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Autore: Nymeria90    28/08/2013    2 recensioni
– Di che cosa hai paura, Shepard?-
Fissò il cielo sopra di lui e all’improvviso le stelle parvero spegnersi, oscurate da un’ombra scura, enorme, dalla forma vagamente umana.
L’ombra nel cielo guardò giù, verso di lui, dentro di lui, si sentì invadere da un’oscurità che gli ghiacciò l’anima.
Chiuse gli occhi e quando li riaprì, un istante dopo, non c’era più nulla.
- Di cosa ho paura mi chiedi?- sussurrò con voce roca mentre qualcosa dentro di sé si contorceva, implorandogli di tacere, perché solo così avrebbe potuto dimenticare. Non lo ascoltò: – C’è un’unica cosa che mi fa paura: l’eternità.-
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashley Williams, Comandante Shepard Uomo, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Alexander Andrej Shepard'
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Canada, Vancouver, 2185
 
Quella mattina svegliarsi fu particolarmente difficile. Il tenente Ashley Williams si tirò la coperta sulla testa, zittendo la sveglia con una manata. Aveva dormito a malapena quattro ore e l’aspettava una giornata impegnativa … tutta colpa di Sarah, sua sorella, che l’aveva tenuta sveglia fino alle due a parlare delle sue angosce da mogliettina novella. Aveva cercato di dirle che stava chiedendo consiglio alla persona sbagliata, ma Sarah aveva fatto finta di non sentirla, sommergendola con tutti i suoi dubbi, le paure, le speranze.
Sorrise contro il cuscino, erano lontani i tempi in cui Sarah prendeva a botte i ragazzi invadenti, ora aveva Thomas e, chissà, forse un giorno la famiglia si sarebbe allargata. A volte, quando era sola e stanca come quella mattina, si scopriva ad invidiarla. Sua sorella era serena, senza amici morti sulla coscienza, decisioni sbagliate alle spalle e un lavoro dove il suo cognome suscitava solo disprezzo.
Fece una smorfia, ricordando le parole di sua madre quando aveva fatto quella considerazione ad alta voce “Ti hanno appena promossa, brontolona che non sei altro, fai un bel sorriso e vai a festeggiare!”
Sospirò, scalciando via le coperte e cominciando a vestirsi: non le era rimasta molta gente con cui festeggiare. Gli unici amici che avrebbe voluto al suo fianco erano morti o … o la disprezzavano. In mattine come quella la Normandy e il suo equipaggio le mancavano terribilmente, ma era inutile, ridicolo, piangersi addosso: era stata lei ad abbandonarli. Lei sola.
I Williams hanno l’Alleanza nel sangue.
Se avesse abbandonato l’Alleanza non le sarebbero state date seconde occasioni. “È una Williams” avrebbero detto i suoi superiori “Che cos’altro vi aspettavate?”
Aveva voltato le spalle a Shepard per non tradire la memoria dei suoi avi e lo aveva abbandonato perché lui aveva fatto lo stesso con lei.
Onore e orgoglio erano i motivi che l’avevano spinta lontano da Shepard e dalla sua missione. Ma, guardandosi indietro, provava solo vergogna per quel gesto compiuto d’istinto.
Scrollò le spalle ed accese il factotum per rileggere la missiva che le era arrivata qualche giorno prima: era un avviso di comparizione.
Riguardava il processo di Shepard; siccome aveva fatto parte dell’equipaggio della Normandy originale l’Alleanza voleva interrogarla.
Sinceramente non aveva idea di quali sarebbero state le domande e, soprattutto, le risposte. La verità era che non sapeva più chi fosse il comandante Shepard. Non da quando era morto e risorto.
Finì di spazzolarsi, abbottonò la divisa e uscì.
Era una mattina splendida, col cielo limpido e il sole caldo, di quelle che ti ricordano il motivo per cui sei al mondo. In un attimo tutta la stanchezza e l’amarezza accumulate negli ultimi tre anni parvero scivolarle via dalle spalle.
Sorrise mentre le astroauto sfrecciavano alte sopra la sua testa, tra i palazzi scintillanti; da qualche parte un bambino rideva.
