Ricordati che ti amo.- sussurrò Jenny sulle labbra di Tom, prima di spingerlo verso la porta. Tom preso alla sprovvista precipitò, verso la salvezza, urlando il nome di Jenny.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
-Beh allora potremmo..
Ora! Pensò Jenny.
Scattò a metà frase. Si era messa nella posizione incrociata, una mossa di Kung Fu che le aveva insegnato Dee. Buona per spostarsi velocemente di lato. Ora, in un frammento di secondo, usò la gamba sinistra per spostarsi velocemente a destra, volteggiando elegantemente fuori dal ripostiglio. E, con lo stesso rapido movimento, chiuse la porta.
-Nauthiz!- gridò. Tracciò la x nell'aria.
Non successe nulla. La x incisa sulla porta non brillò. Jenny aveva immaginato che la runa incisa sul legno avrebbe dovuto brillare. Ma Julian non era uscito dallo sgabuzzino. Doveva essere un buon segno.
Il suo sguardo vagò per la stanza. La stanza dove aveva rivissuto il suo incubo e si fermò sulle scale che portavano al corridoio. Dee. Michael. Audrey. Zach...Tom. Jenny sperò con tutto il cuore che si fossero salvati.
Mancavano cinque minuti all'alba.
Jenny mise un piede sul primo gradino e si guardò indietro. Guardò lo sgabuzzino dove aveva intrappolato Julian. Sperava solo di aver fatto bene ogni passaggio, e di non aver dimenticato nulla. Sospirò e salì in fretta le scale, corse per il corridoio buio, illuminato a malapena dalla luce fioca delle candele. Per un attimo le sembrò di essere seguita da qualcuno; le era sembrato di vedere un’ombra strisciare lungo il pavimento nella direzione opposta alla sua, e si girò di scatto. Con quel buio era difficile vedere qualcosa. Il cuore iniziò a batterle velocemente, martellandole nel petto così forte da farle provare dolore.
Tre minuti all’alba.
Doveva sbrigarsi, o sarebbe rimasta in quella casa degli orrori per sempre. Davanti a lei c’era una scala che portava ad una stanza con la porta aperta. Jenny la salì in fretta, inciampando in qualche gradino.
I suoi amici erano tutti lì, e le corsero incontro. Erano ancora nel negozio di giochi. Il posto dove aveva visto per la prima volta Julian.
–Non c’è tempo! Meno di due minuti all’alba! Tutti fuori!- Gridò Jenny. Tutti si precipitarono verso la porta. I primi a saltare furono Michael e Audrey, seguiti da Dee e Zach. Tom prese la mano di Jenny e lei la strinse come per assicurarsi che quella mano e quel ragazzo fossero reali.
Tom mise un piede oltre la soglia, ma Jenny non si muoveva, non ci riusciva. La fede che aveva al dito brillava di una luce blu; un blu che ormai aveva visto molte volte e aveva imparato a riconoscere. Si voltò lentamente. Julian era dietro di lei, in piedi, vestito completamente in nero.
–Non sono uno sprovveduto sai?- disse Julian con un sorriso.
–Che vuoi dire?- chiese Jenny.
–Sapevo che prima o poi avresti tentato di scappare e ho inciso la runa Nauthiz sulla fede.
Incredula e con un nodo in gola, Jenny guardò attentamente la fede. Il bagliore bluastro veniva emanato da una X incisa con estrema precisione. Jenny sentì il sapore della bile in gola, e fu invasa da un amara certezza: lei non avrebbe mai lasciato quella casa.
La Runa Nauthiz glielo impediva. Si sfilò l’anello e cercò di mettere un piede oltre la soglia della porta che l’avrebbe portata alla salvezza. Ma era come se ci fosse una barriera invisibile che impediva a Jenny di uscire.
–Hai accettato me e il mio anello Jenny. Ora sei mia.- disse Julian .
Jenny avrebbe voluto urlare per la rabbia, la pura. Avrebbe voluto tirare tutto fuori con un urlo.
–Non hai rispettato il patto.- disse Jenny con i pugni stretti cercando di mantenere la calma. Julian rise.
–No. Ma cosa vuoi che mi succeda? Sono il re degli inferi, sono l’Erlking. E poi.. questo è il mio gioco. Le regole le cambio io. E sei stata tu a consegnarti a me, accettando quell’anello.
Jenny abbassò lo sguardo, rassegnata. Tom le strinse la mano, e lei gli sorrise. Vide che la porta era alle loro spalle stava sparendo. Era il momento. Jenny posò la mano sulla guancia del ragazzo e gli diede un bacio pieno di passione. Sarebbe stato il loro ultimo bacio.
- Ricordati che ti amo.- sussurrò Jenny sulle labbra di Tom, prima di spingerlo verso la porta. Tom preso alla sprovvista precipitò, verso la salvezza, urlando il nome di Jenny. La porta sparì e una lacrima rigò il viso della ragazza. Erano le 6:10. Jenny non aveva via di fuga. Avrebbe vissuto in quella casa per il resto dei suoi giorni. Si voltò con la testa bassa, vedendo che il pavimento era cambiato. Al posto del pavimento di legno marcio adesso c’era un parquet coperto da un tappeto giallo. Il negozio di giochi era sparito, adesso era nella sua camera. L’unica differenza era una: non era a casa sua. Ma in una casa degli orrori. Costretta a vivere con il suo nuovo incubo.
–Anche se sono qui non significa che mi avrai.
Julian entrò dalla porta, che prima dava sul corridoio buio.
–Lo so. Ma mi basta sapere che resterai con me per l’eternità. Senza invecchiare, senza una via di fuga. Da oggi la tua casa è questa.- Julian sparì in una nube di fumo e Jenny si lasciò cadere all’indietro sul letto, scossa da brividi di orrore.
-Non ho scelta. Stupida! Stupida!- urlava Jenny dando pugni al materasso.
E mentre le immagini delle ore precedenti scorrevano veloci nella sua testa, e il cuscino si bagnava per via delle lacrime, Jenny si addormentò.
“Mamma, papà.. mi mancherete. Tom, scusami. Scusatemi tutti…”