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Autore: weretogether    29/08/2013    3 recensioni
Lui era li? Justin era li? Era tornato? E non era solo.
-Kristen?- pronunciò lui.
Maledizione, non doveva succedere. Maledizione, non poteva essere. Maledizione, non sarei dovuta venire. Ma lui cosa ci faceva li?
---
Hai mai amato qualcuno così tanto da non riuscire a liberarti del suo ricordo? Kristen si. Kristen ci vive col ricordo di lei e Justin felici, ma quello che ancora non sa è che presto non sarà più solo un ricordo. A quanto pare il passato è deciso a tornare, ovviamente con i suoi vantaggi e svantaggi, ma che sia un bene o un male questo ancora nessuno lo sa.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 16.
“you’ve got a nice ass”

 
Kristen’s pov.
 
Aspettai che Jon andasse via per poi indossare le cuffie dell’ipod, che tenevo sempre rigorosamente in borsa, e ripensai a quanto successo.
Non sapevo se ciò che avevo fatto era giusto o sbagliato.
Speravo di aver preso la decisione giusta, ma dentro sentivo di aver sbagliato e ora non avrei potuto più riparare. O meglio, avrei potuto, ma non senza far soffrire Jon.
Mi guardai intorno e.. ASPETTATE, cosa ci faceva uno skate sul mio balcone?
Mi alzai e lo presi. Dannazione se era bello. Ma, quello non era il mio skate!
Ero parecchio infuriata quando vidi un biglietto a terra.
Lo presi, posai lo skate e mi sedetti sulla solita poltroncina.
Lo aprii e inizia a leggere.
 
“Ehi Kristen, oggi ero stato a riprenderti lo skate ma, mi dispiace dirtelo, non l’ho trovato, o meglio, non intero. Sapevo quanto ci tenessi, così sono andato da Ryan e gli ho chiesto di fartene uno nuovo. So che non è come quello, ma è abbastanza carino. Spero seriamente che ti piaccia, ma, in caso non ti piacesse, puoi sempre tornare in negozio e fartene fare un altro, ovviamente sarà sempre un mio regalo. Mi dispiace tanto, e non solo per lo skate. Non volevo che ieri finisse così, ma voglio seriamente che tu riprenda a suonare, e, lo sappiamo, lo vuoi anche tu. Scusami. –Justin.”
 
Dopo aver letto quel biglietto e aver riguardato quello skate sentii una stretta alla bocca dello stomaco.
Avevo mandato tutto all’aria. Lui mi ricomprava uno skate per farsi perdonare e io baciavo un altro ragazzo per provargli che non avevo bisogno di lui.
‘Un attimo, io non ho baciato Jon per fare un torto a Justin. E poi su quel biglietto non c’è mica una dichiarazione d’amore!’ pensai.
C’era solo una cosa che dovevo fare: tornare da lui e ringraziarlo.
Rientrai in casa, mi struccai velocemente, indossai le prime cose che mi capitarono sotto mano e mi scompigliai di poco i capelli, poi scesi in cucina come se niente fosse.
-dove sei stata Kristen?- chiese mia madre infuriata.
-in camera mia.-
-ah, davvero?- chiese.
-dove sarei dovuta essere?- ribadii.
-dovresti dirmelo tu.- incrociò le braccia.
-mamma, smettila di essere paranoica, sono stata in camera mia.- esclamai sperando che mi credesse.
-sarò anche paranoica, ma ci vedo bene.- disse con fare teatrale.- ti avevo detto di non uscire, e tu cosa hai fatto?- chiese ironica. Prima che potessi rispondere continuò a parlare.- sei uscita.-
