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Autore: BlackCrimson    28/08/2013    4 recensioni
( Per Favore immaginate la storia come se fosse un Anime o Manga )
In un tempo lontano, l'oscurità era riuscita a dare vita ai peggiori incubi dell'umanità, creando degli esseri immondi denominati creature della notte. Non tutte queste creature però costituivano una minaccia ma altre, non esitavano a bramare con sempre maggiore foga la vita degli altri.
Per questo motivo, venne istituito un ordine per combattere e limitare tali disgrazie. Coloro che ne facevano parte erano chiamati Hunter.
Elizabeth, una giovane cacciatrice, che però teme fortemente i vampiri, si troverà a sua insaputa a combattere al fianco di uno di questi. Riuscirà ad affrontare la sua paura e realizzare il suo sogno?
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Compagni di viaggio

Era l'alba quando Keyn uscì dalla villa, deciso ad intraprendere la missione il prima possibile.
Una volta esposto alla luce del sole d'estate, si portò istintivamente una mano sugli occhi per abituarli più gradualmente al brusco cambio di luminosità. Il sole, quale stupenda creazione ma per un essere come lui era davvero insopportabile. Si abbassò il cappello sul volto e si avviò lentamente per una strada diretta verso il centro.
Girò un po' per le strade meno soleggiate e trafficate per non attirare troppo l'attenzione.
Ogni tanto il suo sguardo veniva attirato da alcune locandine appese alle pareti delle case, rappresentanti volti di persone o creature della notte su cui era stata messa una consistente taglia.
Proseguì fino al confine della città fermandosi davanti ad una stalla, notando uno stalliere intento a sellare un cavallo completamente nero.
«Scusatemi buonuomo, mi sto dirigendo fuori città: potrei avere un cavallo dei vostri?» Chiese senza troppi giri di parole.
Lo stalliere lo guardò perplesso, scrutandolo dal basso verso l'alto. Non era raro che qualcuno gli chiedesse in prestito uno dei suoi cavalli, ma era sospetto che qualcuno decidesse di dirigersi fuori città.
«Se volete vi posso dare questo cavallo ma sappiate che dovrete darmi il doppio» iniziò a dire.
«Come sarebbe?» chiese subito Keyn.
«Se vi state dirigendo fuori città, potrei perdere il mio cavallo, quindi o lo comprate a prezzo raddoppiato o restate senza.»
Keyn inarcò perplesso un sopracciglio, fissando soprattutto quell'orribile neo che quel vecchietto aveva stampato sulla fronte.
«Vi assicuro che riporterò indietro il cavallo» cercò di essere il più sincero possibile.
Il vecchietto sbuffò appena divertito «dite tutti così ma alla fine sono io a rimetterci.»
Keyn roteò gli occhi al cielo «d'accordo, quanto volete per il cavallo?»
«5000 denari» gli rispose prontamente.
«Ecco a voi» disse dandogli una piccola sacca con delle monete d'oro senza battere ciglio nonostante il prezzo elevato.
Poi afferrò le briglie dell'animale accarezzandogli piano il muso.
«Davvero uno splendido esemplare». Mentre lo stalliere contava le monetine d'oro con occhi luccicanti, Keyn lo condusse all'esterno uscendo dalla città camminando.
Una vasta pianura si aprì dinnanzi ai suoi occhi; piccoli boschetti delimitavano quel campo piano, per poi trasformarsi in veri e propri boschi di sempreverdi. Questi, poi, si espandevano sulle verdi colline all'orizzonte, prima delle montagne dalle punte aguzze.
Chiunque sarebbe rimasto ammaliato da una vista così ampia ma Keyn non sembrò accennare nessun interesse particolare per tutto questo.
I suoi pensieri volarono da tutt'altra parte.
«Keige parlava di Caisonville, il problema è che non so nemmeno dove si trovi» sospirò tra sé facendo una smorfia sconsolata.
«Hai detto Caisonville?»
Nell'udire una voce femminile alle sue spalle il cacciatore si girò di scatto. Davanti a lui era apparsa una ragazza più giovane di lui, dai capelli lunghi fino alle spalle e castani, un po' ondulati e legati in parte con un fiocco rosso dietro la nuca. Gli occhi, di un castano chiarissimo, richiamavano la cintura che portava in vita e gli stivaletti del medesimo colore. La camicia bianca, ricamata con dei disegni finissimi al colletto e ai polsini, scompariva al di sotto di un paio di pantaloni di jeans molto chiari e stretti.
«E voi chi sareste?» gli chiese subito dopo averla squadrata da capo a piedi.
«Sembrate aver bisogno di aiuto. Ho notato subito che non siete del posto» Iniziò a dire lei.
«Non stai rispondendo alla domanda» le fece notare Keyn interrompendola. «Oh giusto, io sono Elisabeth, un Hunter di secondo rango!» esclamò con entusiasmo la ragazza.
«Di rango due hai detto?» Ripeté lui per nulla sorpreso e anche un po' annoiato dalla notizia.
«Esatto! E Caisonville si trova da quella parte. Non potete sbagliare.» Disse indicando proprio davanti a lui, in direzione delle montagne.
«Io sono una vera esperta di queste zone e posso accompagnarvi, le strade sono un po' tortuose ma non c'è nulla che non possa superare!»
«Grazie ci vediamo» la salutò lui da lontano, dopo essersi già avviato a cavallo non badando minimamente alle parole della ragazza.
«Hey! Non mi hai ascoltata?!» gli gridò furiosa guardandolo galoppare via. «Che persona maleducata... Se vi perdete non è colpa mia!» gli urlò infine per poi voltarsi e andarsene offesa.
«Che sfortuna, non riuscirò mai ad andarmene da questa città e di certo non posso farlo da sola» borbottò tra sé. «Devi obbedire alla residenza Elisabeth, devi aspettare gli ordini, e fai questo e fai quello...» continuò imitando la voce del direttore con fare seccato ma poi trasse un lungo respiro. «Che noia».
«Signorina Elizabeth!» si irrigidì di colpo riconoscendo la sua voce e si girò con la paura che l'avesse sentita. Ma Raphael era troppo distante - o almeno così credeva - e sospirò sollevata.
«Arrivo» gli andò incontro non potendo non notare il bellissimo cavallo pezzato che Raphael stava portando per le briglie.
«Avrei una piccola missione per te.»
«Davvero?!» chiese la ragazza incredula dopo averlo raggiunto.
«Sono qui per questo» fece lui «ieri è arrivato un nuovo membro dell'organizzazione dal vecchio continente, ed è partito per la città di Caisonville»la informò.
Ma vanno tutti a Caisonville ultimamente? Raphael si schiarì la voce per attirare di nuovo la sua attenzione. «Come stavo dicendo, il nome di questo cacciatore è Keyn Blacksword e ho bisogno che tu gli dia questa lettera. È una richiesta per farti entrare in missione con lui, che è di rango cinque»
«Che cosa!? Rango cinque!?» quasi urlò lei del tutto sorpresa. I rango cinque erano la categoria più alta a cui un cacciatore poteva aspirare e solo pochi potevano vantarsi di aver raggiunto tale traguardo.
Raphael tossì ancora poi continuò «Potresti essergli di aiuto visto che non sa niente di questo posto, inoltre potresti imparare qualcosa in più da lui e forse salire di grado»
Elizabeth sorrise e si gettò al collo di Raphael senza esitare.
«Grazie mille!Finalmente!» esclamò entusiasta.
Aspetta, non sarà quell'uomo? Impossibile, non può essere lui. Non ha la stoffa di un cacciatore
«Signorina! Si contenga per favore.» La richiamò Raphael dato che Lei gli stava ancora attaccata.
Si staccò subito e salì a cavallo con un abile salto.
«Ho una domanda» disse poi lei «Dato che questo Keyn è un livello cinque non gli sarò di intralcio per caso? Voglio dire, i rango cinque di solito possono rifiutare i suoi ordini e data la loro esperienza non penso che vogliano con loro un livello due»
«Puoi stare tranquilla, all'inizio potrà arrabbiarsi un po' ma non ti caccerà via. Almeno che tu non lo faccia proprio infuriare».
Elizabeth deglutì sonoramente.
Rassicurante.
Ma poi, sicura di sé, si portò una mano chiusa a pugno sul cuore.
«Lasci fare a me! Porterò a termine la missione con successo!» E così partì al galoppo senza aggiungere altro, euforica all'idea di tornare in missione. «Aspetti! Ha dimenticato questo!» la chiamò lui alzando uno zainetto pieno di provviste ma lei se ne era già andata. Raphael sospirò piano «ma che devo fare con Lei?»


