Film > Coraline e la Porta Magica
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Autore: alix katlice    28/08/2013    4 recensioni
Sono passati anni dalle vicende narrate in "Coraline".
Una nuova famiglia si è trasferita a Pink Palace.
Riusciranno a non cadere nella tela del ragno? Riusciranno ad uscirci?
*Tematiche delicate*
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altra Madre, Gatto, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Undicesimo Capitolo.
Dove Wybie torna alla casa e Nathan fa la sua scelta.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
- Wybie…
Quando Coraline Jones corse ad aprire la porta, non si aspettava di certo di trovarsi davanti Whyborn Lovat, amico di vecchia data e…
E suo amante.
Le ore precedenti erano state difficili, quella notte non avevano dormito –tutti tranne Coraline, lei si era appisolata tranquillamente sul divano- e il vedere una faccia conosciuta, più che conosciuta, le fece più che bene.
Per un momento rimase immobile, guardandolo con occhi sgranati. Poi, si gettò fra le sue braccia.
Julia, Jack e Roberta si limitarono a osservare la scena, quasi intimoriti da quell’abbraccio che sprizzava positività da tutti i pori.
- Sei tornato davvero – disse Coraline, sorridendo dolcemente.
- E questo che fanno gli amici.
Sorrise anche Wybie, scostandosi dalla donna con delicatezza e entrando in casa.
Si guardò in giro, sondando con lo sguardo Julia, Jack e Roberta, che continuavano a restare in silenzio.
- Nathan dov’è? – chiese infine, con una sfumatura di preoccupazione nella voce.
Coraline scosse la testa.
- Scomparso. Così come Alexa e Avrile, le due figlie dei signori qui presenti.
Roberta arricciò il naso.
- I figli sono loro, ma l’uomo è mi…
- Sta zitta – le disse Julia, quasi digrignando i denti.
- Non sei tu a dirmi cosa dev…
- Signore!
Le due donne si voltarono verso Coraline.
- Dobbiamo trovare i nostri figli, ora! Io e Wybie perlustriamo il giardino, voi fate un giro in città.
Tutti annuirono e iniziarono le ricerche.
 
***
 
- Gatto, ti prego, non puoi fare uno strappo alle regole e dirci cosa sta succedendo?
Il Gatto continuò a leccarsi la zampa, non prestando attenzione a Coraline e Wybie che erano seduti per terra, accanto a lui.
- Gatto, facci un segno, è importante.
- Scusatemi, erano impegnato nella mia pulizia giornaliera.
Coraline e il compagno sbuffarono di sollievo.
- Allora, puoi dirci con più chiarezza cosa sta succedendo?
Il Gatto li guardò, e capirono che quello che gli avrebbe riferito non sarebbero state notizie piacevoli.
- Nathan è nell’Altro Mondo, così come Avrile e Alexa. Il problema principale è che la chiave ce l’ha lui… ma per fortuna l’Altra Madre non lo sa. Comunque ha portato lui le due ragazze lì.
Coraline chiuse gli occhi e abbandonò la testa all’indietro.
Aveva creato un mostro.
- Cosa possiamo fare? – chiese Wybie, l’unico fra i due che riuscì a parlare.
- Possiamo solo aspettare la prossima mossa del ragazzo.
 
***
 
- Nathan, voglio parlare con Alexa.
L’Altra Madre era in piedi davanti a lui, le braccia incrociate al petto e un sorrisetto sadico.
Nathan si alzò immediatamente dal divano su cui si era stravaccato, ma senza avvicinarsi alla Megera.
- Penso sia meglio che ti presenti prima io.
- Perché?
- Potrebbe rimanere scioccata. Dopotutto non ha mai visto qualcosa di simile a te.
- Va bene, ti do cinque minuti.
Nathan si diresse correndo verso il ripostiglio.
Quando entrò, trovò Alexa rannicchiata ad un angolo.
- Hai fame? – chiese.
Lei scosse la testa, non guardandolo.
- Sete?
- La smetti di far finta che ti importi qualcosa di me?
Nathan abbassò lo sguardo.
- Fra poco morirò, da quello che mi hai detto. E, visto che sono rimasta ore qui dentro e ho avuto tanto tempo per pensare, sono giunta alla conclusione che la colpa è esclusivamente e solamente tua.
Se ne rendeva davvero conto, ora, di quello che aveva fatto.
L’aveva presa per mano, fatta felice, e poi l’aveva condotta dolcemente verso la morte. Così lei, così sua sorella.
Ma lei era più importante.
- Non ti cucirà i bottoni senza il tuo consenso. Non può.
Ma Nathan sapeva benissimo che non era così: l’avrebbe fatta uscire solo se avesse accettato di farsi cucire i bottoni, e così anche con Avrile.
Non avevano scelta.
- Perché mi hai fatto credere di provare qualcosa per me, di tenere a me… - sussurrò Alexa, in tono rassegnato.
Nathan sollevò la testa e si avvicinò, sedendosi accanto a lei.
- Io ti ho sempre voluto bene, Ale. Sin dal primo momento, sin da quando tu eri seduta su una roccia ed io sono venuto a romperti le palle. Non ti ho mai odiata, non ti ho mai ingannata: quando ho sfondato la porta del bagno per salvarti, ogni momento, ogni bacio… non erano falsi, Ale, credimi.
Alexa, per la prima volta da quando lui era entrato nel ripostiglio, lo guardò, e in quello sguardo ci fu tutto il dolore che provava.
L’aveva tradita.
Era solo quello che voleva fare? Ucciderla? Non credeva alle sue parole.
Non credeva più a niente che riguardasse Nathan.
- No.
- No cosa?
- Non ti credo.
Nathan boccheggiò, cercando aria.
Sapeva sin dall’inizio che quel momento sarebbe arrivato, ma non aveva compreso bene quanto sarebbe stato devastante.
- L’Altra Madre sta venendo per parlarti.
Alexa annuì.
Fine dei giochi.
 
