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Autore: Yahohel    27/08/2013    3 recensioni
Il Dottore mangia larve velenose ed è costretto a tornare bambino per ventiquattr'ore. Sarà compito di Rose prendersi cura di lui.
“Buona fortuna Rose” disse il Dottore mentre cominciava a illuminarsi “Da quello che mi ricordo, ero un bambino piuttosto pestifero” sorrise, mentre l’intero Tardis veniva invaso di luce e la ragazza fu costretta a chiudere gli occhi.
[baby!Doctor][Rose/Ten]
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10, Rose Tyler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Primo Capitolo

 

Quando Rose riaprì gli occhi la luce era sparita e il cono di vetro anche; sul pavimento del Tardis c’era solo un mucchio di vestiti, e per un attimo la ragazza pensò al peggio. E se il Dottore si fosse sbagliato? Magari la macchina non ringiovaniva, ma distruggeva.
Poi però si rese conto che nei vestiti c’era qualcuno, gli andavano solo un po’ grandi.
Un po’, perché il Dottore era magro, , ma ora al suo posto c’era un bambino di sette anni al massimo, che dormiva profondamente.

Rose sorrise mentre nel sonno il piccolo si tolse una delle Converse, rivelando il piede nudo. Stava per svegliarsi, il che era un problema. Cosa gli avrebbe detto? Il Dottore l’aveva lasciata senza la minima idea di cosa raccontargli per spiegare il fatto che era in un Tardis, in vestiti enormi e con una ragazza sconosciuta. Ottimo lavoro, davvero!

All’ennesimo movimento pre-risveglio del bimbo, Rose prese un bel respiro, cercando di calmarsi. La cosa migliore sarebbe stata vedere cosa il Dottore ricordava di sé stesso e costruire man mano una storia vagamente plausibile. Dopotutto aveva a che fare con un ragazzino, non sarebbe dovuto essere così difficile. Ce l’avrebbe fatta.

Nel frattempo il Dottore si era svegliato tirandosi su a sedere e la stava osservando incuriosito, probabilmente chiedendosi chi diavolo fosse e perché lo stesse guardando come se sembrasse sul punto di esplodere.

“Ehi, ti sei svegliato!” cominciò Rose, constatando l’ovvio. Meglio cominciare dalle cose semplici, si disse.

Era mille volte meglio passare per stupida davanti ad un Signorino del Tempo fin dall’inizio, piuttosto che farsi sgamare inventando storie poco realistiche. Per quello che ne sapeva, i Signori del Tempo potevano essere super intelligenti anche a sette anni e il mini Dottore probabilmente conosceva il Tardis infinitamente meglio di lei.

“Tu chi sei?”

La domanda la fece sussultare. Ok, e ora cosa gli diceva? Ciao, so che non ti ricordi di me, ma sono una tua amica. Viaggiavamo insieme, finché non hai avuto la brillante idea di mangiare larve velenose e tornare bambino. Comunque mi chiamo Rose, piacere. Ma andiamo!

“Mi chiamo Rose” Avrebbe riflettuto sui dettagli più avanti, si disse. “Tu come ti chiami?” Ripensandoci, il Dottore non le aveva mai detto il suo vero nome, nonostante i suoi sforzi, e lei aveva rinunciato anche abbastanza presto, chiamandolo come lui desiderava. Ma ora aveva la possibilità di scoprirlo ed era piuttosto eccitante.

Il Dottore piegò la testa di lato guardandola confuso. “Non me lo ricordo”

L’entusiasmo di Rose si sgonfiò come un palloncino bucato. Ovviamente, pensò.

“Cosa ti ricordi?” Chiese allora, cercando di non sembrare delusa. “Da dove vieni?”

“Non lo so” rispose spaventato. Probabilmente stava realizzando in quel momento di non ricordare nulla, era ovvio avesse paura. Lei al suo posto sarebbe già scoppiata in lacrime. E il suo terzo grado non aiutava di certo.

