La pelle gli si
coprì all’istante di brividi ed i capelli
troppo lunghi gli sventagliarono davanti al viso, accecandolo per un
attimo.
L’umano Inuyasha
si curvò leggermente in avanti, chiedendosi
come avessero fatto i suoi amici a resistere tanto sotto quel vento
ghiacciato.
Addossò la
schiena alla parete rocciosa, osservando con
desiderio gli alberi dalla parte opposta del sentiero. Era inutile
negarlo,
nulla gli conferiva tranquillità quanto una foresta, fosse
questa anche
spazzata da quel vento maledetto.
Chinò ancor di
più la schiena e si lanciò a capofitto in
avanti, verso le accoglienti piante ad alto fusto, dai tronchi saldi e
dalle
fronde agitate dalle raffiche.
Sotto gli alberi, il vento
era di poco meno violento, ma
soffiava creando strane eco che rendevano il bosco ancor più
vivo.
Rifrancato dal ritrovarsi
nel suo elemento, seppur già
irrigidito dal freddo, Inuyasha tirò un sospiro di sollievo.
Non sapeva
perché aveva avuto bisogno di cercare la
solitudine; l’ultimo giorno trascorso aveva scombussolato
qualcosa dentro di lui.
Poco tempo prima la sua
varietà di sensazioni era stata
assai scarsa. C’erano rabbia, insofferenza, violenza, a
tratti ironia e
tolleranza, con qualche sprazzo di pietà e senso di colpa.
Con Kikyo c’era
stata la prima sferzata di totale confusione. Quello era amore e con
lui erano
arrivati lo spiccato spirito di giustizia, l’adrenalina, la
felicità. Ancor più
tremendo era stato il tormento della fine.
Da quando era stato
liberato della freccia che lo inchiodava
all’albero, non era più riuscito a star dietro
alle proprie emozioni.
Se si era illuso di poter
tornare ad essere come prima di
aver incontrato Kikyo, si era sbagliato.
Kagome era piombata nella
sua vita alla svelta, un’immediata
fonte di frustrazione e arrabbiatura seguita poco dopo da un
imbarazzante
necessità di proteggere e rendere sereni.
E poi le sensazioni nuove
non avevano più smesso di
ammassarsi!
Shippo, Miroku e poi Sango
e Kirara… Tutti loro avevano dato
un colpetto ad un punto diverso della sua anima che neppure sapeva di
possedere
più. Nulla l’aveva mai fatto sentire
così scombussolato, neppure (il che era
tutto un dire) il braccio che il suo fratellastro Sesshomaru gli aveva
conficcato nella schiena per poi farlo spuntare dall’altro
lato.
Camminando furtivamente
fra gli alti tronchi, tenendo i
capelli raccolti con una mano, Inuyasha si disse che aveva sviluppato
un’imbarazzante dipendenza da affetto ed accettazione.
Perché cosa
aveva provato al rifiuto sdegnoso del capo del
villaggio? Dispiacere.
E cos’altro
aveva sentito quando nessuno dei suoi amici gli
aveva chiesto come si sentisse dopo la trasformazione? Abbandono.
Era del tutto irrazionale,
lo sapeva e non lo avrebbe mai
ammesso con nessuno, ma le sensazioni positive che i suoi amici gli
trasmettevano avevano generato
in lui il
bisogno di riceverne altre. Fino a pochi anni prima si era bastato da
solo! Non
aveva sentito nessun bisogno di cercare la compagnia di qualcuno che
era suo
simile solo per metà!
E quando i suoi amici
fossero morti di vecchiaia che ne
sarebbe stato di lui?
Si sarebbe aggirato solo e
derelitto, piangendo l’amicizia
un tempo vissuta, con Shippo e Kirara che gradualmente si allontanavano
da lui
perché erano demoni completi ed il loro posto era un altro?
Inuyasha non voleva.
Le orecchie umane e le
punta delle dita gli erano diventare
insensibili ed un dolore alla testa si stava lentamente facendo spazio
nelle
sue tempie. Gli occhi gli dolevano e d’improvviso si
sentì stanco. Per ora che
li aveva, si disse abbattuto, tanto valeva che dai suoi amici ci
tornasse. Umano
o no, si sarebbe sentito meglio ad averli attorno. Quel bisogno
improvviso di
allontanarsi per far chiarezza gli aveva prima di tutto provocato
l’emicrania.
Abbacchiato, si volto per
tornare sui suoi passi.
Poi, al di sopra
dell’urlare del vento, sentì una voce.
-
Finalmente ti ho trovato, bello!
La mano gli
volò all’elsa della spada e, prima ancora che
Inuyasha potesse vederlo in volto, la vecchia ed arrugginita Tessaiga
era
puntata contro lo straniero.
-
- Chi diavolo sei?-
latrò il mezzo demone, strizzando
gli occhi nel buio.
