In
una
notte
d'autunno
inoltrato,
la
terra
respira
pesantemente.
L'aria
è
pesante.
Il
profumo
della
pioggia
è
una
droga
per
i
sensi.
Le
mani
si
stringono
nelle
tasche
cercando
fuga
al
freddo.
Non
ho
freddo.
La
mia
anima
si
distacca
dal
materiale.
Osservo
il
cielo
dove
le
stelle
fuggono
spaventate
dalla
luce
calda
dei
lampioni
che
si
spande
annoiata
e
soffusa.
I
miei
occhi
fissano
qualcosa
che
solo
io
so
dov'è.
Schiudo
le
labbra
lasciando
parte
del
mio
calore
al
silenzio.
Osservo
quel
rivolo
pallido
formarsi
e
dissolversi,
catturato
con
bramosia.
Nel
silenzio
i
tacchi
rintoccano
sull'asfalto
del
marciapiede.
Il
vento
si
insinua
malizioso
sotto
i
miei
capelli
accarezzandomi
il
collo,
mettendo
da
parte
la
protezione
del
cappotto.
In
lontananza
il
latrato
di
un
cane
forse
troppo
solo.
Sospiro
socchiudendo
gli
occhi.
Inclino
il
capo
all'indietro
lasciandomi
all'attenzioni
di
quell'umidità
opprimente.
Schiudo
le
labbra.
Cerco
qualcosa
che
non
posso
avere.
Con
stizza
ripiego
in
avanti
il
capo
celando
questi
occhi
dietro
cortine
di
capelli
umidi.
I
denti
affondano
nelle
labbra
soffocando
quei
pensieri.
Il
vento
ha
cambiato
direzione.
Mi
fermo.
Lascio
che
i
miei
polmoni
si
riempiano
di
quella
nuova
aria
respirata
già
da
chissà
quante
creature.
Il
mio
sguardo
scivola
seguendone
la
scia.
Mi
fermo
nel
silenzio
di
quella
strada
dove
non
passa
nessuno.
Quel
vento
mi
chiama.
Volgo
altrove
i
miei
passi.
Devo
seguirlo.
Non
temo
le
tenebre,
ciò
che
nascondono
non
mi
interessa,
è
nella
loro
natura.
Sempre
meglio
del
sole
che
finge
di
illuminare
e
nel
frattempo
acceca.
Il
mio
passo
riecheggia.
La
luce
dei
lampioni
lascia
protendere
la
mia
ombra
davanti
a
me.
La
seguo.
Lei
mi
precede
cercando.
Poi
è
tenebra.
Conosco
questa
strada,
non
mi
perdo
sicuramente.
Poi
sparuta
luce
fredda
torna
a
delineare
riflessi
brillanti
sugli
steli
d'erba.
Il
vento
accarezza
quei
fili
lisciandoli
con
premura.
Lento
cigolio
agonizzante
si
leva
come
un
canto
di
supplica
ai
miei
orecchi.
Mi
soffermo
un
attimo.
Assottiglio
gli
occhi
cercando
in
quella
fioca
luce.
Riprendo
passo
avvicinandomi
al
freddo
scheletro
metallico
di
un’altalena
che
da
troppo
non
vede
bambini
giostrarsi
tra
risa
e
schiamazzi.
Ma
stanotte
il
suo
canto
è
ascoltato.
Ma
non
solo
da
me.
Su
uno
di
quei
dondoli
siede
un
bambino
ormai
cresciuto.
Le
sue
mani
pallide
stringono
quelle
catene
arrugginite
come
fossero
l'ultimo
appiglio
di
questo
mondo.
Siede
sul
legno
scrostato
senza
darsi
spinta.
Non
vuol
dar
gioia
a
quel
metallo
supplicante?
L'erba
mi
accarezza
bagnando
le
punte
degli
stivali,
appesantendo
gli
orli
dei
pantaloni
e
del
cappotto.
Non
lo
saluto.
Sarebbe
superfluo.
Mi
fermo
davanti
a
lui
guardandolo
dall'alto.
Sta
a
lui
dirmi
qualcosa.
E'
uno
dei
tanti
in
fondo.
Rimane
a
capo
chino
nascondendosi
dietro
a
quei
capelli
esili
come
fili
di
ragnatela.