Keyn giunse in una cittadina all'apparenza completamente disabitata. Le costruzioni cadevano a pezzi e la vegetazione aveva già invaso la maggior parte delle case, inghiottendole nella sua morsa di color smeraldo.
Scese da cavallo per proseguire a piedi tenendo per le briglie l'animale.
Osservando la zona notò molti segni di vecchie battaglie provocati soprattutto da creature della notte (così chiamavano ora quei mostri); solo loro infatti, potevano provocare delle lacerazioni trasversali ed irregolari sulla roccia con estrema facilità.
All'improvviso, sentì l'aria farsi più fredda. Le sue orecchie attente udirono in lontananza delle voci provenire dall'interno di una casa. Riusciva a distinguere chiaramente due toni diversi il che voleva dire che c'erano almeno due persone.
Ma cosa ci facevano in un posto del genere?
Legò il cavallo ad un'asse di legno e si affacciò alla finestra della palazzina, ormai quasi distrutta. Dentro vi erano due uomini intenti a dialogare fra loro e non sembravano essersi accorti della sua presenza. Poco dopo, il più alto dei due aprì una botola sul pavimento e vi entrò seguito a ruota dall'altro. Keyn si sistemò il cappello e con un balzo felino entrò. Si nascose dietro un tavolo rovesciato e aspettò il momento propizio per seguire i due indisturbato.

Nel mentre, Elizabeth stava percorrendo un sentiero poco distante dal villaggio. Giunse fino ad una piccola altura che le permise di vedere interamente il borgo ed arrestò il suo cavallo non appena scorse un animale a lei familiare, fermo davanti ad una casa. Ricondusse subito il destriero nero al giovane che aveva incontrato precedentemente.
«Perché mai si è fermato qui? Scommetto che si è perso...» Disse con disappunto per poi volgere il suo animale in quella direzione.
Affiancò l'altro cavallo e legò anche il suo alla stessa asta.
«Voi due state qui, mi raccomando» gli disse piano ottenendo come risposta uno sguardo perplesso dell'animale. Poi andò a cercare l'uomo.

