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Autore: Donixmadness    29/08/2013    2 recensioni
Non ho idea di cosa mi sia saltato in testa!! Sono nei casini e metto pure a scrivere una storia!!
Va beh! Spero almeno di farcela, premettendo che ho molto da fare comunque ecco alcuni indizi:
"Lo sapevi che era solo un riflesso, perciò non ti sei stupito più di tanto quando non ci hai trovato nulla in quella pozza sporca. Ma perché l’hai fatto? Non vorrai mica controllare le tue condizioni, mi auguro!
Ciò che fai dopo conferma i miei timori. Persino il tuo inconscio ti intima di non farlo: gli hai già disobbedito una volta perché vuoi farlo ancora? Maiale testardo!!
Troppo tardi ti sei sporto sulla superficie stagnante e ti sei visto … "
Genere: Malinconico, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Matt, Mello, Near, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The Glory smells like Burnt
 

 


-Capitolo 9-

 
 
 
 


La luce del piccolo schermo proietta una sagoma rettangolare sulle lenti di plastica. Il contatto visivo sul percorso ad ostacoli in pixel non si interrompe nemmeno per un istante, sebbene la sclera risulti percorsa da rigagnoli sanguinei. Matt non riesce a prendere sonno, così si è accovacciato sul letto ed ha acceso una nuova partita alla DS.
Quell’ oggetto che muove tra le mani con foga è stato il primo regalo dei suoi genitori, quando era più piccolo e loro si volevano ancora bene.
La rottura tra i suoi e la degenerazione della situazione famigliare è avvenuta dopo che suo padre ha iniziato ad avere problemi sul lavoro, e questo il rosso lo sa bene. Prima i suoi genitori si amavano molto ed erano una famiglia davvero felice. A volte gli capita di avere qualche flash del passato, come questa notte ad esempio e per tanto non riesce a chiudere occhio.
Si è ricordato improvvisamente del giorno in cui mamma e papà gli regalarono la consolle portatile, allora poteva avere circa quattro o cinque anni. Passeggiava allegramente con i suoi mano nella mano quando, all’improvviso, i suoi occhi smeraldini furono catturati dalla vetrina di un negozio. Subito si staccò da loro per accorrere a vedere meglio. Non appena posò lo sguardo sulla consolle portatile con tanto di custodia, fu amore a prima vista. I suoi occhi rilucevano e gli conferivano un’aria ancora più dolce ed infantile, mentre teneva premuti i palmi contro il vetro. Suo padre allora si accovacciò di fianco a lui rimirando la tenerezza di suo figlio: -Ti piace quella? – gli chiese.
Matt distolse lo sguardo dapprima imbarazzato, poi annuì lievemente incrociando occhi del suo stesso colore. Suo padre gli accarezzò il capo rossiccio e sua madre sorrideva divertita, così i tre entrarono nel negozio e il piccolo ricevette il primo giocattolo al quale si fosse mai affezionato.
Sono passati tanti anni da quel giorno, forse non molti, però a Mail sembrano secoli. La consolle a cui è tanto legato non è rimasta illesa nel tempo, infatti ha numerosi graffi e gli angoli consunti. Nonostante se ne fosse preso cura assiduamente, non ha potuto evitare che la sua adorata DS subisse vari incidenti. Come quella volta in cui sua madre, in preda ad una crisi isterica, gli strappò di mano il giocattolo scaraventandolo sul pavimento.
-Smettila di giocare con quel coso! Non lo sopporto più!! – strillò mentre il piccolo Mail raccoglieva i minuscoli frammenti di plastica, i quali si erano staccati da un angolo.
Sembra quasi che il giocattolo abbia subito un numero di traumi direttamente proporzionale alle crisi dei suoi genitori. In ogni caso, loro non ci sono più e ormai Matt è rimasto solo in quell’orfanotrofio per bambini prodigio. Sono davvero tutti strani lì dentro, ma forse il più strano è proprio lui che chiuso nel suo modo continua a giocare allo stesso videogame.
