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Autore: Do_Not_Touch_My_Patria    29/08/2013    8 recensioni
Courfeyrac ha avuto un'altra brillante idea delle sue: organizzare una vacanza in Italia.
Inutile dire che, all'idea di un po' di relax in terra straniera, gli Amis de l'ABC si sono mostrati tutti entusiasti.
Beh. Quasi tutti...
Fra viaggi in macchina degni di un poema epico, drammatici disguidi con l'assegnazione delle camere, Grantaire ubriaco, Courfeyrac ipercinetico, Joly con la nausea e Marius che alla fine è riuscito a portarsi dietro la sua adorata Cosette, riuscirà il povero Enjolras a resistere ad un mese lontano dalla sua amata Patria e godersi la vacanza?
Tutto questo e molto altro in una fanfiction che di serio ha giusto il protagonista.
E forse nemmeno lui...
[Enjolras/Grantaire; Courfeyrac/Jehan; Bossuet/Joly con accenni -ma nemmeno troppo leggeri- Marius/Cosette e Combeferre/Eponine]
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Enjolras, Grantaire, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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~Capitolo V










Vedere sette ragazzi che ne trascinavano uno mezzo morto fuori dagli Uffizi, con due fanciulle al seguito che anzichè mostrarsi preoccupate sghignazzavano senza ritegno dovette essere un scena piuttosto bizzarra alla quale assistere.
Qualcuno avrebbe anche potuto preoccuparsi e chiamare un’ambulanza, ma lo stesso Joly, nonappena ebbe raggiunto l’aria aperta, riacquistò colore e prese a ridacchiare, contagiato dagli amici.
- Jolllly, solo tu puoi farti venire la Sindrome di Stendhal per davvero!- commentò Jehan risistemandosi i capelli biondo cenere nel solito codino.
- Troppa Arte tutta in una volta. Non ce l’ho fatta… - si difese con un sorriso, mentre Bossuet incrociava le braccia al petto.
- Piantala, credevo ti fosse preso un colpo. Eri tutto bianco e sudaticcio… - si lamentò.
- Lo sai, non bisogna dare troppo credito al nostro Malade Imaginaire… - scherzò Courf scompigliando i capelli a Joly. 
Dopo qualche minuto, quando l’aspirante medico fu di nuovo in grado di reggersi sulle proprie gambe, la comitiva decise di andarsi ad arenare in un piccolo bar vicino a Ponte Vecchio, dove Grantaire ordinò la quarta birra della giornata, ben deciso a recuperare in fretta e mettersi in pari con la sua media di otto bottiglie giornaliere.
Fra un’avventura e l’altra si erano fatte le cinque del pomeriggio, e non rimaneva più molto tempo per visitare musei o gallerie.
- Allora, qualcuno ha proposte per domani? – domandò Eponine, appoggiando la cartina della città sul tavolino e sfilando dalla guida la lista con i punti di interesse stilata da Combeferre.
Bossuet sorseggiò il suo frappè con cautela, nel timore di un altro incontro ravvicinato fra il dolce e la sua maglietta e alzò una mano per attirare l’attenzione.
- Vi andrebbe di fare una gita fuori porta? –
Gli Amis annuirono entusiasti.
- Potremmo andare a Vinci, c’è il museo di Leonardo! – propose.
- Oh, sì! Che figo! Adoro Leonardo da Vinci! Pare che fosse un viaggiatore nel tempo! – esclamò Marius, mentre Cosette scoppiava a ridere e gli dava un colpetto sulla spalla.
- Che scemo… - lo prese in giro.
- Perché? Che c’è? – fece lui confuso, inclinando la testa da un lato.
- Questa chi te l’ha detta, Feuilly?* – domandò Enjolras, scettico nonostante il sorrisetto che gli si era dipinto sulle labbra.
- Viaggiatore nel tempo o no, Leonardo da Vinci è una figura storica interessantissima. E’ stato pittore, architetto, ignegnere, stratega… Non c’è arte in cui non si sia distinto! – continuò con una certa ammirazione nella voce.
Grantaire diede una generosa golata alla sua birra e si profuse in un ghignetto di leggero disaccordo.
- In realtà non si è mai accostato alla scultura con serietà. La riteneva un’arte di scarso interesse, ma a parer mio non osava mettersi a confronto con il grande Michelangelo… -
Enjolras lo fulminò con lo sguardo.
- Credi forse che Michelangelo fosse migliore di Leonardo? Leonardo era un genio. – sbottò a difesa del suo idolo.
