Fanfic su artisti musicali > All Time Low
Segui la storia  |       
Autore: keepxrunning    27/08/2013    5 recensioni
Il cuore mi corse in gola mentre le mie gambe corsero alla porta, trascinando dietro un me assonnato e ancora frastornato. Non capivo bene cosa stesse succedendo, l’unica cosa che riuscivo a pensare era: “Jack”.
Ed era proprio lui. Ubriaco spolpo, con i capelli completamente in disordine, la maglia stropicciata sul petto e ai bordi, con un alone di fumo attorno e una puzza di alcool fatale che lo seguiva come un cane fedele, Jack se ne stava barcollante in piedi davanti a me, reggendosi allo stipite di cemento.
È bellissimo, pensai. E poi mi stupii di questo mio pensiero.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

3.
You won’t find out what has been killing me. Can’t you see? Can’t you see?

 
 
“Quindi, saresti frocio?”
“RIAN!”
“……ZACK!”
“È Alex!”
Pausa infinita.
“Credevo ci stessimo nominando a vicenda solo noi due, traditore!”
“Coglione, sto parlando del termine che hai usato”.
“Quale, traditore?”
“No”.
“Zack? Nemmeno a me piace il tuo nome, ma su, dovrai imparare a conviverci prima o poi.”
“Potrei picchiarti con una padella”.
“Non lo faresti mai, mi ami troppo”.
“Allora potrei scoparti e poi ammazzarti con una padella. Magari quella di acciaio cromato”.
“Stronzo, alla larga dalla padella di mia madre!”
 
Non ci posso credere.
Io, Rian e Zack – ancora solo in boxer – stiamo seduti al tavolo scheggiato e traballante della cucina, una tazza di caffè forte e fumante davanti a ciascuno di noi. Quel bastardo di Zack mi ha fregato la tazza verde con la rana, e sa quanto mi piaccia e quanto il caffè abbia un sapore migliore dentro quella ceramica tarocca trovata in uno dei tanti mercatini delle pulci per il quale abbiamo bighellonato a lungo io e Jack una fredda sera di dicembre, all’avvicinarsi del Natale.
 
Ricordo come ci siamo ritrovati per la piazza affollata di vecchie signore impellicciate e giovani mamme con tutta la schiera di nuovi pargoli al seguito, imbacuccati nei loro piumini dai colori sgargianti e le sciarpe talmente strette da rischiare il soffocamento.
 
Odio i bambinetti ricoperti da strati e strati di vestiti in inverno. Sembrano pinguini in tecnicolor o pupazzi di neve xxs con le gambe, a scelta. Non so le loro madri come facciano a conciarli così, non si sentono fottutamente in colpa? Io piuttosto li lascerei ibernarsi, non so. Ah, sarei un padre stupendo.
 
La nostra meta iniziale era, ovviamente, il pub. Si prospettava una fantastica serata sbronza in cui saremo tornati a casa sventolando i pantaloni in aria e cantando assurde canzoni di mare per le quali in seguito ci saremo interrogati su come cazzo facciamo a conoscerle. L’alcool ci dava forse in dono un vasto repertorio di ballate da marinai? È una cosa che dobbiamo analizzare più accuratamente.
Ma poi, attraversando lo spiazzo di cemento chiaro con al centro una fontana di marmo sbeccato e attorniato da innumerevoli lampioni dalla luce fioca e danzante, che si innalzavano per pochi metri formando un cerchio quasi perfetto attorno all’asfalto che è la piazza di Baltimora, fondersi con i cittadini in vena di spese natalizie era stato inevitabile.
E allora, avevamo finito col fare acquisti pure noi per i regali di Natale, zigzagando fra le bancherelle colorate ed addobbate con le lucette elettriche che di solito si attorcigliano tutt’intorno all’albero di Natale, fra i vari: “Cazzo Alex guarda questo, oh dio devo assolutamente avercelo, no dai come si fa a rinunciare a una cosa del genere”; “Credi che Rian apprezzerebbe un mankini a paiettes?” e “Aaaaalex, questo bambino mi vuole fregare il modellino di Cars, digli che l’avevi visto prima io!” di Jack.
E se abbiamo scelto fare la figura dei buoni amici all’alcool, vuol dire che siamo coglioni forti. Ve l’ho detto che stare con Jack non mi fa bene. Ma almeno ho rimediato la tazza per me.
 