Nel frattempo Keyn, non avvertendo altre presenze, seguì i due individui all'interno della botola. Si ritrovò in un piccolo corridoio completamente buio dalle pareti rocciose e umide. Percorse il tunnel orientandosi solo con il suono delle voci di quelli che lo avevano preceduto e grazie ai suoi sensi sviluppati, riuscì a muoversi con sicurezza all'interno del condotto. I due, al contrario di lui, non si erano ancora accorti della sua presenza.
Questi si fermarono non appena giunsero in una piccola stanza priva di ogni ornamento, eccetto che un baule posto al centro della sala. Lo aprirono guardandosi intorno con circospezione e dentro vi trovarono un piccolo sacchetto di paglia.
Risero fra loro soddisfatti del ritrovamento e il più alto svuotò il borsellino del suo contenuto rivelando due gemme molto simili a quella che aveva trovato Keyn dopo aver ucciso il demone della scorsa notte, con l'unica differenza che queste brillavano con dei riflessi nerastri e non erano più opache.
I due ne presero una per ciascuno e se le infilarono nelle tasche dei pantaloni.
«Allora quell'uomo ha mantenuto la sua parola» disse poi il soggetto più alto senza che l'altro accennasse ad ulteriori commenti. Appena voltarono le spalle nella direzione da dove erano venuti, Keyn si precipitò il più velocemente possibile all'uscita senza provocare alcun rumore. Uscì dalla stessa finestra da cui era entrato e si nascose dietro il muro dell'abitazione.
Per fortuna nessuno dei due lo aveva ancora notato, troppo entusiasti dei loro premi per concentrarsi sulla presenza di qualcun altro e anche abbastanza ingenui.
«Ora cosa facciamo?» chiese il tizio più basso dai capelli neri.
«In realtà non lo so, mi avevano detto che servivano per farci diventare più forti, ma non so neanche come si usino» rispose il castano.
«Ah! Ne sai meno di me! Allora non abbiamo concluso niente!»
«Stai zitto! Sei tu che hai proposto di prendere queste gemme»
Mentre i due discutevano, Keyn continuava ad ascoltargli con interesse dall'esterno, sperando nella sfuggita di altre informazioni preziose per la sua indagine.
La sua attenzione venne però attirata da un odore non del tutto nuovo alle sue spalle. Un paio di mani si prolungarono silenziose verso di lui con l'intento di coglierlo di sorpresa, o almeno così credeva quella presenza che ormai aveva assunto un contorno femminile. Fece per produrre un suono ma senza rendersene conto si trovò una mano sulla bocca a bloccarle la voce sul nascere. Venne spinta leggermente contro il muro dal ragazzo che non smise neanche per un secondo di ascoltare la conversazione tra i due.
Elizabeth tentò di liberarsi dalla stretta irritante della sua mano ma Keyn non accennò a lasciarla e alla fine dovette girarsi verso di lei portandosi il dito indice sulle labbra in segno di fare silenzio per farla smettere di muoversi.
La ragazza annuì e solo dopo lui le tolse la mano dalla bocca. Elizabeth, con una smorfia, gli si avvicinò per vedere cosa stesse osservando.
«Chi son...» chiese in un sussurro ma Keyn gli bloccò ancora una volta la voce. La ragazza sobbalzò irritata, ma poi decise di stare in disparte.
I due uomini, intanto, uscirono dalla casa attraverso una porta che portava su un vicolo vicinissimo a dove si trovavano loro ed iniziarono a passeggiare per le vie della cittadella dirigendosi in tutt'altra direzione rispetto alla loro posizione.
«Che ci fate voi qui?» chiese allora Keyn, con un'espressione seria stampata in volto e leggermente irritata.
«Che ci fate Voi qui casomai!» ribatté velocemente lei.
«Non sono fatti che vi riguardano» rispose sgarbato, distogliendo lo sguardo.
«Ma chi vi credete di essere? Lo sapete che posto è questo!?» gli chiese Elizabeth alzandosi di colpo e per sbaglio colpì una botte vicino a lei che cadde fragorosamente dietro alla ragazza. Elizabeth perse l'equilibrio e, inciampando sul barile, cadde al suolo rotolando sul fianco. Per sua sfortuna si ritrovò per metà nella stradina dove vi erano i due individui di prima che si voltarono nella sua direzione, attirati dal rumore.
«Oh oh.» fece lei preoccupata, sapendo di aver appena commesso un grave errore.