Grantaire fece spallucce, gli altri che pendevano dalle sue labbra in attesa di una risposta che potesse stupirli.
- Non lo nego, ma continuo a rimanere della mia opinione e a preferire il Buonarroti. Trovo Leonardo troppo equilibrato nella sua arte. Il tormento di Michelangelo è di gran lunga più affascinante… Ma cosa vuoi saperne tu di un’anima tormentata? – terminò col sussurrare così piano che nessuno comprese le ultime parole della sua arringa.
Attorno al loro tavolo calò il silenzio. Lo sguardo di Grantaire parlava più delle sue labbra.
- Ottimo! Allora andremo a Vinci e poi Grantaire ci farà da cicerone in una giornata tutta dedicata a Michelangelo, così potremo votare il personaggio che ci è piaciuto di più! – cinguettò Cosette nel tentativo di riempire quel silenzio imbarazzante.
Tentativo riuscito, Courfeyrac scoppiò a ridere.
- Sembra un talent show! –
Combeferre terminò il suo caffè e si pulì gli occhiali appannati nella maglietta.
- Dai, a me sembra un’idea carina! E poi c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare, no? –
Eponine lanciò un’occhiata a Taire e una ad Enj, per poi aderire all’idea dell’amica.
Si decise che sarebbero partiti per Vinci il giorno dopo nella tarda mattinata, avrebbero fatto una passeggiata nei dintorni e, dopo pranzo, si sarebbero recati al museo di Leonardo.
Enjolras si svegliò presto come suo solito, si alzò da letto con cautela per non svegliare quel trombone di Grantaire e andò a farsi una doccia.
Visto che la partenza era fissata per le dieci, e la sera prima avevano fatto di nuovo baldorie, si era deciso di comune accordo che ognuno quella mattina avrebbe fatto colazione per conto suo.
Prima di uscire dalla camera scrisse un bigliettino a Grantaire per avvisarlo, poi se ne andò, con il Contrat Social sottobraccio e l’orologio che segnava le sette e mezza.
Nella sala della colazione incontrò Jehan, che lo invitò a sedersi al tavolo con lui.
- Già in piedi? Non ti facevo così mattiniero, Prouvaire… -
Il poeta sorrise e arrossì leggermente, come faceva ogni volta che si parlava di lui.
- Mi piace alzarmi presto. Le prime ore del giorno sono quelle in cui ho maggiore ispirazione… - spiegò mostrando un piccolo quadernino nero.
- E poi devo approfittare di quando Courf dorme, è impossibile scrivere con lui nei paraggi. Vuole sempre sbirciare! – aggiunse.
Enjolras inclinò appena il capo.
- Ti da fastidio se la gente guarda mentre scrivi? – quel ragazzo era una continua scoperta.
La sua sensibilità sembrava provenire da un altro pianeta, e il leader degli Amis non poteva fare a meno di essere incuriosito da quel carattere mite e accondiscendente.
Jehan rimescolò il suo caffelatte con crescente imbarazzo.
- Poi si vede quando sbaglio… - sussurrò.
Ecco una cosa che avevano in comune.
Terminarono la colazione chiacchierando in tranquillità, poi ognuno si scelse un angolino del grande giardino per dedicarsi ai propri passatempi preferiti: Jehan si accoccolò ai piedi di un grande ulivo  a scribacchiare versi sul suo quadernino e Enjolras si sedette su una panchina a leggere, riservando di tanto in tanto qualche occhiata soddisfatta alla bandiera francese che sventolava sopra la sua testa, di nuovo al sicuro appesa al portavaso.
Fu quando le carezze del sole si fecero un po’ troppo insistenti che gli venne in mente di dare un’occhiata all’orologio del cellulare.
Erano già le nove e mezza.
Tornò in camera con l’intento di fare un salto in bagno prima di andare ad aspettare gli altri alla reception e tirò un sospiro di sollievo nel notare che Grantaire era già uscito. Probabilmente era a colazione, o a scolarsi l’ennesima birra della mattina…
Con questo pensiero aprì tranquillo la porta del bagno, salvo restare paralizzato.
Grantaire non era a colazione.
Si da il caso che il ragazzo fosse appena uscito dalla doccia e se ne stesse adesso con l’asciugamano drammaticamente in mano.
- Ciao Apollo! Tranquillo, mi vesto e sono pronto! – sorrise quello sistemandosi l’asciugamano attorno alla vita.
Enjolras sbattè le palpebre un paio di volte, la bocca spalancata e le orecchie che diventavano sempre più rosse.
- Tutto ok? – domandò l’artista muovendo un passo verso la porta.
