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Autore: Fanelia    27/08/2013    3 recensioni
Storia introspettiva. Viaggio attraverso le emozioni del protagonista.Una leggera ascesa prima di una caduta a picco nella valle della disperazione. Riuscirà a riprendersi e andare avanti?
Perdetevi con lui sulle vie del suo inferno personale.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Terrence Granchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“I ricordi di sogni assaporati e mai gustati
Riaffiorano in me, nella mia anima
E io li aspetto per soffrire ancora
in solide mura di pensiero.”
-Anonimo-



Dimmi tu se se avrei potuto essere più ingenuo!
Trovai una lettera da parte di Candy infilata sotto la porta della mia camera e non mi sfiorò nemmeno lontanamente l’idea che potesse essere l’ennesimo tranello della vipera!!
Così, protetto dalle ombre degli alberi e con la complicità del  buio, mi recai verso le stalle col cuore in gola. Cosa poteva avere di tanto urgente da dirmi, da farmi recapitare addirittura una lettera e darmi un appuntamento correndo un così grosso rischio?
Mi nascosi nelle stalle e attesi in silenzio; mi ricordo la sensazione del freddo pungente e un’ansia crescente. Che ingenuo, che sciocco!
Più passavano i minuti e più l’attesa riusciva a snervarmi.
Quando finalmente arrivò ci fu un breve scambio di battute ma non avemmo il tempo di renderci conto di cosa stava succedendo intorno a noi che la trappola scattò e noi ci finimmo dentro.
Beccati con le mani nel sacco.
Se ti devo dire la verità non ricordo molto di quanto successe perché avvenne tutto così in fretta!
Suor Gray ci accusò di esserci dati appuntamento in un luogo appartato.
Iriza rideva, quella strega! Sicuramente era lei l’artefice di quel lurido inganno!
Ricordo solo le urla di Candy che piangeva disperata mentre Suor Chris la trascinava via.
Suor Gray ne decretò l’espulsone dal collegio mentre si rifiutò di infliggermi la stessa punizione, e così io fui semplicemente confinato nella mia stanza per una settimana.
Cercai di avvicinarmi a Candy, di raggiungerla, di tranquillizzarla promettendole che non l’avrei lasciata sola e che avrei risolto quella situazione, ma come avrei potuto? Ero uno sciocco ragazzino viziato e senza mezzi!
Lo strazio che il suo pianto causò al mio cuore fu indescrivibile: mi sentivo impotente, intrappolato e senza via d’uscita. Cercai di spiegare invano alla direttrice che si trattava di una trappola, ma lei non volle sentire ragioni. Poi mi arrabbiai perché mi trattò in maniera privilegiata solo a causa del mio dannatissimo nome e dell’influenza di mio padre.
La rabbia che mi esplose nel petto era implacabile.
Fui riportato nelle mie stanze, mentre Candy veniva confinata in chissà quale parte della scuola e io non potevo fare niente.
Mi credi se ti dico che non riuscivo a ragionare lucidamente? Se solo lo avessi fatto forse avrei evitato i due errori che commisi successivamente sperando di salvarla.
Per tutta la scuola si vociferava dello scandalo!
Eppure non c’era niente di vero!
Non ci eravamo dati appuntamento, era chiaro che era stata Iriza, ma purtroppo non potevo provarlo.
Ricordo che Archie e Stair entrarono nella mia stanza e fu in quel momento che mi resi davvero conto di quanto grave fosse la situazione! Archie, furioso con me, mi fece notare che Candy aveva sofferto tanto e aveva avuto un’infanzia difficile, trascorsa in un orfanotrofio, e che, a causa mia, rischiava non solo l’espulsione dalla scuola ma anche dalla famiglia Andrew con la conseguente perdita di tutti i suoi privilegi!
Non potevo permetterlo! Assolutamente!
Passai la notte insonne a camminare avanti e indietro per la mia stanza alla ricerca di una soluzione. Non riuscivo a pensare perché l’immagine di Suor Chris che trascinava via Candy dalle scuderie e le urla di Candy mi rimbombavano nella mente e nelle orecchie! Non c’era modo di farle smettere, di allontanarle.
