Tre baci
nello
sgabuzzino
Corner:
La
dedico a Camelle e Cadimel, in onore delle nostre missioni
recupera-le-patatine-al-formaggio-durante-diritto-barra-religione, mi mancheranno i prossimi anni.
Oh,
e fate tutti finta che il titolo sia figo.
(Non
so se sia esattamente una os comica oppure no, quindi io metto comica. Yolo.)
Questa
storia è incentrata su due ragazzi, Harry e Louis.
Principalmente
su Harry.
Quindi
presentiamo prima lui.
Harry
ha diciassette anni, i capelli ricci e castani, gli occhi verdi e
profondi; è
alto, magro, dolce, gentile, fa sedere sempre le vecchiette sul pullman
al suo
posto e aiuta sempre sua madre a fare la spesa –
d’accordo, quasi sempre.
Praticamente
mai.
Di
solito ignora le sue lamentele sul fatto che nessuno la aiuti e
continua a
guardare telefilm stupidi in tv o a parlare con i suoi amici attraverso
un pc.
Perché
stiamo parlando di sua madre e della spesa?
Tornando
a noi.
Harry,
sguardo intrigante e movimenti aggraziati, lascia una scia di ragazze
che
svengono al suo cospetto quando passa nei corridoi del suo liceo e odia
lo
sport, ma ha degli addominali da urlo (perché, insomma,
tutti i protagonisti
sexy delle fan fiction ce li hanno senza muovere mai un dito e il
nostro Harry
non è da meno).
Si
vocifera nella scuola che sia gay e che abbia avuto una breve relazione
con il
capitano della squadra di nuoto, un certo Liam Payne, niente di certo,
nonostante ne parlasse perfino il giornalino scolastico.
Però
Harry ha sempre smentito tutto ed è sicuro di non essere gay.
Si
definisce semplicemente Louissessuale.
Perché,
ehi, lui ha una cotta solo per Louis, non gli piacciono mica i maschi.
E
il fatto che non sia mai stato attratto da una ragazza ma che si
ritrovi a
sbavare davanti ad alcuni suoi amici mezzi nudi negli spogliatoi non
significa
proprio nulla.
Tornando,
per la seconda volta dopo poche righe, a noi.
Louis
è un ragazzo con gli occhi azzurri e i capelli a spazzola,
un sorriso ironico
stampato in faccia e la risposta pronta.
Inoltre
ha ventidue anni e no, non
è un
professore.
Levatevi
quelle facce deluse, questa storia non è uguale a tutte le
altre.
Louis
non è un professore di anatomia figo amato da
metà della scuola e odiato
dall’altra metà.
Louis
è un bidello figo amato
da metà della
scuola e odiato dall’altra metà.
Ovviamente,
la metà che lo ama è maschile e quella che lo
odia è femminile, perché lui – al
contrario di Harry – è pubblicamente omosessuale.
E,
al contrario di Harry, lui non sa dell’esistenza
dell’altro.
La
saprebbe senz’altro se il suddetto Harry non si nascondesse
dietro un libro o
dietro un suo amico ogni volta che Louis è nei paraggi.
In
realtà, questo è quello che crede Harry.
Harry
si guarda furtivamente intorno, sbirciando dal muro ad angolo vicino
alla
segreteria, sentendosi una specie di spia in missione.
Missione
recupera-le-patatine-al-formaggio.
Non
male come nome.
“Allora?”
sbotta Niall, alzando gli occhi al cielo.
“C’è
qualcuno o no?” da manforte Zayn.
“È
libero” bofonchia Harry, innervosito.
Perché
si era lasciato convincere dai suoi migliori amici ad andare via
dall’aula
durante diritto – inventandosi di dover correre in bagno
– per
prendere un fottuto pacchetto di patatine
al formaggio dalle macchinette al secondo piano?
“Perché
io ho fame” gli risponde con ovvietà Niall quando
fece ad alta voce la domanda,
superandolo e strisciando fino alle scale.
“E
quando ha fame...” Zayn gli posa una mano sulla spalla per
confortarlo. “Ha,
beh, fame.”