La stessa tazza che adesso quello strONZO DEL MIO BASSISTA SI STA PORTANDO ALLE LABBRA E LE APPOGGIA SOPRA E LA INCLINA IN AVANTI SEGUENDO IL MOVIMENTO DELLA SUA TESTA E SORSEGGIA SORSEGGIA FIGLIO DI PUTTANA FINISCI DI STUPRARE MISS HULK, LEI È MIA MIA MIA MIA.
Sì, Jack non è l’unico a dare nomi agli oggetti, okay? Ma almeno io sono originale. Miss Hulk. Non è carino? È perché è una rana. Sapete, verde. Le rane sono verdi. Come Hulk. Hulk è verde. Frega un cazzo se è maschio insomma. Per quanto ne sapete, potrebbe essere ermafrodita. Un ermafrodita verde. Verde. Come la rana sulla mia tazza.
Oh, fanculo.
 
E così, ho confessato come un imputato davanti al giudice, l’unico mio “crimine”: essere gay. Solo che, nel mio caso, i giudici sono due e senza la minima ombra di una laurea in legge. Ma nemmeno tarocca. Ma nemmeno scritta con lo stupefacente supermagico “inchiostro invisibile”, che altro non è che il succo di limone al lieve riscaldamento di una fiammella di candela – possibilmente che profumi di fragola, perché, insomma, la fragola rende tutto più meravigliosamente figo – posizionata sotto. Ma nemmeno comprata con i punti della Coop.
 
Già è tanto che siamo usciti dalle medie illesi. Va beh, a parte Zack, il nostro mini Newton personale. Ah, forse lui la sa la formula con la quale convertiamo l’ossigeno in anidride carbonica (o, ancora, forse è il contrario?). Si è buttato via qui a fare il bassista con il patentino di bastardaggine in mezzo ad un pelatone denti-smaglianti, uno con dei capelli orribili coglione formato pacchetto extra-lusso e un gay che si spreca sparando minchiate poetiche ai concerti; quando avrebbe potuto fare milioni studiando per qualcosa che lo avrebbe emancipato nel mondo del lavoro.
Zachary Cuorenobile Merrick. Complimenti coglione. Rinuncia ad una carriera di ville dalle dimensioni assurde e di plotoni di donne che si mangerebbero i loro stessi assorbenti per stare con te. Applausi dal pubblico.
 
Però, forse, adesso che ci penso, se Zack vivesse in una villa, non ci inviterebbe mai perché siamo di un imbarazzante fuori dal legale. Alle cene di gala Jack si infilerebbe un gamberetto in salsa per ogni narice e andrebbe in giro disgustando a vomito tutte le signore presenti, dicendo che “gli erano uscite le cervella (quali cervella?) dal naso e allora le ha lasciate lì a seccare da offrire come stuzzichini agli ospiti. Favorisce?”
Bum!, fuori di casa tutti e tre, sbattuti col culo sul vialetto principale di ghiaia che conduceva al portone d’ingresso da due orango tango della sicurezza con tanto di auricolare e occhiali da sole. Di notte. Perché, seriamente, quanto saranno coglioni i tipi così? Da che vi dovete proteggere? I raggi UVA dei lampioni?*
E sarebbe così che finiremmo il resto della nostra raminga serata spappolati ad alitare sulle grandi vetrate, uggiolando come cani bastonati di farci entrare. Club dei patetici con tessera onoraria, osceno cappello a visiera con logo e tutto insomma.
 