Ero così preoccupato per la mia Tutte Lentiggini, sola in qualche buia stanza, al freddo e probabilmente spaventata.
Non vedevo l’ora che sorgesse il sole per potermi recare da Suor Gray e perorare nuovamente la causa.
Non poteva espellerla e, se non mi avesse lasciato alternativa, piuttosto avrei abbandonato io la scuola.
Sperai che non si dovesse arrivare a tanto, non volevo lasciare Londra e la mia Candy, era così dannatamente ingiusto!
Perché il destino si stava accanendo contro di noi?  Lei finalmente sembrava avere ritrovato il sorriso dopo la morte di Anthony , ed io … beh, io avevo incontrato l’amore! Mi stava aiutando a leggere dentro me stesso e ad imparare a conoscermi, a scoprire cose di me che,prima di incontrarla, non avrei nemmeno lontanamente pensato. Prima di incontrarla non avrei mai creduto di poter amare; sì di poter amare qualcuno così profondamente,così appassionatamente da non poter immaginare di stare senza di lei.
Per fortuna riuscii a scoprire dove la tenevano rinchiusa e decisi che in qualche modo le avrei fatto compagnia.
Mi recai verso quella che veniva chiamata la prigione, la cella di detenzione.
Chiamai il suo nome e lei mi rispose.
Quando mi accorsi che stava piangendo dovetti davvero raccogliere tutte le mie forze per non lasciarmi andare al pianto, non sarebbe servito a niente e non l’avrei certo tirata su di morale.
Cercai di tranquillizzarla dicendole che avevo trovato una soluzione, poi suonai l’armonica per tutta la notte. Credo che ad un certo punto dovette addormentarsi perché non la sentii più piangere.
Quando finalmente fu mattina potei mettere in atto quanto avevo pensato quella notte.
Con il cuore in pezzi, decisi di calpestare il mio orgoglio e mi recai da mio padre.
Eh sì, fui proprio uno sciocco! Cosa credevo di ottenere? Mio padre aveva sempre soddisfatto i miei capricci sperando di tenermi buono, così pensai che avrei potuto persino promettergli di comportarmi bene in cambio di questo favore. Per lei ero disposto anche a mandare giù il rospo e a supplicare quell’uomo che tanto disprezzavo. Ma lui sentenziò che mi sarei dovuto arrangiare,e così, mentre col cuore pesante e vuoto mi allontanavo dalla sua residenza, maturai la peggiore delle mie scelte.
Eh no caro, se tornassi indietro nel tempo, se mi fosse concesso questo dono, non prenderei una decisione così avventata.
Mi recai nell’ufficio della madre superiora, che errore! Fu come scontrarsi contro un muro, non aveva assolutamente intenzione di cambiare idea.
Quella vecchia arcigna dal cuore di pietra!
Se non fosse stato per lei, per quell’invidiosa di Iriza, per quel testardo di mio padre e per quella sadica della Mizuki, io e Candy non ci saremmo separati e …
Quella sadica della Mizuki? Beh del resto è lei l’artefice di tutte le mie disgrazie! Lei che diceva di amarmi mi ha pugnalato alle spalle destinandomi ad una vita priva di amore e di felicità, almeno fino a quando a distanza di trent’anni forse ha deciso di farmi giustizia. Ma non è degna di fare parte di queste mie preziose memorie!
Scusami, non volevo anticiparti quanto successe in seguito, mi sono lasciato trasportare dai sentimenti.
Non potevo riferire a Candy che cosa stavo per fare, anche se avrei tanto voluto rivederla almeno per una volta, poter incrociare i suoi bellissimi occhi verdi, poter rivedere il suo mare di lentiggini, poter ridere, scherzare e prenderci in giro come avevamo sempre fatto.
 Ma il tempo spensierato che il destino aveva deciso di concederci volgeva precipitosamente al termine.
Era il momento delle scelte e, come avrai modo di constatare, la nostra storia fu costellata di scelte infelici.
Nonostante abbia lavorato una vita con le parole non credo che riuscirò mai a mettere su carta ciò che mi passò per la testa in quel momento e quale desolazione, tristezza, malinconia attraversarono il mio cuore.