“Illuminante”
borbotta Harry, salendo i gradini accanto al moro, che si stringe nelle
spalle.
I
tre impavidi eroi sbucano al piano superiore con il volto teso: Niall
osserva
il corridoio deserto, Zayn lo imita e Harry sospira.
“La
vuoi smettere?” sibila il biondo con
un’occhiataccia. “Qualcuno ti
sentirà.”
“Se
non sentirà prima il tuo stomaco brontolare”
replica l’altro. “Ma non hai
divorato una barretta al cioccolato mezz’ora fa?”
“La
mia barretta al
cioccolato”
puntualizza Zayn, seguendo gli amici verso le macchinette.
“Penso
che una gita nel Cardiff sia un’idea grandiosa!”
“E
questo cosa c’entra?” ribatte Zayn, confuso.
“Non
l’ho detto io, coglione”
mormora
Niall mentre Harry impallidisce.
Il
moro capisce – finalmente – la situazione e si
nasconde dietro una macchinetta;
Niall si rifugia svelto dietro una pianta e Harry guarda
freneticamentein giro
cercando un nascondiglio.
“Lo
penso anche io, ma come faremo con i soldi? Lo sai bene che il fondo
cassa è
agli sgoccioli.”
Harry
sente i passi e le voci avvicinarsi, si passa una mano tra i ricci
sudati,
crede di essere spacciato, legge già la nota che
riceverà e immagina la faccia
di sua madre quando – è la porta di uno sgabuzzino
quella davanti a lui?
Apre
la porta socchiusa e ci si fionda dentro, acquattandosi per terra per
vedere
attraverso il buco della serratura.
“Accidenti,
Margaret, non ci avevo pensato. Una gita nel centro città
sarebbe più
economica, non è così?”
Il
vicepreside – un ometto basso con le sopracciglia folte e i
capelli unti, Mark
Finnigan – cammina tranquillamente accanto alla preside
– una donna sottile con
il rossetto rosso e i modi gentili, Margaret Wilson – verso
la sala insegnanti
e scompaiono subito dalla visuale di Harry, che tira un sospiro di
sollievo.
È
così sollevato che non si accorge neanche della luce
già accesa e di un ragazzo
confuso dietro di lui.
“Ehm,
posso esserti utile?”
Almeno,
non prima che il ragazzo in questione gli rivolga la parola.
Harry
trasale vistosamente con i battiti del cuore che aumentano, non tanto
per lo
spavento, ma per aver riconosciuto quella voce. Quella voce attraente
che
appartiene a quel bidello attraente che si trova in quello sgabuzzino
attraente.
No,
c’è qualcosa di sbagliato nell’ultima
frase.
“Uh”
balbetta Harry, girandosi e trovandosi veramente vicino a Louis.
In
effetti lo sgabuzzino in cui si trovano è piuttosto stretto.
Harry
ha appena scoperto di amare gli sgabuzzini stretti.
Louis
inarca un sopracciglio, divertito da quella situazione insolita.
“Lo
hai fatto di proposito a chiuderti qui dentro con me per stuprarmi o
c’è una
spiegazione razionale, per caso?” sorride beffardo; Harry
registra prima quegli
occhi mozzafiato, poi quella labbra rosse, poi la sua voce incredibile
e infine
la domanda.
“No!”
esclama subito, completamente rosso. “No, ecco, io non
volevo, sul serio, non
sapevo che tu fossi qui, sul serio, non volevo, altrimenti non lo avrei
fatto”
dice velocemente, preso dall’imbarazzo e
dall’agitazione.
“Non
lo avresti fatto, eh?” lo provoca Louis, appoggiandosi a una
scopa.
“Non
lo avrei fatto” ripete Harry e in realtà si sente
un po’ stupido a fissarlo
così intensamente, ma infondo chi se ne frega? Non
avrà più un’altra
opportunità per ammirarlo così da vicino, tanto
vale continuare a rendersi
ridicolo.
Passano
alcuni attimi di silenzio.
