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Autore: MadAka    28/08/2013    2 recensioni
"Hei no! E' solo il mio coinquilino..."
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattina ero assente, completamente assente. Me ne stavo seduta davanti al computer a cercare di lavorare, ma il risultato era solo un patetico tentativo di ritaglio che finivo sempre per annullare. Dopo che Rusty aveva portato via Taylor, la sera prima, mi ero sfogata al telefono con Tess. In verità avevo pianto e basta, come una stupida liceale che scopre che il ragazzo per cui ha una cotta si è appena trovato la fidanzata. Tuttavia non ero riuscita a formulare nulla di sensato per descrivere le mie emozioni ed avevo cominciato a piangere e basta, senza sosta. Finii con il pensarci anche in quel momento, dentro al mio studio di fotografia con i miei colleghi che continuavano a lanciarmi occhiate. Mi sentivo meglio rispetto al giorno prima ma ero ancora abbastanza confusa. Detestavo scoprire troppe cose all’improvviso e invece ecco che era successo anche stavolta: Taylor partiva fra tre giorni per starsene via quattro mesi. Sapevo che dovevo fare qualcosa prima che fosse troppo tardi, ma se ci pensavo finivo irrimediabilmente per provare una grande ansia e mi agitavo inutilmente.
Sospirai ancora una volta annullando l’ennesimo ritaglio mal riuscito.
-Scopatelo-
Il commento arrivò con il tono più rilassato del mondo, inutile dire da parte di chi. Mi prese alla sprovvista e abbandonai i miei pensieri, ma soprattutto prese alla sprovvista Chris, che per poco non fece cadere la sua preziosa reflex analogica che teneva in mano.
-Prego?- chiesi alla mia amica.
-Hai capito benissimo. Invece di stare a farti problemi fai qualcosa-
-E cosa ti fa pensare che quello che secondo te dovrei fare potrebbe aiutarmi?-
Lei alzò le spalle:
-Bè, se non dovesse aiutare almeno ti diverti un po’. Non sopporto vederti così-
Il nostro collega guardò prima me poi Tess, infine, dopo essersi ricomposto da vero gentiluomo, ci chiese:
-C’è qualcosa che dovrei sapere anche io?-
-Sì- rispondemmo all’unisono noi due.
 
Raccontammo tutto a Chris. Io gli parlai di quello che mi aveva detto Taylor, cioè del suo trasferimento, gli dissi che Rusty era comparso al momento peggiore, che aveva portato a bere il mio coinquilino  e che questo era rientrato a notte fonda sbattendo la porta. Tess invece si prese l’incarico di dirgli della mia telefonata. Il ragazzo ci ascoltò attentamente, come da sempre era abituato a fare, infine prese parola:
-Mi scoccia ammetterlo ma questa volta devo dare ragione a Tess-
Lei si voltò verso di me:
-Visto? Ho ragione, devi sc…-
L’altro non la lasciò finire:
-Per carità, non mi riferivo a quello. Mi riferivo al fatto che devi farti avanti, Jane. Hai detto che parte fra tre giorni, no?  Non devi costringerlo a rimanere a New York, devi solo fargli capire che ha un buon motivo per tornare-
Lo guardai in quei suoi occhi celesti che da sempre mi regalavano tanta tranquillità, ricominciò a parlare dopo avermi sorriso:
-Non devi perdere questa occasione, usa qualunque  mezzo, qualunque scusa, qualunque cosa possibile per dirglielo, ok? Se poi vuoi proprio usare la “tecnica” di Tess fai pure, ma te lo sconsiglio-
Lei si fece notare con un verso di disapprovazione e i due iniziarono immediatamente a battibeccare. Scoppiai a ridere guardandoli, adoravo quei due. Tuttavia, prima che potessero interrompere il loro teatrino, qualcuno entrò in negozio e appena mi voltai vidi Roger.
-Hei- mi salutò
-Ciao- risposi.
Sentii Tess e Chris smettere immediatamente di discutere e salutarono Roger anche loro, per poi tornare a dedicarsi alle loro faccende fingendo che, poco prima, non stessimo parlando di niente.
-Sei venuto a ritirare le foto, giusto?- chiesi poi a Roger, che annuì per rispondere.
Andai dietro al bancone e presi le due buste contenenti il suo materiale:
-Allora, eccole qua. Queste sono quelle della macchina fotografica digitale- gliele passai in modo che potesse vederle.
