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Autore: Wayfarer    02/03/2008    1 recensioni
Dedico questo racconto a Vincent, l' unica persona che sa consolarmi e capirmi e che non mi ha mai abbandonato. Grazie mille, ti voglio tantissimo bene
Genere: Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sangue. Un sacco di sangue. Da tutte le parti. Sulle mani, sulla strada, sul pugnale, sul viso. Cosa è successo? Gli occhi spalancati. Abissi infiniti e indecifrabili in quei pozzi neri. Il mio salvatore. In mezzo a tutto quel sangue lui sta in piedi guardando la scena senza vederla veramente, ma qualcosa si agita dentro ai suoi occhi. Nessun altro segno di possibili emozioni. Ma in quello sguardo c’è un terrore cieco e un’ angoscia che non avevo mai provato. Lo riesco a sentire, il mio potere mi obbliga a sentirlo. Striscio nel sangue, annaspo per respirare. Pena. Incomprensione. Si è accorto di me. Una mano sottile mi aiuta a rialzarmi. Cerco di scappare, ma ricado nel mio vomito e nel sangue. La sua angoscia è insopportabile. Il suo terrore. Cosa ha vissuto? Come fa a resistere? Buio, freddo. Passi risuonano su una strada deserta. Oscurità totale, odore di sangue nelle narici. Ombre, demoni…..una nebbia informe alle spalle. Non voltarsi. Chiudere gli occhi e avanzare nell’ infinita oscurità. Cos’è? Dove sono? Lui. È il mio salvatore che cammina. Ma dove sono? Terrore, confusione….e ancora quell’ angoscia che mi stringe lo stomaco. La sua mente! Scappare….devo scappare….lontano da lui…. Mi risveglio. L’ effetto del mio potere si è calmato. Mi guardo e vedo un ragazzino coperto di vomito e sangue. Rabbrividisco. Sono ancora provato da quello che ho visto in lui. A proposito…. Dov’è? Osservo dove mi trovo. Una tenda. Lui mi fissa e nei suoi occhi c’è curiosità, pena e paura. Non ci faccio caso. Tutti hanno paura di me. Non mi parla. Si limita a guardarmi e ora nel suo sguardo leggo anche ammirazione: è al corrente che ho visto dentro di lui. Ad un certo punto si alza e mi solleva delicatamente, per poi togliermi i vestiti e immergermi in una grande tinozza di acqua tiepida. Sento il mio corpo rilassarsi e un po’di gelo e paura abbandonarmi. L’ uomo mi sfrega con una spugna ruvida, sempre senza aprir bocca, poi mi porge alcuni vestiti puliti e un mantello con il cappuccio. Dove li avrà presi? Non faccio domande. Indosso gli indumenti e scopro con piacere che sono caldi e soffici e che il cappuccio può coprirmi gli occhi. “Tu…..” voce profonda, bassa, leggermente roca. Mi cingo le ginocchia tra le braccia. Scuote la testa, gli occhi spalancati. E poi…. poi sorride, un sorriso triste e dolce, pieno di comprensione e affetto e lentamente mi si avvicina e mi stringe a sé. Nessuno lo aveva mai fatto. Per la prima volta nella mia vita provo un’ emozione che non è dolore o angoscia. Affetto, un amore profondo per quell’uomo che mi ha salvato e mi capisce. Sento il battito regolare del suo cuore e sento anche il suo, di affetto. Avverto qualcosa che mi cola sulle guance e mi ritraggo velocemente. Cos’è? Cosa mi sta uscendo dagli occhi? Che mi è successo? “ È normale che tu pianga. Non te ne devi vergognare.” Piangere… ne ho sentito parlare…quanto ho desiderato in questi anni di trovare il modo di cancellare l’ angoscia, le ho provate tutte e ora sono bastati un abbraccio e delle lacrime per placare il terrore. Si siede al mio fianco e mi fissa intensamente. “Chi sei? Perché quei sicari ti seguivano?” Devo rispondere. Muovere le labbra. Che suono avrà la mia voce? Non riesco. Non riesco a emettere suoni. Dentro di me c’è solo l’ infinito eco di un grido lontanissimo……il silenzio ha mangiato tutto il resto. Lo guardo e nei miei occhi deve esserci di nuovo paura, perché mi stringe nuovamente a sé, premendomi il viso sul suo petto. Sento una vampata di calore nel mio corpo, che scioglie ogni scheggia del ghiaccio che in questi anni si è sostituito al mio sangue. Una nuova corrente, tiepida, piacevole, si agita ora dentro di me e confina i demoni che mi abitano in un angolo remoto della mia mente. Poi l’ uomo mi lascia andare e subito i demoni riconquistano la mia testa e il mio cuore e il freddo ghiaccia la speranza e la vita nel mio corpo. Sono tornato ad essere il contenitore dei demoni del mondo, il corpo che non può provare altro che dolore e deve sopportare l’ angoscia degli altri. L’ uomo è spaventato. In qualche modo ha visto il cambiamento e probabilmente teme ciò che sono e ciò che sento. Ora scapperà nella notte, o magari tenterà di uccidermi. E io che avevo sperato che potesse essere la mia speranza, il mio futuro. Volevo essergli di aiuto, diventare importante per lui, e con lui uscire dall’ oscurità. Non voglio vederlo andare via. Mi calo il cappuccio sugli occhi e mi rannicchio in un angolo. Lui mi si avvicina e mi mette una mano sulla spalla, con un gesto di infinita dolcezza. Sento di nuovo quella sensazione di calore e sono felice e spero di nuovo……
  
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