Non è stato difficile.
È proprio come la metafora del cerotto sulla ferita rimarginata che ormai devi togliere: non è tanto per il taglio che fa male, ma per la pelle sana e i peli attorno.
Lo so, come figura retorica fa più pena di me. Sto facendo pratica.
Insomma, più in fretta fai, meglio è. Come togliere un cerotto, appunto. Via il dente, via il dolore. Prima comincia, prima finisci. Chi ben inizia è a metà dell’opera. Non rimandare a domani quello che puoi fare oggi. È inutile piangere sul latte versato. Chi dorme non piglia pesci. Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino.
Okay, la finisco.
 
In pratica, ho adottato questa tecnica talmente bene che la prima confessione non l’ha capita nessuno. Ho avuto un attimo di dubbio su che cazzo ho detto pure io.
“Nookayragazzivolevodirvichesiinsommasonogaycioèomosessualecioèsiinpraticavivailcazzocheschifolavaginaevipregovipregovipregononsputatemituttoilcaffèbollenteinfacciadallostuporeperchémisiustionerebbeilvisocioèilmioadorabilefaccinoproprionograzieeccovelhodeeeeetto”. Totalmente sclerato. Fuori come un balcone. Svitato come una vite. Suonato come una campana.
Okay, giuro che la finisco seriamente ‘sta volta.
“Che cazzo hai detto?! Palazzi per patirvi le insonnia de’ rocco meli?!”
“E poi c’era qualcosa sul caffè adorabile e la faccia che ha detto”.
Vi prego, risparmiamo i dettagli. È stato un discorso imbarazzante, con Rian che reclamava a gran voce particolari sul sesso anale. Ma che cazz. Manco fosse lui quello gay qua. Cioè, spiacente bello, posto già occupato.
 
Avevo dimenticato com’era. Com’era sfogarsi, parlare a cuore aperto con qualcuno. Sono stato così stupido fin’ora, a tenere due degli amici più fidati che ho sulla faccia del pianeta all’oscuro di quello che sono.
È come se negli anni avessi accumulato questo opprimente e pesante ammasso di bugie sotto forma di macerie invisibili che mi schiacciavano il costato, a volte arrivando al punto di non farmi respirare e supplicare un rimedio.
“Sto bene”.
E bum, un altro macigno.
“Tranquilli, è tutto okay per me”.
Pietra su pietra.
“No, no, non preoccupatevi”.
Bugia su bugia.
E poi, sono arrivati Rian e Zack, con i loro sorrisi rassicuranti, la loro capacità di farmi sentire meglio sconvolgente nonostante il 99% delle volte si comportino da coglioni senza precedenti e le loro tazze da caffè che non gli appartengono (sì Merrick, sto parlando di te, sporco bastardo frega-rane). Veloci ed efficienti, hanno alleggerito il peso della verità segreta che mi trascinavo incollato al petto.
 