-E queste sono quelle della macchina a pellicola- e gli diedi anche quelle.
-Ci credi che non ho assolutamente idea di cosa ci fosse in quel rullino?- mi chiese sorridendo
-Immagino- risposi.
Lo guardai mentre estraeva le foto e le osservava una ad una, assumendo un’espressione sorpresa.
-Oh, cavolo. Questo è abbastanza imbarazzante…- disse dopo un po’, vedendo che si trattava di foto di noi due quando ci frequentavamo prima della sua partenza.
Gli sorrisi cercando di fargli capire che non era una cosa tanto grave, ma lui riprese parola prima di me:
-Non lo avrei mai detto, spero non sia stato un problema-
-Non preoccuparti Roger-
Mi pagò per il lavoro e poi fece per avviarsi. Sentivo gli occhi di Tess e Chris puntati su di me, i loro sguardi furtivi da dietro le postazioni da lavoro, così per cercare anche di distrarmi accompagnai Roger fuori dal negozio. Appena uscimmo mi accesi una sigaretta, la prima della giornata.
-È tutto a posto?- mi chiese il ragazzo dopo svariati secondi di silenzio da parte mia.
Ci pensai su prima di rispondere:
-Più o meno-
-Posso fare qualcosa?-
Ancora aspettai prima di rispondergli. Volevo veramente un consiglio dal mio quasi-ex? Forse.
In fin dei conti volevo che noi due continuassimo ad essere amici e questo significava renderlo ancora partecipe della mia vita. Tanto sapeva sicuramente che ero interessata ad un altro, se c’era una cosa che mi era sempre piaciuta di Roger era la sua astuzia.
-Potresti- iniziai
-Allora avanti…- mi incoraggiò.
Respirai profondamente prima di parlare, cercando il modo migliore per formulare la domanda:
-Cosa faresti se la persona per cui provi dei sentimenti dovesse andare via prima che tu possa dirgli che… si, bè, che ti piace?-
Mi guardò un momento e mi sentii avvampare. Se avesse frainteso le cose si sarebbero messe male. Invece lo vidi sorridere prima di chiedermi:
-Si tratta di Taylor, vero?-
Lo guardai sorpresa e annuii con la testa.
-Lo avevo immaginato che si trattasse di lui. Si capisce dal modo in cui lo guardi che ti piace-
“Spaventosamente astuto! Mette quasi paura. E io che credevo che gli uomini non ci arrivassero a capire queste cose di cuore…”.
-Jane, non c’è un modo migliore per dire a qualcuno che sei interessata, lo devi dire e basta-
-E se non avessi molto tempo per dirglielo? Facciamo finta che io abbia, non so, tre giorni?-
-Perché? Hai solo tre giorni?-
Feci un’espressione vaga e mi uscirono dei versi insensati. Alla fine mi ritrovai a raccontargli tutto, inspiegabilmente.
 
Roger mi ascoltò attentamente dall’inizio alla fine, annuendo con la testa o dicendo qualche “Ho capito” di tanto in tanto. Mi sembrava di essermi tolta un peso non appena finii di dirgli tutto, ma ero abbastanza agitata mentre aspettavo la sua reazione. Sospirò e mi sorrise, poi disse:
-Non ti rimane molto tempo-
Lo guardai non sapendo cosa dire, finché non ricominciò a parlare:
-Credo che tu debba farti avanti, dire a Taylor quello che provi-
-È lo stesso consiglio che mi state dando tutti da settimane ormai- sbuffai
-Forse perché è il consiglio giusto-
Abbassai lo sguardo e poco dopo disse:
-Non lasciare che le cose prendano la piega sbagliata o te pentirai. Hai idea di quanto mi sia pentito io quando mi sono trasferito senza riuscire a dirti quello che provavo?-
Mi colse alla sprovvista e lo guardai subito. Mi sorrise:
-Non fare il mio stesso errore-
Non sapevo come rispondergli, ma qualcosa dovevo pur dire:
-Roger, ascolta, io…- mi interruppe
-Jane, fra di noi è andata così e, credimi, ne sono dispiaciuto, soprattutto perché sento che la colpa è mia. Me ne sto facendo una ragione e se proprio devo essere sincero, correndo il rischio di sembrare melenso, ora voglio che tu sia felice. Se Taylor ti rende felice allora glielo devi dire. Ti aiuterei di più, ma sai anche tu che più di così non posso -
Feci di sì con la testa un paio di volte prima di puntare i miei occhi nei suoi ambrati. Non provavo altra sensazione se non una strana forma di gratitudine per quello che mi aveva appena detto. Solo nei film si potevano incontrare personaggi del genere e non avevo assolutamente idea di chi ringraziare per avermi fatto conoscere uno come Roger nella vita reale. Dopo quello che aveva detto sentivo che saremmo rimasti buoni amici o, meglio, che rimanere buoni amici non era più una semplice utopia.