Si ritrovò davanti al QG dell’Alleanza senza nemmeno accorgersene e, un attimo dopo, era in piedi di fronte al comitato disciplinare, tre ufficiali ingrigiti e sviliti che la fissavano da dietro un bancone; davano le spalle all’ampia vetrata che si apriva sulla baia, un vero peccato, la vista di un simile spettacolo li avrebbe resi certamente più gioviali.
- Riposo, tenente.- disse l’unica donna del gruppo, coi capelli grigi raccolti in una crocchia severa; avrebbe dovuto conoscerne nome e grado, ma al momento non li ricordava.
Ashley si ricompose, rimanendo in piedi al centro della sala, profondamente a disagio; improvvisamente la giornata non le parve più così splendida.
L’uomo seduto al centro, senza capelli e con rughe profonde a solcargli il viso, le ricordò il suo giuramento, quello che aveva pronunciato il giorno in cui era entrata a far parte dell’esercito dell’Alleanza. Il comitato disciplinare le chiedeva sincerità e rispetto: non doveva più niente a Shepard, dissero, non era più il suo comandante.
- Non ho bisogno di mentire.- ribatté, con orgoglio, ignorando le loro espressioni infastidite: il loro sermone non prevedeva una replica – Durante il periodo che ho trascorso a bordo della Normandy SR-1 Shepard non ha mai fatto nulla che meritasse la mia disapprovazione, o quella dell’Alleanza.-
I due uomini si scambiarono un’occhiata esasperata, mentre la donna si limitò a fissarla, accondiscendente – Ho conosciuto suo nonno, tenente.- mormorò, intrecciando le dita sotto il mento – Lei gli assomiglia molto.-
Ashley s’irrigidì: suo nonno era stato l’unico essere umano ad essersi mai arreso agli alieni. Aveva salvato i suoi uomini a scapito del suo onore e lei lo ammirava per questo, ma per l’Alleanza era un esempio di viltà ed incompetenza. Il comitato le stava ricordando che era una Williams. E i Williams non potevano permettersi errori. Non più.
Arrossì di rabbia e vergogna, ma sostenne lo sguardo della donna con fierezza: aveva già pagato per gli errori di suo nonno.
Il terzo membro del comitato, di chiare origini afroamericane, le lanciò un’occhiata incuriosita e disse che potevano cominciare.
Le due ore che seguirono furono le più lunghe della sua vita: la bersagliarono di domande, allusioni, accuse e commenti sarcastici.
Volevano sapere di Shepard, di come si comportava in battaglia, dei suoi ideali, del suo rapporto con l’equipaggio e, soprattutto, con gli alieni.
Le chiesero se c’erano mai stati episodi di violenza gratuita o aperta ostilità da parte del comandante nei confronti degli abitanti di Sur’Kesh.
- Quando possibile Shepard ha sempre tentato di negoziare.- ripeté, esausta, dopo l’ennesima domanda sull’argomento – Ha sempre trattato i Batarian alla stregua di tutte le altre specie, umani e non.-
Era lei quella coi pregiudizi, ricordò, non senza una punta di vergogna. Quante volte aveva preso da parte il comandante per dirgli che non si fidava di Tali, Garrus e Wrex? Quante volte lo aveva rimproverato di essere troppo ingenuo? Alla fine erano stati gli umani a tradire il comandante, non gli alieni, Tali e Garrus erano rimasti al suo fianco mentre lei gli aveva voltato le spalle. Abbassò lo sguardo, sentendosi arrossire: aveva molto da imparare da quelli che un tempo chiamava, ottusamente, “animali”.
– Un’ultima domanda, tenente.- alzò lo sguardo e vide l’ufficiale calvo fissarla con uno strano sorrisino – Che cosa può dirmi sui Razziatori?-
In seguito alle pressioni di Anderson l’Alleanza aveva deciso di piazzare le flotte comandante dall’ammiraglio Hackett a difesa della Terra, ma in molti erano ancora restii, come il resto della galassia, ad ammettere l’esistenza dei Razziatori. Di fronte all’opinione pubblica si erano giustificati presentando quello schieramento di forze come una manovra difensiva in caso di attacco Batarian e Ashley era certa che la maggior parte degli ufficiali dell’Alleanza, compresi quei tre, preferissero di gran lunga credere a quella giustificazione piuttosto che dar ragione ad Anderson e Shepard.