Riesce a passare senza problemi al livello successivo, infatti conosce a memoria quel maledetto game perciò riesce a prevedere tutti gli ostacoli. Sospira laconico, terribilmente annoiato dalla solita solfa. Anche mentre pigia rapido i tasti della consolle, l’immagine di lui che passeggia allegramente con mamma e papà non lo abbandona. Gli occhi cominciano a pizzicare dietro le lenti dei suoi occhiali, tuttavia si convince che probabilmente la vista offuscata è dovuta alla stanchezza più che alla tristezza.
In realtà, per quanto possa essere nocivo per un bambino della sua età, è sempre stato abituato all’insonnia quindi pare essersi assuefatto alle numerose notti trascorse a giocare con i videogame. 
Però, in cuor suo sa che quel conforto che tanto cerca non lo troverà mai nei videogiochi. Mai.
Una stilla più prepotente oltrepassa le sue ciglia colando al limite degli occhiali da aviatore.
“Il mondo non fa per me. Il mondo è noioso e ordinario … Il mondo non mi vuole!”
Ma non sei forse tu che devi accettare il mondo Mail Jeevase?
 
 
Un altro giorno sta trascorrendo serenamente alla Wammy’s House, è pomeriggio e ormai il sole è prossimo a calarsi all’orizzonte. La maggior parte dei bambini sfrutta questo ritaglio di tempo libero per giocare nella sala comune. Si tratta di una stanza molto ampia, in cui gli orfani stanno insieme e si divertono con i balocchi che ogni mese vengono portati da Roger. In realtà, si tratta di una donazione che fa abitualmente Quillsh Wammy, il fondatore dell’istituto, il quale trova sempre nuovi giochi stimolanti per i piccoli geni. 
Un paio di piedi nudi marcano passi concitati sulle assi di legno. Sulle caviglie ricadono mollemente i lembi larghi e scuri dei pantaloni, i quali a volte si impigliano sotto i talloni. Il marciare di quel piccolo orfano si arresta dinnanzi alla porta della sala comune, dalla quale proviene il classico vocio di sottofondo. Un caschetto biondo fa capolino nella stanza, mentre gli occhi cerulei e vispi saettano da un angolo all’altro in cerca di qualcosa.
-Ciao Mello … - si avvicinano dei ragazzini, ma purtroppo questi non vengono ricambiati . Al secondo richiamo il ragazzino si limita ad un cenno del capo, mentre cammina per la stanza alla ricerca di qualcosa.
“Ma dove sarà? “ pensa ansioso ed esasperato. È da circa stamani che si comporta in maniera così insolita e i suoi compagni si chiedono che cosa abbia. Intanto, dall’altra parte della stanza, un ragazzino dai capelli fulvi è accovacciato su una delle morbide poltrone della sale comune. Con i suoi inseparabili googles e la consolle tra le mani, tenta di uccidere l’orco malvagio nell’ultimo livello del game. Non si cura minimamente del gruppetto di ragazzini dietro di lui, i quali guardano incuriositi la partita. Hanno più volte cercato di prendere la parola con lui, ma senza successo: Matt non ha dato minimo cenno di averli uditi, troppo concentrato a vincere per potersi distrarre con loro. Alla fine quelli, messi K.O. dal mutismo del rosso, hanno deciso di restare in silenzio e di guardarlo giocare. Non sa il povero rosso che tra qualche istante sarà in guai seri.
Mello intanto cerca sotto il divano, tra i cuscini , scacciando a malo modo quelli che vi sono seduti sopra.
“Possibile che sia sparita?? Eppure l’ultima volta che l’ho vista è stato qui nella sala comune … Porca miseria!” impreca mentalmente, tentando di ricordare l’ultimo luogo in cui ha visto l’involucro argentato. Gira su se stesso per visualizzare l’intera camerata e verificare di non aver tralasciato alcun punto. In un istante i suoi occhi si fermano su una poltrona su cui vi è seduto un ragazzino, mentre è attorniato da sguardi incuriositi.
