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Autore: Skyfall    29/08/2013    1 recensioni
Anche io volevo il cuore che scoppiava d'amore.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Qui ci venivo sempre con i miei genitori quando ero piccola» raccontai a Jared indicando un edificio alla nostra destra. «Fanno la pizza più buona di tutta Victoria, i padroni sono italiani che abitano qui da parecchio tempo e mi ricordo che ci facevano sempre uno sconto ogni volta che venivamo, eravamo diventati clienti abituali» sorrisi al ricordo. Stavamo passeggiando per le strade di Victoria ed io raccontavo a Jared quel poco che mi ricordavo della mia vita vissuta lì. «Vieni, questo parco l’ho sempre adorato, entriamo» presi la sua mano senza nemmeno accorgermene ed entrai attraverso un cancello. Lui mi seguì senza protestare e rimase a bocca aperta non appena la stupenda visione di quel parco ci si parò davanti. Rimanemmo immobili qualche minuto ad osservare lo splendore di quella natura che ci circondava. C’erano un sacco di aiuole poste l’una accanto all’altra separate solo da sentieri in cui cresceva un’erbetta fine, verde e fresca. Le aiuole erano colme di fiori di tutti i colori che creavano un disegno armonioso e rilassante alla vista. In lontananza, dopo le aiuole c’erano degli enormi alberi con una chioma ricoperta da foglie verdi che sembravano voler toccare il cielo. Distolsi un secondo lo sguardo dal paesaggio e lo spostai sulle mani mie e di Jared intrecciate e arrossii di quel gesto avventato. Sciolsi il nostro contatto e mormorai un leggerissimo “scusa”. Jared sembrò riscuotersi dal contemplare quel piccolo angolo di paradiso in cui l’avevo portato e si voltò a guardarmi. «Questo posto è perfetto, ti dispiace se inizio a scattare qualche foto?» domandò con un sorriso. «Fai pure, siamo qui per questo, io ti aspetto laggiù» risposi allontanandomi verso gli alberi alla fine del parco. Ce n’era uno in particolare di cui avevo un ricordo molto particolare e sperai che nonostante il tempo, fosse rimasto come lo ricordavo ed infatti me lo ritrovai davanti quasi subito. Sorrisi apertamente ed andai a sedermi con la schiena appoggiata al suo tronco. Di particolare aveva che alcuni rami erano cresciuti diversamente dagli altri e creavano una specie di capanna naturale in cui io ero solita a nascondermi con il mio libro preferito ogni volta che andavo lì. Era il mio rifugio ed esserci tornata mi aveva fatto tornare alla mente un sacco di ricordi. Il parco era praticamente deserto e non sapevo spiegarmi il perché, se fosse stato per me sarei rimasta lì per tutta la vita. Attraverso i rami osservai Jared che con la sua macchina fotografica immortalava i particolari di un fiore, un’intera aiuola, una particolare radice di un albero, tutto ciò che non tutti avrebbero notato o preso in considerazione nella maniera in cui lo faceva lui. Quando mi notò, nascosta dai rami di quell’albero, mi sorrise e venne verso di me. «E’ il tuo piccolo rifugio?» tirò ad indovinare mentre veniva a sedersi accanto a me. «Esatto, non so, ma da piccola avevo sempre una strana sensazione di sicurezza ogni volta che venivo qui» spiegai rannicchiando le ginocchia al petto. «E’ comprensibile, vuoi sapere qual era il mio rifugio, invece?» domandò voltandosi verso di me. «Non sapevo nemmeno che ne avessi uno, perciò dimmi pure» lo guardai sorpresa. «Si trovava nella mia scuola, il custode mi faceva sempre entrare quando volevo, mi era molto amico. C’era un ripostiglio che nessuno utilizzava perciò diventò il posto in cui potevo essere qualsiasi cosa. Quando Shannon mi scoprì inizialmente mi prese in giro, poi si appassionò anche lui ed io iniziai a condividere con lui quel posto. Fu bello, finché è durato» concluse guardando