Ecco quindi anche questo capitolo ;)
Il prossimo sarà l’epilogo, vi avviso
sin da subito.
Nel frattempo, buona lettura!
Verità
Macerie.
L’urlo
di Alice, disperata, mentre vagava per quella che era la sua casa, alla ricerca
di Neville.
Il
pop di due o più smaterializzazioni, mentre Frank, Sirius e Remus apparivano e
sgranavano gli occhi.
Poi,
un pianto. Flebile, nella parte sinistra della casa, ma pur sempre un pianto.
Tutti
si precipitarono lì, spostando detriti e cercando disperatamente. Erano così
presi che solo Remus si accorse della presenza di Lily e Severus.
Alice
lanciò un grido di sollievo quando riuscì finalmente a trovare suo figlio, che
si era salvato poiché la culla era riuscita a sostenere il peso di una trave.
Dopo neanche un minuto, Sirius urlò, trovando il cadavere di Augusta Paciock.
Silente
si chinò sulla donna ed esaminò il corpo. Aveva qualche ferita, probabilmente
provocata dalla caduta del tetto.
“Era
già morta prima.” disse “Probabilmente colpita da un Anatema che Uccide.”
“Il
Ministero è impazzito, Albus.” disse Remus, cercando di consolare Frank
circondandogli la schiena con un braccio e fissando Lily “Ci sono un sacco di
persone che sembrano risvegliarsi da un sonno di mesi, dicono nomi e volti e
luoghi, gli Auror si smaterializzano a frotte per catturare i Mangiamorte e ci stanno riuscendo…”
“Il
marchio nero è scomparso.” intervenne Severus, alzando di nuovo la manica e
mostrando il braccio. Non c’era più il segno; al suo posto solo della pelle
arrossata, che sarebbe tornata normale con il tempo.
“Allora
bisogna sbrigarsi.” disse Sirius, con una strana luce negli occhi. Era come…
Fremente. Poi si rese conto di chi
aveva parlato e di chi aveva al suo
fianco “Lily! Lily, si può sapere che fine hai fatto?!”
Lei
strinse i pungi, cercando di restare calma. Il migliore amico di James. Il
migliore amico di James preoccupato per
lei.
“Non
è il momento.” rispose “Silente, che sta succedendo?”
Albus
si era avvicinato ad Alice, che stringeva Neville cercando di cullarlo.
Tremava; era sconvolta.
“Alice,
fammi vedere.”
La
donna lo osservò e poi gli porse il bambino, senza lasciarlo. Albus gli alzò i
capelli, scoprendo una cicatrice a forma di saetta. Alice gemette.
“Andiamo.”
disse il preside, richiamando Fanny e porgendo una mano agli altri.
***
Il
mondo si era capovolto. Gli Auror catturavano Mangiamorte; il Winzegamot
processava a ritmi insostenibili; la gente, che prima era confusa e spaesata,
iniziava ad intuire la verità. Si mormorava.
Colui-che-non-deve-essere-nominato è
morto.
Albus
Silente aveva appena finito di spiegare le sue teorie e le sue congetture alle
persone nel suo ufficio. C’era anche il Ministro della magia in persona, che
aveva fatto richiamare per poter informare il mondo magico.
“Quindi.”
disse lui, sbalordito “Colui-che-non-deve-essere-nominato è caduto.”
“Sì,
è così.” confermò il preside.
Dopo
qualche altra precisazione, il ministro usò il camino per tornare al lavoro,
per dare la notizia all’intero mondo magico. Quella notte, tutti gli Auror
avrebbero fatto gli straordinari; tutti i giudici e tutti gli addetti ad
Azkaban avrebbero lavorato incessantemente. Ma gli altri, la gente comune,
avrebbero festeggiato.
A Neville Paciock.
Sirius,
Remus, Frank e Alice erano stati dispensati, dietro espressa richiesta di Albus
Silente. Loro avevano ritrovato Neville e Augusta, loro dovevano rimanere e sapere.
Lily
e Severus rimasero, nonostante le proteste di Sirius per quello schifoso Mangiamorte. Nemmeno la
rivelazione che l’uomo era una spia di Silente ormai da tempo era riuscito a smuoverlo
da quella convinzione.
Remus,
invece, osservava. Osservava Lily, che si teneva vicino a Severus. Osservava il
suo sguardo stanco, ma vigile e lucido. Osservava la rabbia dietro i suoi
occhi, la preoccupazione per Alice, il sollievo ogniqualvolta si stringeva a
Severus, ogniqualvolta che alzava lo sguardo sull’uomo.
“Lord
Voldemort non è stato sconfitto.” esordì Silente, una volta assicuratosi di
essere di nuovo soli. Alice sussultò “Neville dovrà misurarsi di nuovo con lui,
prima o poi. Spero il più tardi possibile.”
“Ma
come… Come…?” chiese Frank, che era pallidissimo in volto.
“Augusta
ha dato la sua vita per lui. Questo è successo.” Lily strinse la mano di
Severus “Lo ha protetto con il suo amore. Ha impedito che Voldemort lo
uccidesse, ma Voldemort non era totalmente umano. Non lo è. Tornerà, e siccome ha designato Neville come suo eguale… Lo
cercherà e proverà ad ucciderlo, di nuovo.”
