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Autore: Codivilla    28/08/2013    3 recensioni
Raccolta di piccole Flash-Fic incentrate sulla vita di Keanu Reeves. Per scoprire qualcosa di più su di lui, in poche parole. Il titolo della raccolta è ispirato al film 'My Own Private Idaho'. L'ho scelto perché questo in fondo è il 'Mio Personalissimo Keanu Privato', non pensate? I pezzi sono in ordine assolutamente sparso, non c'è ordine cronologico; possono essere letti separatamente come piccole storie, ognuna con un suo significato.
«I've never heard him ever say anything bad about anyone, and I've never heard him gossip about anything or anyone. Keanu just sees the good in other people».
{Carrie-Anne Moss, a proposito di Keanu Reeves}
• Disclaimer: quello che è descritto in questa raccolta è frutto unicamente della mia fantasia. Non conosco Keanu Reeves, né ho voce in merito ai fatti della sua vita, dei quali so unicamente quello che i media negli anni hanno riportato. Leggerete episodi che non sono avvenuti davvero, altri invece riportati dai media per come immagino che siano andati, senza pretesa alcuna di verità, ma con un forte sentimento di empatia per questo personaggio tanto complesso nel suo modo di essere, quanto criticato ferocemente durante l'intera sua carriera.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Legami Indissolubili
«Il vero amore fraterno è fatto di luci ed ombre.
Le prime illuminano e confortano,
le seconde ne coprono benignamente i difetti».


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- Los Angeles (California), Giugno 2002 -

Fece una smorfia disgustata. Sospirò ad occhi chiusi, cercando di non pensare. L’ago piantato nel suo braccio sinistro faceva un male cane, ma niente rispetto alla sensazione di nausea che l’assaliva ogni volta che faceva quella terapia. Spesso vomitava, nonostante i farmaci che avrebbero dovuto impedirlo, ma non lo diceva a nessuno. Non voleva far preoccupare inutilmente le persone che le stavano attorno.
Anche se quella volta se l’era vista brutta, tanto da pensare che fosse arrivata davvero la fine. Non sapeva scegliere fra sentimenti contrastanti, quando pensava alla sua morte. Certo, sarebbe stato un sollievo il non dover più soffrire in quella maniera. Ma d’altro canto, amava troppo la vita per non aggrapparsi ad essa con tutte le sue forze.
«Kim».
La ragazza si voltò lentamente al richiamo di quella voce familiare, stupita.
«Dovevi essere in Giappone. E non dovresti essere qui», disse con una punta di rimprovero, mentre l’alto uomo dai corti capelli scuri che aveva parlato si avvicinava alla sua poltrona. Nonostante il freddo che faceva in quella bianca e asettica stanza d’ospedale fornita di aria condizionata, lui se ne stava in maniche di maglietta, sopra un paio di pantaloncini alla zuava.
«Mi ha chiamato il medico».
Si vide immediatamente scoperta quando lui la fissò. I suoi occhi gli rivelavano sempre più di quanto lei stessa volesse fargli intendere.
«Non è successo niente», mentì. «Non voglio che tralasci i tuoi impegni per me».
Lui prese una sedia e si sistemò vicino alla poltrona, facendo attenzione a non urtare le flebo ed i macchinari che la circondavano.
«Nessun impegno è importante quanto la donna della mia vita».
Le sorrise, e lei finalmente lasciò andare l’aria severa che aveva tenuto fino a quel momento. Sospirò profondamente, cercando poi la mano del moro con la propria. Lui la strinse delicatamente nel palmo e ne sfiorò il dorso col pollice, in una lieve carezza.
«Sono stata uno schifo, Keany», ammise infine, rilassandosi sulla poltrona.
«Lo so. Mi dispiace non essere arrivato prima», mormorò lui. «Ho preso il primo volo disponibile».
«E hai lasciato soli i ragazzi. Bret[1] ti ucciderà».
«Rimanderemo il concerto. Sarà l’occasione per suonare insieme qualche mese in più».
Rimasero in silenzio per diversi attimi.
La mano libera di Keanu andò poi a cercare qualcosa nella tasca dei pantaloncini. Una foto, che porse alla ragazza. Lei la osservò curiosa. Lui la vide bellissima, nonostante la malattia.
«Capri», disse, accarezzando la foto che raffigurava i Faraglioni. «Promettimi che mi ci porterai di nuovo».
«Farò di meglio».
Cercò nuovamente nella tasca dei pantaloni e ne trasse una chiave, legata a un nastrino rosso. Lei la guardò, aggrottando le sopracciglia.
«La casa che ci piaceva tanto. Ma devi prima rimetterti in forze».
Lei scosse il capo, prendendo la chiave e rimirandola.
«Ti sposerei, se non fossi mio fratello».
«A che servirebbe? Che dipendo completamente da te, lo sai già».
Si fissarono, rispecchiandosi l’uno nel viso dell’altra.
Nonostante il dolore, un sorriso si dipinse sulle labbra di Kim. E Keanu seppe di essere nel posto giusto.

