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Autore: Alex Wolf    28/08/2013    9 recensioni
Dal primo capitolo:
« Ma che cosa fai? Mettimi giù rampollo viziato!. »protestai nel mentre il mio sedere toccava il cuoio chiaro della sua sella.
« Quanto sei bisbetica. » borbottò salendo dietro di me e passando le sue mani attorno ai miei fianchi per prendere le redini.
« Togli quelle mani, guido io. » ringhiai afferrando d’impulso le redini e procurandomi una fitta alla spalla.
« Smettila. » mi riprese il principe scocciato levando le mie mani dalla giuda e riportandoci le sue. « E sta zitta. Hai già parlato troppo. » spronò il cavallo.
Risucchiai le guance e le labbra all’interno e le rilasciai andare con uno schiocco frustrato.
« Se dovrò viaggiare così, tanto vale che mi metta comoda. » borbottai appoggiando la mia schiena al suo torace e chiusi gli occhi. « Se ti metti a cantare qualche canzone in elfico ti strappo le labbra. » aggiunsi.
Non fatevi ingannare dalle apparenze, leggete e poi saprete dirmi che ne pensate ;)
Storia ispirata al film "la compagnia dell'anello"
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 ( Prima di iniziare volevo ringraziare Scarl_Bloom94, Morgiana e NewtSeven per le recensioni ^.^ Le ho davvero apprezzare molto :D )
 



When you let her go.
 
 
 
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La notte porta consiglio, si ripeteva Legolas, ma che consiglio mai potevano dargli le mute stelle? Era rimasto nello stesso posto in cui quella strana ragazza l’aveva lasciato congedandosi in malo modo e da allora non aveva fatto altro che pensare, pensare e pensare alle sue parole.
Il freddo vento continuava a scompigliarli i capelli biondi ma gli abiti di sartoria elfica che portava lo tenevano al caldo.
 
Stupida ragazzina, borbottò la sua mente, guarda te se dovevi capitarmi tra i piedi. E con un drago poi! Cosa l’avrà portato ad aiutarti, quell’essere che pensa solo ai tesori come ogni esemplare della sua razza?.
 
« Giovane principe » Re Elrond si sedette davanti all’elfo e lo scrutò con i suoi occhi.
 
« Sire » balbettò colto alla sprovvista Legolas prima di alzarsi e inchinarsi.
 
« Comodo, Legolas figlio  di Thranduil . »
 
L’elfo biondo si riappoggiò alla sedia su cui aveva sostato fino a quel momento. Il re rimase a fissarlo in silenzio, le mani poggiate in grembo e i capelli castani cadenti sulle spalle coperte da una tunica rossa.
 
« Curiosa, quella ragazza umana, non trovi? » domandò a un tratto il re.
 
Legolas, che fino a quel momento aveva guardato oltre le spalle del sovrano, spostò i suoi occhi azzurri su di lui e annuì.
 
« Curioso anche il fatto che viaggiasse sulla groppa di un drago » aggiunse Elrond.
 
« Oh si, sire » la vce di Legolas era stabile ma il suo cuore batteva veloce, come impaurito sebbene neanche lui sapesse da cosa. « Per questo l’abbiamo attaccato » cominciò a giustificarsi il principe. « Credevamo tentasse un attacco a Gran Burrone, anche se non ne conoscevamo i motivi. Davvero quella di trovare una donna sulla sua groppa era l’ultima delle mie aspettative. »
 
Ed era vero, Legolas tutto si aspettava da quell’essere a parte il fatto che una ragazza lo montasse. Insomma, raccapezzandosi su quella cosa, persino a lui sembrava impossibile e a quanto ricordasse l’ultimo drago che aveva visto era stato Smaug.
 
« Cosa pensi di lei, principe di Bosco Atro? » la voce del sovrano era milliflua.
 
« Di certo non è un pezzo di pane » si lasciò sfuggire dalla bocca divertito mentre un sorrisetto si dipingeva sul volto. Quando se ne rese conto tornò composto in imbarazzo « Intendevo dire, sire, che non è una ragazza che si lascia calpestare i piedi, capite?.  »
 
« Capisco. » sorrise il re sorprendendo il principe. « Mia figlia, Arwen, ha voluto passare un po’ di tempo con la ragazza e ha detto che l’ha trovata cordiale e un ottima… compagnia. »
 
« Ne sono felice. » sorrise sinceramente Legolas.
 
Un alito di vento scompigliò i capelli di entrambi gli elfi mentre una terza figura saliva le scale che portavano in quel gazebo. L’uomo che comparì al loro fianco li salutò e poi si lasciò andare a delle lamentele alquanto annoianti.
 
