. Sbalzati in quel modo, attraversarono alcune ombre, dissolvendole.
Il contatto con quei corpi di fumo e polvere gli trasmise un brivido, poi ricaddero a terra, tramortiti.
Nonostante la protezione della Yoroi, Shin sentì che la mente gli si stava annebbiando. Non era soltanto il colpo subito, ma anche una sorta di forza che veniva esercitata sulla sua mente.
Vide le ombre avvicinarsi e chinarsi su di lui e sui suoi compagni, ma non riusciva a rimanere lucido. Un braccio scuro entrò nella sua visuale. Lo vide che si allungava verso il suo viso come se si muovesse al rallentatore, poi non riuscì a distinguere più nulla.
 
- o -
 
Nell'istante in cui i loro tre Nakama furono investiti dall'onda di energia, Seiji e Ryo percepirono la stessa onda dentro di sé. Per un attimo le gambe gli si fecero molli, e dovettero fermarsi ad aspettare che passasse.
Per quanto il loro legame fosse forte e capace di trasmettere sensazioni, non accadeva quasi mai che qualcosa di materiale come un colpo venisse percepita in quel modo. Seiji si passò una mano sugli occhi, come a snebbiarsi la mente.
“Dobbiamo sbrigarci.”
Ryo annuì secco, poi riprese a correre: se non altro ora gli sembrava di sentire più chiaramente dove si trovassero gli altri.
Svoltarono in un grande viale pieno di negozi, e da lì individuarono il vicolo che conduceva al cortiletto chiuso. Quando arrivarono videro quello che temevano: Shu, Shin e Touma a terra, ed ombre nere su di loro, a decine. Indossarono le armature.
Seiji fece per sfoderare la spada, ma prima ancora di averla afferrata si sentì attraversare da qualcosa di doloroso e immateriale. Un'ombra  scura lo passò da parte a parte, dandogli la sensazione di strappargli le viscere e trascinarle via con sé. Sentì i sensi venire meno, ma non riuscì ad opporvisi.
Ryo fece per gettarsi su Seiji, ma venne fermato.
Si avventarono su di lui. Non erano forti sul corpo, ma spingevano sulla sua mente, come a volerla aprire e riempire dei loro aliti grigi.
Il legame con gli altri era praticamente scomparso. In pochi istanti fu sopraffatto e scivolò nel buio come i suoi Nakama.
 
- o -
 
Shin aprì gli occhi in un luogo sconosciuto, ed in pochi istanti seppe di essere stato portato in uno di quei sogni. Si trovava in una sorta di landa estesa all'infinito e completamente spoglia e brulla.
Il terreno luccicava e scricchiolava sotto i suoi passi, e chinandosi a toccarlo si rese conto che era un deserto di sale. Se quello fosse stato un luogo reale, forse gli sarebbe sembrato anche bello.
Ma trasformato in un sogno, riusciva a trasmettergli solo solitudine e tristezza. Era un luogo morto, privo di confini e opprimente.
Sulla sua testa il sole splendeva violento. Non era una luce calda, ma una sorta di minaccia che gli feriva gli occhi riverberando sul sale e che gli bruciava la pelle.
L'armatura era scomparsa. Shin ebbe la sensazione che il suo corpo si stesse asciugando rapidamente, e per proteggersi aveva soltanto gli abiti con cui era uscito di casa. Sollevò il cappuccio della felpa per coprirsi il capo, e si sedette a terra, cercando di pensare a come uscire da lì.
 
- o -
 
Seiji era di nuovo immerso nella oscurità più innaturale, il dolore all'addome che gli riverberava ancora dentro. Quando capì cosa era successo, un'ondata di rabbia lo fece scattare in piedi. Se la volta precedente era riuscito a sfuggire grazie al contatto con Shin, stavolta difficilmente avrebbe potuto farci affidamento. Quasi sicuramente erano tutti nella stessa situazione, separati gli uni dagli altri da una coltre di incubi.
Si arrabbiò con sé stesso: stava perdendo la calma,  e non poteva permetterselo. Qualcosa strisciò velocemente accanto a lui. La sentì che gli sfiorava il polpaccio per poi allontanarsi.
Rimase in ascolto, poiché non poteva fare nient'altro: in quel buio completo non era possibile distinguere nulla.
Dopo poco sentì un altro tocco leggero sulla spalla, e subito dopo qualcosa gli sgusciò tra il braccio ed il fianco, poi con un tonfo si acquattò ai suoi piedi. Poteva sentirne il respiro, assieme ad altri rumori sussurrati e scricchiolii sommessi tutto attorno a sé.
Il fatto di non poter vedere nulla rendeva il tutto più inquietante. Si accorse con disappunto che il cuore aveva preso a battergli forte. Si mise in posizione di difesa, ma sapeva che non gli sarebbe servito a molto.
 