-dannazione mamma, non sono uscita.-
-ho bussato in camera tua e non hai risposto, sono salita dalla scala che da sul tuo balcone, e non c’eri, e non imprecare con me.- disse.
Quando la sentii pronunciare quelle parole non riuscii a trattenermi dal ridere.
Lei che saliva dalla scala in balcone? Dio, me la immaginavo li, che gridava di star rischiando la vita e faceva la tragica.
-tu, signorina, -mi puntò il dito contro.- non sai in che guai ti stai cacciando.-
In tutta risposta cercai di tornare seria, ma l’unica cosa che riuscii a fare fu continuare a ridere.
Dannazione, mi stavo mettendo nei casini.
-da oggi sei in punizione. non uscirai di casa per due settimane se non per andare a scuola. non andrai da nessuno e nessuno verrà qui, e quella scala la toglieremo.-
Spalancai la bocca.- in punizione? di nuovo? ma non è possibile. non ho fatto niente di male.-
-hai disubbidito alle regole.-
-ma chissenefrega delle tue regole. sto bene, la febbre è passata, dammi un buon motivo per non farmi uscire.- feci una pausa.- e la scala resta li dov’è.- aggiunsi.
-perché l’ho scelto io.-
-questo non è un buon motivo.- urlai.- e poi devo andare da Justin.-
-tu non vai da nessuna parte!- gridò quasi esasperata.
-ah si? e chi me lo impedisce?- dissi dirigendomi verso la porta.
-io.-
-è importante.-
-non così importante da non poter aspettare altre due settimane.- disse mettendosi davanti alla porta.
‘e porca puttana.’ Pensai.
-cosa hai detto?- mi urlò contro.
Forse non l’avevo semplicemente pensato.
-ti ricordi cosa mi hai detto ieri?- cambiai discorso.- mi hai detto che le cose non sono tutte bianche o tutte nere, esistono anche le sfumature. mi hai detto che magari Justin ha avuto i suoi buoni motivi per lasciarmi. mi hai detto che non devo farlo soffrire solo perché lui ha fatto soffrire me.- feci una pausa.- bene. io ho fatto una cazzata che può ferirlo, come amico, si intende. quindi, per favore, lasciami andare da lui. ti ho promesso che non l’avrei fatto soffrire e non posso rompere una promessa per il semplice fatto che sono in punizione.- la buttai li, sperando che si convincesse.
Ma lei rimase immobile davanti alla porta facendo cenno di no con la testa.
-sai cosa ti dico?- feci una pausa ma non le diedi il tempo di rispondere.- non rovinerò la mia amicizia con Justin per il semplice fatto che non te ne frega un cazzo della mia felicità.- dissi tornandomene sopra.
-Kristen, non azzardarti ad uscire o..- la interruppi.
-o cosa, mamma?- chiesi fermandomi a metà scala. –cosa?-
-o le settimane di punizione raddoppiano.-
-fa come vuoi, non me ne frega niente.- dissi tornandomene in camera e uscendo dal balcone.
Corsi verso la casa di Justin e suonai il campanello.
‘dai Justin, dai.’ Pensai.
Speravo seriamente che mi aprisse in fretta prima che mia madre si trasformasse in hulk e mi riportasse a casa tirandomi per i capelli.
‘per favore, per favore, per favore, apri.’
Suonai un’altra volta, quasi disperata, ma nessuno apriva, eppure le luci erano accese.
‘se apri faccio tutto quello che vuoi.’
Ma niente.