Sentivo dentro, nel profondo, l’amaro gusto della sconfitta.
Preparai una piccola valigia e le scrissi un breve biglietto che lasciai nella mia camera.
Riuscii solo a salutare Stair ed Archie e poi partii, valigia alla mano e tanti ricordi nel cuore.
Erano l’unico bagaglio di cui avrei avuto bisogno. Mi lasciai alle spalle un’adolescenza spensierata, mio padre, quello stupido collegio, le cattiverie di Iriza, e forse abbandonai la mia Candy al suo destino.
Mi sono chiesto tante volte se avrebbe potuto capire e perdonare il mio gesto: lo stavo facendo solo per lei, perché non la escludessero dalla famigerata famiglia Andrew. Non ero felice di lasciarla, se fossi stato più grande, se avessi avuto dei mezzi … ma ero un povero adolescente con le tasche piene di sogni, il cuore pieno di amore e null’altro da offrirle. L’idea di  chiederle di partire con me mi attraversò la mente di sfuggita ma la ricacciai subito: non potevo chiederle di vivere di stenti insieme a me. Non potevo chiederle di privarsi dell’istruzione e dell’agiatezza che la sua famiglia adottiva le poteva garantire.
Forse fui sciocco anche solo a pensare che a lei sarebbe importato; a posteriori penso proprio che sarebbe fuggita con me e forse avremmo vissuto solo d’amore.
Ma era meglio vivere d’amore in povertà, o in ricchezza senza amore?
Con i pochi soldi rimasti presi una carrozza che mi portò al porto di Southampton e una volta giuntovi utilizzai le ultime sterline che mio padre mi aveva dato per comprare un biglietto di sola andata verso il mio sogno, verso un destino che lui avrebbe denigrato, e godetti quasi pensando allo smacco che gli avrei arrecato se solo lo avesse saputo.
Avevo il mio sogno da realizzare, lo avevo capito proprio grazie alla mia Tarzan,mi allontanavo dal mio amore per avvicinarmi all’altro amore della mia vita, il teatro.
Rimpiango ancora la breve lettera che le lasciai, mi chiesi che potessi scriverle, avevo paura che se fosse stata intercettata e vi avessi scritto ciò che il mio cuore voleva dirle, probabilmente l’avrei messa nei guai e non era ciò che desideravo. Così mi limitai ad informarla che partivo per l’America, che avrei inseguito il mio sogno e che avrei pregato per la sua felicità ovunque mi fossi trovato.
Fredda? Lo so. Ma non potevo scriverle “ ti amo dal profondo del mio cuore!” anche se il mio cuore lo strillava con tutta la forza di cui era capace, con ogni singolo suo battito.
Mentre salivo sul piroscafo, mi chiesi come avrebbe reagito. Sarebbe andata avanti col sorriso sulle labbra? Le sarei mancato? Si sarebbe arrabbiata? Avrebbe pensato che non l’amavo? Del resto non ero mai riuscito a dirglielo, anche se le mie azioni parlavano per il mio cuore, parlavano dei miei sentimenti, non le avevo mai detto quel “Ti amo” che avrei dovuto esternarle e che non sapevo se mai sarei riuscito a dirle.
Guardavo l’Inghilterra sparire lentamente all’orizzonte e diventare sempre più piccola.
Un sorriso amaro increspò le mie labbra, una nave me l’aveva fatta conoscere e una nave mi allontanava da lei.
Il vento mi sferzava il volto, e mi parve persino, pensa che pazzo e che povero illuso, di sentire la sua voce chiamare il mio nome disperata. Mi voltai e la cercai, ma era ovvio che non ci fosse, come avrebbe potuto, eravamo in mare aperto.
Deluso, mi avviai verso la mia cabina.
Sarebbe stato un lungo viaggio, il viaggio più difficile che avessi mai dovuto  affrontare.