-
- Ehi, vacci piano con quella!-
replicò l’altro –
che razza di modi!
- Ti
ho fatto una domanda- ringhiò Inuyasha
nervoso. Non aveva paura ma che avesse incontrato qualcuno nel bosco
nella sua
unica notte da umano era davvero frustrante.
-
- Mi chiamo Masutaro -
replicò questi infine – e si da
il caso che ti stessi cercando. Ma tu punti la spada contro tutti o
è una
cortesia che riservi solo ai tuoi simili?
Inuyasha tacque. Man mano
che lo metteva a fuoco con fatica,
distinse i tratti di un volto come il suo e come quello di Kagome o
Sango.
C’era un capo
senza alcun capello, un’ampia fronte e due
occhi paralleli, sopra un naso dotato di narici ed una bocca con due
labbra
sovrapposte. Lo sconosciuto alzò entrambe le mani
–mani con cinque dita
ciascuna- in segno di resa ed indietreggiò leggermente,
portando indietro una
gamba provvista di coscia, ginocchio e polpaccio e che terminava con un
piede
che avrebbe potuto essere quello di Miroku.
Inuyasha lo
scrutò senza batter ciglio, prendendo atto
dell’aspetto più bizzarro dell’uomo che
gli stava davanti: metà del suo corpo a
partire dall’ampia testa pelata aveva pelle liscia e rosata
come la sua.
L’altra metà era coperta di squame azzurrine che
segnavano una netta linea che
gli tagliava il volto a metà per il lungo e continuava fin
dentro il colletto
della sua casacca. Il ragazzo fece guizzare lo sguardo sulle mani
dell’altro:
una era perfettamente umanoide mentre l’altra, al pari di
metà della sua
faccia, era squamata come quella di un pesce e senza unghie.
-
-
Sei … -
iniziò, ma aveva la gola arida – sei un
mezzo demone?
-
-
Intuitivo!- si
complimentò l’altro – e mi
risulta che lo sia anche tu! Come ti chiami?
-
- Aspetta-
scattò l’altro senza rispondere- prima
hai detto che mi cercavi. Come sarebbe?
-
- Oh, certo- il
mezzo demone pesce ignorò la spada
sguainata ed assunse una posa disinvolta – io e i mei amici ci siamo
stabiliti
poco distante e fra di noi c’è un mezzo demone
gufo che percepisce quando si
avvicinano i nostri simili che è una meraviglia. Se il mezzo
demone è molto
potente riesce a capire anche quando è la sua notte umana.
Utile, no?
-
-
I vostri simili? Nel senso che
siete un gruppo
di mezzo demoni?- fece Inuyasha stranito.
-
-
Te l’ho già
detto che sei intuitivo?
L’altro non
allentò la presa sull’elsa della spada.
-
-
Che diavolo vuoi da me?
-
-
E allora perché mi
cercavi, sentiamo!
Il mezzo demone pesce
incrociò le braccia, alzando gli occhi
al cielo.
- -
La nostra localizzatrice di
mezzi demoni ha
detto che eri qui in forma umana, così sono sceso per
avvertirti.
-
- Avvertirmi di che?
-
-
E mi lasci finire? In questo
bosco ci sono degli
orridi demoni minori in forma di testuggine. Fanno solo ragionamenti
molto
elementari e più che altro mangiano. Fossi stato in forma
normale non ti avrei
disturbato perché non gradiscono i mezzi demoni. Ma visto
che ti aggiri qui
nella tua notte vulnerabile tu metto in guardia: quelli hanno un debole
per la
carne umana.
Inuyasha non
fiatò; non aveva mai sentito nessuno parlare di
demoni con tanta sufficienza; questo Masutaro aveva occhi azzurro
pallido molto
grandi, tutti e due accesi di moderata curiosità e puntati
su di lui. Li scrutò
con sospetto prima di replicare.
-
-
So badare a me stesso.
-
- Probabile-
Masutaro guardò Tessaiga ma non commentò
il suo aspetto poco minaccioso – fatto sta che per questa notte
potresti stare
con noi. Sai così, saresti proprio sicuro di arrivare al
mattino.
Un’ondata di
calore, quasi subito smorzato dal freddo del
vento, accese le guance del mezzo demone.
-
- Ma che vuoi da me?-
scattò – non
ci penso
neanche a passare la notte con un branco di strambi sconosciuti!
-
- Ma dai, siamo tutti mezzo demoni!
Magari fai
amicizia.
-
-
Se sono tutti come te dubito.
-
- Ahi!- Masutaro si
portò una mano al petto – le tue
parole mi feriscono.
-
- Comunque
– proseguì Inuyasha
altezzoso – non
passo la notte da solo. Sono con degli amici.
-
-
Altri come noi?-
domandò l’altro interessato –
ma dove stanno?