Brillano
della
stessa
luce
argentea.
Quanto
hai
pagato
per
ridurre
i
tuoi
capelli
così?
Cosa
cercavi?
Ascolto
il
mio
respiro
uscire
ed
entrare
in
me
gelando
i
polmoni.
Eppure
non
sento
freddo.
Quanto
silenzio
devo
ancora
regalarti?
Sollevo
il
capo
ad
osservare
le
falene
che
si
ostinano
attorno
a
quel
lampione
sferico.
Sembra
quasi
una
luna
incredibilmente
luminosa.
Non
sei
felice?
Hai
una
luna
tutta
per
te
ragazzino...Finalmente.
Ora
quei
tuoi
occhi
azzurri
mi
fissano.
Mi
fissi
e
non
dici
niente.
Non
hai
fatto
progressi.
Sospiro
e
muovo
un
passo
avanti.
Vuoi
deciderti
ragazzino?
Il
mio
tempo
è
prezioso.
Non
sei
l'unico
che
mi
chiama.
Sei
ostinato.
Non
hai
niente
da
dire?
Bene.
Non
ho
altro
tempo
per
ascoltare
i
tuoi
silenzi.
Protendo
davanti
a
me
la
mano
sinistra.
La
guardi?
Cosa
ti
attira?
Il
suo
pallore
quasi
lucente?
Le
unghie
color
del
sangue?
Ma
suvvia,
non
incantarti
per
così
poco.
Sta
a
vedere.
Un
dolore
mi
pervade
il
braccio.
Sorrido
quasi
a
voler
scacciare
i
suoi
sussurri
codardi.
La
mia
carne
si
apre.
Oh
si.
Adesso
quei
tuoi
occhi
hanno
un'espressione.
Come
brilla
il
sangue
non
trovi?
Eccola,
finalmente
esce.
Lei.
La
Spada.
Colei
che
hai
invocato
ragazzino.
Fuoriesce
dal
mio
corpo
plasmandosi
dal
sangue.
La
lama
cristallina
e
affilata.
L'elsa,
l'impugnatura
ed
infine
la
mia
mano
si
stringe
a
impugnarla.
Un
profondo
respiro
viene
rilasciato
e
con
esso
il
dolore
viene
sconfitto
e
la
ferita
rimarginata.
Ti
ostini
a
non
parlare
ancora?
Mi
hai
chiamato...cosa
vuoi?
Per
quanto
dovrò
fissare
quegl’occhi
così
puri.
Mi
danno
ai
nervi.
Non
hai
proprio
un
filo
di
voce?
Abbasso
la
mia
lama
verso
il
tuo
collo
pallido
e
perfetto.
Potrei
deturpare
la
tua
bellezza
sai?
Potrei
guardare
il
tuo
sangue
nutrire
questa
terra
abbandonata
per
tutto
il
tempo
necessario.
Non
diresti
nulla
neanche
allora?
Sei
patetico.
Inclino
il
capo.
Mi
sforzo
di
guardarti,
cercando
qualche
segno
di
vita
in
te.
Mi
stai
annoiando
ragazzino.
Lascio
scivolare
la
punta
della
spada
sul
tuo
petto.
Non
ti
muovi?
Scenderò
ancora.
La
tua
fermezza
mi
da
ai
nervi.
Vuoi
dire
qualcosa
o
no?
Come
osi
riabbassare
il
capo!
Alzalo
mio
caro.
La
mia
spada
ti
aiuterà
a
farlo.
Non
conosco
indulgenza
neanche
con
i
ragazzini
puri
come
te.
Sostenuto
da
una
lama
il
tuo
volto
torna
a
guardarmi.
La
punta
sfiora
la
pelle.
Ops.
Osservo
una
flebile
goccia
vermiglia
carezzare
quel
tuo
collo
esile
e
immacolato.
Perdonami.
Mi
perdoni
vero?
"Ch..Chrono"
ma
quale
onore
ragazzino.
Adesso
ricordi
il
nome
che
hai
tanto
implorato.
Sì.
Sono
io.
Allora...cosa
ti
tiene
silente?
Adesso
che
sono
venuto
hai
paura?
Ma
guardati.
Sei
così
immacolato
che
mi
fai
quasi
rabbia.