Nella mia mente si affollavano i ricordi di tutti i preziosi momenti passati insieme, e non riuscii a trattenere una lacrima. La disperazione, la solitudine, quel vuoto incolmabile che sentivo nel cuore, rischiavano di prendere il sopravvento. Il dolore che provavo nel profondo del mio animo si propagò in tutto il  mio corpo, e dovetti sdraiarmi perché pensai di non farcela  a stare in piedi. Si poteva soffrire così tanto per amore? Sì caro mio, si poteva eccome.
Avrei tanto desiderato poterla salutare, ma poi non avrei avuto il coraggio di partire. Me ne stavo andando lasciando così tante parole sospese a mezz’aria, lasciando il mio cuore a porsi tanti quesiti a cui non avrei saputo rispondere, lasciando che la mia mente vagasse alla ricerca dei perché … ma forse di perché non ce n’erano.
Ti dico sinceramente che quel viaggio della speranza per me fu un incubo.
Passai la maggior parte delle notti insonne, non riuscivo a darmi pace. Sapevo che una volta arrivato a New York avrei dovuto rimboccarmi le maniche e concentrarmi sul mio avvenire, anche perché avevo preso una decisione. Sì, avrei lavorato, sudato, faticato, pianto e versato sangue, ma sarei diventato un attore, avrei risparmiato per inviarle un biglietto di sola andata, mi avrebbe raggiunto in America e le avrei chiesto di sposarmi! Ah caro amico mio, che bel sogno non ti pare? Peccato che non avevo preso in considerazione che la vita si sarebbe frapposta fra me e la realizzazione dei miei desideri.
Forte di questa nuova decisione cercai di non piangermi addosso e di prepararmi ad affrontare questa nuova sfida.
Non avrei cercato mia madre.
Sarebbe stato facile entrare a fare parte di qualche compagnia sfruttando il suo nome, o il grado di parentela, ma volevo farcela da solo, volevo che la mia Tutte Lentiggini fosse orgogliosa di me.
Mi chiesi se fosse tornata alla sua routine scolastica e se le acque avessero cominciato a calmarsi. Mi spiaceva non poter essere lì a prendermi cura di lei, ma sapevo che il damerino e Stair avrebbero vegliato su di lei. Aveva dei buoni amici su cui contare.
Purtroppo anche Albert era partito, l’aveva affidata a me, se solo avesse saputo … Albert … mi mancava il mio unico vero amico. Nella vita non no più incontrato nessun altro come lui. Mi manca tuttora sai? Ma di questo forse  parleremo in un altro momento.
Torniamo al mio viaggio.
Credo che tu abbia capito come mi sentivo.
Dovevo raccogliere i miei stessi cocci e rimettermi in piedi, lo dovevo a me stesso e a Candy.
Quando sbarcai in America, fui sopraffatto dalle emozioni.
Ero tornato nella terra dove avevo trascorso l’infanzia, nella patria di mia madre, nella terra che aveva dato i natali alla mia Tutte Lentiggini. Ero grato a quella terra perché era la madre delle due donne più importanti della mia vita.
Con il mio poco bagaglio cominciai a vagare per la città. Avrei dovuto cercare un alloggio in cui sistemarmi per poi poter cominciare a cercare un lavoro. Ma questo non prima di aver visitato un luogo per me importante. Prima di gettarmi nella mischia e nella frenetica vita di New York, c’era un posto in cui dovevo assolutamente recarmi.
Dicevi? Sì mio caro, il duca lavorò come un qualsiasi cittadino, quando lasciai mio padre a Londra abbandonai anche il mio nome, rinunciai al casato.
L’America avrebbe conosciuto Terence Graham!
Terence Granchester  era sepolto nel profondo del mio cuore, viveva spensierato e felice nei ricordi dei  bei momenti trascorsi insieme alla propria venere.
Vorrai perdonarmi se ho bisogno di una pausa? Potrebbe servire anche a te.
Domani ripartiremo dalla mia avventura Newyorkese; dovrei anche raccontarti  ciò che successe a Candy ma questo a tempo debito, forse.
Ti lascio amico mio con la promessa di riprendere presto.
E ogni promessa è debito, parola di Duca.


Grazie a tutte per essere passate!Ho problemi con L'XML perdonatemi il "blocco"!

   
 
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