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Autore: calelagiu    26/08/2013    2 recensioni
Gli Hunger Games stanno finendo.Tutti gli altri tributi sono morti,eccetto Katniss Everdeen e Peeta Mellark.
Cosa succederebbe se uno di loro,come ultimo atto di ribellione contro Capitol City,ingoiasse le bacche?
Genere: Avventura, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri tributi, Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
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Capitolo 9.

 
La pastiglietta di Cinna è un portento. Tutte le notti ne prendo una. Non elimina del tutto gli incubi, però fa si che un brutto pensiero si trasformi in qualcosa di bello. Infatti, questa notte, durante il viaggio di ritorno verso il distretto dodici, non ci sono ne ibridi dalle fauci spalancate, ne tributi da assassinare. Ci siamo solo io e Peeta che sorseggiamo brodo caldo in una grotta. Abbiamo la tenuta degli Hunger Games, ma i nostri preparatori non fanno altro che offrirci doni e cibo. Siamo abbracciati, la mia testa sopra al suo cuore e il suo braccio attorno alle mie spalle.
-Resta con me...- Gli sussurro accarezzandogli il braccio.
-Sempre- Mormora, prima di avvicinare le sue labbra alla mie.
Apro gli occhi e vedo che il sole è già alto. Dovrebbe essere circa mezzogiorno. Mi asciugo le lacrime e piano piano scopro che l'effetto della pastiglia è svanito. L'agitazione incomincia a prendere il sopravvento e incomincio a tremare. Mi rannicchio sotto le coperte, le gambe attaccate al petto. Il sogno era così vivido da farmi credere che fosse reale, sentivo le sue carezze e i suoi baci così confortanti da desiderarne ancora. Ma non avrò mai più la possibilità di sentire il suo respiro caldo sulla pelle. Così, scoppio a piangere. Nascondo il mio viso con un cuscino, per evitare che le persone sul treno mi sentano. E' come se, ad ogni sogno, venisse strappato un pezzo di me. E prima di riprendere a vivere la giornata, mi tocca raccogliere quelle parti mancanti e attaccarli come posso. Le cicatrici però rimangono e sono la causa dei dolori lancinanti che sento a ogni pensiero riguardante Peeta. Il mio Peeta. Il mio ragazzo del pane.
Effie mi viene a bussare alla porta. -Sveglia! Oggi ci aspetta una grande, grande giornata!- Squittisce, prima di aprirmi la porta con le chiavi di riserva. Le lancio uno sguardo di disprezzo e come se niente fosse lei mi prepara i vestiti e mi ricorda di andare in infermeria per la medicazione della mano. In effetti, ora che Effie me lo ricorda, sento un piccolo pulsare sul palmo ferito e passando la mano sana sulla fronte, sento un enorme bernoccolo. Uno sprizzo di felicità riempe le mie vene quando guardo la mia giacca da caccia delicatamente sistemata sopra un paio di pantaloni scuri. Finalmente, anche se per poco, posso passare qualche mese con la mia famiglia. A casa.
Il treno incomincia a frenare e un autoparlante annuncia la vicina fine del Tour della Vittoria. Mi apposto davanti alle porte scorrevoli del veivolo e appena si aprono mi fiondo di corsa verso casa. Non dò nemmeno il tempo ai miei preparatori di salutarmi e corro a più non posso verso il Villaggio dei Vincitori. Prim è seduta sugli scalini davanti a casa nostra e appena mi vede, un largo sorriso le compare in viso.
-Oh Prim- sussurro abbracciandola. Un soffio da gatto inferocito mi fa staccare da mia sorella. Sono contenta di vedere Ranuncolo, quel brutto gatto mezzo spelacchiato. E la cosa è assai strana.
Sento dei passi avvicinarsi dietro di me e Gale mi si butta letteralmente addosso mentre le prime gocce di pioggia incominciano a scendere. Non riuscendo a reggere il suo peso, mollo le sue braccia e lui cade con un profondo tonfo. Mi guarda con aria sprezzante ma scoppia in una grande sorriso quando vede che a malapena riesco a stare in piedi dalle risate. Insieme a Haymitch arriva Cinna. Lo guardo con aria interrogativa, non capendo il motivo della sua presenza.
-Ti avevo promesso che sarei stato accanto a te, per aiutarti- Mormora lui, lasciando cadere dei borsoni carichi di roba.