- o -
 
Shu aprì gli occhi e quando vide dove si trovava dovette trattenere una risata isterica.
Quel maledetto Youia era un vero maestro degli incubi, niente da dire. Nemmeno in quelli che Shu faceva sempre nei mesi successivi al suo lancio nel vuoto, la sua mente era riuscita a creare uno scenario che lo inquietasse così tanto.
Si trovava in cima ad una sorta di pinnacolo di pietra, che si slanciava altissimo in mezzo al nulla.
Tutto attorno si stagliavano le cime indefinite di montagne lontanissime, e il cielo era grigio e immobile.
Shu provò ad affacciarsi giù, le mani che tremavano impercettibilmente.
Sotto di lui, a decine e decine di metri, la torre era circondata da nuvole bianche e filamentose, che nascondevano quello che c'era sotto. Avvicinandosi al bordo, fece staccare una scheggia di pietra, che cadde giù, attraversando le nubi e scomparendo in un istante.
Shu rimase in ascolto, cercando di capire quanto avrebbe impiegato a toccare terra. Quando capì che non avrebbe sentito nessun suono, si chiese quanto avrebbe impiegato prima di farsi prendere dal panico.
Si sedette a gambe incrociate. Lo spazio a sua disposizione era talmente stretto che non avrebbe potuto nemmeno stendersi senza rischiare di cadere.
“Coraggio Shu, pensa. Pensa a qualcosa per uscire da qui, perché altrimenti stavolta non ci caverai le penne!”
 
- o -
 
Ryo si alzò in piedi, di nuovo prigioniero di quel grigio polveroso. Stavolta quel luogo gli sembrava leggermente diverso. A terra, qua e là, c'erano diversi oggetti. Non riusciva a distinguere di cosa si trattasse, perché erano completamente coperti da un grosso strato di cenere.
Si chinò a raccoglierne uno e vide che era il suo vecchio coltellino a serramanico.
Quello successivo era una macchina fotografica annerita e deformata dal calore.
Non era difficile capire quale fosse il gioco dello Youia.
La lasciò cadere, non era disposto a lasciarsi torturare.
Ma quando intravide la sagoma di un elmo spezzato, non potè fare a meno di chinarsi e sfiorarlo. I dubbi che lo avevano tormentato per tante volte tornarono a galla, e stavolta non sapeva come arginarli.
Respirò profondamente due o tre volte, provando a svuotare la mente come aveva cercato di insegnargli Seiji. Ma appena gli sembrò di stare un po' meglio, si alzò il vento. Subito la cenere cominciò a sollevarsi e turbinare attorno a lui. Cercò di proteggersi il viso con le mani, ma la cenere si insinuava ovunque, cercando di soffocarlo.
 

- o -
 
 

