Videogiochi > Assassin's Creed
Segui la storia  |       
Autore: silvia_arena    28/08/2013    1 recensioni
Rimasero lì per qualche istante, immobili; entrambi con i respiri pesanti, entrambi spaventati per la sorte dell’altro.
Fu lei a rompere il silenzio.
«Connor.»
Lui levò lo sguardo su di lei, non ancora calmo.
«Credevo che i tuoi incubi fossero finiti.»
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Connor Kenway, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: Non-con, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il sole era appena calato quando il piccolo Ratonhnhaké:ton si addormentò sul divano sul petto della madre, fra dolci carezze. Il piccolo aveva solo quattro anni, ma la giovane donna dovette usare tutta la sua forza per prenderlo tra le braccia e portarlo al piano di sopra, nella sua camera. Lo poggiò delicatamente sul letto e gli carezzò ancora la fronte, posandoci poi un lieve bacio.

«Dormi bene, Ratonhnhaké:ton» sussurrò.

Una folata di vento le scompigliò i capelli e fece rabbrividire il bambino, così la ragazza si apprestò a coprire il piccolo con il lenzuolo e a chiudere la finestra, serrando le tende. Fu nel momento in cui sbirciò dalla finestra, però, che notò una figura incappucciata avanzare verso la tenuta di Achille, troppo possente e spedita per essere Achille. Nel buio non riuscì a scorgere i suoi lineamenti: che fosse uno degli uomini di Lee? Sapevano che Connor non si trovava lì, in quel momento!

L’istinto di protezione verso Ratonhnhaké:ton fu più forte della paura: uscì dalla camera del bambino, chiudendola a chiave, scese le scale e si armò con la prima cosa che le capitò tra le mani: un coltello da cucina – l’ultima cosa che aveva fatto prima di coccolare Ratonhnhaké:ton sul divano era stata lavare i piatti.

Si nascose nel buio, con il cuore martellante nel petto e il coltello stretto in mano. Sentì i passi dell’intruso salire i gradini davanti la porta di casa, per poi bussare alla porta.

Trasalì.

Il rumore cessò, ma sapeva che l’uomo si trovava davanti la porta e non se ne sarebbe andato. Si appropinquò alla porta, l’arma stretta fra le mani. L’uomo bussò di nuovo, insistente.

La ragazza aprì sollevando il coltello, pronta a colpirlo, ma l’estraneo aveva i riflessi più pronti e la fece voltare, stringendole la vita con un braccio e puntandole la lama celata al collo con l’altro. Il coltello della giovane cadde a terra, accompagnato da un grido di sorpresa e spavento.

Si ritrovarono entrambi ad ansimare. La giovane sperava solo che il suo urlo non avesse svegliato Ratonhnhaké:ton, ma tutte le sue paure svanirono quando sollevò lo sguardo e incontrò gli occhi del suo aggressore.

«Connor!» sussurrò, incredula, colpita da mille emozioni. Il ragazzo ci mise poco a riconoscere la voce e il volto della sua amata, nonostante il buio e il rumore dei loro respiri pesanti. Ritirò subito la lama celata e, con il braccio che le immobilizzava la vita, strinse il corpo della ragazza al suo, così forte da farle quasi male, facendo combaciare le loro labbra. La mano che prima stringeva l’arma si posizionò dietro la nuca della ragazza, per impedirle di sfuggire a quel bacio atteso da entrambi per molto tempo.

Erano quattro anni che Connor era andato in guerra. Quattro anni che bramavano la vicinanza dell’altro.

Il nativo la fece voltare, intrappolando il suo viso tra le proprie mani, non smettendo di baciarla. La giovane, con un unico gesto, spogliò l’Assassino della sua armatura e, non curandosi di sembrare avventata, sciolse il corpetto che fece cadere il suo abito da notte a terra.

Aveva bisogno di sentire il corpo dell’Assassino attaccato il suo.

Connor perse la ragione alla vista del suo corpo nudo: le morse una spalla mentre la condusse delicatamente verso il divano, facendola indietreggiare. La giovane non riuscì a sopprimere un gemito di dolore misto a piacere.

Quando giunsero sul divano, Connor era già privo dei pantaloni. I loro corpi nudi si cercarono, si accarezzarono, si strinsero.

La ragazza non riusciva a crederci: il suo Connor era finalmente tornato e lei era lì, fra le sue braccia.

L’Assassino tracciò con la lingua la linea che andava dall’orecchio al seno della ragazza, sentendola sussultare quando toccava le parti più sensibili del suo collo. La mano della giovane si strinse fra i capelli di lui, mentre egli continuava a baciare il suo corpo fino ad arrivare al suo sesso.

Fu lì che esplose.

Connor la penetrò con la lingua, facendole inarcare la schiena in preda a spasmi di piacere. Ma non poteva fare rumore: non poteva rischiare che Ratonhnhaké:ton si svegliasse, non prima che lei e Connor fossero diventati una cosa sola. Così interruppe bruscamente il suo amante, tirandolo per i capelli e portando il suo viso all’altezza del proprio. L’Assassino era all’inizio confuso, ma poi comprese e condivise le esigenze della ragazza.

In quel momento sembravano due selvaggi: erano entrambi spogli, i capelli in disordine, le guance della giovane colorate di rosso per l’imbarazzo e l’eccitazione mentre quelle dell’Assassino dipinte con delle piccole strisce secondo le usanze dei nativi; lei spalancò oscenamente le gambe, invitando silenziosamente il suo amato a prenderla, e lui la prese, con un ringhio gutturale.

La giovane liberò i capelli di Connor dalla sua stretta, poggiando le mani sulle spalle possenti dell’uomo. Soffocarono i gemiti sulle labbra dell’altro, raggiungendo l’estasi nello stesso istante.

L’Assassino aspettò di riprendere fiato prima di uscire dal suo corpo, poi si stese accanto a lei, stringendola tra le braccia.

La ragazza sorrise, respirando il suo odore, sentendosi finalmente serena, al sicuro.

Mentre tentava di prender sonno a ritmo del controllato respiro di Connor, si chiedeva se non fosse quello il momento giusto per parlare, per dirgli che le era mancato, e che lo amava.

Ma, una volta accertatasi che il nativo fosse ancora sveglio, non furono quelle le parole che uscirono dalla sua bocca.

«Abbiamo un figlio, Connor» sussurrò. «È identico a te, ha il tuo stesso nome.»

L’Assassino s’irrigidì per la sorpresa, ma poi la strinse forte, carezzandole i capelli per istigarla al sonno.

Non avrebbe potuto dargli notizia più bella.

 

 


 

Che vergogna >/////<

Lemon che più lemon non si può!

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Assassin's Creed / Vai alla pagina dell'autore: silvia_arena