“È tutto a posto” cercò di tranquillizzarlo lei, avvicinandosi poco a poco. “Se non sai come ti chiami ci inventeremo noi un nome che ti piaccia, mh?” gli sorrise “Che ne dici di John? Ti piace?”

Il Dottore annuì, prima di aprirsi in un sorriso timido. Era adorabile nonostante gli occhi e il nasino rossi.

“Bene John” disse Rose in tono scherzosamente pomposo, alzandosi in piedi “ andiamo a trovarti dei vestiti adatti”.

Il bimbo non se lo fece ripetere due volte e si tirò fuori dagli abiti del vecchio sé, calpestandoli con i piedini nudi. Rose si ritrovò a pregare che non li rovinasse, perché il Dottore non le avrebbe mai perdonato il completo sgualcito, non importava fosse stata la propria versione infantile a camminarci sopra.

Lo prese per mano e si diresse verso il corridoio. Se non ricordava male, la terza porta a destra del quinto corridoio a sinistra era un centro commerciale. Sperava solo di non sbagliarsi, perché il bimbo oltre ad essere scalzo era completamente nudo, e non voleva doversi preoccupare di un Signorino del Tempo con la febbre.

Come credeva, spalancata la porta si ritrovò a vagare tra i negozi deserti – tutti aperti e con la merce in mostra – di un grande magazzino.

Alla sua destra, i manichini della vetrina più vicina esponevano vestiti all’ultima moda per i bambini londinesi dai zero ai dieci anni, perciò si affrettò da quella parte cercando di scacciare la visione di fantocci di plastica cerebro-controllati. 

“Ok, ora io e te cercheremo qualcosa di adatto da metterti addosso. Che ne dici di questi?” lasciò andare la mano del bimbo e agguantò una maglietta rossa e un paio di jeans. Piuttosto anonimo come abbigliamento, a dire il vero, ma la sua priorità era vestirlo e evitare che si ammalasse. Due cuori o meno, era pur sempre un bambino nudo in giro per un centro commerciale. “Da quella parte c’è il reparto intimo, e in fondo a destra troviamo le scarpe” continuò guardandosi intorno.

John però non sembrava pensarla come lei.

“A me non piacciono!” sbuffò contrariato “Sono noiosi!”

A quanto pareva  il Dottore aveva uno strano gusto nel vestire fin da bambino. Non si sarebbe stupita nel vederlo girare fiero con il completo del sé stesso adulto, adeguatamente rimpicciolito.

“Va bene” cedette “Ti infili questi per evitare di ammalarti e poi possiamo fare tutti i cambi di look che vuoi”.

Appena cinque minuti dopo, un John in maglietta, jeans e scarpe con il velcro passeggiava mano nella mano con Rose, indicando di tanto in tanto un negozio e trascinando la ragazza per provarsi qualche nuovo vestito.

“Guarda lì, Rose!” esclamò entusiasta all’indirizzo di un Footlocker “quel cappello è meraviglioso!”

“È anche troppo grande per te” rispose l’altra entrando nel negozio per prendere il cappello NY che tanto piaceva al Dottore.

Il piccolo glielo tolse dalle mani e se lo calcò in testa, mettendolo di traverso come lo aveva il manichino. Il cappello gli appiattiva il ciuffo facendoglielo finire negli occhi e aveva un orecchio dentro e l’altro fuori.

“Ti sta bene” disse Rose cercando di non ridere.

“Non è vero!” si imbronciò contrariato l’altro, togliendoselo. “Stai ridendo!”

“Non sto ridendo” replicò prontamente Rose, costringendosi a tornare seria “Ma credo sia ora di provare qualche altro stile” sentenziò, mettendosi il cappello e prendendo il bambino per mano.

Un infinità di outfit dopo, Rose era stremata. Aveva anche comprato – ma forse non era il termine giusto, dato che non c’erano commessi a cui pagare – una macchina fotografica e aveva immortalato tutto ciò che John si era provato, ma il piccolo era ancora alla ricerca dell’abito perfetto. La ragazza non avrebbe mai detto che il Dottore fosse un fanatico della moda. Probabilmente era solo strano.