Il biondo si irrigidì di colpo, si voltò di scatto, raccolse meccanicamente il suo zaino e schizzò fuori dalla stanza senza proferire parola.
Si è già detto di quanto Enjolras fosse estremamente pudico.
Ebbene, la scena alla quale aveva appena assistito era stata in grado, in soli cinque secondi, di traumatizzarlo nel profondo per il resto della sua vita.
Grantaire, chiaramente, non comprese lo stato di shock nel quale aveva lasciato il suo compagno di stanza, e scese alla reception un paio di minuti dopo come se niente fosse successo.
- Siete pronti? Non manca nessuno? – domandò Courf facendo roteare fra le mani le chiavi della macchina.
Ognuno fece rapidamente il conto e Combeferre ritornò ad essere il saggio ragazzo a cui tutti erano abituati.
- Oggi guido io la Panda! – disse infatti.
- E forse è il caso che Joly stia davanti! – fu la proposta di Eponine, caldamente accolta da Grantaire.
Il ragazzo rivolse loro una linguaccia e salì a bordo, imitato da Combeferre.
- Allora Apollo sta dietro con noi? – Grantaire gli tenne la portiera aperta con sfottente galanteria,  ma rimase leggermente interdetto dalla freddezza dell’amico.
Enjolras salì in macchina senza nemmeno degnarsi di guardarlo in faccia, cosa che evitò accuratamente di fare per tutta la durata del viaggio, preferendo la compagnia della vista fuori dal finestrino.
- Che ha? – fece Eponine a fior di labbra.
Grantaire scosse la testa e fece spalluce, e l’incognita rimase irrisolta.
Quando arrivarono a Vinci il sole splendeva radioso in un cielo azzurro degno di un quadro di un vedutista.
Cosette fece apparire magicamente un cappellino di paglia dalla sua borsetta ed Eponine fece lo stesso con un baschetto color muschio.
- Adoro la Toscana! – esclamò la bionda facendo una giravolta su se stessa, mentre l’amica esternava il suo desiderio di abbronzarsi come si deve almeno per una volta.
Joly e Marius, intanto, si stavano impiastricciando ogni centimetro di pelle scoperto di crema protettiva livello 50.
- Devi stare attento, con tutte quelle efelidi… - spiegava l’ipocondriaco, mentre Pontmercy sbiancava.
- Le cosa?! –
- Le lentiggini! Hai una pelle delicata! Sai quante complicazioni può avere un’ustione dovuta alla prolungata esposizione ai raggi solari? Non parliamo poi dei rischi di contrarre un cancro all’epidermide… -
- Ma stai zitto, uccellaccio del malaugurio! – rise Bossuet, prendendolo di peso e trascinandolo lontano, mentre Marius ancora si tastava.
- Tagliamo per i campi? – chiese Jehan speranzoso.
Cinque minuti dopo l’allegra  compagnia era già in marcia nelle colline attorno a Vinci.
- Guarda, Ponine! Vieni a fotografare questa farfalla! – esclamava Ferre di tanto in tanto, mentre Jehan raccoglieva fiori di campo con un’aria così beata che metteva tranquillità a chiunque lo vedesse.
Fu solo dopo un’oretta che Courfeyrac si accorse dell’assenza di un membro del gruppo.
- Ragazzi, ma dov’è Grantaire? –
Enjolras si voltò di scatto, notando in quel momento che il loro compagno era scomparso.
- Oddio, l’ha morso una vipera! – Joly era come al sempre il più tragico.
- Non è che si è perso? – provò Bossuet.
- Figurati, il sentiero è tracciato… -  osservò Marius, Cosette al suo fianco che cercava di telefonargli.
- Niente, non c’è campo. –
- Cercate Taire? Si è fermato più indietro per dipingere! – comunicò candidamente Jehan.
Ma quel piccolo momento di panico li indusse a tornare indietro e a muoversi alla ricerca di un ristorante.
Ritrovarono Grantaire praticamente all’inizio del sentiero, seduto su un ceppo e tutto intento a dipingere il paesaggio.
- Scemo! Ci hai quasi fatto morire Joly! Credeva ti avesse divorato un orso! -  esagerò Courfeyrac in risposta al saluto dell’artista.
Quello ripose gli acquerelli nella sua borsa di cuoio e sorrise.
- Con la fame che ho avrei temuto di più per l’orso… - lanciò un’occhiata ad Enjolras, ma quando si accorse che il biondo aveva repentinamente abbassato lo sguardo nell’incrociare i suoi occhi, Grantaire fu nuovamente pervaso dallo stesso senso di disagio che l’aveva infastidito alla partenza.