Potrebbero almeno tenerti un po’ d’occhio nella tua
notte da
umano! Non capiscono che significa?
Fu allora che, di
sorpresa, Inuyasha abbassò l’arma. Senza
che lo volesse, le spalle gli si erano abbassate, come se la domanda
fosse
stata un colpo fisico.
-
-
No-
confessò suo malgrado – sono umani. E un
paio di demoni.
- -
Umani e demoni?- si
scandalizzò l’altro – e che
ci combini con loro?
-
-
Sono miei amici!
– si infervorò Inuyasha ma un
ingiustificato imbarazzo lo colse mentre guardava il volto squamato per
metà
del suo simile.
-
-
Davvero?- questi
rispose con scetticismo – noi
tutti con umani e demoni abbiamo solo avuto esperiente negative.
Ma forse tu hai avuto fortuna!
-
- E’ così- confermò
l’altro, tentando di darsi un
contegno- e ora se non
ti dispiace me ne vado e a mai più rivederci!
-
- Aspetta, bello, forse non
è il caso- tentò di
fermarlo l’altro ma ormai Inuyasha gli aveva voltato le
spalle con decisione.
Così
riuscì a vedere senza nessuna ostruzione il demone a
forma di testuggine che caracollava verso di lui, bizzarramente svelto
e che lo
attaccava con il suo testone da rettile.
Inuyasha cercò
la spada ma venne agguantato dal demone
proprio sul braccio destro. Sentì labbra
sdentate ma solide come il granito che gli tentavano la carne, facendo
fremere
l’osso.
-
-
Attento!-
vociò Masutaro alle sue spalle ma non c’era
modo di liberarsi da quella morsa con le energie di un umano.
Cercò di
strattonare il braccio via dalla bocca della
testuggine, ma questa, si accorse con orrore, aveva rilasciato sulla
sua pelle
un’orrida bava verdastra, che bruciava e sfrigolava.
-
-
Oh, non credo proprio
– disse ancora Masutaro.
Inuyasha lo vide piombare
con violenza sul guscio della
testuggine, aprendo una crepa sulla scorza verde scuro. Il demone
grugnì
agitando la testa, con Inuyasha ancora stretto nella morsa della sua
bocca,
sballottato a destra e a sinistra.
Un colpo ancora ed
Inuyasha fu libero; il demone aveva
scrollato la testa con tale energia da scagliarlo lontano, mandandolo a
colpire
il tronco di un albero.
Il ragazzo si
rialzò a fatica aggrappandosi a piene mani
alla corteccia del fusto; sentiva il braccio ardere e vide la propria
pelle
piano piano liquefarsi sotto i suoi occhi.
Guardò sgomento
Masutaro che stava a quattro zampe sul guscio del
demone testuggine, crepato nel mezzo per quasi tutta la sua lunghezza.
Il mezzo
demone pesce appoggiò le mani sul corpo della bestia e dai
suoi palmi uscì un
fiotto d’acqua che si solidificò
all’istante sopra il guscio spezzato.
Inuyasha avrebbe voluto
vedere la fine dell’incontro, la
tecnica di combattimento del mezzo demone; ma più di questo
avrebbe voluto che
il male al braccio si placasse e che il dolore sordo alla schiena, dove
aveva
picchiato contro l’albero smettesse.
Colto dal desiderio di
vomitare si chinò in avanti e le
ginocchia gli cedettero suo malgrado. Il dolore al braccio si fece
accecante e,
pur lottando per non perdere conoscenza, Inuyasha si accorse che il suo
corpo
si arrendeva, anche se lui desiderava ancora resistere.
Senza volerlo, si lasciò cadere sull’erba gelida e perse i sensi.
Salve, salve! :)
Allora, mi scuso per l'estremo ritardo ma il gattino mi ha davvero preso assai.
Sono medio - di fretta anche stavolta ma due parole le vorrei dire! :b
Sto cercando di seguire i consigli che mi hanno lasciato nelle recensioni precedenti (specie quelle lasciate da Inu_Ran) e ho pensato dunque di fare qualche "precisazione" circa questa fan fiction. Per ora (l'ho già detto che son un po' di corsa? XD) dico questo: se si può darle una localizzazione temporale sarebbe molto verso gli inizi del manga, poco dopo la formazione del gruppo completo. Per questo, forse, Inuyasha appare così freddo e scostante ancora: ci sta lavorando su XD Anch'io sto lavorando sulla sua caratterizzazione ma se c'è chi l'ha trovato eccessivamente meritevole di schiaffi, un motivo potrebbe essere questo :)
Detto ciò, spero che questo capitolo sia godibile e di riuscire a sviluppare bene questo nuovo personaggio qiui introdotto. Aspetto speranzosa recensioni e qualsivoglia consigli e suggerimenti.
Grazie!
Beverly Rose