“Rose, Rose!” il ragazzino le corse incontro con ancora indosso il vestito da cowboy. L’ultima fermata era stata il negozio di costumi, ed era stata costretta a provare tutti gli abiti delle principesse Disney, con tanto di coroncine e scarpette varie. Sperò solo non le avesse trovato qualcosa da mettere, perché era esausta dopo tutti quei cambi d’abito.
Il Dottore aveva preso la situazione come un gioco e insisteva nel cercare un nuovo look anche a lei, nonostante non avesse trovato niente che gli piacesse veramente per sé. Saltava da uno stile all’altro; il più quotato al momento era quello dark, ma aveva finito per non piacergli più una volta entrato nel negozio di costumi. Trovare un abito che lo conquistasse sembrava impossibile, si stava giusto dicendo Rose, quando il bambino richiamò la sua attenzione.

“Guarda! Ho trovato le scarpe!” fece tutto contento, mostrando fiero le converse rosso bordeaux che aveva ai piedi.

 Rose si dette un ceffone mentale. Ma certo!

“Sai, credo di aver trovato l’abito adatto a te” replicò allora, non senza un po’ di soddisfazione.

Era anche ovvio e si stupì di non averci pensato prima. Si sarebbe risparmiata di girare come una trottola per negozi, per prima cosa. Adorava fare shopping – non come sua madre, certo – ma il mini Dottore era instancabile, non si fermava un attimo e aveva messo a soqquadro tutti i negozi in cui erano stati, costringendola a rimettere a posto ogni reparto che visitavano. Non che ce ne fosse bisogno, il centro commerciale era vuoto, era solo la forza dell’abitudine.

Come stava dicendo, era sicura di aver fatto centro, questa volta.

Camminarono ancora un po’, alla ricerca del negozio giusto e Rose stava quasi per arrendersi in favore di qualcosa da mangiare – era stancante fare su e giù senza sosta per negozi, ed era certa avesse perso almeno un chilo nell’aiutare John a vestirsi – quando vide la vetrina che stava cercando. Abiti da cerimonia.

Si lasciò andare a un gridolino di vittoria, prima di trascinare il bambino da quella parte.

Varcata la soglia, il Dottore lasciò la sua mano correndo nella sezione delle cravatte e i farfallini, sicuramente gli elementi più colorati del negozio. Era circondata da completi sui toni del nero, grigio e bianco e qualche marrone. Stava per richiamare John e andarsene quando in un angolo vide un manichino con un completo gessato blu, identico a quello del Dottore.

Non entrava spesso in posti del genere – Mickey non era il tipo che si vestiva elegante – ma era abbastanza sicura ci fosse anche una sezione per i bambini, perciò si mise a cercare meglio e dietro un separé trovò quello che cercava, con file e file di manichini a grandezza bambino con addosso camicie, pantaloni eleganti, bretelle e papillon. Non credeva che quel posto fosse così grande.

Ora doveva solo trovare  la copia ridotta del gessato blu del Dottore, il che non era propriamente semplice, considerando la quantità abnorme di vestiti che aveva davanti.

Aveva bisogno di una mano e l’unico aiuto disponibile era a giocare con i papillon nell’altra stanza.

Tornò indietro e lanciò uno sguardo all’ingresso; John non si era mosso da lì, aveva semplicemente preso tutte le cravatte a cui era riuscito ad arrivare e stava cercando di legarsene il maggior numero possibile al collo, seguendo le istruzioni del video tutorial che trasmettevano no-stop dallo schermo piatto del negozio.

Inutile dire che non era riuscito a farne uno decente o che, come minimo, non sembrasse un cappio pronto a strozzarlo.

“John” lo chiamò la ragazza divertita “puoi posare quelle cravatte? Penso di aver trovato l’abito adatto a te” gli disse con un sorriso.