Certe
creature
se
ne
stanno
nell'Eden
o
nell'Idion...cosa
ci
fa
una
bestiolina
del
genere
quaggiù?
Mi
fai
quasi
ridere.
Ti
compatisco.
Allora
cosa
vuoi
ragazzino?
"Sei
davvero
bello"
Questo
non
me
l'aspettavo.
Non
spererai
che
ti
abbracci
amorevolmente
e
ti
consoli
vero?
Hai
sbagliato
nome.
Io
non
sono
un
consolatore.
Io
penso
ai
fatti
ragazzino.
Ti
ostenti
a
non
dire
ciò
che
voglio
sentire.
Parla,
dannazione!
"Non
hai
le
ali?"
Ops.
Non
volevo
farti
male.
Sai
capita
quando
si
fa
le
domande
sbagliate.
Una
lacrima.
Due.
Tre.
Numero
perfetto.
Sei
troppo
perfetto.
Questo
taglio
rompe
la
tua
perfezione.
Almeno
il
tuo
sangue
ti
scalderà
accarezzandoti
il
petto.
Comunque,
ragazzino,
voglio
accontentarti.
Pensa
quanto
suono
buono
stanotte.
In
fondo
questo
cappotto
comincia
a
pesarmi
sulle
spalle.
Lo
lascio
cadere
come
uno
straccio
ai
miei
piedi.
Osserva
ragazzino.
Io
mi
guardo
per
quello
che
sono.
prendi
esempio.
Abbasso
la
spada.
Chiudo
gli
occhi.
Mi
costa
ancora
così
tanto
mostrarle.
Che
stupido.
Sorrido
a
me
stesso.
Sento
il
sangue
defluire
sulla
schiena.
Un
brivido
sempre
più
forte
mi
percorre.
Stringo
i
denti.
Il
dolore
ci
perseguita.
Mi
piego
in
avanti
stringendo
me
stesso.
Sangue
prende
a
sgorgare
senza
freno
dalle
scapole.
Gli
ossi
si
muovono
in
me.
Tossisco
sangue
su
di
te.
Perdonami.
L'hai
volute
vedere
te.
Un
urlo
infrange
la
notte.
Si
aprono
immense.
Nere
come
il
cielo
sopra
di
noi.
Piume
bagnate
di
sangue.
Eccole
ragazzino.
Sei
contento?
Leggo
quasi
terrore
nei
tuoi
occhi.
Il
loro
peso
mi
spinge
in
avanti.
Cadere
davanti
a
te?
Ti
piacerebbe
confessalo.
Non
mi
reggo
su,
ma
stai
tranquillo
che
non
ti
accontento.
Lascio
la
mia
spada.
Cade
divenendo
solo
una
pozza
di
sangue
scuro.
Le
mie
mani
si
stringono
a
quelle
catene.
Dove
scappi
adesso
ragazzino?
Il
mio
volto
innanzi
al
tuo.
Mi
specchio
in
quegli
occhi
puri.
Mi
disgusti.
Tremi?
Tremi!
Poverino.
Mi
dispiace.
Socchiudo
gli
occhi
abbassando
il
capo
per
accarezzare
il
tuo
collo
con
il
mio
respiro.
Un
urlo
strazia
la
notte.
Finalmente
ti
sei
svegliato.
Appoggio
la
mia
testa
alla
tua
quasi
in
muta
carezza.
Poso
le
labbra
sul
tuo
orecchio.
Sono
stanco
del
tuo
silenzio
"Sono
Chrono
ragazzino.
Vuoi
morire
chiedendo
perdono?"
Tremi.
Fanno
tutti
così.
Non
ho
la
bellezza
consolatoria
di
mio
fratello.
Mi
dispiace.
Ora
il
tuo
pianto
è
intenso.
Le
tua
lacrime
lavano
il
sangue.
Sospiro.
E'
questa
la
tua
risposta?
Mi
lascio
cadere
in
ginocchio
davanti
a
te.
Fermare
il
sangue
non
è
facile.
E
tutto
per
farti
vedere
delle
ali
vere.
Hai
cambiato
idea.
Fanno
tutti
così.
Chino
il
capo.
Basta
piangere.
Rispondimi.
Ti
prego.
No.
Perchè
mi
abbracci?
Lasciami!
Non
ho
la
forza
di
spingerti
via.