Keyn si portò letteralmente una mano in faccia, sospirando forzatamente per la figuraccia appena fatta dalla ragazza. Poteva dire addio all'attacco a sorpresa. «Ottimo lavoro... » disse poi ironicamente, mentre Elizabeth si rialzò con velocità.
«Sa...salve!» fece lei ai due con un leggero imbarazzo sul volto.
«Che diavolo ci fa una mocciosa come te in questo posto?» le chiesero andandole incontro.
«Beh... Io...» mormorò lei cercando una scusa plausibile ma al momento era pericolosamente a corto di idee.
«Non lo sai che questo luogo è pericoloso per gli umani? Soprattutto per una bella fanciulla come te?» I due cominciarono a sorridere malignamente mentre i loro corpi si mostrarono per quello che erano veramente. La loro pelle diventò grigia, gli occhi rosso sangue e i canini come quelli di belve feroci che graffiavano leggermente le loro labbra.
«Voi... Voi siete dei Vam...Vampiri» mormorò a stento Elizabeth mentre sul suo volto si disegnò un'espressione di completo terrore.
«Esatto! E direi che oggi la fortuna gira a nostro vantaggio» sogghignarono i due.
Fecero per avvicinarsi ma si bloccarono scorgendo un'ombra dietro la ragazza.
«Dovreste vergognarvi» disse Keyn uscendo con tranquillità dal vicolo.
Elizabeth lo osservò avanzare fino a portarsi ad un passo davanti a lei.
«Avete tre secondi per spiegarmi cosa sono quelle pietre e cosa ci fate qui!» disse poi minaccioso, mostrando subito che non voleva perdere tempo.
«E così ci stavi spiando!» affermò indignato il castano.
«Non lo posso negare ormai ed ora rispondete alla mia domanda prima che qualcuno si faccia male, e non sarò di certo io. Ah! E già che ci siete, che ne dite di darmi quelle pietre?» chiese Keyn sbrigativo facendo un gesto con la mano.
«Thz... Credi di spaventarci con il tuo modo di fare? Non ti daremo un bel niente! Queste pietre ce le siamo guadagnate!»
Keyn sorrise appena «speravo in questa vostra risposta» e con una mano spinse delicatamente la ragazza dietro di lui. Aveva notato subito come era cambiato il suo stato d'animo e preferì separarla dalla vista di quei due. Elizabeth stava tremando visibilmente e non faceva che guardare ipnotica quegli occhi rossi.
Keyn estrasse la sua fidata spada nera dalla lama tagliente e la puntò contro i due vampiri.
«vorrà dire che le prenderò da solo.»
Quello più alto si mise a ridere udendo quell'affermazione.
«Sei cieco o cosa? Se non l'hai notato, siamo due contro uno, non so se ti conviene»
«Per me potreste essere anche in cento, tanto non farebbe alcuna differenza» rispose con noncuranza il cacciatore.
«Ma chi ti credi di essere sbruffone?!»
Keyn sorrise leggermente con le labbra provocatorio, facendo aumenta l'ira dei due vampiri.
In quel momento Elizabeth lo afferrò tremante per il giubbotto, attirando il suo sguardo. Si sorprese nel vederla fissare ancora i due vampiri con occhi spenti e pieni di orrore come se non riuscisse a pensare ad altro.
«Stai tranquilla» la rassicurò con voce stranamente confortante «non c'è niente di cui avere paura se ci sono io.»
Elizabeth si riscosse un attimo e il suo sguardo andò ad incrociare gli occhi di lui, color verde acqua. Keyn le sorrise lievemente per incoraggiarla e subito la sensazione di panico andò affievolendosi. Così mollò delicatamente la presa provando qualcosa che assomigliava alla fiducia.
«Che c'è? Avete un ripensamento?» Lo provocò l'uomo più basso attirando di nuovo la loro attenzione, scagliandosi subito dopo contro Keyn. Quest'ultimo alzò la spada verso il cielo e con un colpo secco lacerò l'aria. Dalla spada si generò un'onda d'urto di tale potenza da spaccare le pietre del sentiero. Questa poi, investì in pieno i due vampiri spazzandoli via come fogli di carta facendoli cadere rovinosamente a terra per parecchi metri.
«Ma... che diavolo...» Accennò il moro mentre si rimetteva in piedi con non poche difficoltà.
«Ripensamento? Forse dovrei chiederlo io a voi» esclamò Keyn con voce beffarda.
"Quanta forza, ma chi è questo tipo?" pensò Elizabeth ammirando la potenza dell'attacco appena sferrato con grande facilità.
«La vuoi?» Chiese poi ironicamente il bruno «Allora vieni a prenderla!» e detto ciò, ingoiò la sua pietra in un sol boccone.
«Complimenti! Ti sei appena condannato a morte» gli disse Keyn quasi in pena per lui. «Mi dispiace solo che dovrò sporcarmi per riprenderla...»
«Hey, forse non è stata una buona idea amico» gli confessò il tizio più basso.