Deglutì, a disagio: sostenendo l’esistenza dei Razziatori avrebbe dato il colpo di grazia alla sua carriera, tacendo, invece, avrebbe fatto bella figura di fronte al comitato senza danneggiare troppo la causa di Shepard. Quello che poteva essere fatto era stato fatto e le sue parole non avrebbero cambiato niente se non l’opinione che aveva di se stessa. Il suo silenzio sarebbe stato l’ennesimo, imperdonabile, tradimento nei confronti di Shepard.
- Quello che so, signore, è che i Razziatori esistono e che presto saranno qui. Non so se esiste un modo per difendersi, non so se possono essere sconfitti. So solo che se continuerete ad ignorare gli appelli di Shepard la Terra cadrà e, con lei, l’intera galassia.-
La fissarono, attoniti, presi alla sprovvista da una simile dichiarazione, non fecero in tempo a riprendersi che una donna entrò di corsa, visibilmente agitata e raggiunse i tre membri del comitato porgendo loro un datapad. I tre scorsero rapidamente il documento elettronico e Ashley poté vederli impallidire. Il più silenzioso dei tre, l’ufficiale di colore, le lanciò un’occhiata sorpresa e allarmata che la spinse a chiedersi cosa fosse successo.
- Convoca tutti.- ordinò alla segretaria – Massima allerta.-
Ashley sentì il cuore accelerare i battiti mentre un terribile sospetto cominciava a fare capolino nella sua mente: così presto?
La segretaria uscì e subito l’allarme risuonò nel QG.
- Può andare, tenente.- gracchiò l’ufficiale mentre la stanza cominciava a riempirsi di tecnici agitati e specialisti nervosi.
Ashley uscì, confusa, e per poco non andò a sbattere contro un ufficiale dalla pelle scura – Anderson!- esclamò.
L’uomo le rivolse un’occhiata preoccupata e si voltò a guardare una figura familiare che dava loro le spalle.
Per una attimo le sembrò di precipitare - Shepard …- avrebbe voluto aggiungere qualcosa ma la voce le morì in gola.
Lui si voltò e la fissò, sorpreso e imbarazzato quanto lei – Ashley …-
Si era dimenticata di quanto azzurri fossero i suoi occhi …
- Com’è andata, tenente?- domandò Anderson, riportandola bruscamente alla realtà.
Distolse lo sguardo da Shepard e riportò la sua attenzione sull’ammiraglio – Con loro non si può mai sapere. Ora devo solo attendere ordini.-
Shepard le si avvicinò, perplesso – Tenente?-
Si sentì arrossire violentemente. In quanto ufficiale dell’Alleanza avrebbe potuto chiedere un permesso per vedere Shepard, ma non l’aveva fatto. Le era sempre mancato il coraggio.
- Non lo sapevi?- intervenne Anderson, sorpreso.
- No.- Shepard le lanciò una lunga, significativa, occhiata – Sono fuori dal giro ultimamente.-
Ashley si sentì sprofondare – Io non sapevo come …-
- Va tutto bene.- Shepard le rivolse un sorriso forzato – Non ti preoccupare, tenente.-
La segretaria fece capolino dalla porta – Ammiraglio?-
Anderson invitò Shepard a seguirlo – Vieni.-
Il comandante le rivolse un breve cenno del capo e si allontanò. Ashley rimase ferma a guardarlo con un sorriso triste sulle labbra. Il sorvegliante di Shepard, un soldato tutto muscoli e tatuaggi, le si avvicinò, seguendo il suo sguardo – Conosci il comandante?-
Ashley si affrettò a cambiare espressione – Lo conoscevo.- rispose, incrociando le braccia al petto.
Solo in quel momento si accorse del caos che li circondava: l’intero QG era in fibrillazione, l’allarme suonava, la gente correva da una parte e dall’altra, ma nessuno sembrava capire cosa diavolo stesse succedendo. Lo chiese al soldato, che scosse la testa, confuso quanto lei.
Dio non voglia che siano loro. Non siamo pronti a questo.
Lo sarebbero mai stati?