se aprono torno a suonare, lo giuro.
Cosa, che stavo dicendo?
‘no, stavo scherz..’
Aprirono alla porta.
-ehi.- restai ferma immobile sulla soglia della porta.
-Kristen?- disse quasi come se non si aspettasse che fossi li e, ad essere sincera, nemmeno io mi sarei aspettata li.
-così mi chiamano.- dissi. Ma che cazzo dicevo?
Lui ridacchiò.- già.-
-posso umh, come dire..-
-si, entra.- mi evitò quell’imbarazzo.- vieni.- dissi facendomi strada. Come se non sapessi dove si trovava la sua camera!
Entrammo in camera sua e ci sedemmo sul suo letto.
-quindi?- mi guardò con aria interrogativa.
-penso che tu sappia perché sono qui.- dissi piuttosto imbarazzata.
Si batté una mano sulla fronte.- è per quel regalo idiota?-
-se stiamo parlando della stessa cosa, beh, non era idiota.-
-invece lo era, e anche tanto.-
-non è vero.- ribattei. –ed è pure bellissimo.-
-ti è piaciuto?-
-ovvio.- dissi sorridente. –tenevo molto alla mia vecchia tavola, ma, ammettiamolo, questa è fantastica.-
-sono felice che almeno ti sia piaciuta.-
Mi girai i pollici aspettando che dicesse qualcosa. Mi sentivo come una ragazzina alle prese col suo primo amore, ma in fondo lo ero davvero. Non stavamo più insieme ma era davvero stato il mio primo amore.
-senti, mi dispiace per ieri. non avrei dovuto. ho esagerato e mi dispiace.- disse lui d’un tratto.
-è colpa mia, dovevo smetterla tempo fa di fare la vittima, anzi, non dovevo iniziare per niente.-
Mi scrutò attentamente poi scoppiò a ridere.
-perché ridi?- chiesi inarcando un sopracciglio.
-mi dispiace aver rovinato un momento così, ma dove hai trovato il coraggio di vestirti così?- disse ridendo ancora più forte.
Mi guardai bene e, sul serio, dove cazzo avevo trovato il coraggio per vestirmi così?
-che figura di merda.- esclamai.
-no, sul serio, maglia e gonna si abbinano molto.- disse tenendosi la pancia per le troppe risate.
Avete presente quando dissi “indossai le prime cose che mi capitarono sotto mano”? Bene, non stavo scherzando.
Indossavo una maglia rossa a maniche lunghe con una renna, una gonna cortissima nera e delle converse bianche, ma, la cosa peggiore, era che quella non era una semplice gonna, quella era una gonna da tennis, ed era di mia madre.
Mi coprii il viso con le mani.
-Dio, ma dove hai trovato questi vestiti?- chiese cercando di smetterla di ridere.
-diciamo che non mi sono guardata quando sono uscita.- dissi imbarazzatissima.
-scommetto che quello è un regalo di tua zia.- rise indicando il maglione.
Feci cenno di ‘si’ con la testa.-cazzo, dovrebbero abolirli questi regali di natale.- scoppiai a ridere con lui.
-no, perché? sono così carini.- rise.
-sul serio, mia madre doveva essere proprio incazzata per non dirmi che sembravo cosa, un albero di natale? un manichino di quelli che allestiscono per carnevale?-
-si è arrabbiata perché sei uscita di nascosto?- mi chiese lui.
-si, ma- mi bloccai di colpo.- come fai a sapere che sono uscita di nascosto?-
-quando sono stata da Ryan ho visto te e Jon e quando siete tornati sei salita dalla scala.- disse lui facendo spallucce.
Aveva anche visto il bacio allora.
-aspetta, tu hai visto tutto?-
-se per tutto intendi il bacio, si.- disse spostando lo sguardo.
-oh, io..- mi interruppe.
-sono felice per te.- disse come se fosse la cosa più naturale del mondo.
‘se solo anche io fossi felice per me’ pensai.
Io annui semplicemente. Avrei potuto dirgli che avrei anche io voluto essere felice per me, ma che non lo ero?
Non lo ero e non lo ero stata nemmeno per un fottutissimo secondo di quel bacio.
-quando torna Susan?- gli chiesi.
-forse la settimana prossima, forse fra due settimane.- sospirò.- chi lo sa.- fece spallucce.
-ti manca?- dissi un po’ imbarazzata.
-un po’.-
-i giorni passeranno veloci.- buttai li. Solo dopo mi accorsi di ciò che avevo detto.
-già, passano sempre veloci, eppure mentre vivi giornata per giornata ti sembra che manchi ancora un secolo.- rispose.
-già.- giocherellavo con i miei capelli.- e poi quando realizzi che il peggio è passato, che manca poco, davvero poco, che sei ad un passo dal tornare ad essere felice, sembra che i giorni che devono ancora passare siano anni, e le ore secoli.-
-e quando quell’inferno finisce ti chiedi come hai fatto a sopravvivere.- concluse.
E sapevamo entrambi a cosa ci stavamo riferendo. Sapevamo che ciò di cui avevamo parlato non era una cosa che avevamo visto nei film, o che avevamo letto in qualche libro, no. Sapevamo che quello che avevamo descritto l’avevamo vissuto, che avevamo sentito il peso dei giorni alleviarsi sempre di più, per poi tornare ad essere maggiore e infine scomparire del tutto. L’avevamo vissuto in quei lunghi mesi che avevamo passato separati, anche se non stavamo insieme, e l’avevamo vissuto perché sapevamo che le cose non si sarebbero aggiustate e che un giorno o l’altro ci saremmo rivisti.
-vado un attimo a prenderti qualcosa da mettere per tornare a casa.- spezzò il silenzio che si era creato.
-umh?- gli lanciai uno sguardo interrogativo.