A passo marziale si dirige verso il rosso, il quale avendo la testa china non lo nota, oppure fa finta di non notarlo. In ogni caso, Mello si ferma dinnanzi a lui lasciando una  manciata di centimetri a separarli. Gli altri ragazzini si accorgono della sua presenza e, quasi istintivamente , fanno un passo indietro alla vista dello sguardo accigliato del biondo. Matt non batte ciglio alla sua presenza continuando a pigiare frenetico i tasti, Mello , invece, prima di prendere la parola si sofferma su di lui in un attimo di contemplazione.
“Ecco che abbiamo aggiunto un nerd represso alla collezione!” considerando che tipi del genere chinano il capo per un non nulla, crede che non sarà così difficile farlo alzare dalla poltrona.
-Ehi tu! – esordisce il biondo mettendo le mani sui fianchi – Ti alzi dalla poltrona? Devo cercare una cosa.
Non si può dire che sia una frase provvista di formule di educazione, si è risparmiato perfino il classico “condizionale di cortesia”, il quale per un genio che si rispetti è fondamentale ma per un tipo spazientito come lui serve a ben poco. Il rosso non ha dato cenno di averlo sentito, infatti continua la sua interminabile partita mentre il biondo alza un sopracciglio al suo mutismo.
-Ehi, sto parlando con te!- richiama ancora, però il bambino non si smuove. L’unica cosa che invece ha dato prova di dinamismo sono quei ragazzini di prima, i quali quatti quatti si allontanano dalla poltrona fregandosene della partita. Già da lontano avevano  intravisto il cipiglio fiero del biondo che, a detta di tutti, è particolarmente suscettibile: o almeno basta osservare il portamento, il suo linguaggio del corpo, lo sguardo per intuirlo.
Tuttavia, come già accennato nei precedenti capitoli, per far infuriare veramente Mello bisogna raggiungere un certo climax. Ma chiunque avrebbe potuto scommettere che, continuando con quell’atteggiamento, il rosso sarebbe stato il primo a raggiungere un simile traguardo.
-Sei sordo? Sto parlando con te!! – continua il biondo, agguantando una spalla dell’altro con la mano. Solo allora, molto lentamente, Matt alza il capo e incontra per la prima volta Mello. Le iridi vacue ed annoiate del ragazzino si scontrano con quelle cerulee e furenti del biondo. Solo allora può scorgere davvero chi ha di fronte, ciononostante si limita a rivolgergli giusto un’occhiata superficiale: insomma non è il momento di perdere tempo con uno sconosciuto quando c’è in ballo il regno di Alkazar!!
Dedica non più di trenta secondi prima di riabbassare il capo e riprendere a giocare. Mello dal canto suo contrae il viso in un’espressione stizzita, mentre la smorfia delle labbra si fa più pronunciata. Intanto nell’intera sala comune è calato un silenzio tombale, dopo aver visto l’atteggiamento di Matt si sono ammutoliti di colpo e ora guardano la scena con trepidazione. Alcuni si chiedono come faccia ad ignorare le azioni di Mello, le quali sono quasi sempre catastrofiche.
-Se non ti alzi, ti butterò giù io!! – alza ancora di più la voce, ormai quasi al limite tra la conversazione civile e una scarica di pugni. Sta richiamando tutto il suo auto controllo per mantenersi sulla prima fascia e non oltrepassare la seconda.
Il rosso continua ostinatamente ad ignorarlo, anzi, quasi per ripicca, si sistema meglio sul cuscino della poltrona incrociando le gambe. Nel farlo però qualcosa si rompe: Mello con il suo udito ultra fino riesce a captare un singolare scricchiolio provenire dalla poltrona, più di preciso da sotto il sedere di Matt. Non si tratta del cigolio di molle, ma di qualcosa di vagamente duro che si spezza. Il biondo non ci mette molto a capire che la sua adorata barretta di cioccolato si è frantumata sotto il “dolce” peso di quel rosso.
