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Autore: Balaclava    28/08/2013    1 recensioni
"E non potevo più nascondermi. Ero nuda, in ogni senso. E non riuscivo a ricordare perché mi fossi coperta per tutto quel tempo. Cole era davanti a me. E io potevo scegliere come volevo che finisse. E scelsi la cosa che per me era la più pericolosa, più stupida e meno appropriata a Isabel Culpaper."
Per chiunque abbia voglia di riscoprire i lupi di Mercy Falls e, in particolare, Isabel e Cole ;)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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When there is desire
There is gonna be a flame
Where there is a flame
Someone’s got to get burned
But just because it burns
Doesn’t mean you’re gonna die
You gotta get up and try, try, try
(Dove c’è desiderio
c’è una fiamma
dove c’è una fiamma
qualcuno è destinato a bruciarsi
ma solo  perchè  brucia
non vuol dire che morirai
devi alzarti e provare, provare, provare)
(Pink, Try)
 
ISABEL
 
Imprecai contro al letto sfatto. O forse avrei dovuto farlo contro di me, visto che non mi ero neanche tolta la giacca prima di crollare addormentata.
Fatto sta che ora ero tutta intorpidita e i muscoli del collo mi facevano un male cane per il cuscino troppo alto e duro e tutti gli altri muscoli non ne volevano sapere di reggermi in piedi perchè il mio corpo si era rifiutato di rilassarsi durante la notte.
Ero a pezzi, eppure non potevo perdere altro tempo.
Pensare che i miei genitori alloggiavano a pochi chilometri da lì mi faceva montare ancora di più la rabbia.
Uscii sul vialetto e salii sulla piccola auto che mi avevano dato a noleggio. In confronto al mio confortevole e caldo SUV, quello era più che un catorcio. Ma avrei dovuto accontentarmi.
Mi ero svegliata molto presto nonostante la stanchezza che mi gravava sulle palpebre truccate, quindi non c’era nessuno a impedirmi di premere sull’acceleratore.
L’aria fresca del mattino e la foschia che sfumava il paesaggio mi riportavano ricordi poco piacevoli. La terribile corsa contro il tempo con cui avevo sperato di rimediare alle cose dette a Cole, l’improvvisa consapevolezza di quanto sarebbe stato intollerabile non averlo più a fare le sue battute sprezzanti o a impedirmi di impazzire. L’impotenza di fronte alla troppa carica emotiva che conteneva l’immagine del suo corpo, prima sospeso in aria in atteggiamento di attacco, che cadeva a terra. Morto. Ucciso. Da mio padre.
Non potevo credere al batticuore che mi invadeva al pensiero di Cole.
Io credevo all’amore, all’inizio. Dopo avrei voluto spegnere quella speranza, perchè l’unico amore che avevo vissuto nella mia vita era quello brutale, che pretendeva ma non donava. Che pretendeva qualcosa che io non ero pronta a perdere. Che mi lasciava sola e illusa quando gliela negavo.
Eppure l’Amore con la A maiuscola era rimasto catalogato nella mia mente come “sogno possibile”, nonostante tutto. Come una candelina che non vuole spegnersi.
Forse era per quello che era nata la mia corazza, quella di cui parlava Cole.
“-Intendo una persona che si possa amare.
-Forse, ma non lasceresti provare a nessuno.”.
Era ora di permettere a qualcuno di provare ad amarmi.
 