A pranzo fu colto da un leggero cerchio alla testa, ma non vi badò più di tanto: mica voleva passare per il Joly della situazione!
Intanto che aspettavano il caffè Bossuet accentrò l’attenzione su di sé.
- Ieri non vi abbiamo raccontato la storia di Joly e della macchina! –
Cosette alzò la testa di scatto, in volto la curiosità di un bambino.
- Dai, dai! Dicci tutto! –
Jehan scoppiò a ridere ancora prima che venisse pronunciata una qualsiasi parola, Enjolras scosse la testa divertito.
- Tutto risale all’estate scorsa… - incominciò Courfeyrac, calando il pubblico in un’atmosfera di leggenda.
- Mia nonna era venuta a trovarmi dalla Bretagna, e io dovevo andarla a prendere all’aeroporto. Peccato che la mia macchina fosse dal meccanico. –
- E’ a questo punto che interveniamo io e Joly. – si unì al racconto Bossuet.
- Sì, insomma… Enj guida da cani, Ferre era sotto esame, a Bossuet avevano ritirato la patente, e comunque non mi sarei mai azzardato a lasciarlo guidare… - e qui ci fu una piccola risatina.
- Fatto sta che Courf chiese a me se potevo dargli un passaggio fino all’aeroporto, e Bossuet si autoinvitò come al solito… - concluse Joly.
- Ero curioso di conoscere Nonna Courf! – si giustificò.
- Ebbene, partimmo alle nove del mattino. Un uggioso mattino di Luglio. Joly alla guida, Bossuet accanto a lui e io dietro. Avevo notato che il nostro autista provetto era stranamente verdognolo, ma avevo deciso di non chiedere niente. Avevo bisogno di quel passaggio, non volevo che Joly si barricasse in casa col terrore di aver preso il colera.-
- E quella scelta fu fatale. – fu la drastica sentenza di Joly.
- Non ditemi che… - anticipò Eponine.
- Avrete ormai capito, signori miei, che Joly è debole di stomaco. – spiegò Courfeyrac.
- No, che schifo! – esclamò Marius fra le risate.
- Il pranzo di un mese tutto sul parabrezza. Non si vedeva niente. – andò avanti Bossuet.
- Ma sei impossibile! – fece Cosette, mentre Jehan faticava a respirare e Enj e Ferre cercavano di darsi un contegno.
- Dovetti sporgermi fuori dal finestrino per fargli da navigatore. Vi dico solo che pioveva ed eravamo in autostrada. – raccontò ancora Bossuet.
- Vi dico solo che Bossuet non l’ha visto perché era fuori dalla macchina con tutto il busto, ma Joly teneva gli occhi chiusi per placare la nausea. – rettificò Courfeyrac, Grantaire accanto a lui con le lacrime agli occhi.
- E siete ancora vivi! – esclamò Eponine esterrefatta.
- TU CI SCHERZI! MI SONO VISTO LA VITA SCORRERE DAVANTI AGLI OCCHI! – urlò Courf esasperato.
- Non vi dico quando siamo scesi e mia nonna mi ha telefonato dicendo che l’aereo era atterrato in anticipo e aveva preso un taxi! –
A quel punto la tavolata esplose, persino il rigido e composto Enjolras non riusciva a trattenere le risate.
- Io propongo un brindisi al signor VomitodiJoly! – fece Grantaire alzando al cielo il suo bicchiere di Chianti.
- A VomitodiJoly! – brindarono gli altri fra le risate.
Il resto del pomeriggio passò più o meno tranquillo, eccetto Joly che continuava a lamentarsi come suo solito di inesistenti mali che lo affliggevano.
Il cerchio alla testa di Grantaire si era lentamente trasformato in una vera e propria emicrania, ma il ragazzo sembrava non badarci più di tanto e affogava il dolore nel vino.
Fu verso le otto di sera, quando la comitiva era rientrata all’agriturismo per una rapida doccia prima di ripartire alla volta del centro città, che le lamentele di Joly si rivelarono fondate.
- Sì è addormentato mentre facevo la doccia, è rovente, credo che abbia la febbre… - spiegò Bossuet agli amici radunati nella tavernetta seminterrata.
- Magari per stasera è meglio se se ne sta in camera… - continuò.
- Povero Joly, e pensare che nessuno di noi voleva dargli retta oggi pomeriggio. Ero troppo preso dai modellini di Leonardo per starlo a sentire… - commentò Marius, mortificato.