 

_________ ₰ _________

 

Note:
[1]
 Bret Domrose, chitarra e voce della band “Dogstar”, di cui Keanu ha fatto parte come bassista fino al 2002.
 

 

_________ ₰ _________

 

Kim Reeves è una delle tre sorelle di Keanu, nata due anni dopo di lui, prima che suo padre Samuel abbandonasse la famiglia. A differenza delle altre due sorelle, Karina ed Emma Rose (nate rispettivamente da una seconda relazione della madre e da una seconda relazione del padre), Kim è sua sorella naturale e gli somiglia parecchio, sia caratterialmente che fisicamente. Lui fu il suo punto di riferimento quando il matrimonio dei genitorì collassò mestamente. Keanu, pur avendo quattro anni appena, sentì da subito la responsabilità di occuparsi della sua piccola sorellina. Da allora, fra i due, si è formato un legame che non si è mai incrinato. Negli anni a venire, il ruolo si invertì, e Kim divenne la forza trainante nella vita difficile di Keanu.
Cathy Koslow, un’amica di lunga data di Kim, dice in proposito:

«Kim lo spronava quando voleva abbandonare tutto. Per quanto lottasse, lui spesso sentiva la voglia di gettare la spugna. Allora Kim gli diceva: “Hai la capacità per essere una star. E lo diventerai”. Keanu si scrisse questa frase su un post-it e lo sistemò sul suo frigorifero. La cosa toccante è che adesso lui la conforta con la stessa determinazione e dolcezza che aveva lei all’epoca nei suoi confronti».

Quand’era ancora una ragazza, a Kim venne infatti diagnosticata una brutta forma di leucemia, contro la quale sta tutt’ora combattendo.  Da allora, il già forte rapporto fra i due si intensificò immensamente.
Keanu aveva in programma con la sua band il concerto di chiusura della loro carriera in Giappone, e contemporaneamente stava girando i sequel di Matrix, quando le condizioni di Kim peggiorarono improvvisamente, tanto da indurre i medici a darla per spacciata. L’attore cancellò tutti i suoi impegni per raggiungerla nell’ospedale dove era ricoverata a Los Angeles, mettendo in stallo la propria carriera.

«Kim è la persona più importante per me», spiegò Keanu all’epoca. «Tutto diventa relativo quando si fronteggia una situazione come questa con una persona che si ama. Lei c’è sempre stata, per me, e io sarò sempre qui per lei».
 
Chris Fowler, un caro amico dei due fratelli Reeves, dice a proposito delle azioni di Keanu in quel periodo:

«Lei è la donna che avrà sempre l’amore incondizionato di Keanu. Lui va completamente fuori di testa, quando c’è lei in discussione. Ha sempre aspettato che si rimettesse dalle crisi della sua malattia, le cucinava i pasti, le riordinava casa e si occupava di preparare i farmaci che lei doveva assumere ogni giorno. Nonostante tutto, ha sempre cercato di tenere il passo con i suoi impegni di attore e di non tradire la fiducia dei fan dei Dogstar. Ma adesso sono i legami familiari che dettano le azioni di Keanu.
La sua più grande paura è non esserci nel giorno in cui Kim dovesse lasciarci. È il suo peggiore incubo
».
 
L’idea di comprarle una casa a Capri gli venne quando, dopo una gita con gli amici nell’isola del Golfo di Napoli, sul volo di ritorno, Kim gli si accoccolò vicino dicendogli: “Questa è la cosa più bella che mi sia capitata in due anni”.
Tutt’ora Kim vive ad Anacapri in tranquillità, giovandosi dell’aria serena dell’isola. Keanu si reca a trovarla ogni volta che ha tempo. Dice di suo fratello:

«Mio fratello è il mio principe azzurro. Lui ascolta ogni parola che dico, perfino le virgole. Mi ha aiutata ad affrontare i momenti più brutti. Quando il dolore si faceva più forte, aveva l’abitudine di tenermi per mano per aiutarmi a scacciare l’uomo nero (n.d.a. così lei chiama la sua malattia). Era lì con me, tutto il tempo, anche quando era lontano».

Grazie a chiunque passerà di qui. 

 

   
 
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