“No! Non di nuovo, no!!” Touma aveva aperto gli occhi e gli erano bastati tre secondi per cadere preda del panico. Era di nuovo là sotto, e stavolta la grotta gli sembrava ancora più stretta e soffocante. Era così bassa che era costretto a restare accovacciato a terra, e filtrava pochissima luce.
“Maledizione...” si strofinò le mani sulle braccia diverse volte, cercando di reagire. Non sapeva se era più forte l'angoscia o la rabbia per essere una preda così facile.
Si sforzò di pensare in maniera costruttiva. Cosa aveva detto Shin? Che la sua mente era stata colpita così duramente dal sogno perché era ferito? beh, era credibile.
Sì, doveva essere così.
E se adesso lui era guarito, non si sarebbe fatto soggiogare facilmente come la volta precedente.
“Ascoltami! - Gridò alle pareti della grotta. - Stavolta non mi lascerò vincere con così poco, hai capito? Non sono più così debole!”
La sua voce riecheggiò per un po', poi il silenzio coprì tutto.
Non era cambiato molto, ma almeno gli sembrava di sentirsi più calmo e forte. “D'accordo. Adesso devo solo capire come uscire da qui.”
In quel momento, però, la terra cominciò a tremare. Touma cadde seduto, e si accorse che diverse zolle e pietre si stavano staccando dal soffitto della grotta, per poi franargli addosso.
Si sollevò un rombo simile a quello del terremoto: tremava tutto così forte che Touma non riusciva nemmeno a ripararsi.
La terra lo stava ricoprendo rapidamente, così rapidamente che non riusciva a sollevarsi. Nonostante questo, non si era aperto nessuno spiraglio sopra di lui. Semplicemente, sopra alla terra ce ne era altra, e poi altra ed altra ancora.
Un paio di sassi più grandi degli altri lo colpirono, e all'improvviso fu attraversato da un pensiero.
Stavolta non si trattava di tenerlo prigioniero. Quel maledetto Youia stava cercando di ucciderlo. E siccome probabilmente era troppo debole per riuscire a farlo nel mondo reale, li aveva trascinati nel proprio territorio, dove lo scontro era completamente a suo favore.
Inutile chiedersi cosa sarebbe successo ai loro corpi, se le menti fossero state spente in quel modo. Sarebbero morti all'istante, o forse avrebbero resistito ancora un poco, giusto il tempo di essere sbranati da quel mostro. Magari là fuori ci stava già provando, e lui era fermo lì a farsi domande e lasciarsi seppellire dal fango.
La sua mente prese a lavorare freneticamente.
Quel luogo non esisteva davvero. E se stava sognando, allora doveva semplicemente svegliarsi.
Ma se da solo non ci riusciva, allora doveva cercare qualcosa. Qualcosa che lo richiamasse fuori di lì.
“Avanti Touma, è il momento di afferrare una di quelle tue verità illuminanti!”
Lui non era mai stato una persona costante. Non aveva la forza di volontà di Seiji, ad esempio, o la passione di Ryo. Lui alternava periodi di calma piatta a momenti in cui le cose improvvisamente gli apparivano chiare e limpide, ed imparava – dalla vita o dai libri – qualcosa di nuovo ed estremamente importante.
Come la volta in cui aveva scoperto di saper volare e aveva capito di dover pretendere da sé stesso qualcosa di più. O come quando si era rassegnato a lasciare entrare i suoi nakama non soltanto nella sua vita, ma anche nella parte più intima e chiusa di sé.
E loro erano lì. Lo erano anche in quel momento, anche se là sotto sembrava impossibile sentirli.
Ma Touma sapeva che c'erano, doveva solo fare silenzio, moltissimo silenzio, e avrebbe ascoltato il loro flebile richiamo.
Tutto si fermò. La terra smise di tremare, e pian piano tutto si fece bianco. Touma si aspettava da un momento all'altro di riaprire gli occhi in quel cortiletto, ma non fu così. Il bianco scemò, si trasformò in grigio fumoso, e vide che stava volando. Sentiva un richiamo, un richiamo disperato. Volò attraverso un cielo fumoso e grigio, tra montagne lontane e minacciose.
 
 
- o -
 
Shu si infilò le mani in tasca, frustrato. E gli sfuggì un sorriso quando le dita si appiccicarono alla vecchia caramella bianca e verde che aveva trovato nel cassetto di Touma.
Cosa avrebbe dato, per rivederlo. Voleva i suoi nakama.
Li voleva tutti, ma più di tutti voleva lui, perché da quando aveva trovato quella caramella sentiva che doveva dirgli qualcosa. Non sapeva nemmeno bene cosa, ma sapeva che doveva farlo.
E se crepava in cima a quello spuntone di roccia, non ci sarebbe riuscito, e non era giusto.
Fece un balzo quando sentì la roccia cominciare a tremare sotto di sé. Si acquattò sulla pancia, cercando di tenersi stretto il più possibile, ma non era sufficiente. Soprattutto perché la torre cominciò a sgretolarsi, perdendo schegge e massi che precipitavano uno dietro l'altro.
Stavolta era davvero finita. - Pensò. - Che morte del cazzo.
Se non avesse avuto voglia di piangere, quasi quasi avrebbe riso.
Uno scossone più forte degli altri gli fece scivolare la caramella dalle mani. Rotolò via, e Shu la vide cadere nel vuoto.
Fu come aver perso la speranza.
O l'ultimo pensiero bello, che poi è la stessa cosa.
Sentì le mani perdere la presa, e scivolò lentamente giù.
Un attimo prima di precipitare del tutto, sentì qualcosa che lo afferrava per un polso.
Sollevò lo sguardo, e vide il sorriso calmo di Touma. Volava sospeso sopra di lui, e gli tendeva l'altra mano.
Shu sentì gli occhi riempirsi di lacrime.
Era ancora vivo, ed era merito dei suoi nakama, ancora una volta.
 
 

  
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