“Ma
Albus.” chiese Alice, sempre stringendo a sé Neville, che si era addormentato
“Non esiste un modo per impedirlo? Non esiste un modo per… Per…”
“Possiamo
solo ritardarlo, Alice. Sperare che non accada mai, e nel frattempo
attrezzarsi, per sconfiggerlo definitivamente… Ora non ha più un corpo. È
disperso, è poco meno di spirito. L’Ordine della Fenice resterà attivo, senza
dover più temere Mangiamorte o Voldemort stesso. Rimarrà e, insieme, cercheremo
di sconfiggere ciò che lo lega ancora alla vita. Saremo preparati, Alice.”
La
donna annuì. Frank, che sembrava essersi ripreso un po’, si alzò dalla sua
sedia e barcollò fino a raggiungere la moglie e il figlio. Li abbracciò.
“Andrà
tutto bene.” disse, mentre era inginocchiato sul pavimento e stringeva a sé la
sua famiglia “Andrà tutto bene.”
Lily
vide quell’immagine e il suo labbro inferiore tremò.
È così che sarebbe dovuto essere, si disse.
È così che sarà d’ora in poi.
Alzò
lo sguardo su Severus e appoggiò la testa sul suo braccio, stringendosi di più
a lui.
***
Frank
e Alice rimasero ad Hogwarts. Silente aveva procurato loro un piccolo
appartamento in un’ala isolata nel castello, dove potessero alloggiare
temporaneamente, sia per aspettare che tutti i Mangiamorte venissero catturati
e che non ci fossero recriminazioni, sia perché potessero trovare una nuova
casa dove stare, dato che la loro era andata distrutta.
Lily
aveva deciso di accantonare la sua rabbia, a fronte delle vicende successe. Forte
del suo proposito di dimenticarsi gli anni
bui della propria vita; forte del fatto che comunque, prima o poi, avrebbe
dovuto dare una spiegazione agli amici…
Andò da lei, per parlarle.
Fece
chiamare anche Frank, Sirius, Remus, Emmeline… Tutti quelli che avevano avuto
modo di osservare il suo cambiamento, sia ai tempi della scuola che dopo, una
volta avuto Harry. Tutte le persone che considerava importanti o che James
teneva in grande considerazione. Non aveva voglia di ripetere la sua storia più
volte, non aveva voglia di misurarsi con il biasimo nei loro occhi in diverse
situazioni. Chiese a Silente di prestarle il Pensatoio, perché scoprì di non
avere neanche la voce per parlare, di non sapere cosa dire. Ancora una volta,
dopo aver estratto i ricordi – il preside le aveva restituito la bacchetta, che
aveva trovato a casa Potter dopo la tragedia – Lily li mostrò agli altri.
Attese, le braccia incrociate sotto il petto e l’espressione preoccupata.
Severus
non era lì con lei. Era stata lei a dirgli di non venire, per non scatenare
polemiche o altro. Ma lo avrebbe voluto con sé, in quel momento, mentre
attendeva e non sapeva come avrebbero reagito i suoi amici. Avrebbe voluto che
le stringesse una mano, che l’abbracciasse, che passasse le sue labbra fra i
suoi capelli. Ma era una cosa che doveva fare da sola.
Le
espressioni dei suoi amici, quando riemersero, erano sbalordite, incredule. Ad
Alice si riempirono gli occhi di lacrime; la donna si alzò e abbracciò Lily,
continuando a ripetere: “Mi dispiace, mi dispiace…”
Lily
sentì le lacrime premerle per uscire, ma decise di ricacciarle indietro. Aveva
già pianto abbastanza. Voleva solo dimenticare, andare avanti… Era giusto che
gli altri sapessero, sì, ma lei non voleva più avere a che fare con quel
periodo della sua vita. Il dolore per il suo bambino non l’abbandonava mai,
nonostante le parole di Severus; la rabbia verso James rischiava sempre di
esplodere da un momento all’altro, ma lei insisteva per tenere tutto sotto
controllo.
Ci
sarebbe stato tempo, poi, per perdonare gli amici e per parlare, sfogarsi,
farsi ascoltare. Ci sarebbe stato tempo per ricostruire un rapporto con loro,
con Severus, con tutti. Ma ora era troppo presto.
“Basta.”
disse Lily, spingendo via Alice “Basta. Non voglio parlarne. Non voglio dire
niente. Dovevate solo sapere, mi sembrava giusto. Ma non voglio nulla,
tantomeno la vostra compassione.”
“Lily,
io… Non ne avevo idea.” intervenne Remus, mentre Alice cercava di fermare le
lacrime e continuava a guardarla con apprensione “Ti giuro, se l’avessi avuta…
Sirius, anche tu, dimmi che non sapevi, dimmi che altrimenti…”
Sirius,
che sembrava essersi svuotato da qualsiasi emozione, e stava seduto come se
fosse un ammasso di stracci abbandonato, scosse piano la testa.
Frank
si alzò e prese la moglie delicatamente per le braccia, costringendola a
sedersi in braccio a lui.
Emmeline
guardava Lily senza realmente vederla, continuando a mormorare: “Ma sembravate
una così bella coppia…Così bella…”
Lily
si alzò, riprese i ricordi dal pensatoio e li mise in una fiala, che aveva
fatto apparire per l’occasione.
“Io
intendo dimenticare.” disse, stringendo la provetta “Non voglio più saperne
niente. Ora comincerà la mia vera vita. Non voglio una parola su quanto
successo. Vi ho informati: questo è quanto.”
E,
senza che nessuno provasse a fermarla, diede loro le spalle e uscì dalla
stanza.