Ogni filo che collega il corpo alla ragione si spezza, senza attendere oltre Mello afferra il ragazzino per il colletto della maglia e lo scaraventa di lato, giù dalla poltrona. Matt cade rovinosamente a terra, tuttavia alla sua DS capita di peggio. La presa sulla consolle non era ben salda, perché, nel momento in cui il biondo l’ha spintonato, è sfuggita dalle mani del rosso. Questo segue la scena a rallentatore, mentre il giocattolo urta violentemente prima il bordo del davanzale di marmo e poi fa un volo di venti metri fuori dalla finestra, la quale era aperta e si trova a poca distanza dalla poltrona. Quello che è accaduto in un attimo a Matt è parso eterno. Il suo cuore ha sussultato quando lo schermo della consolle si oscura a causa dell’urto contro il davanzale.
I bambini hanno seguito la scena attoniti, il povero Matt più di tutti, il quale ancora riverso a terra fissa con occhi sbarrati il punto da cui è caduta la consolle. Il biondo non si è curato minimamente dell’accaduto, troppo impegnato a recuperare la sua preziosa cioccolata per potersi accorgere di ciò che ha causato. Ma d’altronde non gli importa nulla di ciò che è prezioso per gli altri e questo tratto egoistico è accresciuto ancora di più da quando è giunto alla Wammy’s . Sarà che si è montato la testa perché è il primo in classifica, sarà che ha sempre avuto un atteggiamento scorbutico verso il prossimo, ma sin da piccolo è stato messo davanti a scelte terribilmente difficili e dolorose. 
Per uno come lui, che ha vissuto di stenti gran parte della sua infanzia, quel posto in cui ti danno tutto ciò che desideri ha del paradisiaco, ovviamente in cambio di uno studio impegnativo. Stare alla Wammy’s ed avere l’opportunità di approfondire tante nuove conoscenze è sempre stato il futuro che Sebastian avrebbe voluto per il figlio. Ha lavorato sino allo stremo per aprire un varco a Mihael e ha dato tutto se stesso per riuscirci, perfino la sua vita. Suo padre, a conti fatti, si è sacrificato in tutti i sensi e ora Mihael, o forse sarebbe meglio dire Mello, non vuole deludere quelle aspettative, né tanto meno ritornare alla vita misera che conduceva.
“Sei vuoi qualcosa –si dice spesso – devi lottare con le unghie e con i denti pur di averla. La vita è spietata, la gente meschina e tu devi essere più forte di loro per poter sopravvivere”.
Con le dita muove l’involucro argentato che racchiude i pezzi del suo dolce preferito. La cosa che lo fa imbestialire di più è che si sia spezzata sotto il fetido sedere di quel moccioso! Chiaramente lui non spreca nulla, ma il solo pensiero che non sarebbe stata più commestibile gli fa ribollire il sangue.
Intanto Matt si è rialzato con innaturale calma, sotto gli occhi di tutti.
Il silenzio diviene agghiacciante e l’aria vibra di rissa. Il rosso stringe con fervore i pugni tendendo il più possibile le braccia lungo il corpo: trema ma non di pianto, di rabbia. Mai una volta gli è capitato di provare una collera così forte, nemmeno quando i suoi litigavano riusciva ad infervorarsi.
Stavolta, invece, è diverso.
-Tsk! La prossima volta guarda bene dove ti siedi, idiota! – stranamente il biondo non ha alcuna intenzione di avventarsi sull’altro in alcun modo possibile, ha altro da fare che picchiare uno stupido ragazzino che, a detta sua, scoppierà a piangere tra qualche istante.
Grave errore Mello! Mai voltare le spalle all’avversario!
Matt infatti si gira di scatto e salta addosso al biondo, buttandolo a terra. Mihael rimane stupefatto dalla reazione del rosso, il quale non perde tempo ad assestagli un pugno allo stomaco mozzando il fiato del biondo.