«E tu che ne s...» l'altro non finì di dire la frase che cominciò ad urlare per un dolore che lo assalì all'improvviso. Dalla schiena gli spuntarono altre due braccia e nel mentre la testa cominciò ad allungarsi all'indietro.
Keyn osservò la scena mostrando un certo interesse, senza accennare minimamente ad intervenire.
Elizabeth, invece, si mise una mano davanti alla bocca per non vomitare.
Quando il vampiro smise di urlare, con grande sorpresa da parte di tutti, vicino a lui era appena comparsa una sua copia perfetta.
«Ora si che mi sento meglio!» rise lui entusiasta.
«Che spreco, buttare via un oggetto del genere per della feccia» Iniziò a dire Keyn «Adesso dovrò accontentarmi di una sola pietra.»
Ma non finì la frase che anche l'altro uomo ingoiò la pietra e si moltiplicò a sua volta.
«Ecco, come stavo dicendo, ora mi toccherà cercare altre pietre» sospirò Keyn.
«Non arriverai a prenderne altre!» affermò quello più alto e si gettò verso di lui. Keyn notò subito una differenza rispetto all'attacco di prima tanto che dovette concentrarsi per stare dietro alla velocità dei due esseri. Spinse rapidamente indietro la ragazza, intenta ad estrarre la sua frusta da combattimento e la fece cadere su della paglia alle sue spalle. Gli artigli del vampiro e della sua copia andarono a scontrarsi con la lama della spada che produsse un suono assordante. Con un gesto verso l'alto, Keyn respinse nuovamente gli aggressori.
"Questo particolare della pietra non lo sapevo" pensò l'Hunter.
«Hey tu! Guarda che so combattere anche io!» sentì di nuovo la voce della ragazza alle sue spalle, che si era appena rialzata.
«Oh, quale sorpresa... vi siete ripresa?» le chiese Keyn beffardo «statevene fuori, che è meglio.»
«Non ti sopporto! Non sta a te dirmi cosa devo fare!» Gli rispose lei afferrando saldamente la sua frusta pronta a combattere, ma stava ancora tremando.
«Ma quanto è testarda» borbottò fra sé Keyn roteando gli occhi al cielo.
«Muori» gli urlò il vampiro ripartendo all'attacco.
Mentre Keyn teneva occupate tre vampiri, la copia di quello più basso si avventò contro Elizabeth che, sorpresa, venne ferita lievemente ad un braccio. Bastò una goccia di sangue, e i suoni della battaglia cessarono. Con orrore Elizabeth notò che tutti ora la stavano guardando con quegli occhi rossi scintillanti di morte, ad eccezione di Keyn che ne approfittò per trafiggere al cuore le copie, facendole svanire in una nube di polvere. Uno di loro però si era già lanciato contro Elizabeth che prontamente riuscì ad attorcigliare la frusta intorno al collo del vampiro, rallentando la sua avanzata per qualche secondo. Ma quest'ultimo gliela strappò dalle mani con violenza ferendola ai polsi. Elizabeth gemette appena rimanendo in equilibrio per pura fortuna.
«Davvero delizioso» affermò il vampiro leccandosi le mani sporche del liquido vitale della ragazza. «Ora tu verrai con me!»
«Mi dispiace ma credo che tu debba riorganizzare meglio i tuoi prossimi impegni!» Esclamò Keyn spuntando improvvisamente alle sue spalle tenendogli la lama premuta sul collo, pronta a scattare.
«Un rifiuto come te dovrebbe solo marcire all'inferno» sibilò tagliandoli la testa senza esitare. Dopo un verso soffocato e sorpreso, il corpo della creatura si dissolse nel vento scomparendo. Tutto ora tacque.
La ragazza cadde sulle ginocchia, esausta ma sollevata per essere ancora tutta intera.
«Tutto bene?» le chiese poi Keyn porgendole una mano.
Lei rialzò lo sguardo «S...sì credo di sì» rispose afferrandola.
Keyn la aiutò a rialzarsi.
«Tenete» Le disse porgendole un piccolo fazzoletto bianco. «Premetelo forte sul taglio finché non smette di sanguinare.»
Lei lo afferrò timidamente «Grazie».
Keyn non commentò andando a raccogliere le due pietre rimaste per terra. Erano diventate di un color nero opaco, il che voleva dire che avevano perso tutto il loro potere. Le guardò per qualche secondo, poi si rialzò sbuffando e se le mise in tasca.
«Scusatemi» Disse ad un tratto Elizabeth notando la sua delusione.
«Non servono ora le tue scuse.»
Elizabeth abbassò lo sguardo colpevole.
«Dovrò trovare altre gemme e qualcosa mi dice che non sarà più così facile» fece una pausa tornando a guardarla «ed ora... mi volete spiegare perché siete qui?»