Solo uno, il macigno più grande, soffocante e doloroso di tutti ho deciso di tenere ancora con me. Come un cane fedele a cui sei malsanamente affezionato. Ironia fottuta. Quello che rappresentava Jack. Jack.
Volevo dirgli davvero della sbandata cronica per lui da ragazzina nel bel mezzo di una tempesta ormonale? Volevo confessare tutto? Volevo ammettere che avrei volentieri squartato con una forbicina per unghie ridendo allegramente/psicoticamente ogni singola ragazza che entrava in casa seguendo Jack come un’ombra troia e ossigenata? E che dopo avrei fatto una cinghia per la chitarra con la pelle delle sue tette rifatte (cintura di silicone, uao)? Volevo raccontar loro di tutte le notti in bianco a impregnare il cuscino di lacrime, con la gayissima e squallida voglia di uccidermi a colpi di chili e chili di gelato ai frutti di bosco – la. fragola. rende. tutto. più. meravigliosamente. figo. –davanti a scadenti video porno omosessuali girati col cellulare da due tizi senza hobby e/o futuro? Volevo parlare di tutto quello che provavo quando quel bastardo del mio migliore amico anche semplicemente mi sorrideva? Volevo arrendermi a quanto fossi davvero, irrimediabilmente, pateticamente, disperatamente ossessionato da vita, morte e miracoli (si fa per dire, quel ragazzo ha difficoltà a sbucciare una mela) di Jack Barakat?
No.
Non è come se mi vergogni dei miei sentimenti, o di quello che “mi piace” e non “mi piace”. Ma cosa ne sarebbe della band, della mia vita, dei fan, di me, se per qualche culosissimo e impossibile e gay al massimo caso tutti i Santi, le Madonne, i dei greci, i Gesù e i Giuseppe che ho pregato mi abbiano ascoltato e Jack ed io davvero finiremmo insieme fra cuoricini, arcobaleni e unicorni caga-bolle di sapone e altre cose da froci convinti; ma dopo finirebbe? Cosa succederebbe?
E il mondo, il mondo là fuori da questo buco ridotto ad un ammasso di vestiti sporchi e cartoni di pizze da asporto che noi ci ostiniamo a chiamare “casa”, cosa direbbe? I paparazzi mi chiederebbero di sposarli per avergli offerto uno scoop così sensazionale.
 
Cazzo, preferisco non pensarci nemmeno e vivere per sempre nel mio mondo da gay in incognito attorniato da video porno di bassa qualità, gelato ai frutti di bosco e cuscini fradici che sanno delle mie amare lacrime salate per sempre. Grazie. Rifiuto l’offerta e vado avanti.
 
“Quindi, spiegati Freddie Mercury…”
“Oh grazie, così mi lusinghi”.
“Solo perché era gay tesoro”.
“Ah”.
“Ma Rian, Alex non è bravo neanche la metà di quanto lo era Freddie”.
“Ha parlato il nostro Paul McCartney dei poveri, qua”.
“Almeno ci assomiglio pivellino”.
“Oh sì, noto un’incredibile somiglianza fra la tua narice destra e il suo buco del culo”.
“Ehm, ragazzi…”
“Seh, ti piacerebbe essertelo sbattuto a sangue, Gaskarth”.
“Mamma mamma che tocco di gnocco!”
“Ah no perché Freddie Mercury buttiamolo via allora”.
“Ma li hai visti quei baffi? Non ti viene la bava da qua ai piedi?”
“E quei denti da cavallo? Dico, li hai guardati bene? Ossignore che bono”.
“No no no, per non parlare di quando si metteva quelle tutine attillate tutto un luccichio tipo Spice Girls in versione cavallo baffuto, che culo che aveva. Come fai a resistergli”.
“A resistere a quelle? E alle sue pose da gay allo stadio super-sayan? Ti viene un orgasmo solo a guardarlo”.
“Che gay fuori controllo che siete tutti e due”.
“EHI!”
“Grazie amore, lo so”.
 