davanti a lui e ridendo. «Cosa è successo dopo?» domandai incuriosita venendo contagiata dalla sua risata. «A quanto pare il custode ha beccato due insegnanti in quello sgabuzzino.. avrai già capito a fare cosa» rise prima di riprendere a raccontare «dopo quello io e Shannon ci siamo rifiutati di mettere nuovamente piede lì dentro, sai eravamo ancora in quell’età in cui ti fa schifo anche solo vedere due che si baciano» continuò a ridere e io feci la stessa cosa. Quando smettemmo di ridere rimanemmo in silenzio a guardare il vento che spostava con dolcezza i rami penzolanti davanti a noi. Sembravano mossi da una dolce magia e noi ne eravamo estasiati, sembravamo essere tornati bambini quando anche il semplice colore di una foglia ti sembra sorprendente. Tenevo le mani appoggiate al terreno, vicino ai fianchi, quando all’improvviso sentii la mano di Jared che si appoggiava su una delle mie. Mi voltai verso di lui e gli sorrisi debolmente e lui fece la stessa cosa. «Adesso se vuoi possiamo condividere questo rifugio, c’è troppo spazio per essere occupato da una persona sola» sembrava che fossi tornata davvero bambina ed era una di quelle sensazioni meravigliose che vorresti durassero per sempre. «Mi farebbe molto piacere» rispose con un sorriso mentre stringeva la mia mano. Lo vidi avvicinarsi sempre di più al mio viso per posare un dolce bacio sulla mia guancia. Io chiusi gli occhi ed inspirai il suo profumo, dopodiché sentii le sue braccia avvolgermi con dolcezza e io lo lasciai fare abbracciandolo a mia volta. «Voglio tornare a casa» mormorai con la testa sulla sua spalla, all’improvviso. Lui si scostò da me e mi guardò senza capire. «Siamo appena arrivati, Elizabeth, non capisco» iniziò. «No Jared, è che se rimaniamo troppo tempo sarà troppo difficile per me andarmene, è per questo che non torno quasi mai qui.. perché il pensiero di lasciare i miei genitori, soprattutto mia madre in quelle condizioni, rende la partenza troppo complicata, perciò non voglio trattenermi più di un altro paio di giorni, scusami tanto..» abbassai lo sguardo, mi sentivo molto stupida. «Non ti preoccupare Elizabeth, posso capirti, ho già raccolto molto materiale, perciò io mi atterrò alle tue decisioni, io sono un ospite e se tu decidi di partire anche questa notte, allora così sarà» prese il mio viso fra le mani ed entrambi sorridemmo. Ci alzammo da terra ed uscimmo dal parco. «Possiamo andare a salutare mia madre e mio padre in ospedale? Se le cose stanno così vorrei partire domani, scusami ancora tanto» dissi poi. «Tranquilla, abbiamo ancora tempo per fare ciò che avevamo in mente. Salutiamo i tuoi, poi torniamo in albergo e stasera andiamo al porto, voglio che la tua ultima serata qui sia almeno un po’ speciale» mi sorrise e poi cercò la mia mano e non appena la trovò la strinse fra le sue dita. Era una sensazione veramente piacevole e l’istinto di protestare sparì all’istante e le nostre mani rimasero unite. Arrivammo all’ospedale e raggiungemmo la camera di mia mamma senza più bisogno di chiedere informazioni. Quando arrivammo notai dall’altra parte del vetro che lei era sveglia e che stava parlando stancamente a mio padre. «Senti Elizabeth, ti lascio da sola con loro, è giusto così, io ti aspetto fuori dall’ospedale, quando sei a posto io sarò lì» mi sorrise e io in tutta risposta gli diedi un bacio sulla guancia prima di lasciare la sua mano ed entrare nella stanza. Mia madre si voltò verso di me non appena sentì il rumore della porta che si apriva e i suoi si illuminarono non appena mi misero a fuoco. «Lizzie..» la sentii dire con poca forza. «Mamma..» dissi a mia volta andandole incontro e abbracciandola. «Bambina mia, quanto mi sei mancata» sussurrò al mio orecchio mentre mi stringeva a sé più che poteva. «Non