-Grazie- dissi infine, con una voce che non sembrava neanche la mia.
Lui mi sorrise e mi passò una mano fra i capelli, come non faceva più da tempo:
-Fatti coraggio, d’accordo? E fammi sapere come va a finire, magari davanti ad un caffè-
Gli sorrisi:
-Volentieri-
Estrasse dalla sua borsa la busta contente le fotografie che aveva fatto sviluppare a Chris e me la porse:
-Tienine una, in onore dei vecchi tempi-
Le sfogliai tutte e infine ne scelsi una che avevamo scattato a Central Park, in un pomeriggio soleggiato. Sembravamo due quindicenni sovrappensiero ed avevamo un’espressione così rilassata da far sembrare la panchina su cui eravamo seduti il posto più bello in cui stare.
Gli mostrai la foto prescelta e lui disse:
-Allora è tua-
Lo abbracciai ringraziandolo ancora di tutto e quando ci salutammo e lo guardai allontanarsi, sempre vestito di gran classe, mi sentivo felice.
 
La sera rientrai in casa ottimista dopo i consigli di Tess, Chris e Roger. La mia migliore amica mi aveva detto “Stranamente apprezzo Roger in questo momento” e Chris aveva sottolineato il fatto che se anche il mio quasi-ex mi aveva detto che dovevo darmi una svegliata, allora era palese che dovevo farmi avanti. Tuttavia appena girai la chiave nella serratura l’ansia mi avvolse completamente. Entrai facendomi forza e non appena incrociai lo sguardo di Taylor sentii in cuore partire a mille.
“Iniziamo bene” pensai.
-Prima che mi dimentichi- attaccò Taylor dopo avermi raggiunto nella mia stanza.
-Dimmi-
-Mi accompagni in aeroporto quando parto?-
-E Rusty?-
-Non mi fido di lui. Correrei il rischio di perdere il volo se lo dovessi aspettare. Però se hai da fare ci vado da solo-
-No, no, nessun problema, ti accompagno io-
-Grazie mille- detto questo scomparve in soggiorno e lo sentii urlare che se volevo la cena era pronta.
Trascorremmo una serata tranquilla, solo noi due. Mentre non guardava staccai addirittura il telefono per evitare che qualcuno ci interrompesse.  Cenammo parlando di tutto quello che ci passava per la mente, lasciando il lavoro fuori da qualsiasi discorso. Ci ritrovammo a parlare di serie televisive scadenti  e di attori da quattro soldi, per poi passare a discutere di invasioni aliene e quant’altro.
Provai anche a farmi avanti più di una volta per cercare di dirgli quello che provavo, per trovargli una valida motivazione per ritornare in fretta a New York, come diceva Chris. Ma ogni volta che attaccavo con “Senti Taylor” e lui si voltava a guardami le parole mi morivano in gola e finivo sempre con il chiedergli cose che in realtà non mi interessavano. Verso l’una di notte ero troppo stanca per ragionare e avevo deciso di posticipare il mio tentativo di dichiararmi al giorno dopo, che avevo soprannominato come il giorno “Meno due”. Eravamo seduti sul divano, uno accanto all’altra, io avevo la testa sulla spalla di Taylor e faticavo a tenere gli occhi aperti.
-Jane, forse è meglio se vai a dormire- mi disse lui dopo un po’, con un tono a metà fra il dolce e il divertito.
Mugugnai solo un “Mh” e lui si mise a ridere:
-Decisamene è meglio se vai a dormire-
-Adesso vado… è solo che… c’è una cosa che devo dirti-
-Me la dirai domani, c’è tempo-
Non risposi, avevo troppo sonno. Glielo avrei detto domani.
  
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