E poi Rian fa la fatidica domanda, quella per la quale ho tremato tutto il tempo che abbiamo parlato: “Quindi, aspetta…se…se tu hai baciato Jack così…vuol-vuol dire che…sì, insomma, lo sai dai, cioè…ti piace?”.
Panico.
La realtà mi colpisce come un potente manrovescio sul viso: ho baciato Jack. L’ho davvero fatto. Ho sentito il gusto del mio migliore amico da sempre sulle mie labbra. L’ho baciato e poi è crollato tutto.
Gli avvenimenti di poche ore prima tornano a pesarmi sulle spalle lampeggianti, come una sirena assordante che ricomincia a squillare dopo che aveva dato un po’ di tregua.
Cosa devo fare? Jack non si è mai arrabbiato così. Forse, forse non voleva. Forse si è solo alzato col piede sbagliato la mattina sbagliata. Forse s’è già pentito e vorrebbe chiedermi scusa per la sua reazione inadeguata ed esagerata, forse magari proprio adesso sta pensando di uscire dalla camera da letto dove si è segregato e cadere ai miei piedi supplicando il mio perdono.
Già. Forse. Forse forse forse. Troppi forse ci sono nella mia vita, nessuna certezza.
Mi racchiudo sempre più in me, il cuore pesante e la testa troppo affollata di pensieri. Ed è grazie a tutti i ragionamenti di prima, che trovo tuttavia la forza di affermare “No, assolutamente” guardando in faccia Rian e Zack e mentendo loro deliberatamente. Se guardate bene, c’ho «VIGLIACCO» scritto in rosse lettere enormi sulla fronte. Dovrei farmi tatuare pure quello, uhm. Perché no. Sarebbe carino. Tipo quei scatoloni marchiati «fragile» che Jack ogni tanto porta a casa, pieni di birre. Alex lo scatolone umano. Non suona male.
 
“Uh, quindi, voglio dire…spiegami, è una cosa da voi gay andare in giro a limonare chiunque?”, domanda allora quello sfrangiacazzo del mio batterista. SÌ. SÌ, OKAY? SIAMO DEI NINFOMACI DI MERDA SUCCHIA-FACCIA A TUTTI, NON GUARDATECI, NON TOCCATECI, NON PARLATECI.
Percepisco il tallone possente di Zack andare a schiantarsi sullo stinco di Rian, da sotto il tavolo, mentre questo si piena leggermente con un gemito di dolore.
Caro, dolce, premuroso Zack, che si preoccupa della mia sensibilità. Come sei adorabile Merrick a stare così attento ai miei sentimenti. Proprio un tesoro. Grazie che non sei finito a fare l’avvocato di merda e stai in mezzo a noi sfigati.
Ma tanto non ti perdono per il furto della tazza bastardo, guardati le spalle quando sei sotto la doccia, che Psycho è un film meraviglioso da inscenare nella vita reale.
Ah, e ti voglio bene.
Ridacchio incerto. Sono un attore di merda. “No, coglione. È solo che…beh, Jack è dannatamente bello…”
“Se lo dici tu”
“E NON sono riuscito a trattenermi. Cioè, andiamo, quando mi ricapiterà un’occasione del genere, di poter sbaciucchiare un tizio così sexy?”.
Rian e Zack mi guardano malissimo. Uhm, forse troppi complimenti tutti in una volta. Porelli, loro non li elogio mai. Fanculo Jack, è tutta colpa tua.
Vi prego bevetevela. Vi prego bevetevela. Vi prego bevetevela. Vi prego bevetevela.
Signore, se se la bevono, nemmeno abbraccerò più Jack. Non piscerò più nella doccia. Non scoreggerò più sul cuscino di Zack quando non mi lascia il telecomando. Non metterò più la cipolla nel dentifricio di Rian quando deve lavarsi per uscire con Cassadee. Rimarrò chiuso in casa in stato di eremita perenne per sempre.
 
“Sì, no, okay, in effetti, hai ragione” decreta in fine Rian.
Quasi mi scappa il sospiro di sollievo che si vuole sprigionare dai miei polmoni. Dio, grazie grazie grazie. Uhm, non so se resisterò alla tentazione di mollare flatulenze sul cuscino di Merrick, ma okay comunque.
Grazie che concordino pure loro con me che Jack è bello come un’abbagliante di notte.
“E comunque, Barakat assomiglia ad un topo spappolato sul parabrezza di un motorino”.
Seh, vaffanculo Dawson.
 