- Vabbè, possiamo rimandare la cena a Firenze a un altro giorno… - fece Eponine dolcemente.
Bossuet sorrise e scosse la testa.
- Ma no, tranquilli, andate pure… Ci resto io con lui. E poi staremo qua un mese, che volete che sia se mi perdo un’uscita? –
E così gli Amis, privati di due elementi e un po’ rattristati da quell’assenza, partirono alla volta della città.
Per tutta la sera Enjolras mantenne nei confronti di Grantaire lo stesso atteggiamento freddo e distaccato della giornata e per tutta la sera l’artista se ne rimase stranamente tranquillo.
- Credo che Taire non stia bene… - sussurrò Jehan al leader mentre scendevano per una stradina diretti alle macchine.
Il ragazzo si voltò indietro e si accorse che Grantaire procedeva un po’ a rilento e aveva addirittura buttato via la lattina di birra che aveva comprato dopo cena al posto del gelato.
Enjolras rallentò l’andatura fino a fermasi e aspettò che il moro lo raggiungesse.
Lo guardò un poco sprezzante, come se avesse voluto fargli pesare la sua lentezza o il fatto che si fosse dovuto fermare ad aspettarlo, ma quando incrociò i suoi occhi la sua espressione si raddolcì di colpo.
- Che hai? – domandò, meno brusco di quanto non avrebbe voluto essere.
- Un po’ di mal di testa… - minimizzò l’artista.
- Che stupido, avrai preso un’insolazione mentre dipingevi. E bere tutto quell’alcool certo non aiuta… - commentò.
- Adesso stai… - ma si zittì.
Grantaire gli aveva appoggiato la testa sulla spalla, lasciando finalmente trasparire tutta la stanchezza della giornata.
Enjolras si irrigidì, impreparato a quel contatto fisico, ma pian piano lasciò che i muscoli si rilassassero e gli passò un braccio attorno alle spalle per aiutarlo a camminare.
- Dai, che manca poco alla macchina… -
Grantaire sorrise e chiuse gli occhi.
- Che bello, Apollo mi parla di nuovo… - sussurrò.
Il biondo gli rivolse un’occhiata confusa.
- Sei ubriaco… - constatò poi.
La risposta di Grantaire, enigmatica e inaspettata, lasciò Enjolras pensieroso per il resto della serata.
- Dopotutto è più semplice, così… -








 
Note:

*Niente di strano, semplicemente il nostro HeadCanon!Feuilly è una sorta di nerd fissato con tutto ciò che è paranormale.

Qualche info sulla Sindrome di Stendhal (cito da Wikipedia per non commettere errori imperdonabili XD ):

"La Sindrome di Stendhal, detta anche Sindrome di Firenze (città in cui si è spesso manifestata), è il nome di una affezione psicosomatica che provoca tachicardia, capogiro, vertigini, confusione e allucinazioni in soggetti messi al cospetto di opere d'arte di straordinaria bellezza, specialmente se esse sono comprese in spazi limitati."






Eccoci qui, finalmente al capitolo 5!
Oggi i nostri cari Amis si sono dilettati in una bella gita a Vinci, dove si scopre un altro motivo di scontro fra Enjolras e Grantaire: Leonardo o Michelangelo?
Ai posteri l'ardua sentenza~ xDD
Non parliamo poi di Nonna Courf e delle disavventure di Joly, Bossuet, Courfeyrac e la macchina... C'è da chiedersi come faccia questo gruppo di sbandati ad essere ancora tutto intero con le disgrazie che capitano loro quotidianamente! X°°°
E poi, beh... Io l'avevo detto, in questo capitolo c'è una leggerissima-issima-issima svolta nel rapporto fra Enj e Taire~
Dal prossimo capitolo le vicende si faranno lievemente più serie, nel senso che la vena demenziale di questa storia, purtroppo, non se ne andrà, ma le relazioni fra i personaggi saranno analizzate un po' più da vicino e si faranno più movimentate!
Adesso un'altra COMUNICAZIONE DI SERVIZIO!
Visto che né io né Ame riusciamo a pazientare e abbiamo un bisogno viscerale di condividere i nostri scleri con voi, si pensava, al ritorno della mia degna compare dalla Polonia, di portare la pubblicazione a 2 volte a settimana, il Martedì e il Venerdì?
Voi che ne dite? Due capitoli in una settimana sono troppi o si può fare?
Attendiamo i vostri consigli, nel frattempo grazie mille per il supporto, vi amiamo! <3



Au revoir et Vive la France!
Ame&Koori
  
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