Elizabeth si riscosse appena. «Oh giusto... ecco, diciamo che sono in missione.»
«In missione? E questa implicava seguirmi?»
«Non vi ho seguito!» rispose prontamente lei e leggermente irritata.
Poi ci rifletté un attimo.
«Ok sì forse, il fatto è che mi sono insospettita vedendo il vostro cavallo e ho voluto dare un'occhiata sapendo che questa zona è pericolosa. Ma visto che ve la sapete cavare perfettamente anche da solo, con permesso, ora me ne vado» disse avviandosi verso il suo cavallo ma Keyn la bloccò.
«Se sapete che questa zona è pericolosa, allora vi consiglio di tornare indietro. Senza offesa, ma non mi sembrate pronta per viaggiare da sola.»
«Ma per chi mi avete preso?» gli urlò subito lei. «Mi è stata affidata una missione e la porterò a termine, non devo di certo riferire a voi» così montò a cavallo. «Vi ringrazio ma ora è meglio che vada.»
«Aspettate ancora un attimo per favore» La bloccò di nuovo lui.
«Cosa volete ancora?!» sbottò lei irritata.
«Posso sapere almeno qual è il vostro nome?» Le chiese lui.
Lei prima di rispondere esitò per qualche istante. Glielo aveva già detto ma naturalmente lui non se lo ricordava nemmeno. «Mi chiamo Elizabeth White.» Keyn sorrise «Bene signorina Elizabeth, vi auguro un buon viaggio di ritorno. Spero che il buio e i lupi non vi spaventino.» Lei sgranò appena lo sguardo «lupi?!» «Oh si, a centinaia, non lo sapevate?» Chiese con aria beffarda. La stava prendendo in giro?
Fece un lungo respiro «Ascoltate signor...»
«Keyn» le rispose lui.
«Signor Keyn» ripeté lei «per quanto... Aspettate avete detto Keyn?!» si sorprese lei improvvisamente. Poi, veloce come un fulmine, tirò fuori dalla borsa la lettera che le aveva dato precedentemente Raphael e lesse il nome del destinatario.
Non poteva essere vero
«Siete per caso Keyn Blacksword?!»
«S...Si sono proprio io... Ma perché quell'aria sorpresa?» chiese lui confuso.
«È per la mia missione» iniziò a dire lei «Dovevo consegnarvi questa da parte di Raphael Keige, il presidente dell'associazione» disse porgendogli la lettera.
«Da Raphael?» Keyn prese la lettera, la aprì e iniziò a leggere.