“Ma, amico, glielo devi dire pure a lui ‘sta roba. Mi sembra che se la sia presa parecchio”. Zack fa un cenno con la testa, alludendo alle scale che portano alla camera da letto. Perché deve sempre cercare di fare il paciere sceso dal cielo, merda. Il mio batterista rincara la dose annuendo convinto.
Non ce la faccio ad affrontare Jack. Il che è assurdamente anormale, visto da quanto tempo lo conosco e siamo amici per la pelle. Ho sempre detto tutto a Jack, sempre. Oh, escludendo l’insignificante fatto che porto per il cazzo e me lo porterei volentieri (alettocoffcoffcoff) all’altare con un vestitino bianco di pizzo da lasciare scoperte tutte le sue fantastiche gambe pelose come uno gnu. Ma sono dettagli.
Cosa gli devo dire? Quello che ho detto a Rian e Zack; che è un dio greco per me? Ci siamo sempre amorevolmente detti che siamo delle stupende principesse, ma questa volta sono serio.
“Uhm, non saprei…”
“ALEX – ZackSbriciolacoglioniPaciereinviatodalsignore mi interrompe brusco. Ritiro tutto quello di bello che ho mai detto su di lui – “Vai. a. parlare. con. Jack. ora.”
 
E va bene, va bene. Però sei un figlio di puttana e te lo scordi che ti risparmio le scoregge, anzi. Pasti a base di fagioli da qua all’eternità.
Mi alzo sbuffando dalla mia sedia, spingendola indietro sgraziatamente come un bambino che fa i capricci. Dio, questa parte mi viene alla perfezione. Oscar prego. Con passo strascicato mi dirigo fuori dalla cucina, la testa bassa come di un condannato che si dirige al patibolo dopo le sue ultime preghiere, in testa i pensieri più funesti e i più diabolici piani su come far fuori Zack e farlo sembrare un incidente.
Con la coda dell’occhio scorgo il Bastardo con la B maiuscola e Dawson battersi il cinque soddisfatti. Ah, un complotto eh? Benissimo. Doppi figli di puttana. I miei piani omicidi si estendono pure a te pelatone.
 
Dovremmo proprio pulirlo questo pavimento. Passando mortorio sto scorgendo un sacco di macchie di sugo di pomodoro (o forse è il sangue che verseranno Zack e Rian fra poco?), impronte di fango lasciate dalle nostre scarpe, granelli di polvere e schifezze varie. La mamma di Rian ha ragione, non meritiamo tanta fiducia. Finiremo morti dall’olezzo della nostra biancheria sporca sparsa a random per la casa. Non meritiamo questo posto tutto nostro. Non meritiamo di abitare da soli. Non meritiamo l’onore di fare la spesa per conto nostro, che oltraggio. Non meritiamo di lasciare tutto aperto di notte rischiando la rapina e la percussione con mazze.
Ah, e Zack e Rian non meritano di vivere.
 
La porta della camera. La fottutissima porta della camera.
Il cuore proprio non vuole saperne di battere ad un ritmo comune, e dà un’accelerata allucinante. Lo stomaco, per farmi un regalo, si annoda tutto bene bene e mi provoca le vertigini dall’ansia. Grazie intestino, anch’io t’ho sempre amato.
Benissimo, ora che l’ho vista, torniamo indietro. È in perfette condizioni, solida, lucida, portosa, tutto apposto. Giriamo il culo e scappiamo fuori da questo manicomio urlando come degli ossessi.
 