COLE
Mi svegliai piano, scivolando- mi malgrado- fuori da qual sogno magnifico. Naturalmente riguardava Isabel. Naturalmente non l’avrei mai ammesso di fronte a lei.
Chissà cosa stava facendo in questo momento.
Chissà se era con qualcun altro, magari in un letto non suo.
Il pensiero mi tormentava sempre. Non che io abbia fatto chissà quali follie per darle un buon motivo di aspettarmi. Certo, la telefonata e la scena in aeroporto avevano significato qualcosa, ma niente che potesse impedirle di infilarsi nel letto di un ragazzo carino, più gentile, con un carattere meno di merda e complicato del mio.
Chissà se il nostro rapporto sarebbe cambiato, se quel lontano giorno freddo l’avessi raggiunta a letto. E semmai qualcosa fosse cambiato, l’avrebbe fatto in meglio o in peggio?
Chissà come sarebbe stato, farlo con lei. Sicuramente diverso.
Lei era diversa da tutte le altre e la prova più inconfutabile era proprio il mio rifiuto di farmela.
Non avevo mai resistito con una ragazza più di una settimana senza andarci a letto e l’ultima ragazza con cui avevo resistito così tanto era Angie. Secoli fa.
Mi scossi da quei pensieri, sentendo la porta di camera mia sbattere.
-Ehi ehi, fratello! A quanto pare te ne sei trovata una da scopare anche durante la riabilitazione!- irruppe mio fratello. Ma di che diavolo stava parlando? Che avesse scoperto di Isabel? Come?
Mi agitò un cellulare davanti al naso. Il mio. Cercai di afferrarlo ma mi anticipò e se lo portò dietro la schiena.
-Dammi quel fottutissimo coso!- gli intimai. Isabel aveva chiamato?
-Calmino!- fece, prima di allungarmi il telefonino. Due chiamate perse.
-Bene, ora esigo una spiegazione- sentenziò stravaccandosi sul letto.
-Và a quel paese!
Uscii chiudendo la porta a chiave. Almeno non mi avrebbe dato fastidio.
Non l’avrei richiamata. Mai sarei corso da lei come un cagnolino bisognoso di coccole.
Però non potei fare a meno di controllare il cellulare ogni due minuti mentre mi preparavo la colazione.
Quando lo sentii vibrare, tanto per poter poi affermare di non aver ceduto, aspettai qualche secondo prima di rispondere.
-Da.- dissi, cercando di apparire noncurante.
-Cole- disse, acida ed eccitante come la ricordavo.
-A cosa devo?- chiesi, un po’ troppo di fretta.
-Bè, a niente a dire la verità. Sai com’è, non ho un animale da compagnia, quindi mi accontento di ciò che ho.
-Ah ah ah. Non sei più dolce del solito, vedo.
Perchè mi aveva chiamato? Emise un verso sprezzante.
-Già. Ero passata di qui per farti una visitina, ma non ti ho trovato…
-Qui?- chiesi, confuso. Non era in California?
-Mercy Falls. Sai, sono arrivata a casa della nonna ma nessun lupo è venuto a divorarci, quindi stava diventando tutto un po’ noioso, così ho deciso di fare un viaggetto in incognito per vedere come procede la vita dei miei vecchi amici dei paesi freddi.-spiegò. Ma certo, io me ne andavo e lei arrivava. Si chiama puntualità. No, si chiama “Cazzo, Cole sei un idiota.”.
 
ISABEL
 
Il silenzio si fece quasi insostenibile.
-Cole?- tentai.
-Ehm, si. Io però…
Avvistai una caffetteria a lato della strada.
-Cole, ci risentiamo, devo riattaccare.
Dopotutto, l’avrei visto di lì a poco.
Dopo aver preso un caffè ed essere passata dal bagno per risistemarmi, ripartii.
Ero quasi arrivata a destinazione quando il cellulare vibrò e quando lanciai un’occhiata veloce al cellulare trovai due chiamate perse più quella in corso. Ma che aveva tanto da insistere, ci avrei parlato tra dieci minuti!
Arrivata alla penisola, mi affrettai a raggiungere il rifugio.
Entrai senza bussare e con mia somma riconoscenza trovai Grace e Sam vestiti e in atteggiamenti da bollino verde.
-Isabel?- disse Grace, al massimo dell’incredulità. Erano così sorpresi che facevano ridere.
-Eh già. Ero passata ieri sera, ma vi ho visti troppo impegnati…-azzardai, tanto per vedere la loro reazione.
Si scambiarono un’occhiata complice, poi Grace mi guardò se possibile ancora più sconvolta di prima e Sam si mise a fissare il pavimento.
-Andiamo, mi credete così innocente?- chiesi, per toglierli dall’imbarazzo. Cosa fin troppo gentile per una come Isabel Culpaper. –Non mi avete sconvolto la visione del mondo! So bene cosa fanno due persone quando si vogliono bene!- aggiunsi. Siccome nessuno fiatava, cambiai argomento.
-Cole?- chiesi, mentre ispezionavo una tazza in cui versai del caffè appena fatto. Da Grace, probabilmente.
-Non lo sai? È a New York, dai suoi genitori.- disse Sam.
New York. Fantastico, non c’ero mai stata!
 
COLE
 
Incazzata. Scommetto che sarebbe stato questo il suo stato d’animo quando l’avrebbe saputo. Cazzo, lo sarei stato anch’io, a parti invertite.
 
ISABEL
 
Incazzata. Ecco come mi sentivo.
Altro che visitare New York, Cole poteva andare a farsi fottere. Ero venuta fin qui, ma non l’avrei certo rincorso per tutta l’America.
Magari solo per tutta New York…
Ma che dico? Sto diventando pazza?
“Forse.” Sussurrò una voce nella mia testa.
 
 
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Grazie a tutti quelli che mi leggono, io adoro Shiver e per questo sto mettendo anima e cuore in questa fan fiction.
Baci, Mostrina2
  
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