Il bambino si alzò in fretta e, con ancora un paio di cravatte allentate al collo, la raggiunse.

Rose sorrise di nuovo e si affrettò a mostrargli il completo blu che aveva visto. Sperò solo gli piacesse, perché non credeva avrebbe retto altri outfit folli e corse da un negozio all’altro. Osservò gli occhi del piccolo illuminarsi e capì di aver fatto centro. Finalmente!

“Ti piace?” chiese per conferma.

“È stupendo!” esclamò contento l’altro, distorcendo appena la “s”. Probabilmente gli mancava qualche dentino. Adorabile, pensò Rose.

“Ora, questo qui è un po’ grande” spiegò la ragazza sotto lo sguardo concentrato del bimbo “perciò dobbiamo cercare lo stesso modello, ma della taglia giusta, di là” indicò con un cenno della testa il divisorio “Mi aiuti?”

Il Dottore non le diede neanche il tempo di finire la domanda e corse immediatamente al di là della tenda sotto lo sguardo divertito di Rose che, ridacchiando, lo seguì.

Dopo aver messo a soqquadro l’ennesimo negozio – Rose aveva una mezza idea di far ripulire tutto il centro commerciale al Dottore una volta tornato adulto – erano riusciti a trovare il gessato blu che tanto cercavano.

John aveva un modo tutto suo di cercare, a dire la verità: lanciava in aria più vestiti possibili, affermando che quello che volevano sarebbe rimasto in alto fluttuando.

Non era andata proprio così, ma tra i tanti mucchi che il bambino aveva sparso per il negozio Rose era riuscita a trovare quel dannato completo.

“Ecco fatto” esclamò dopo aver chiuso tutti i bottoni “manca solo un piccolo dettaglio”. Prese una delle due cravatte che il piccolo si era portato dietro – quella rosso bordeaux con i disegni blu – e gliela annodò al collo “Perfetto” sorrise.

John corse subito al primo specchio disponibile, per ammirarsi.

Sì, era decisamente un fanatico della moda, pensò Rose mentre lo osservava specchiarsi meravigliato, cercando la posizione migliore e facendo piroette per guardarsi da tutte le angolazioni.

Gli stava davvero bene e, anche se di solito era strano vedere un bambino di sette anni in un abito tanto elegante, lei era sicura non sarebbe riuscita a vederlo in nessun altro modo se non vestito così. Era pur sempre il Dottore, nonostante l’età, e non era tipo da magliette e jeans a quanto pareva.

Il brontolio dello stomaco di John la riscosse dai suoi pensieri.

“Cosa abbiamo qui, un orso?” lo prese in giro, ridendo “Andiamo, ho fame anch’io”.

Note dell’Autrice:

Ciao a tutti! Rieccomi come promesso con il primo capitolo. Passiamo alle cose pseudo-importanti:
Prima di tutto, penso che il martedì sarà, in linea di massima, il giorno di pubblicazione, ma potrebbe variare a seconda dei miei impegni. In ogni caso, ve lo farò sapere. Martedì prossimo, quindi, dovrebbe arrivare il secondo capitolo, che ho quasi terminato di scrivere. Speravo di portarmi un po' avanti con il lavoro, ma a quanto pare sono anche più indietro di quanto pensassi :/ Dal 5 all'8 non ci sarò, e di conseguenza non potrò scrivere, ma cercherò comunque di farvi avere il terzo capitolo Martedì 10.

Per quanto riguarda i capitoli, avranno pressocchè tutti la lunghezza di questo e in ogni caso cercherò di non farli più corti di 2000 parole.

Beh, che dire, spero il capitolo vi sia piaciuto, ringrazio chi mi segue/preferisce (O___O Pazze!) e chi ha recensito il prologo: mi fate davvero felice. Se voleste lasciarmi un commentino anche a questo capitolo ne sarei onorata :)

Al prossimo capitolo!

Baci,

L.


   
 
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