Senza aspettare che dicessi qualcosa, con un giro di chiavi apre la porta della casa attaccata alla nostra. Avere Cinna come vicino è sempre meglio che avere solo Haymitch a due case di distanza.
-Io vado a bere qualcosa- Dice Haymitch recandosi a casa. Mia mamma, Sae la Zozza e Prim lo seguono verso l'antro sporco. Rimaniamo solo io e Gale, ormai fradici.
-Andiamo dentro- Consiglia lui aprendo la porta alle nostre spalle. Senza pensarci annuisco, entro e mi metto a sedere accanto al fuoco per asciugarmi. Passano dei minuti che sembrano un'eternità prima che Gale dica qualcosa:
-Com'è andato il viaggio?- Chiede, buttando un pezzo di stoffa tra le braci.
-Un pacificatore mi ha puntato un fucile in testa, ma oltre a quello è andato bene- sussurro, guardando la stoffa incenerirsi tra i colori accesi del fuoco.
Gale mi guarda un pò sorpreso e poi scoppia a ridere.
-Ne hai combinata una delle tue, suppongo- Dice, avvicinandosi a me.
-Si, penso proprio di si- Dico sorridendo. 
Il tramonto incomincia a mandare raggi di sole arancioni tra le finestre. Gale mi accarezza il braccio con una mano e con l'altra la treccia ormai disfata.
-Mi sei mancata- sussurra lui, spostando la mano destra sulla mia guancia. Rimango ferma, esitante e dopo pochi secondi mi scanso,f acendogli scivolare la mano dal mio viso.
-Si anche tu- Dico, spostando lo sguardo sui suoi occhi grigi.
Nel suo viso appare un espressione sorpresa a causa el mio atteggiamento, ma dopo pochi secondi torna la sua espressione normale. Corruga un pò la fronte.
-Non ti piace?- Sussurra, senza mollare la presa.
-Non è quello il problema, Gale.- Dico alzandomi e fissandolo dall'alto. Lui sposta lo sguardo sul tramonto e sbuffa.
-Si, so qual è il problema.- Ribatte, prima di alzarsi e posizionarsi davanti a me. Comincio a sentire le guance ribollire dall'imbarazzo.-Tu ami Peeta e non smetterai di amarlo- Dice, prendendomi una ciocca di capelli e posizionandomela dietro l'orecchio. Mantiene un tono calmo, come se facessimo una normale conversazione. Ormai non posso più negarlo, Peeta fa parte della mia vita e tutto il dolore che provo per lui, non è segno di una piccola, innocente amicizia. Sento il mio cuore che comincia ad andare a mille e faccio respiri profondi per non mettermi a piangere.-Nello stesso modo in cui ami me, però- Continua, spostandosi per vedermi il viso. Sento una piccola fiamma di rabbia accrescersi dentro di me. Perchè non vuole capire che per me, Gale ,è soltanto un amico? Perchè deve complicare tutto? Penso tra me e me, prima di rispondergli con un'occhiataccia.
-Vuoi che me ne vada?- Affretta lui, facendo un passo verso la porta. Automaticamente la mia mano scatta ,afferrandogli il baccio.
-No- Sussurro.
-Vedi? Questa è una ben chiara dimostrazione di ciò che ho appena detto.- Dice, girandosi di nuovo dalla mia parte.-Tu provi qualcosa di più di un'amicizia per me, Katniss- Sussurra.
-Si, sei il mio migliore amico. Il mio compagno di caccia- Sbotto balbettando.
-E nient'altro?- Chiede, alzandomi il viso con una mano.
-Nient'altro- Concludo.
Gale chiude gli occhi e incomincia ad avvicinare il viso contro il mio. Sento la mia mano ferita che si prepara per sferrargli un pugno, nel caso in cui mi volesse baciare. Ma il mio migliore amico si allontana, mi sfoggia il suo meraviglioso sorriso ed esce dalla porta.
Nell'istante in cui Gale chiude la porta d'ingresso, il telefono suona.Senza mai averne usato uno, schiaccio a caso dei pulsanti fino a quando non sento una voce.
-Casa Everdeen?-
-Si?- Chiedo esitante.
-Sono il nuovo Capo-Stratega, Plutarch Heavensbee-.
  
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