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Autore: Emapiro95    28/08/2013    2 recensioni
Cosa succederebbe se la vita di un diciassettenne qualsiasi, che vive a Londra, venisse distrutta e stravolta dall'arrivo di un "exchange student?". Mi sono basato sulle mie esperienze personali per scrivere questo piccolo racconto, spero vi piaccia!
"Il mio nome è Jared Maycon, e questa è la mia storia, la storia di come tutta questa monotonia fu distrutta. Bastò il suo arrivo perché tutto cambiasse… Dalla “A” alla “Z”."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Candid

Capitolo 3 – “Candid”

 

Ero in fila per prendere il solito pranzo “self-service” alla mensa della scuola, e affianco a me c’era Aaron, che stava ridendo per la mia espressione.

«Oh andiamo,» Disse poi, riuscendo miracolosamente a fermare l’attacco di riso per un breve istante, «ora non mi dire che non ti ha fatto piacere!»

«Non è questo,» Ribattei io, esasperato, «è solo che avresti dovuto dirmelo!» Ripetei per la decima volta.

«Ma che ti cambia?» Chiese, «Il risultato che hai ottenuto è lo stesso, no?»

Mi arresi. Era inutile discutere con Aaron, riusciva sempre a farla franca, in un modo o nell’altro. Anche se a dirla tutta quella volta non c’era voluto molto, giacché non ero arrabbiato con lui al punto tale da aggredirlo.

E l’unico motivo per cui non avevo raggiunto quel livello d’arrabbiatura, era che dentro di me c’era un conflitto.

Aaron aveva messo il mio nome tra quelli dei candidati per il titolo di B.C.S. e io, dopo essere stato nominato, ed aver scoperto che c’era lui dietro tutto quanto, ero andato su tutte le furie. Non perché non volevo quel titolo, ma perché ora la “signorina” Dorpall si era insospettita, e di sicuro questo voleva dire che se la sarebbe presa con me.

O almeno era questo il motivo che utilizzavo come facciata.

La realtà era che odiavo che le cose mi venissero fatte alle spalle, anche se in buona fede, e credevo che ormai Aaron, Daniel e tutti i miei amici più vicini, l’avessero capito.

«Dai, mica sei ancora incazzato?» Chiese Max, seduto al solito tavolo, non appena io ed Aaron ci fumo avvicinati.

Non risposi. Non con le parole almeno – gli li lanciai una delle mie solite occhiate acide che riservavo solo alle persone che mi incrociavano in un brutto momento… E quello era senz’altro un brutto momento.

«Oh andiamo!» Esclamò Daniel, allargando le braccia con fare esasperato.

Senza neanche pensarci, ripresi il vassoio tra le mani, mi alzai dalla panchina, e mi avviai verso il tavolo cui di solito sedeva Lydia, sperando di trovarla lì.

Adocchiai il suo tavolo, e, seduta attorno ad esso, tutta la sua piccola comitiva di ochette petulanti che, non appena mi videro avvicinare il tavolo, iniziarono a bisbigliare tra di loro.

Odiavo quando facevano così. Sembrava che dovessero per forza giudicare ogni singolo movimento di ogni singolo individuo.

Non appena fui alla distanza necessaria, sorrisi amorevolmente ad ognuna delle ragazze che circondavano Lydia, per poi posare un rumoroso bacio sulle labbra di quest’ultima, che rimase allibita.

Tutto lo stormo di oche si disperse in un batter d’occhi, bastò una semplice occhiata del loro capo, Lydia.

Appena si furono allontanate quanto bastava, mi sedetti affianco alla mia ragazza, che continuava a fissarmi con aria adirata.

«Scusa…» Iniziai immediatamente dopo che mi fui sistemato al mio posto. «Scusa scusa scusa scusa.»

«E’ inutile che ti scusi,» Mi interruppe lei, alzando gli occhi dal piatto, «non sono arrabbiata con te.» Concluse facendo spallucce.

«Scusa scusa scus… Aspetta, che hai detto?!» Esclamai allibito, fissandola.

«Mi hai sentito, non sono arrabbiata.» Ripeté lei, con tutta la nonchalance che avesse da offrire. «Eri appena arrivato da un volo di 9 ore, eri stanco, è comprensibile che tu non mi abbia chiamato…»

«Ma come faccio io ad avere la fidanz…»

«…Subito dopo essere atterrato…» Riprese lei, interrompendomi. «Non è comprensibile il fatto che tu non mi abbia chiamato nemmeno nei due giorni restanti dall’inizio della scuola.»

«Quindi tu sei arrabbiata.» Riassunsi io.

«E’ logico che sono arrabbiata!» Esclamò. «Dovevi fare solo una cosa: chiamare! Ma non sia mai tu l’avessi fatta! No, il signorino Maycon doveva riposare per tre giorni interi, non poteva mica prendersi la briga di pensare alla povera fidanzata rimasta bloccata a Londra per tutta l’estate?!»