« Sire Elrond, non intendo mancarvi di rispetto, ma come potete pensare di far partecipare una donna al consiglio di domani riguardante l’unico anello?. » l’uomo incrociò le braccia al petto con aria offesa « Questo è un insulto! » ringhiò.
 
« E tu sei uno stolto » lo riprese la voce di Gandalf comparso dal nulla mentre col suo bastone rifilava all’uomo un colpo sul cranio che fece sorridere i due elfi.
 
« Boromir » Elrond allargò le braccia con cordialità e poi gli indicò una sedia accostata al tavolo « Siediti figlio del sovrintendente di Gondor e parlaci di quello che desideri con la calma che gli si addice.»
 
Dopo essersi seduto e aver preso un bel respiro Bromir parlò:
 
« Sire, tutto questo non ha senso! Una donna al consiglio? Non si è mai visto prima di ora, è una mancanza di rispetto! » la sua voce roca era un ringhio perenne.
 
« Parla al re con rispetto » s’intromise Legolas ricevendo in cambio un occhiata feroce dall’oratore e una gentile da parte di Gandalf che si era seduto alla sua destra.
 
« E tu non mancarne a me, elfo. »
 
« Boromir! Per tutti i santi numi porta rispetto a Re Elrond e al Principe Legolas e smettila di sbraitare, è notte e gli abitanti di Gran Burrone dormono così come i suoi ospiti! » ululò infuriato il mago battendo il bastone a terra.
 
Il figlio del governatore si acquetò e mise una specie di broncio restando in silenzio.
 
« Boromir, la ragazza parteciperà perché dice di sapere più di quanto noi sappiamo. Da quello che ho potuto leggere nei suoi pensieri è la verità, meglio averla come amico che come nemico » disse con solennità il re alzandosi « E da quello che ho sentito è un’ottima combattete, non trovi anche tu?. »
 
Gandalf trattenne a stento l’ombra di una risata ma sul suo volto apparve un sorriso divertito e birichino.
 
Cos’è successo, mago? , chiese il principe telepaticamente all’uomo.
 
La ragazza dei draghi ha messo k.o l’uomo qui presente che ora è corroso dalla rabbia, con un cenno di capo Gandalf indicò Boromir, scommetto che non perderà tempo per avere una rivincita.
 
Credo che anche allora perderebbe miseramente, se è come dici tu.
 
Perderà sicuramente, principe. E’ troppo stolto per capire cosa non vada in lui.
 
 
I raggi caldi del sole tagliarono la stoffa sottile delle tende che fluttuavano nell’aria che entrava dalle finestre. Sbadigliando mi stiracchiai e aprii gli occhi solo per trovare a qualche metro da me un elfa dai capelli scuri indaffarata con i vestiti dell’armadio.
Trattenni un urlo e con molta calma mi alzai a sedere.
 
« Desiderate? » domandai il più cordialmente possibile.
 
La donna si voltò verso di me e sorrise allegra con gli occhi azzurri.
 
« Principessa Arwen, mia signora, cosa ci fate nelle mie camere? » mi affrettai a chiedere mentre mi infilavo in tutta fretta la camicia che Legolas mi aveva fatto portare il giorno prima.
 
Non mi sembrava adeguato parlare con la principessa ridotta in quello stato ma non potevo farci nulla, mi aveva colta alla sprovvista e per di più in intimo.
La sera passata era stata troppo calda per me, anche se il vento era gelido, e mi ero ritrovata ad aprire le finestre e levarmi la camicia da notte che avevo gettato nel piccolo terrazzo che c’era oltre le tende.
 
« Calmati, Eleonora » mi tranquillizzò la dama « Ti avrei svegliato a breve, ma sono contenta che tu l’abbia fatto da sola. Il sole sta ancora finendo di sorgere e tra poco avrà inizio il consiglio per l’anello. Mio padre desiderava ci fossi anche tu. »
 
Sbattei le palpebre per qualche secondo, confusa e ancora intontita dalla visione della principessa.
 
« Ti lascio a prepararti, qualcuno verrà a prenderti quando sarà il momento. Ho pensato che un bagno caldo ti potesse fare bene così te l’ho preparato. »
 
« Vi ringrazio, mia signora. » chinai il capo a tanta gentilezza.
 
Cominciavo a sentirmi fuori luogo con lei li, ferma ad aspettare una mia mossa o qualcos’altro.
Vedendo che non mi muovevo più scattò imbarazzata:
 
« Oh, si, giusto. Ti lascio sola, giusto. Che sbadata che sono » le guance le si colorarono di un rosso acceso mentre si dirigeva alla porta e l’apriva « Fra un ora ti verranno a prendere. » mi specificò ancora prima di scomparire dietro l’uscio.
 