-hai per caso intenzione di tornare a casa così?- disse ridendo.
-meglio di no.- ridacchiai.
Uscì dalla sua camera e andò chissà dove a cercare qualcosa da darmi per tornarmene a casa, così, nell’attesa feci un giro della stanza.
Aveva proprio ragione, era tutto come l’avevo lasciato: teneva la sua infinità di cappelli sempre al solito posto, le scarpe erano sempre vicino all’armadio, le foto di quando era piccolo erano sempre sulla solita mensola e le foto alle pareti erano le stesse e non erano state spostate di un millimetro.
Probabilmente non le aveva ancora tolte perché non aveva avuto tempo prima di partire o magari perché era troppo impegnato per sprecare del tempo così.
Girai un po’ per la camera, alla ricerca di qualcosa che non mi sembrasse “normale” e alla fine trovai un fogliettino dove c’era scritto ‘Per Kristen’.
Lo presi e lo aprii, c’era scritto: “Ehi, scusami per questo pomeriggio. So di aver esagerato ma pensavo tutto ciò che ho detto. Mi dispiace però di aver tirato fuori l’argomento in questo modo e mi dispiace anche aver sputato tutto fuori senza preoccuparmi di te. So di aver sbagliato, ma pensaci. Ad ogni modo, volevo dirti che ho una sorpresa per te e quando la febbre passerà devo portarti in un posto. –Justin.”
Poco dopo Justin entrò in camera con alcuni vestiti in mano.
-oh, ehi.- mi girai di scatto quando sentii dei passi.
-ehi, che facevi?- mi chiese abbozzando un sorriso.
-davo un’occhiata in giro per vedere se eri sincero ieri.-
Mi guardò con aria interrogativa.
-è tutto come lo ricordavo.- gli feci l’occhiolino e lui rise.
-tieni.- disse porgendomi i vestiti.- dovrebbero starti bene.-
-sono di Susan?- chiesi.
Lui annuì.
-non si arrabbierà?-
-non si ricorda nemmeno di averli.- sospirò.- cambia guardaroba ogni settimana.- ridacchiai.
-dove mi cambio?- chiesi.
-il bagno è sempre li.- disse indicandomi la porta.
Ridemmo.
-okay.- stavo per entrare in bagno quando Justin mi chiamò.
-si?- chiesi.
-hai un bel culo.- rise, io gli feci la linguaccia.
Una volta in bagno indossai i vestiti che mi aveva portato Justin.
Qualche minuto dopo tornai in camera sua, questa volta però avevo visto ciò che stavo indossando. Mi aveva portato dei leggins neri, un maglione enorme bianco che arrivava poco più giù del sedere e una sciarpa rossa.
-ora mi spieghi per quale motivo mi hai dato anche una sciarpa?- chiesi uscendo dal bagno.
-mi piaceva.-
-Justin, devo solo fare una ventina di metri e sono a casa, non pensi sia esagerato?- chiesi.
Poi mi guardai bene allo specchio e capii. Quella era la mia sciarpa.
-ma questa è la mia sciarpa!- esclamai.
-si.-
-e ce l’hai ancora?-
-l’ho trovata ora e ho pensato fosse un buon momento per dartela indietro.-
-l’ho cercata ovunque, ecco perché non la trovavo.-
-ora è di nuovo tua.- mi fece l’occhiolino ridendo.
-ah, prima ho trovato un biglietto sulla tua scrivania.-
-che biglietto?- chiese.
-non avevo intenzione di leggerlo, né di farmi gli affari tuoi, ma ho visto che c’era scritto che era per me, quindi ho pensato fosse il caso di leggerlo.-
-oh, l’avevo scritto l’altra sera, poi però ci ho ripensato e non te l’ho dato.-
-e di che sorpresa si trattava?- chiesi.
-niente.- disse grattandosi la nuca imbarazzato.
-dai, ora sono curiosa.-
-niente, era un’idea idiota.-
-se era idiota come lo skate, allora amerò di sicuro questa sorpresa.-
-niente, volevo portarti in un posto, ma non fa niente.-
-okay, allora andiamo.-
-non sei in punizione?- chiese.
-si..-lo guardai.- come fai a saperlo?-
-lo immaginavo. anche quando uscivi di nascosto con me ti mettevano in punizione, ma tu non gli davi mai retta.- ridacchiò.
-comunque non mi importa. andiamoci.-
-non sai nemmeno di che luogo stai parlando.-
-sono sicura che sarà un posto bellissimo.-
-forse, ma sei ancora in punizione.-
-dai, Justin, per favore.- fecI gli occhi dolci.
-no.-
-per favore.- dissi con fare da bambina.
-no.-
-dai, se mi ci porterai non disubbidirò mai più a mia madre.-
-sul serio?-
-sul serio.-
-allora okay, ma solo per domani.-
Gli baciai la guancia, poi mi diressi verso la porta –a che ora domani?- chiese.
-alle undici fatti trovare pronta.-
-okay, ma dove andiamo?-
-ti ho detto che è una sorpresa.-
-okay, okay.- alzai gli occhi al cielo e uscii dalla sua camera.
Mentre tornavo a casa la mia mente era invasa dai pensieri.
Suonai alla porta di casa mia e, mentre aspettavo che qualcuno aprisse, ripensai a quanto successo prima e CHE COSA AVEVO COMBINATO?
Avevo giurato che sarei tornata a suonare.
‘gran bel casino Kristen’.
**
Ecco qui il capitolo 16.
Fa schifo, lo so, ma questa volta è quasi interamente dedicato a Justin e Kristen. 
So che non succede niente di particolare, ma è già un passo avanti!

Ah, ho visto che il numero delle persone che ha la storia tra le seguite e preferite è aumentato, quindi grazie.

Poi, volevo ringraziarvi per le recensioni, anche se il capitolo precedente ne ha avute solo 2.

Spero comunque che vi piaccia e in una vostra recensione.

:).

 
  
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