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Autore: nals    27/08/2013    6 recensioni
La ricordi l'ultima volta in cui m'hai sfidata a spegnere le candeline per prima?
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La ricordi l'ultima volta in cui m'hai sfidata a spegnere le candeline per prima?
Gonfiare il torace fin quasi a scoppiare, sbirciare dalla tua parte e vederti un po' sfocato dietro le ciglia, le guance grosse e poi fiuuuuuuuu. Sputare tutta l'aria compressa nei polmoni e sentirla sbattere o infilarsi tra gli incisivi e le labbra arricciate. Fumo e cera calda a colare sulla rachitica scritta auguri.
Avresti vinto tu, sempre. Io no. E non ci ho mai veramente pensato; guardavo te.
Punto cieco.
La ricordi l'ultima volta in cui m'hai sfidata a spegnere le candeline per prima? Io no.
Son sicura fossero giorni colorati.
Ho perso tutti i cerchietti di stoffa che mamma mi comprava per tirare indietro i capelli;
il bisogno intestinale di assicurarmi che tu stia bene, però, m'è rimasto. Monitorare i passi che infili uno dopo l'altro e riempire la visuale di te. Te. Come se fosse possibile. Hai le gambe lunghe lunghe, non riuscirei a tenerti affianco nemmeno correndo o volendo.
Per mano.
Devo salire un paio di gradini per guardarti negli occhi con gli occhi,
faccia a faccia,
ma ti rivedo ancora piccolo piccolo piccolo e mi vien da stringerti forte come facevo da bambina quando eri troppo distratto per pensarci, per pensare a me che avevo bisogno di sentirti mio per un po'.
Fingiti distratto anche oggi, ti va?
Voglio infilare le dita fredde tra la panna crepata e il cioccolato mentre nessuno guarda, e abbracciarti con le iridi e con le braccia e sussurrare senza una parola che va tutto bene, che va tutto bene.
E convincermene, appuntandomi il mantra tra le labbra (ago e filo).
Ho un peso acuminato tra lo stomaco e il cuore, sta lì a stiracchiarsi per bene; il paio di sillabe di colore spruzzate su un muro qualsiasi; e un po' d'aria sottovuoto a gonfiarsi in pancia come i palloncini molli d'elio schiacciati tra il soffitto e la libreria; e non ricordo più com'è che si soffi una candelina, e non ricordo più com'eravamo prima. Com'ero prima, io.
Ti guardo e vorrei raccontarti ad alta voce di me, di quella che sono diventata, di chi s'è preso un sorriso, di chi m'ha masticato il cuore. Poi penso che tu sai già. Abbiam condiviso una bolla di pelle e acqua per sette mesi (m'hai buttata fuori a calci, forse stavi stretto) e il gommone azzurro colmo fin all'orlo di mare arraffato al mare coi secchielli sempre troppo sporchi di sabbia.
Sai già.
Ho voglia d'aggrapparmi a te come l'edera in giardino e starti addosso e aspettare d'essere pronta a rimettermi in piedi, aspettare che le ginocchia smettano di tremare.
Se.
Fiammelle in agonia su candeline bruciate di cera rosa e blu.
Oggi soffiamoci su insieme, ti va? Ho poca aria.
Continuo a sperare che almeno tu rimarrai.
 
Sai, ci penso qualche volta e credo che semmai io abbia davvero qualcosa di buono, sia tu. Nonostante i lividi e le lacrime e i "ti odio" sputati in faccia assieme alla saliva e i pugnetti di dita bianche serrati e tenuti ben piantati nelle tasche, per evitare di pentirmene dopo. 

Sei tu. Le mie ossa, le costole della mia scatola toracica.
Sei tu.
La mia vita a metà.


Uno - due - tre.
Soffio.
   
 
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