Lasciai uscire l’aria dai polmoni, quella che richiudeva tutto l’imbarazzo del momento passato e mi alzai accorgendomi che la camicia non mi stava molto larga e mi arrivava solo appena sotto la vita e copriva l’orlo nero delle mie mutande.
Tanto nessuno poteva vedermi nella mia camera, no? Potevo andare in giro anche nuda se l’avessi voluto, ma tanto sapevo che non l’avrei fatto per paura che qualcuno entrasse come aveva fatto Arwen. Mentre meditavo una freccia andò a infilzare il materasso del letto su cui pochi istanti prima ero e un urlo mi uscì dalla gola.
La presi fra le mani e la rigirai fra le dita cercando di capire a chi appartenesse e proprio mentre un nome mi oscurava i pensieri una figura saltò sul balcone facendosi avanti.
Legolas mi fissò e io fissai lui. Indossava i soliti abiti verdi e marroni, l’arco gli sostava dietro la schiena come il contenitore delle frecce.
Il suo volto era una maschera di scuse.
 
E chi poteva essere stato se non lui?, mi ringhiai nella testa.
 
« Ma sei pazzo? » sbottai senza lasciare che parlasse « Come ti viene in mente di giocare  con queste cose » gli misi la freccia sotto il naso « Qui a Gran Burrone?! Potresti ferire qualcuno, c’è mancato poco che ferissi me, stupido essere! » mentre urlavo pensai che se del fumo avesse preso a uscire dalle mie narici non sarebbe stato male per rafforzare la mia rabbia.
 
« Mi dispiace, non l’ho fatta apposta » tentò di giustificarsi mettendo le mani in avanti « Mi stavo esercitando quando quell’umano… Boromir mi ha spostato l’arco verso la tua finestra poco prima che lanciassi. Pensava di fare una cosa furba e far si che riuscissi a prendere una mela e infilzarla con la freccia al muro esteriore della tua stanza. »
 
« Bhe si è sbagliato! E tu non dovevi lanciare! Se mi fossi ferita questa volta l’avresti pagata a suon di ceffoni, principe dei miei stivali! » urlai arrabbiata porgendogli la freccia, con impeto e rabbia che lo fecero arretrare.
 
Ero davvero aggressiva, wow.
 
« E ora fuori, sono mezza nuda e non ho intenzione di fare un bagno con te che mi fissi! » ordinai.
 
Lui parve accorgersi del mio abbigliamento solo in quel momento perché arrossì violentemente voltandosi.
 
« Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace » cominciò a ripetere mentre lo conducevo alla porta e gliel’aprivo.
 
« Fuori! » strepitai gettandocelo.
 
Cadde addosso a Bromir che stava per bussare. Trattenni il respiro sperando di contenere i bollenti spiriti e non insultarli entrambi ancora e ancora in pubblico.
 
Gandalf che passava li vicino sorrise e continuò la sua camminata con due piccoli Hobbit che guardavano curiosi la scena.
 
« Peregrino Tuc, muovi le tue gambe e raggiungici se non vuoi finire come il principe e il guerriero. » borbottò il mago ad uno dei piccoli mezz’uomini « Conoscerai la ragazza del drago più tardi, ora è meglio lasciarla sfogare con quelle due povere anime » e se ne andarono continuando la loro camminata.
 
Li guardai voltare l’angolo e uscire dalla mia visuale per riprendere poi a guardare i due che si stavano alzando.
 
« Giuro che se… » cercai le parole giuste ma la frustrazione le fece evaporare nell’aria. « Siete… siete…  Stupidi esseri! » ruggì richiudendo con un tonfo la porta per dirigermi al bagno.
 
Questa si riaprì e la faccia di un Boromir sorridente e maliziosi si affaccio dalla fessura.
 
« Mia signora…  »
 
« Sparisci! » presi un cuscino e glielo tirai in pieno volto facendolo scomparire.
 
Solo quando mi sedetti sul letto, e poggiai il volto fra le mani sospirante, capii che la frustrazione e la mancanza di casa mia mi stavano rendendo irascibile. Di certo quell’elfo e quell’essere, perché uomo non poteva essere definito visto i suoi pensieri, non mi aiutavano di certo.
Forse solo il mago e le sue parole potevano alleviare le mie preoccupazioni, perciò pregai che fosse lui che mi avrebbe condotto al cons
iglio, lo sperai con tutta me stessa.
  
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