Probabilmente no, ma si era illusa che avessero ancora un po’ di tempo, solo un po’.
- Vieni con me …- lanciò un’occhiata alla medaglietta identificativa che portava al collo -  … tenente Vega. - si fece largo tra soldati confusi e ingegneri indaffarati, senza curarsi che Vega la seguisse o meno; se i Razziatori stavano davvero arrivando c’era un solo posto in cui voleva stare, e quel posto era la Normandy.
La Terra non era preparata alla guerra, di certo non a quella guerra, e se volevano avere qualche possibilità di organizzare un contrattacco dovevano assicurarsi che la nave più avanzata della galassia sfuggisse al massacro.
Non sapeva quali fossero i piani di Shepard al momento, ma era certa che se fosse stato al suo posto avrebbe preso la sua stessa decisione; ancorata nello spazioporto la Normandy era più che vulnerabile, era inerme.
- Dove stiamo andando, tenente?- l’apostrofò Vega non appena furono fuori, sotto il sole cocente.
Ashley sollevò lo sguardo verso il cielo e rimase immobile, pietrificata: dall’alto dei cieli l’apocalisse si abbatteva sulla Terra.
Tra le urla terrorizzate della gente in strada vide i Razziatori calare sulla città, gli artigli divaricati, come le dita di una mano pronta ghermirli, un urlo strozzato le sfuggì dalle labbra quando i laser vermigli si abbatterono, implacabili, sulla città.
- Attenta!- Vega le fu addosso, scaraventandola in terra. Dietro di loro il QG dell’Alleanza esplose.
L’onda d’urto li schiacciò contro l’asfalto e il corpo possente di Vega la protesse dai frammenti che piovvero su di loro; adesso, accanto alle urla di terrore c’erano quelle, raccapriccianti, di uomini e donne in straziante agonia.
Si svincolò dalla stretta di Vega che rotolò di lato, stordito ma incolume, le mani premute contro le orecchie.
In un istante la splendida Vancouver si era trasformata in un teatro di guerra: videro grattacieli crollare, navette esplodere, uomini morire a centinaia, migliaia davanti ai loro occhi.
Dietro di loro il QG dell’Alleanza quasi non esisteva più – Shepard …-.
Vega l’afferrò per il polso – Non possiamo stare qui, tenente. –
A sottolineare le sue parole dal cielo cominciò a cadere un’apparente pioggia di meteoriti, ma si scoprì ben presto che quei “meteoriti” erano vivi. Dai crateri fumanti s’innalzarono creature che nemmeno la mente di un folle avrebbe potuto concepire: camminavano erette e tra le mani gibbose tenevano rudimentali fucili, i corpi putrescenti erano deformi e ingobbiti, avevano volti grotteschi con due paia d’occhi che sprigionavano un odio inenarrabile.
- Oh mio Dio …- solo su Eden Prime aveva visto abomini paragonabili a quelli, quando i Geth avevano trasformato i placidi abitanti della colonia in mostri assetati di sangue umano. – Sono Batarian …-
Vega la fissò, sconvolto, mentre quelle cose si trascinavano fuori dalle loro buche, ghermendo e dilaniando chiunque riuscissero a raggiungere.
D’istinto Ash estrasse la pistola, sparando all’impazzata su quelle creature grottesche. La loro pelle era talmente spessa che servirono quattro o cinque colpi per abbatterne uno.
- Madre de Diòs … sono cannibali!- esclamò Vega quando vide quegli esseri avventarsi su un loro compagno caduto e usare la sua pelle come corazza.
Ash lanciò un’occhiata sconsolata al QG: l’edificio brulicava di quelle cose. Se Shepard era sopravvissuto all’esplosione, avrebbe dovuto cavarsela da solo.
- Via di qui, tenente!- rinfoderò la pistola scarica e cominciò a correre tra detriti e cadaveri, sotto un cielo di fuoco e metallo.
Dovevano raggiungere la Normandy, a tutti i costi.
L’astroporto militare non era lontano, appena un paio di chilometri, ma le parvero migliaia. Le strade della città erano flagellate da una tempesta di macerie, corpi e proiettili, le strida metalliche dei Razziatori e quelle, gutturali e fameliche, dei loro schiavi riecheggiavano ovunque, tanto forti da coprire le urla degli abitanti inermi.
