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Autore: AsanoLight    28/08/2013    1 recensioni
Una raccolta di Drabbles e Short-Fic, alcune basate sulla pairing HiratoxAkari.
Vari inserti con Tokitatsu, Gareki e Yogi.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Akari, Altri, Hirato, Tokitatsu, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '♣ Karneval Parade'
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Restò impalato per qualche istante, immobile e perso nel suo stupendo ma scarno volto.

Akari era meraviglioso, non importava quando lo guardasse, non importava quanto si imponesse di non pensarlo. Quegli occhi, gli stessi che in quel momento lo stavano trattenendo, riaffioravano puntualmente nella sua memoria, tra le miriadi dei suoi pensieri, poco prima che si addormentasse nel buio della camera che condivideva con Tsukitachi.

Dissimulare i suoi sentimenti davanti al dottore si rilevava ogni volta un'ardua impresa che valeva tuttavia la pena di compiere.

Ma c'era qualcosa nella sua mente in quell'istante che, come un fastidioso tarlo, gli diceva di non accontentarsi.

 

Non era abbastanza avere il suo sguardo.

Ed Hirato lo sapeva benissimo.

Glielo dicevano i suoi sogni, glielo dicevano le sue fantasie e la reazione del suo corpo a quei pensieri, glielo stava in quel momento comunicando perfino il suo cuore, che batteva all'impazzata.

Voleva il suo sorriso, voleva le sue labbra, voleva il suo amore.

Amore. Voleva esssere amato.

Non da una ragazza, non da un ragazzo.

Da Akari voleva essere amato.

 

Deglutì per la seconda volta, gli pareva di soffocare nel colletto inamidato della sua camicia.

 

«Beh...?», chiese il dottore inarcando curioso un sopracciglio, «Avevi tanta fretta di andartene. I professori non saranno felici di vedere arrivare uno come te in ritardo».

 

Se lo doveva togliere dalla testa. Doveva smettere di ascoltare quel fuoco dentro di sé o sarebbe finito col bruciarsi. Ma anche così...

 

«Akari»

 

La pupilla scorse repentina per l'intera biblioteca.

Abbandonata. Tutti se ne erano tornati ai propri doveri da studenti.

 

Era una follia, era una dannata follia. I suoi desideri erano folli, il suo cuore era folle o forse era semplicemente lui stesso ad essere diventato un folle, ad essere pronto a gettarsi tutto alle spalle, la sua reputazione come miglior studente, la faccia davanti ad Akari.

 

Ma anche così, volle provare, volle lasciarsi trasportare dal vento e scottarsi, raggiungendo rapido le labbra del dottore, senza imporsi, sfiorandole a malapena in un bacio pudico ed incerto, quasi con timidezza, con paura. Con la mano persa tra i suoi rosa capelli e gli occhi quasi chiusi, che eppure non avevano il coraggio di staccarsi dalla realtà, di perdersi quella vista e l'espressione stupita di Akari.

Avvampò ancora una volta in volto.

Sembrava essere passata un'eternità ma quando si staccò da quelle labbra si accorse che l'unica cosa che sarebbe durata effettivamente in eterno sarebbe stato l'amore che provava per lui e quel bruciore che sembrava consumare le sue stesse labbra dall'emozione, come se quel primo bacio vi avesse lasciato un segno leggibile in tutta la sua faccia.

 

Arrossì quando si rese tuttavia conto che il dottore non aveva affatto respinto il suo bacio.

Certo, forse non l'aveva nemmeno ricambiato, ma questo permetteva ad Hirato di tirare un sospiro di sollievo in quei momenti effimeri di pace che sapeva che in cuor suo avrebbero preceduto la vera e propria tempesta.

Akari lo scrutò, confuso come mai era stato e si sfiorò le labbra ma Hirato l'aveva già salutato in una maschera di compostezza, come se nulla fosse davvero avvenuto e se n'era ritornato alle sue lezioni, turbato nell'animo, da dubbi e pensieri.

 

Il giorno seguente era incerto se fare ritorno o meno alla biblioteca.

Si sentiva terribilmente in colpa per quello che era successo e cercare di mantenere un'espressione indifferente davanti alle solite lamentele di Tsukitachi su quanto fossero monotone le ragazze che frequentavano la Chrono Mei diventava pressoché impossibile.

Aveva troppi pensieri per la mente.

Per un attimo aveva pensato di chiedergli un consiglio ma ritrattò subito questa ipotesi biasimandosi anche solo per averla pensata.

Quell'idiota non avrebbe capito. O se l'avesse fatto, l'avrebbe fatto nella maniera sbagliata.

Sospirò e si alzò dal prato lasciando tra le mani del compagno il cestino del riso.

 

«Mangialo tu. Non ho molto appetito oggi», mormorò, con uno sguardo indecifrabile nel volto.

Tsukitachi accettò molto volentieri il pranzo dell'amico senza tuttavia rinunciare a rifilargli un'occhiata preoccupata: «Sei più taciturno del solito, Hirato. Va tutto bene?».

Il moro annuì e se ne andò sui suoi passi per la biblioteca.

 

No, non andava tutto bene, per niente affatto. Il giorno prima aveva baciato di punto in bianco Akari, senza dargli apparenti spiegazioni ed andandosene come un codardo.

Poco importava che aveva ancora la sua maschera impertinente addosso, lo riconosceva perfino lui, che era stato un comportamento bastardo.

Si domandò per quanto ancora sarebbe riuscito a far convivere la sua compostezza con la sua irruenza.

Gli sembrava più difficile del solito.

Quando c'era Akari di mezzo, controllarsi gli veniva impossibile.

Era l'amore di un adolescente, pensava e cercava di giustificare così quei desideri proibiti nei suoi confronti.

 

Varcò l'uscio della biblioteca ed il cuore gli si fermò ad un tratto nella gola.

Il solito posto era vuoto. Il solito libro era scomparso.

   
 
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