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Autore: silvia_arena    27/08/2013    1 recensioni
Rimasero lì per qualche istante, immobili; entrambi con i respiri pesanti, entrambi spaventati per la sorte dell’altro.
Fu lei a rompere il silenzio.
«Connor.»
Lui levò lo sguardo su di lei, non ancora calmo.
«Credevo che i tuoi incubi fossero finiti.»
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Connor Kenway, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: Non-con, Violenza
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Storm


 

La ragazza non riusciva a credere di essere finalmente sola. Achille era uscito, Connor era in battaglia.

Avrebbe finalmente potuto mettere un po’ d’ordine in quella casa, oppure cucinare qualcosa di buono.

Ma appena volse lo sguardo verso la finestra, capì subito cosa aveva voglia di fare.

Uscì di casa, ammirando la distesa verde davanti ai suoi occhi: gli alberi, i cespugli... la foresta. Finalmente era libera d’esplorarla.

Avanzò qualche passo, indecisa. E se Achille l’avesse scoperta? L’avrebbe rimproverata, l’avrebbe cacciata via per avergli disubbidito? In fondo lui non voleva che lei uscisse per paura delle guardie di Charles Lee, non perché voleva impedirle di divertirsi.

Dopo un attimo di riflessione, si decise: ora o mai più. La curiosità era troppo forte.

S’immerse nel verde, circondata dagli alberi più alti che avesse mai visto. Riuscivano ad oscurare il sole. L’odore della natura le inondò le narici. Si sentiva bene.

Una goccia d’acqua le cadde sul viso. Alzò lo sguardo, credendo che si trattasse della rugiada rimasta intrappolata fra le foglie, dopo l’acquazzone della notte prima. Invece no: non erano stati gli alberi ad oscurare il sole, ma le nuvole. Si stava preparando un altro temporale.

Sapeva ch’era rischioso restare lì, avrebbe fatto meglio a tornare alla tenuta di Achille, ma la sensazione delle gocce di pioggia che le cadevano leggere sul corpo era troppo piacevole per essere fermata. Si divertì come una bambina, godendosi appieno quel momento.

Fu dopo qualche minuto che si rese conto di quanto sarebbe stato migliore quel momento se Connor si fosse trovato lì, con lei, sotto la pioggia.

Si sentì sola. Ogni volta che Connor partiva, rischiava di non tornare. E se non l’avesse più rivisto? Se non avrebbe mai potuto giocare in un’acquazzone con lui?

Ormai l’Assassino era via da giorni: cosa aspettava a tornare?

La ragazza non riuscì a rientrare in casa, sommersa da quei pensieri. Voleva Connor, voleva stringersi al suo corpo caldo, voleva che la guerra finisse. Si sedette per terra, con la schiena poggiata al tronco di un albero. Le sue lacrime si confusero con la pioggia.

Dopo qualche istante passato lì, il cuore e la mente impegnati con il ricordo di Connor, la giovane rischiò la morte. Un fulmine colpì l’albero al quale era appoggiata, lasciandolo in preda alle fiamme. Lei si alzò subito, accompagnata da un grido, e corse più veloce che poté per evitare che il tronco le cadesse addosso.

Sapeva di non essere abbastanza svelta. Stava per essere sovrastata da quel peso immane quando qualcuno le piombò addosso, la scansò dalla traiettoria dell’albero facendola rotolare sull’erba bagnata. Nella foga della rotolata, le armi che il suo salvatore portava addosso le ferirono superficialmente le braccia e i fianchi, ma a lei non importò perché riconobbe il suo calore. Quando si fermarono, lui si trovava sopra di lei, fissandola terrorizzato. Era tornato.

Il suo Connor.

I ricordi del suo villaggio in preda alle fiamme riaffiorarono nella mente dell’Assassino, le stesse fiamme che avevano ucciso sua madre, e che stavano per uccidere la sua amata. La strinse forte, felice di essere riuscito a salvare almeno lei.

«Connor» singhiozzò lei – non per la paura, ma per la felicità. Le loro labbra s’incontrarono, fameliche. A nessuno dei due importava la pioggia, o gli alberi in fiamme. Sentivano la necessità di appartenere l’uno all’altra, in quel preciso istante.

I loro corpi si strinsero, si abbracciarono. Connor la baciò dappertutto, la liberò del suo vestito per poi liberarsi del suo. Si amarono lì, sul terreno bagnato.

Quando la tempesta finì, i raggi del sole che riuscivano a filtrare dagli alberi baciarono la pelle dei due amanti.

La ragazza fu presa da un’innocente risata, che contagiò l’Assassino.

«Non uscire più senza il permesso di Achille» ammonì Connor, tornando serio ma incapace di nascondere il sorriso malizioso che persisteva sulle sue labbra.

«Non mi pento delle mie azioni» replicò la ragazza, gioviale.


 


Devo ancora scusarmi per il nonsense di queste one-shot?

   
 
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