Mello non perde tempo e, non appena prende consapevolezza della situazione, risponde con altrettanta veemenza. Gli tira con forza alcune ciocche rosse, in modo da scansarlo via ed invertire le posizioni. Non è mai stato male nelle risse, ma deve constatare quanto il rosso sia difficile da spostare. Inoltre, non può fare a meno di guardare i suoi occhi sgranati e colmi di rancore: se non fosse per le lenti arancioni, avrebbe giurato che potesse fulminalo con lo sguardo.
Nonostante i movimenti di Matt si goffi, Mihael riesce a fatica ad invertire le posizioni colpendolo in viso. Una linea vermiglia fuoriesce dalla narice del rosso, mentre questo si dimena con tutte le forze bloccando i polsi del biondo.
Mello tenta in tutti i modi di tirargli l’elastico dei googles per distrarlo, ma quello non demorde. Il biondo può constatare come resista spaventosamente ai suoi pugni: “Ma quanto è forte?” si chiede esasperato, Mello, che comincia ad avere il fiatone. Non si sarebbe mai aspettato una reazione così tenace da parte dell’altro, del resto non sembra nemmeno così abituato a picchiare. Eppure ha una notevole resistenza. Tutti gli altri orfani sono rimasti pietrificati ai loro posti: nessuno fiata, né ha il coraggio di intervenire per separare quei due. La cosa che lascia di stucco è che un ragazzino dall’apparenza pacifica sia in grado di tenere testa a Mello.
Ovviamente la zuffa non dura a lungo poiché le istitutrici intervengono tempestivamente. Due donne, vicine alla mezza età, tengono per le braccia quei due diavoletti, i quali adesso ansimano affaticati e si scrutano  in cagnesco.
Il biondo ha riportato una serie di graffi, segni sulla faccia e sui polsi, per non parlare della maglia nera tutta stropicciata. Matt, invece, ha i capelli scompigliati, i googles appesi al collo e un rivolo di sangue che cola dal naso.
Subito le due donne decidono di allontanarli l’uno dall’altro, prima che possano nuovamente inveire. Gli hanno minacciati di spedirli in direzione non appena Roger fosse tornato. Nel frattempo, il biondo viene spedito in camera sua e Beatrice gli confisca le due barrette di cioccolata che tiene nel cassetto. La donna è stata irremovibile al riguardo: -Queste le tengo io finché il signor Roger non ritornerà in istituto!
Inutili le proteste di Mihael, che sa già che la sua amata cioccolata non la vedrà comunque: dopo quattro mesi che è lì, ha scoperto la passione segreta della donna per i dolci e, per quanto lei si ostini a negarlo, il più delle volte se la prende con lui solo per il gusto di sequestrargli le barrette.
Nessuno finora ha mai capito dove sia ubicato il “posto segreto” in cui  Beatrice ripone gli oggetti che sequestra ai bambini quando si comportano male. I giochi li restituisce a fine punizione o ramanzina, ma i dolci e le cose zuccherose non le rivedrai mai più.
Matt è stato condotto in infermeria da Angeline, l’altra istitutrice, la quale lo ha affidato alle cure della dottoressa Roberson. Questa dopo avergli tamponato il naso, messo qualche cerotto e controllato che non avesse sbattuto in alcun modo la testa, l’ha lasciato andare ammonendogli di non cacciarsi in altri guai. Chiaramente il rosso non è a conoscenza della lunga scia di ragazzini in lacrime davanti alla porta dell’infermeria, perché sconfitti dalla furia del biondo. Ma per lui non ha importanza, infatti, ciò che più conta è recuperare la sua amata e malcapitata consolle.
Non appena esce da quella stanza che puzza di alcol e pianto di bambino, corre come un forsennato in direzione del cortile.
 
 
E’ quasi il tramonto, il sole sta calando lentamente all’orizzonte. Gli orfani sono usciti fuori a giocare all’aperto, altri rimasti nella sala comune, altri ancora studiano. Matt percorre ansioso il perimetro dell’edificio in cerca della finestra della sala comune, così gli risulterà più semplice trovare il punto in cui è precipitata la DS.