Sto quasi per farlo, quando l’oggetto delle mie attente osservazioni si spalanca improvvisamente e vengo investito in pieno da un ammasso di muscoli (pochi in effetti, quasi inesistenti), capelli neri sparati in tutte le direzioni e braccia che si avvinghiano a me in perfetto stile polipo assassino. Argh.
“Alex! Mi sei mancato in queste ore solitarie e tristi!”.
Se possibile, il cuore prende a correre anche più veloce. Se potesse, sarebbe già schizzato fuori dalla cassa toracica e si sarebbe schiantato irrimediabilmente sul petto del mio migliore amico, che adesso preme con insistenza contro il mio.
Jack.
Jack.
Il ragazzo che ho baciato e che mi ha urlato contro, facendomi sentire un appestato come mai mi ero sentito prima d’ora.
Il ragazzo che adesso, abbracciato a me, mi sta facendo sentire bene come poche volte mi sono sentito.
“Jack, io…ascolta, volevo dirti, cioè, mi dispiace…”
“No, no, no, zitto. Non me ne frega un cazzo, sono stato un coglione. Scusami, scusami, scusami. Non so perché ho reagito così”. Jack sta parlando a raffica, ogni sua parola che scioglie il nodo che erano diventate le mie budella e allevia il peso che portavo sulle spalle. È stato così semplice, così naturale. Non sono mai stato tanto contento che Jack sia una tale persona impulsiva, altrimenti sai dove ancora stavo io: a fissare la porta come se fosse un poster di Jack nudo che balla la lamp dance con un boa di piume fucsia attorno al collo e un orsetto lavatore in equilibrio sulla testa.
“Davvero, sei un idiota, però cioè, sei la cosa più importante che ho, quindi mi dispiace, Alex non picchiarmi, io ti voglio tanto bene!”.
Rido sommessamente, il naso affondato nell’incavo caldo del suo collo. Starei qui per sempre. Qualcuno metta in pausa questo momento, mettete in pausa cazzo. Voglio solo questo: io, lui, insieme, abbracciati.
“Non voglio picchiarti coglione. Cioè, sì, una parte di me lo vorrebbe, per averti fattomi sentire una merda ambulante…”
“SCUSAMI SCUSAMI SCUUUUSAMI”.
“Ma non lo farò, taci”.
Restiamo ancora così, per chissà quanto tempo. Quando Jack è con me, cose secondarie come questa si azzerano. Chi se ne frega se passano anni, giorni, o solo pochi secondi. Ogni attimo con lui è regalato, è perfetto, è tutto ciò che mai potrei chiedere.
E sì, sto diventando schifosamente romantico.
“Ah, e…Alex?”
“Mh-m?” borbotto.
“Baci veramente da paura, complimenti”.
Scoppio a ridere, ancora avvinghiato a lui. E forse sì, tutto andrà per il verso giusto.
Forse Jack si alzerà una mattina e scoprirà di volere andare in luna di miele con me.
Forse Rian e Zack si butteranno loro stessi da un ponte risparmiandomi la fatica di buttarceli da me.
Forse questa casa tornerà a brillare da sola.
Forse i miei capelli staranno bene anche senza la mia parrucchiera fidata (cosa farei senza di te Angela, ti prego sposami).
Forse qualcuno scoprirà come fermare lo scioglimento dei ghiacciai.
Forse il buco dell’Ozono svanirà come per magia e forse Jack non cagherà più lasciando poi tutto chiuso e impregnando l’aria del bagno della sua magica Eau de Scagazzement facendoci morire asfissiati tutti.
 
Ma forse, anzi, sicuramente, ho rivalutato male la mia sfiga sfacciata.
 
 
 
 
 
* ogni riferimento a Jared Leto è puramente casuale.
((NON È VERO, STO PARLANDO DI TE MINCHIONE. TVBXSEO))

 
 
 
 