“Beh,
io, uhm, vado” Harry sorride con ancora le guance in fiamme e
abbassa la
maniglia della porta.
Spinge
la porta.
Non
si apre.
Tira
la porta.
Non
si apre nemmeno così.
Uhm.
O è
diventato improvvisamente incapace nell’aprire le porte, o
c’è qualcosa che non
va.
“Da
qualche giorno, se chiudi la porta non si riesce più ad
aprire, si blocca, non
hai letto il cartello? Per questo l’avevo lasciata
aperta” spiega Louis, senza
neanche tentare di nascondere il divertimento.
“Intendi
quel cartello giallo con la scritta in rosso?” Harry rimane
girato, deglutisce
a vuoto.
“Esatto.”
“Non
avevo letto cosa c’era scritto sopra.”
Louis
scoppia in una risata cristallina e
Harry sa che potrebbe svenire da un momento all’altro, sul
serio, che qualcuno
lo regga.
Magari
il ragazzo dietro di lui, se può scegliere.
“Harry?
Ma dove cazzo ti sei cacciato?”
Il
riccio torna in sé sentendo la voce, parecchio arrabbiata,
di Niall nel
corridoio.
“Qui
dentro!” squittisce, mordendosi il labbro inferiore.
“Che
cos- perché ti sei chiuso in una stanzino con una porta
rotta?”
“Perché
non avevo letto il cartello, andiamo, capita a tutti!”
esclama, irritato.
“Io
sono Louis” gli sussurra intanto il castano
nell’orecchio, Harry rabbrividisce
senza volerlo.
È
sicuro che Louis, prima, era più lontano di come
è ora.
Non
che il suo fiato direttamente nell’orecchio gli dispiaccia
granché, comunque.
“Come
ti tiriamo fuori?” sbuffa Zayn, esasperato.
“Tu
come ti chiami?” continua Louis, il tono basso.
“Non
lo so” risponde Harry, a Zayn, e Louis sogghigna.
“Non
sai come ti chiami, Harry?”
Il
riccio sussulta, voltandosi di scatto e – ohmmioddio
– sono terribilmente vicini.
Va
indietro di colpo e sbatte la testa contro la porta, Louis si trattiene
dal
ridere.
“Harry?
Tutto okay?” lo richiama Niall, confuso.
“Ce-certo”
balbetta lui.
“Villaggio
vacanze, Francia, sei anni fa” sussurra Louis. “Un
bambino ricciolo e timido di
undici anni ne incontra un altro, quattordici, fanno amicizia sulla
spiaggia e
si perdono di vista dopo quell’estate. E sai come si chiamano
quei bambini, cupcake? Harry e
Louis.”
Harry
spalanca gli occhi, incredulo.
Ecco
dove lo aveva già visto, accidenti a lui e alla sua memoria
a breve termine!
“Non
ci posso credere” soffia, un sorriso che gli piega
prepotentemente le labbra
all’insù.
“Harry,
noi andiamo a chiamare aiuto” lo avvisa Zayn, ma Harry
è troppo occupato a
guardare Louis per sentirlo.
“Neppure
io all’inizio” conviene il castano. “Ma
ti ho riconosciuto subito ed è stato
divertente osservarti mentre ti nascondevi pur di non essere visto da
me” si
ferma, Harry arrossisce. “A proposito, perché lo
facevi?”
Il
riccio scrolla le spalle, fingendosi naturale. “Sono sempre
stato timido,
giusto?”
Louis
annuisce con un sopracciglio inarcato. “Giusto”
lascia la scopa contro la
parete e poggia le mani sul legno della porta, ai lati del corpo di
Harry, che rabbrividisce di nuovo.
“E
non c’è nessun altro motivo, giusto?”
continua Louis, il naso che sfiora quello
di Harry.
“Giusto”
bisbiglia lui.
“Bene”
esclama l’altro, allontanandosi da lui e incrociando le
braccia. “Tra poco
arriveranno i rinforzi, vedrai che ci metteranno poco.”