***
 
L’Altra Madre era identica a Julia, a parte quei due inquietantissimi bottoni neri.
- Ciao, Alexa.
La ragazza non parve volersi muovere.
La Megera fece un cenno a Nathan, che la prese per un braccio e la fece alzare in piedi.
- Rimani in piedi, Ale – sussurrò al suo orecchio.
Lei con uno strattone si liberò dalla presa.
- Salve.
- Sai perché sono qui?
La ragazza scosse la testa.
- Per farti capire che il mio Mondo è il migliore. Che è meglio rimanere qui, che tornare lì.
- Mi ucciderai, se mi farò cucire i bottoni. Mi ucciderai.
L’Altra Madre lanciò uno sguardo omicida verso Nathan, che guardava per terra.
- Non è vero, tesoro. Mente.
- Effettivamente non sarebbe la prima volta.
- Allora, sperimenterai questo nuovo mondo?
Alexa fece finta di pensarci, anche se la sua decisione l’aveva già presa.
- No.
L’Altra Madre sorrise.
- Vedremo.
Oltrepassò la porta, lasciandoli soli.
Nathan si avvicinò ad Alexa, che era ancora in piedi in mezzo alla stanza.
La guardò per un momento, poi avvicinò le labbra al suo orecchio.
- Ti amo.
Varcò anche lui la porta.
 
***
 
Coraline e Wybie erano seduti in salone.
La prima sul divano, il secondo sulla sedia del tavolo per mangiare, davanti a lei.
- Perché hai chiamato me?
- Perché sei la persona più adatta per risolvere questa questione.
- Ma Nathan è anche tuo figlio, Wybie.
L’uomo strizzò gli occhi, come se fosse infastidito da quell’affermazione.
- La colpa è stata tua, però.
- La colpa? Chiami nostro figlio colpa?
- Uso le tue stesse parole, Coraline!
Si alzarono tutti e due in piedi, fronteggiandosi.
Tutta la positività precedente si era volatilizzata, rimpiazzata dalla rabbia e dal rancore: Julia, Jack e Roberta non erano ancora tornati, la casa era vuota e loro avrebbero potuto urlarsi contro in libertà.
Come dopotutto aspettavano di fare da sette anni.
- Non ho mai detto che Nathan è stato un errore!
- Giusto, lo hai urlato! E, molto probabilmente, lui ti ha anche sentito, ed è per questo che è finito in quel cazzo di Altro Mondo! Ed è tutta colpa tua, la chiave, la porta, l’Altra Madre!
- Colpa mia, Whyborn? Colpa mia? Sei tu che non ti sei mai preso la responsabilità di diventare padre, gli mancavano affetti a quel cazzo di ragazzino!
- Ma se quando è nato mi sono trasferito qui! Gli ho fatto da padre, anche se non gliel’ho mai detto!
- Ed è proprio questo il problema, non ha mai avuto un padre!
- Senti, se volevi trovarti un padre potevi cercartelo. Lo hai detto anche tu quella notte che era solo sesso, che non ci sarebbero state ripercussioni.
- Non pensavo di poter rimanere incinta.
 - Pensavi male, e guarda che ha combinato quel tuo figlio mezzo andato. Aiutare l’Altra Madre.
- Colpa tua.
- Vaffanculo, Coraline Jones.
 
***
 
Nathan entrò trafelato nel ripostiglio, e afferrò il polso di Alexa con forza.
- Che cazzo fai, Jones?
La guardò, dritta negli occhi, come fino a poco tempo prima non aveva il coraggio di fare.
- Ti tiro fuori di qui.
- Cosa?
- Ho detto: ti tiro fuori di qui.
- Non prendermi per il culo.
- Non lo sto facendo.
Alexa sgranò gli occhi.
- Mi ami davvero?
Sorrise ancor prima di sentire la risposta: non poteva essere così ingenua da dimenticarsi di tutto quello che le aveva fatto, ma se le voleva davvero bene, se l’amava, se non l’aveva mai presa in giro… o forse l’aveva davvero tradita, ma poi aveva cambiato idea.
- Sì, Alexa. Ti amo davvero. E ti sto tirando fuori da questo buco.
  
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