Un nugolo di pallottole li investì e si gettarono di lato, rifugiandosi dietro quello che, fino a pochi minuti prima, era stato un chiosco dei gelati.
Vega la fissò, gli occhi sgranati sotto la fronte imperlata di sudore – Pensavo di aver visto il peggio, ma questo …- scosse il capo, sgomento.
Anche lei provava la stessa cosa: aveva assistito alla distruzione Horizon e, prima ancora,di Eden Prime, si era illusa di aver passato il peggio. Si sbagliava. Nulla l’aveva preparata a quello; questa volta non ci sarebbe stata una Terra su cui tornare, perché la Terra stava bruciando: era arrivata la fine del mondo.
Vega strinse le grosse mani a pugno - Che cosa facciamo?-
Ashley trasalì quando una pallottola scheggiò l’asfalto accanto al suo piede – Siamo quasi all’astroporto poi …-
In quel momento la trasmittente incorporata nella divisa sfrigolò facendoli sobbalzare entrambi; l’accese con un misto di ansia e sollievo – Tenete mi ricevi?-  era la voce di Anderson – Ti passo Shepard.-
Era vivo …
Un’altra pallottola sfrecciò accanto a loro – Si stanno avvicinando!- urlò Vega sporgendosi e rispondendo al fuoco.
- Siamo quasi alla Normandy!- urlò nella trasmittente – Il tenente Vega è con me. –
La risposta di Shepard si perse in uno sfrigolio accompagnato da numerosi spari. Ashley imprecò a denti stretti e pregò che riuscissero a cavarsela: senza di loro non ci sarebbe stata più alcuna speranza.
Un pallottola vagante strappò la pistola dalle mani di Vega – Puta de mierda!-
Ashley gli posò una mano sul braccio - Ci siamo quasi, tenente: testa bassa e chiappe strette!-
Lui le rivolse un sorriso sfrontato e si gettò allo scoperto, Ashley fece un profondo respiro e lo seguì.
Arrivarono alla Normandy incredibilmente incolumi e scoprirono, con immenso piacere, che la nave stava già scaldando i motori.
Corsero a bordo e furono accolti da una serie di grida furiose – Non hai il permesso di far decollare questa nave, tenente timoniere!- stava urlando una donna in divisa, gesticolando furiosamente in direzione del pilota.
- Non me ne frega un cazzo del tuo permesso! Hai visto cosa sta succedendo là fuori o sei cieca?- fu con sollievo che Ashley riconobbe la voce di Joker: con quel pilota e quella nave forse potevano farcela - IDA chiudi il portellone e preparati al decollo!-
- Subito, Jeff. -
- Senza l’autorizzazione di un ufficiale superiore questa nave non può …-
- Tenente Ashley Williams.- annunciò, entrando nella cabina di pilotaggio, la donna sobbalzò vistosamente e persino Jeff si lasciò sfuggire un’esclamazione sorpresa – Autorizzo questa nave al decollo e ne assumo il comando. Ora!-
Jeff la fissò con gli occhi fuori dalle orbite – Ashley? Ma …-
- Non è una rimpatriata tra compagni di scuola, Moreau!- sbraitò – Fai partire questa nave, subito!-
La sedia del pilota ruotò immediatamente – Agli ordini, tenente.- rispose mentre le sue dita sfrecciavano sulla schermata dei comandi.
- Mi scusi, signora, tecnicamente il suo grado …- l’occhiata di Ash bastò a zittire la donna.
- Nome e grado!- sbraitò.
- Soldato semplice Campbell.- rispose, scattando sull’attenti.
- Accompagni il tenente Vega in armeria, soldato.- lanciò un’occhiata d’intesa a James che, dopo un cenno d’assenso, seguì la donna fuori dalla cabina.
Ashley raggiunse il ponte di comando e subito una donna le corse incontro – Specialista Traynor, signora, a sua disposizione.- si presentò, arrossendo leggermente.
- Quanto personale c’è a bordo?-
- Giù in armeria c’è un pilota di navette, abbiamo un ingegnere giù al ponte macchine, un paio di meccanici e altri tre soldati semplici oltre a Sarah … ehm, volevo dire il soldato Campbell.-
Ashley annuì, un po’ poco, ma abbastanza per far funzionare la nave.