 

Per Keyn Blacksword Consiglio superiore Hunter


Sono il presidente Raphael, della sede centrale del consiglio hunter.
Visto la missione che avete intrapreso, vi abbiamo inviato un supporto per l'impresa che vi attende. L'Hunter si chiama Elisabeth White.
Siccome voi non siete del posto, la signorina Elizabeth è la più adatta per farvi da guida. Vi sarò eternamente grato
se per la missione accettaste il suo aiuto. Non ve ne pentirete. Cordiali saluti dal presidente del concilio.

 

Raphael Keige.

 


«Ditemi che è uno scherzo» sbuffò lui guardando la ragazza e poi strappò la lettera in mille pezzi.
«A quanto pare vi dovrò sopportare ancora per un po' signorina Elizabeth»
«Hey! Guardate che se avessi saputo prima che eravate voi la missione, non avrei mai accettato!»
«Sarebbe stata una liberazione» commentò lui guadagnandosi un'occhiata di rimprovero. «Comunque, visto che sta calando la notte e siamo lontani dalla città, non ho altra scelta che portarvi con me. Ma vi avverto, commettete solo un altro errore come quello di oggi e vi rispedisco indietro con un biglietto di sola andata!»
«È stato solo un incidente!»
«Certo...» rispose Keyn poco convinto e montò a cavallo avvicinando il suo a quello di Elizabeth.
«Ora cerchiamo un posto sicuro dove passare la notte» le disse per poi dirigersi fuori dal villaggio seguito titubante da Elizabeth, decisamente contraria all'idea.


Trovarono una piccola casetta abbandonata costruita interamente in legno e formata da una sola stanza. Doveva essere un piccolo rifugio per cacciatori o gente di passaggio.
«Bene, possiamo restare qui per ora» Affermò Keyn.
Legarono i cavalli ad un albero ed entrarono in casa.
«Io sto da questa parte e voi dall'altra, chiaro?» esclamò la ragazza cercando di prendere il controllo sulla situazione.
«Per me va bene, basta che non vi muoviate da lì» le rispose seccato lui.
«E chi si muove!» gli urlò lei.
Keyn rise fra sé e si sedette davanti ad una finestra mentre Elizabeth si distese, appunto, dall'altra parte della stanza e si coprì con una coperta, rivolta verso il muro.
Tra tutti doveva capitare proprio con un pallone gonfiato come lui? Poi lo guardò meglio per qualche istante.
Era seduto davanti a quella finestra a guardare lo splendore di quell'enorme luna che illuminava la notte, perso in chissà quali pensieri. I suoi occhi verde-acqua riflettevano a pieno la lucentezza di quella meravigliosa sfera nel cielo e i suoi capelli biondi, lunghi all'incirca fino alle spalle, ne risaltavano il volto.
Forse non sarebbe stato poi così male... pensò per poi scuotere la testa nel tentativo di scacciare via quel pensiero. Si rigirò velocemente chiudendo gli occhi.
Keyn la guardò poco dopo dormire con occhi pieni di malinconia per via di un ricordo che era tornato a riempire i suoi pensieri ed era bastato guardarla. Sorrise lievemente amaramente per poi volgere di nuovo lo sguardo all'esterno vegliando sul suo sonno.

 

  
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