 
Spazio “””autrice”””, che è una roba chilometrica quindi vi conviene prendere i pop-corn e mettervi comode:
bonjour pieces of shit (non vi offendete se vi chiamo così, vero? è solo per illudermi di non essere l’unica pezzo di merda qua dentro, sappiate che vi lowo tutte).
bene, partirei dal dire che se vi si sono sciolti gli occhi, è colpa di mia nonna. sì, è sempre colpa sua e sh. no perché mio padre mi ha ri-trascinata in montagna e se mi sono finalmente decisa a scrivere il terzo capitolo dovete solo ringraziare lei, la mia musa con lo scialle di lana fatto a mano ((orrendo ma okay)) e i capelli super tinti perché lei è figa ed è padrona della sua vita. poi logicamente il capitolo viene di merda perché, ehi, mia nonna ha 77 anni – credo. quanti ne ha? – e non è una musa stupenda, quindi mi dà al massimo l’ispirazione per una bella cagata.
dopo questa esibizione di finezza suprema di cui solo io sono in possesso, parliamo seriamente (((seeeeh))) del capitolo. vorrei capire perché continuo ad aggiungere una parentesi ogni volta che ne apro di nuove ma sono più incazzata del solito oggi e non ho voglia di interrogarmi su queste domande. let it be.
alur, Alex ha ammesso bandescamente – deriva da pubblicamente, amatemi – di essere gay, ma nega categoricamente – non deriva da un cazzo – di essere innamorato di Jack. cojon, non ti crede nessuno: fra un po’ sbavi pure dove sputa sul palco. Bassam lo perdona ovviamente perché a) è il suo migliore amico; b) nessuno riesce a stare incazzato con Alexander William Gaskarth e c) è coglione pure lui e fra coglioni ci si trova (io lo so, tutti i miei amici sono coglioni). Zack e Rian hanno la loro parte importante in questo capitolo, ma alla fine non hanno nulla in contrario all’omosessualità dell’amico, logicamente, perché sono troppo fighi e aperti di mente e tanto buoni e dolci e simpatici e carini e idioti fino al midollo e si vede che sono innamorata di sti due tizi e okay ciao ciao ciao. e anzi, nel prossimo capitolo escogiteranno qualcosa che sta tutto scritto dentro la mia testolina di cazzo. o testona. qualcosa riguardo a Jack? qualcosa riguardo a qualcun altro? un appuntamento, magari? una gita tutti insieme appassionatamente in campagna per drogare e far ubriacare Jack in modo che Alex se lo possa scopare come un mobile che non vede uno swiffer duster da secoli indisturbato? un piano malefico per la raggiunta del dominio supremo sul mondo, per trasformarlo poi nel loro privato regno dove non serve cambiarsi le mutande e le pizze piovono dal cielo? no. o forse sì. ah, tanto vi tocca aspettare il prossimo capitolo per saperlo.
che non so quando sarà. “oggi mi metto a scrivere e mercoledì posterò di sicuro!”, diceva. poi mia madre, stronza e taccagna fino al midollo, ha cambiato contratto per la connessione internet e quindi siamo rimasti senza per giorni, senza che potessi aggiornare. i forconi e le torce a lei, grazie.
comunque  mai – e dico mai – fidarsi di quello che dico riguardo a quando posterò. sono affidabile come gheddafi. il mio “soon” è peggio del “soon” di giared leto (thesharpestlives i’m thinking of you), quindi potreste aspettare fino a natale. come regalo. pensate che bello.
okay sto spazio autrice è ‘na roba immensa che vi avrà fatto cadere e rotolare giù per la collina le palle immaginarie, quindi finisco qua.
vi chiedo solo – ma che dico; vi supplico, vi imploro, vi scongiuro – di recensire. voi non volete farmi soffrire non cagandomi il capitolo, vero? *annuiscono tutti di nascosto*. no va beh, per farmi sapere cosa ne pensate della svolta che ha preso la storia. vi pleaso. non sapete come mi rendete felice quando mi scrivete qualcosa di carino come solo voi siete in grado. Sciennon Leto in omaggio. ((che non si sa cosa c’entri con gli All Time Low, ma non importa. lui c’entra SEMPRE. è come mia nonna: anche quando non si parla di lei, si parla di lei)). evaporizzo va.
 
Stay in drugs, don’t do school.
xøc.
p.s.: http://24.media.tumblr.com/c1583680a13b2a6204be508f3197ce9d/tumblr_mqz5lxHD551rdhnwgo1_500.gif NONNA LETOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > All Time Low / Vai alla pagina dell'autore: keepxrunning