Una leggera vibrazione sotto i suoi piedi l’avvertì che il motore aveva raggiunto la massima potenza e un attimo dopo sentì il familiare senso di vuoto alla bocca dello stomaco che annunciava il decollo: la Normandy era di nuovo in azione.
Ashley non riuscì a trattenere un sorriso di trionfo: era tornata a casa.
- Attiva i cannoni: li voglio carichi e pronti a sparare; e assicurati che le barriere siano online. – la specialista scattò sull’attenti e corse alla sua postazione, Ashley si diresse a grandi passi verso la cabina di pilotaggio.
- Dirigiti verso il QG, Joker, l’ultima chiamata di Anderson veniva da lì.- ordinò, appoggiandosi allo schienale della poltrona – E collega la mia trasmittente a quella della Normandy, nel caso dovesse richiamare.-
Joker annuì, concentrato, senza mostrare il minimo turbamento alla vista dei giganti metallici che avrebbe dovuto affrontare, Ashley ammirò il suo sangue freddo, era sfuggita al massacro per un soffio e l’idea di ributtarcisi dentro, seppur a bordo della Normandy, le metteva i brividi. Ma Anderson e Shepard contavano su di lei: non poteva deluderli.
Proprio in quel momento la radio sfrigolò e la voce di Anderson riempì l’abitacolo – Tenente Williams, siamo vicini allo spazioporto; tempo previsto: tre minuti.-
- Siamo arrivati alla Normandy! Ci stanno attaccando!- un raggio li mancò di un soffio colpendo in pieno una corazzata da guerra alla loro sinistra – Stanno per abbattere quella corazzata!- affondò le dita nella pelle morbida della poltrona – Manovre evasive!-
- Lo vedo, non urlarmi nelle orecchie, Ash!- esclamò Jeff, destreggiandosi tra i terminali – Tutta a tribordo, IDA!-
La corazzata esplose.
La Normandy s’inclinò pericolosamente sulla destra, in una manovra così repentina che rischiò di mandarla a gambe all’aria, l’onda d’urto li colpì di striscio facendo vibrare le paratie ma riuscirono ad evitare tutti i frammenti dell’esplosione.
- Se non sei più abituata alla mia guida ti conviene allacciare le cinture, Ash.- la canzonò Joker mentre lei riprendeva a fatica l’equilibrio – Questa corsa rischia di essere movimentata.-
Ashley si lasciò cadere sul sedile del copilota e fissò con occhi sgranati la nuvola di fumo nero che si levava dai detriti della corazzata. Si domandò quanti uomini fossero morti nell’esplosione. Decine, forse centinaia.
- Questo è solo l’inizio. - mormorò Joker cogliendo il suo sguardo.
Lei scosse il capo – No, l’inizio è stato Eden Prime. Questa è la fine.-
Jeff distolse lo sguardo senza trovare una risposta – Notizie dall’ammiraglio, IDA?-
- No, la radio è muta. - una voce femminile sconosciuta riempì la cabina, Ashley si guardò intorno, incuriosita, alla ricerca della proprietaria di quella voce conturbante dalle sfumature metalliche.
- Chi è “IDA”?-
Jeff sogghignò – Non voglio distrarti con chiacchiere inutili, tenente, non siamo ad una rimpatriata. A proposito … da quando sei tenente?-
Ashley alzò gli occhi al cielo, ma non fece in tempo a ribattere che la radio sfrigolò di nuovo – Normandy, qui Anderson. Mi sentite?-
- Ammiraglio, la vostra posizione?-
- Una navetta abbattuta nel porto, attivo la boa di soccorso …- il resto della frase si perse in un crepitio indistinto.
- Ammiraglio?-
Jeff scosse il capo – Abbiamo perso il segnale. IDA hai la posizione?-
- Segnale agganciato, ti invio le coordinate.-
Un puntino luminescente apparve sulla schermata.