Le
tue
lacrime
mi
accarezzano.
Il
loro
odore
è
quello
che
mi
avvolge
da
sempre.
Le
tue
mani
suscitano
in
me
brividi
che
non
voglio
ascoltare.
I
sentimenti
non
sono
per
quelli
come
me.
Non
ho
la
forza
per
respingerti.
Piangi.
Sia.
Sfogati.
Fanno
tutti
così.
Alzo
lo
sguardo
a
fissare
quel
cielo
lontano
e
freddo.
Mi
stai
guardando
fratello?
Dannato.
Starebbero
a
te
queste
cose.
In
fondo
i
tuoi
capelli,
ragazzino,
sono
davvero
belli.
Posso
toccarli?
Ma
sì,
vero?
Piangi.
Poso
la
testa
sulla
tua.
Chiudo
gli
occhi
ascoltando
i
tuoi
singhiozzi.
Ero
come
te
un
tempo.
Piangi
ragazzino.
Richiudo
le
mie
ali
su
di
te.
Ricomincia
a
piovere.
Fragile
come
sei
potresti
romperti
sotto
queste
gocce
inclementi.
Siamo
simili.
Sono
simile
a
tutti
coloro
che
mi
chiamano.
Sai
una
cosa
ragazzino?
Sono
felice
che
tu
non
abbia
risposto
alla
mia
domanda.
Piangi.
Piangi.
Lascia
che
la
Pioggia
lavi
via
tutto
il
tuo
male.
Domattina
sarai
tu
ad
aprire
le
tue
nuove
ali.
Senza
timore.
Senza
dolore.
Non
ti
accorgerai
di
averle.
Le
guarderò
e
mi
dirò
che
sei
troppo
perfetto.
Ti
invidierò.
Perchè
per
quanto
tutti
pensino
diversamente,
in
fondo,
noi
Angeli
non
siamo
Perfezione.
Non
tutti
lo
siamo.
Avrai
delle
splendide
ali.
In
fondo
mi
piacciono
anche
i
tuoi
occhi
azzurri
sai?
Ti
stringo
a
me
con
tutta
la
forza
che
ho.
Ricordati
di
questo
abbraccio
e
dimentica
quel
nome
che
imploravi.
Appoggio
la
fronte
alla
tua
spalla.
Certo
che
sei
davvero
un
ragazzino.
La
notte
non
ha
tempo.
Il
sole
sorgerà
appena
sarai
pronto
a
volerlo
vedere.
Accarezzo
questi
capelli
così
delicati.
Ti
sporco
di
sangue,
ma
non
temere.
Il
nostro
sangue
è
impalpabile.
Sono
certo
che
domani
vedrai
il
sole
splendere
come
non
mai.
Allora
non
ti
ricorderai
di
me.
Né
di
quel
nome,
né
di
quel
desiderio.
Sospiro.
Sorrido.
In
fondo,
sono
fortunato.
In
troppi
chiamano
il
mio
nome
ultimamente.
Non
tutti
sono
indecisi
come
te.
Io
non
posso
chiamarli
indietro.
Io
posso
solo
ascoltare.
Posso
solo
fare
una
domanda.
Non
posso
rifiutare
la
risposta
che
ricevo.
Hai
avuto
paura.
Fai
bene
ad
averne.
Non
c'è
nulla
di
meglio
dove
volevi
andare.
Ma
certo
questo
non
posso
dirtelo.
Mi
capisci
vero?
Consentimi
poche
parole.
Per
una
volta
lasciami
parlare
e
non
solo
pensare.
Ho
sollevato
tanti
corpi
esanimi.
Ho
stretto
a
me
anime
troppo
giovani.
Ora
che
posso
gioire
di
un
ripensamento
concedimi
più
di
quella
domanda.
Ti
scosto
da
me.
Hai
smesso
di
piangere,
ora
mi
guardi.
I
tuoi
occhi
sono
arrossati,
ma
sempre
così
puri.
Non
lasciarli
intorbidire
da
chi
non
ti
comprende.
Sorridimi.
Io
sorriderò
a
te.
Queste
esili
spalle
diverranno
forti
e
sosterranno
le
tue
ali
splendenti.
Mi
rialzo.
Le
mie
ali
si
sciolgono
come
inchiostro
nella
pioggia.