“Eccola lì.” constata nel pensiero, volgendo lo sguardo verso l’alto. Lo abbassa e gli occhi smeraldo come quel prato scrutano ogni possibile filo d’erba. Cammina chino seguendo un percorso immaginario, quando si accorge di un folto cespuglio di fronte a lui. Si avventa sui rami sottili nella speranza di trovarla: niente da fare non c’è. Matt comincia ad avere paura, eppure non dovrebbe essere così lontana.
Con le braccia cerca di aprire un varco nella folta vegetazione: i rami appuntiti si infilzano costantemente nella maglia larga, creandogli non poca difficoltà.
Alla fine riesce a superare quel tratto insidioso e può constatare di ritrovarsi davanti ad una grata di ferro.
In realtà, i cancelli della Wammy’sracchiudono l’area di proprietà dopo un piccolo terreno. Matt non l’aveva mai notato prima poiché gli alberi lo nascondono, tuttavia quella zona fa sempre parte dell’istituto.
Appare quasi abbandonata, lo si comprende dai cespugli selvatici non potati e dall’erba alta sino alle ginocchia del bambino.
In seguito ad un attimo di smarrimento, il rosso riesce a insinuarsi in una frattura della grata, che sembra sia stata staccata a morsi. Entra nel terreno: lì l’erba giallognola appare rinsecchita dalla forte calura.
All’improvviso lo sguardo di Matt si illumina quando scorge un luccichio. Subito si precipita in quel punto e ritrova finalmente la sua consolle. Tuttavia si rabbuia alla vista dello schermo nero che, dopo parecchi disperati tentativi, non dà cenni di vita.
Sospira triste: l’ha persa per sempre. Gli occhi cominciano a pizzicargli violentemente, così alza i googles sulla testa per strofinarsi le palpebre con la manica larga e sporca della maglia.
Mentre tasta la superficie della DS, avverte qualcosa di vagamente viscoso sulla plastica. Però non ci bada molto, triste addolorato com’è per aver perso la sua unica amica.
Tra gli steli secchi proviene un fruscio sinistro: l’erba tesa si piega sino a spezzarsi sotto il peso di un corpo.
Si avvicina. È sempre più vicino.
Un fiato roco giunge alle spalle del bambino. Matt si volta di scatto: sgrana gli occhi.
 
 
A poco è servito chiudere il biondo nella sua stanza: è già sgattaiolato via.
Beatrice gli avrà pure confiscato la cioccolata, ma nulla può impedirgli di uscire fuori in cortile. Lì almeno potrà sfogare la sua rabbia in una bella partita di calcio, anziché rimanere in camera dove stava letteralmente impazzando.
-Ehi ragazzi! Posso giocare con voi!
-Sì vieni che ce ne manca uno!
Dopo qualche minuto dall’inizio della partita, la palla finisce lontano fuori dal campo.
-Vado io! – si offre lui, che non vuole perdere altro tempo.
Il pallone rotola per un bel po’ di metri prima di bloccarsi tra i rami di un cespuglio. Mello lo raggiunge e solo allora si rende conto di essersi allontanato parecchio dal campo. Non aveva mai notato quanto fosse fitto il piccolo boschetto alberi, il quale crea una macchia ombrosa e cupa in mezzo al prato luminoso e ben curato dell’istituto.
Inoltre, gli occhi cerulei non possono fare a meno di notare un frammento di stoffa impigliato tra i rami aguzzi. Lo prende : è a righe.
Immediatamente la sua memoria fotografica lo collega alla maglia del rosso.
Che sia lì? E poi perché?
Normalmente non se ne interesserebbe, ma poggia il pallone al suolo e si inoltra tra i cespugli.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ehi gente scusate il ritardo, ma questo capitolo è stato davvero impegnativo. Inoltre pensavo di riuscire a scrivere il resto tutto in un documento, ma mi sono resa conto di quanto sia lungo.
Quindi miei cari dovrete aspettare per il seguito, nel frattempo leggetevi questo capitolo per il quale ci ho messo tutto l’impegno possibile.
Spero vi piaccia! ^.^
In cambio voglio le canoniche 3 recensioni!!
Ciauu <3  
  
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