Jeff le lanciò un’occhiata preoccupata – Che ne è di Shepard?-
Ashley evitò il suo sguardo – Era con Anderson. Non ti preoccupare, Jeff: lui se la cava sempre.- mentre lo diceva si tranquillizzò a sua volta: non era destino che Shepard morisse quel giorno, non quando la Terra e l’umanità avevano così disperatamente bisogno di lui.
Non poteva permettersi di morie. Non ancora.
- Forza, Joker: andiamo a riprenderci il nostro comandante.-
Jeff sorrise – Con piacere.-
Non ci misero molto a trovarli, assediati da un’orda di Cannibali a pochi passi dalla navetta abbattuta.
- È arrivata la cavalleria!- urlò Jeff nella radio, mentre la Normandy apriva il fuoco.
- Ben fatto, Joker. - si congratulò quando l’area fu completamente sgombra. – Avvicinati il più possibile di modo che possano salire …- si alzò – Io vado giù ad accoglierli.-
- Ehi, tenente.- Joker le sorrise, sollevando i pollici – Ottimo lavoro.-
Ashley ricambiò il sorriso: per la prima volta dopo molto tempo si sentì fiera di quello che aveva fatto.
Quando raggiunse la stiva trovò Vega ad aspettarla assieme ad un paio di soldati – State pronti.- ordinò, prendendo l’Avenger che Vega le porgeva – Stiamo per aprire il portellone.-
I due soldati annuirono e si misero in posizione, mentre Vega imbracciava un lanciagranate piazzandosi alle loro spalle.
Il portellone si aprì lentamente, permettendo a Shepard di saltare a bordo. Come al solito non aveva neanche un graffio, solo la divisa un po’ strappata.
- Bentornato, Shepard.- lo accolse quando le atterrò accanto.
Lui le lanciò un’occhiata frettolosa, come se trovarla lì, al suo fianco, sulla sua nave, fosse la cosa più normale del mondo – Grazie.-
In quel momento seppe che il suo posto era sempre stato solo e soltanto quello: sulla Normandy, accanto al suo comandante.
L’ammiraglio Anderson si rifiutò di salire. La Terra, i sopravvissuti, avevano bisogno di un leader che li guidasse nei terribili mesi a venire e quel compito, inevitabilmente, spettava a lui.
Ammirò il coraggio di quell’uomo: non era obbligato a rimanere sulla Terra e nessuno avrebbe biasimato la sua fuga, ma aveva deciso di rimanere perché il suo onore, la sua coscienza, glielo imponevano. Difendere la Terra e i suoi abitanti era la sua missione.
Ashley lo fissò con occhi tristi e riconoscenti, cercando di imprimersi nella memoria il volto e lo sguardo di un uomo che, probabilmente, non avrebbe più rivisto vivo.
Anderson ordinò a Shepard di lasciare la Terra per raggiungere il Consiglio e convincere tutte le specie della galassia ad allearsi contro il comune nemico. Vide Shepard tremare, di rabbia e frustrazione: fuggire era contro la sua natura, e, per un istante, Ashley pensò che avrebbe disobbedito ad un ordine per la prima volta nella sua vita.
Vittoria o morte, sembrava dire il suo sguardo, non fuga. Mai fuga.
Eppure, alla fine, cedette: chi avrebbe salvato la terra se fosse morto quel giorno? Di fronte al più terribile dei nemici, il comandante Shepard era costretto a fuggire, portando con sé, nella vastità della galassia, tutte le speranze del pianeta natale.
E così la Normandy s’innalzò nel cielo di una città morente, illuminata dalle fiamme della sua fine che diffondevano un alone rosso nel cielo saturo di fumo grigio.
In piedi accanto al suo comandante Ashley vide due navette librarsi nel cielo, cariche di civili in fuga e il suo cuore ebbe un guizzo mentre pregava un Dio silenzioso che li salvasse. Ma Dio aveva abbandonato gli uomini e la loro Terra: una dopo l’altra le navette vennero abbattute ed esplosero disperdendo in una nuvola di fuco e fumo ogni speranza di salvezza.
D’istinto cercò la mano di Shepard, le dita ruvide del comandante si strinsero sulle sue, ma il suo sguardo rimase fisso sui mostri che avevano invaso la sua Terra: non c’era pietà o disperazione nei suoi occhi, solo odio.
La guerra era cominciata. 
  
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