finirò mai di ringraziarti per ciò che hai fatto, i medici hanno detto che ti chiameranno per tenerti informata su come risponderò alla cura» mi spiegò una volta che ci fummo staccate e io mi fui seduta sulla sedia accanto al letto. Parlai con i miei genitori di un sacco di cose, passai un’ora buona con loro raccontando un sacco di cose che mi erano capitate. Raccontai di Robert dicendo semplicemente che ci eravamo lasciati senza aggiungere altro per non farli preoccupare e quando mio padre mi chiese chi fosse il ragazzo che mi accompagnava io gli risposi che era il ragazzo di Katherine e mio grande amico. Non volevo pensassero male, soprattutto considerando come le cose fossero un po’ incasinate. L’ora passò in fretta ed il momento di salutarli arrivò prima del previsto, passai ad abbracciarli entrambi facendo fatica poi a lasciarli, loro mi pregarono di chiamarli più spesso e mi dissero che erano fieri di come ero diventata e io ne fui felice. Li salutai definitivamente ed uscii dall’ospedale trovando Jared seduto su una panchina ad aspettarmi. Non appena mi vide mi venne incontro e mi sorrise e non mi disse niente, non ce n’era bisogno, l’unica cosa che facemmo fu incamminarci silenziosamente verso l’albergo. «Faccio una doccia veloce» gli annunciai una volta arrivati in camera, avviandomi verso il bagno. Mi sciacquai velocemente e poi dopo essermi coperta con un asciugamano uscii dal bagno e trovai Jared sdraiato sul letto che scriveva sul suo inseparabile Blackberry. «Ehm.. ho fatto, puoi andare tu se vuoi» dissi leggermente in imbarazzo attirando la sua attenzione su di me. Quando si voltò verso di me lo vidi spalancare gli occhi per poi alzarsi e sparire dietro di me senza dire una parola. Tirai un sospiro di sollievo considerando che probabilmente aveva capito che avevo bisogno di un po’ di privacy. Dopo poco sentii l’acqua scorrere da dentro il bagno e io iniziai a vestirmi velocemente pettinando i miei lunghissimi capelli davanti allo specchio. Quando Jared uscii dal bagno io avevo in mano le mie scarpe e stavo per infilarmele, ma quando mi voltai verso di lui rimasi immobile come un’ebete. I capelli lunghi e inumiditi andavano selvaggi dove volevano loro e l’unica cosa che copriva il suo corpo era un asciugamano bianco intorno alla vita. I miei occhi si posarono sul suo fisico perfetto e sui suoi addominali scolpiti. Ero diventata probabilmente di tutti i colori e lo capii dalla leggera risata che Jared fece dopo poco. Riuscii a distogliere lo sguardo e mi sedetti sul letto decisa a concentrarmi solamente sulle scarpe che dovevo infilarmi. Lo sentii trafficare dietro di me con la roba nella sua valigia e dopo un po’ si sedette accanto a me e notai con la coda dell’occhio che era completamente vestito. «Ti serve una mano? E’ dieci minuti che ti allacci di continuo le scarpe» rise accanto a me e io mi alzai di scatto in completo imbarazzo per ciò che mi aveva appena detto e di conseguenza fatto notare. Lui continuava a ridere divertito da quella situazione che invece a me non stava piacendo proprio per niente. «Jared Joseph Leto, ti odio con tutto il mio cuore» dissi per farlo smettere di ridere e la cosa funzionò perché diventò serio. «Dici sul serio?» domandò. Io rimasi in silenzio a guardarlo e poi lui ricominciò a ridere e dopo aver passato le sue braccia attorno ai miei fianchi mi buttò sul letto e io iniziai a ridere inevitabilmente. Dopo qualche minuto eravamo stesi a pancia in su e guardavamo il soffitto in silenzio. «Usciamo?» propose alzandosi e porgendomi la mano. «Ho una fame da lupi e non vedo l’ora di rivedere questa città alla luce della luna» sorrisi, afferrai la sua mano ed insieme uscimmo nell’aria serale di Victoria.
  
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