«Ok, ora non credi di stare un poco esagerando, Ly?» Chiesi. Mi ero aspettato una manfrina, ma non mi aspettavo quel genere di manfrina. «Senti…» Iniziai, dato che l’esperienza mi aveva insegnato che se volevo risolvere le cose con la mia ragazza dovevo fare io la prima mossa. «Mi dispiace, è solo che ho avuto veramente un casino di cose per la testa. Poi si è aggiunta pure mia madre, che mi ha fatto andare avanti e indietro, presa dalla solita ansia che precede l’inizio della scuola. Mi dispiace, sul serio.»

Lydia alzò lo sguardo e mi sorrise. «Vieni qua, cretino che non sei altro!» Disse, prima di abbracciarmi e di darmi un bacio sulle labbra.

«Questo significa che mi hai perdonato?» Chiesi, senza staccarmi del tutto dal suo viso e con un sorrisetto furbo dipinto sulla mia faccia.

«Tu che dici, capitano?» Sorrise lei di rimando, riavvicinando le sue labbra alle mie.

Non appena finimmo di mangiare, andammo in cortile a goderci una delle rare giornate di sole che Londra poteva vedere in questo periodo dell’anno e ci sedemmo sul prato.

«Ho sentito che sei stato scelto come B.C.S.» Disse Lydia, iniziando il discorso.

«Sì, grazie ad Aaron.» Ammisi.

«So anche questo. E’ stato Aaron a dirmelo, secondo te avrebbe tralasciato un dettaglio del genere?» Disse lei divertita, troncando sul nascere la mia narrazione dei fatti.

Mentre continuammo a parlare del più e del meno, ma soprattutto del mio viaggio in Canada, realizzai che tutto quello mi era mancato. Mi erano mancate le chiacchierate in totale libertà che potevo fare con Lydia, mi era mancato sentirla vicina, mi era mancato guardarla mentre parlava. Mi era mancato tutto di lei, e di ciò che rappresentava nella mia vita.

«Allora,» disse, riportandomi con i piedi per terra, «dimmi qualcosa su questo nuovo ragazzo a cui dovrai fare da baby sitter.»

«Be’ no, non ci riuscirei neanche volendo.» Risposi, lasciando trasparire che non m’importava minimamente di conoscerlo, ma che anzi preferivo il contrario. «C’ho parlato una volta e l’ho trovato semplicemente ridicolo. Rabbrividisco alla sola idea di dovergli fare da tutore.» Continuai, prima di notare Lydia che mi faceva cenno di smettere di parlare, indicando alle mie spalle.

Quando mi girai vidi soltanto Alex che si incamminava con la testa bassa verso l’interno della scuola.

«O Cristo santo…» Borbottai io, prima di alzarmi per inseguirlo. «Scusami amore…» Sussurrai a Lydia mentre mi allontanavo.

Lo trovai nel bagno dei maschi, fermo di fronte al lavandino. Certo che aveva scelto un nascondiglio molto originale.

«Ehi…» Iniziai, indeciso.

Il biondo si girò di scatto, guardandomi in cagnesco.

«Senti, non sapevo che eri dietro di me altrimenti…» Non avrei potuto scegliere parole meno idonee.

«Altrimenti cosa?!» Esclamò il canadese, girandosi per guardarmi in faccia. «Non avresti detto che mi hai trovato “semplicemente ridicolo”?! Non mi avresti preso per il culo con la tua ragazza?! Ma per piacere, stai zitto che è meglio.» Esclamò Alex con un’aria indecifrabile dipinta sul volto.

«Senti, ho sbagliato a dire quelle cose, è vero, ma non credi di stare esagerando?» Chiesi, con tutta la calma di questo mondo.

«Ma allora sei proprio deficiente, non fingi solamente!» Rise il biondo. «Non è quello che hai detto che mi dà fastidio, è come lo hai fatto! Non hai avuto le palle neanche di dirmele in faccia quelle cose.» Continuò lui, spiegando cosa intendesse dire. Poi, non vedendo arrivare una mia risposta, disse: «Hai la minima idea di cosa vuol dire catapultarsi in un universo talmente diverso da quello cui si è abituati e sentirsi dire alle spalle che si è ridicoli?»

«No, ma…»

«Fammi finire.» Disse, interrompendomi brutalmente. «Sai cosa vuol dire ritrovarcisi da soli, in quest’universo completamente diverso? No, non lo sai, e ti assicuro che non è una bella sensazione, ti assicuro che ci si sente delle nullità, e di sicuro essere gay non aiuta.»

Silenzio.

Un’enorme cappa di silenzio e di imbarazzo calò sull’intero bagno, prima che Alex prendesse il suo zaino e corresse fuori dal bagno, assicurandosi di urtarmi la spalla nel farlo.

Era strano, mi dispiaceva, mi sentivo in colpa.

NdA:
Eccomi tornato da quella che è l'ultia tappa delle mie vacanze (già?! ç.ç), e sono pronto a rompervi con questo nuovo capitolo (per quanto questa storia possa interessare dato che nessuno se la fila :'D)...
Be', buona lettura a quei pochi pazzi che stanno seguendo questa storiapocoamata u.u <3
Ah e vi ricordo due cose:
1- la pagina facebook (cliccate qui)
2- le recensioni fanno sempre piacere u.u

   
 
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