Raccolgo
il
mio
cappotto.
Il
sangue
svanisce.
Lavato
via.
Non
è
notte
di
sangue.
Almeno
non
questa.
Devo
andare.
Nella
speranza
che
il
prossimo
a
chiamare
sia
come
te.
Vorresti
chiamarmi.
Allunghi
una
mano.
Hai
già
dimenticato
il
mio
nome
vero?
Chino
il
capo
con
un
sorriso
amaro.
Tutti
si
scordano
di
me.
Nel
bene
e
nel
male
sono
solo
una
comparsa.
"Grazie"
questo
in
fondo
me
lo
dovevi,
ragazzino.
La
pioggia
lava
via
i
tuoi
dolori.
E'
una
pioggia
provvidenziale.
Piove
sempre
in
queste
notti.
Torna
a
casa.
Hai
ancora
molta
strada
da
fare.
Ti
eri
solo
perso.
Adesso
io
ti
ho
riportato
sulla
strada
di
casa.
Corri.
Cosa
aspetti?
Mi
fermo.
Mi
volto.
Non
ci
sei
già
più.
I
tuoi
passi
si
perdono
tra
le
gocce
che
cadono.
E'
un
triste
compito
il
mio.
Nel
bene
e
nel
male
io
posso
solo
ascoltare
e
fare
una
domanda.
Io
non
posso
decidere
per
nessuno.
Ma
forse
la
malinconia
e
il
profumo
di
lacrime
che
mi
accompagna
fa
intendere
che
oltre
le
porte
che
apre
la
mia
spada
non
si
cela
niente
di
così
bello.
Riprendo
la
mia
strada.
Il
Vento
mi
sta
già
sussurrando
una
nuova
via
da
seguire.
Speriamo
sia
come
la
tua,
ragazzino.
Mi
volto
appena.
Osservo
quella
sfera
di
luce.
In
fondo
avevi
una
luna
tutta
per
te
stanotte
no?
Sospiro
ancora.
Alzo
lo
sguardo
al
cielo.
Domani
sono
sicuro
che
vedrò
un
nuovo
angelo
camminare
per
queste
strade.
Non
avrà
bisogno
di
mostrare
le
sue
ali.
Ecco
il
Vento
che
mi
accarezza
sensuale.
E'
un
invito
a
cui
non
so
resistere.
Sparisco
nel
vento.
In
fondo
sono
ovunque.
Siamo
ovunque.
Dobbiamo
ascoltare
a
malincuore
le
Vostre
suppliche.
Ascoltate
la
malinconia
dei
nostri
animi.
In
fondo
oltre
la
mia
spada
ci
sono
porte
che
non
si
aprono
su
ciò
che
cercate.
Però
noi
possiamo
solo
ascoltare
e
fare
una
domanda.
In
essa
però
raccogliamo
tutti
i
nostri
pensieri.
Alcuni
di
voi
sono
seduti
su
un'altalena
che
non
oscilla.
Stringono
quelle
catene
e
spesso
non
le
lasciano.
Altri
si
dondolano
sempre
più
forte.
Lasciano
la
presa
su
quelle
catene
e
volano
nel
vuoto.
Purtroppo
non
hanno
ali
e
se
le
hanno
non
sanno
di
averle.
A
noi
non
resta
che
accoglierli
in
un
abbraccio
che
loro
non
ricambiano
più.
Quell'altalena
adesso
è
ferma.
Un
cigolio
lontano
mi
chiama.
Speriamo
che
non
si
stia
già
dondolando
quella
povera
bestiolina
abbandonata
a
se
stessa.
Addio.
Non
chiamarmi
mai
più.
Non
ho
voglia
di
vedere
di
nuovo
quel
tuo
faccino
perfetto...ragazzino.
*°*°*
Iselwen - Grazie tesora mia ^___^ ormai sei la mia lettrice ufficiale XD
Aster_Nepthys - Ti ringrazio moltissimo ^^ Anche a me piace molto, tra i vari personaggi dei miei racconti e delle mie storie, la figura di Chrono. Diciamo che è nella top ten dei miei personaggi preferiti XD Anche a me alcuni di quelli che descrivo non piacciono, ma credo sia naturale. Le sfaccettature dell'anima sono infinite, provare a descriverle tutte è una sfida affascinante...