Harry
annuisce, grattandosi la nuca e picchiettando nervosamente un piede
contro il
pavimento; solo che la scarpa urta un cestino, che urta un moccio, che
urta
delle scope, che cadono contro la testa di Louis e crollano
successivamente a
terra.
“Cazzo”
impreca Harry, una mano davanti alla bocca. “Ti sei fatto
male?”
Louis
si tasta la fronte e fa una smorfia appena le dita incontrano il
principio di
un bernoccolo, ma scuote il capo.
“Fammi
vedere” replica Harry, alzandosi sulle punte e posando una
mano sulla spalla di
Louis, l’altra ferma tra i suoi capelli.
“Mi
dispiace” sospira, irrigidendosi quando le braccia di Louis
passano intorno
alla sua vita.
“Secondo
me passa con un bacio” scherza il castano, sorridendo.
Harry
si stringe nelle spalle – almeno ha una scusa per farlo
– e sfiora la bocca del
maggiore con la propria per pochi attimi; Louis lo guarda sbalordito.
“Io
intendevo un bacio sul bernoccolo” mormora, indicandolo.
Harry
impallidisce.
“Ah”
esclama. “Merda” aggiunge, avvampando.
“No,
è tutto okay” ribatte immediatamente Louis, un
po’ stordito, forse per la botta
o forse per il breve bacio – d’accordo, sicuramente
per il bacio.
“No,
senti, mi dispiace, non avrei dovuto” borbotta,
vergognandosi, tornando con la
schiena contro la porta.
“Secondo
me dovresti ancora” Louis sorride, accarezzandogli una
guancia con una dito.
Harry
lo fissa, indeciso se lo stia prendendo in giro oppure no; Louis
annulla la
loro distanza, baciandolo a stampo.
Si
ferma, aspettando la reazione di Harry, che trattiene semplicemente il
respiro
e sta immobile, così Louis prova a far passare la lingua sul
suo labbro
inferiore e può sentire il corpo di Harry tremare grazie
alle proprie mani
agganciate ai suoi fianchi.
Lo
bacia per una seconda volta, approfondendo il bacio, però, e
Harry lo lascia
fare; chiude gli occhi, imitato subito da Louis, e fa scorrere le mani
tra i
suoi capelli.
Sono
così presi entrambi dal bacio che non si accorgono dei passi
nel corridoio e
del rumore di una serratura che scatta: cadono tutti e due, Louis sopra
Harry,
davanti al vicepreside, a Zayn, a Niall e al tecnico
dell’istituto.
“Salve!”
saluta allegramente Louis, alzandosi di scatto ed aiutando Harry a fare
lo
stesso.
Il
moro e il biondo li fissano sotto shock, il vicepreside è
ammutolito e il
tecnico si esibisce in un sorrisetto divertito.
“Sicuri
che questi due non si sono chiusi lì dentro per
pomiciare?” ridacchia,
fulminato subito con un’occhiata dal Signor Finnigan.
“Tornate
in classe, voi tre, immediatamente” sibila. “Mentre
tu, Tomlinson, seguimi nel
mio ufficio, dobbiamo parlare.”
“Certo
Signore!” scatta Louis, lasciando un bacio sulle labbra
ancora socchiuse di
Harry. “A dopo, piccolo” ammicca, andando dietro al
vicepreside.
Il
tecnico il saluta con un cenno della mano e va via con calma, Harry si
fionda
sulle scale.
“Ti
stavi appena baciando con il bidello per cui hai una cotta da non so
quanto
tempo o abbiamo avuto un’allucinazione collettiva?”
chiede Niall, andandogli
dietro con Zayn.
Harry
si passa una mano tra i ricci, a disagio. “La
prima.”
“Forte”
commenta Zayn, battendogli una mano sulla spalla.
Niall
scoppia a ridere. “No, amico, sai cosa sarà
veramente forte? La faccia di tutta
la scuola quando lo verrà a sapere!”
Harry
rotea gli occhi con un sorriso, pensando che, beh, alla fine la
missione
recupera-le-patatine-al-formaggio non sia stata tanto male.