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Autore: I_Found_You98    29/08/2013    1 recensioni
Ehi John. Sì, sono ancora io. Scusa, non volevo mentirti, volevo davvero venire da te, giuro. In un’ altra vita sarei stata la tua principessa. Saremmo stati insieme a cercare le fate nel bosco o viaggiando per le grandi città. Ricordi tutte le nostre fantasie ? Le notti passate a sussurrare promesse e patti. Ora sto provando ad essere felice qui, provando ancora una volta ad essere felice e, sai cosa ? Questa volta sto iniziando da capo per te. Lo faccio perchè so che, anche se non materialmente, tu sei ancora con me. Ci sei sempre stato e solo ora me ne accorgo. Vado avanti perchè, in fondo, non sono sola.
Ehi, non ti sto dimenticando. Sono ancora io, la piccola Kate con le treccine bionde. Quella che piangeva quando loro ti picchiavano o quando non eri a casa quando avevo bisogno. Sono ancora quella bambina piccola che si sente persa senza di te. Ma ora so che tu ci sei e tutta la mia confusione è stata portata via da questa consapevolezza tanto dolce. Non ho certezze, è vero, ma in ogni inizio si parte muniti solo di speranze. Ogni cosa arriverà col tempo, buona o cattiva che sia.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Beautiful Cars And High Houses
 


Tutti questi soldi non possono comprarmi una macchina del tempo, no
Non ti posso rimpiazzare con un milione di anelli, no
Avrei dovuto dirti che cos’eri tu per me,
Perché ora ne sto pagando il prezzo
Non era nei piani che un giorno ti avrei perso
In un’altra vita, sarei stata la tua principessa
Avremmo mantenuto le nostre promesse, noi due contro il mondo
In un’altra vita avrei fatto in modo che restassi
Così non devo dire che sei stato tu quello che se n’è andato
Io ero June e tu il mio Johnny Cash
Sempre insieme, avevamo un patto.




A volte si perde del tutto la ragione per cui continuare a sopravvivere, sempre che questa sia mai esistita. Per quale motivo si vive ?
 
Andare avanti .. Era questo di cui vivevo. Non era una ragione per la quale combattere nella vita, ma semplicemente io lo facevo. Non cercavo un senso da dare alla mia vita. Ero consapevole di non averlo, quindi inutile cercare qualcosa inesistente. E' così che andavo avanti.
 
Nonostante tutto, mi chiedevo come mai mi ostinassi a non dare fine a tutto. Insomma, non avevo una ragione vera e propria per cui continuare, anzi. Ogni cosa che mi si parava davanti mi sembrava un motivo valido per farla finita, eppure...
 
 Vivevo in uno stupido orfanotrofio, che a dirla tutta, sembrava più un riformatorio che una casa famiglia. Visto da fuori poteva sembrare anche un bell’edificio confortevole. Ma, come si suol dire, le apparenze ingannano.
Ingannati da un’apparenza così dolce che nasconde verità e storie crudeli. Mura macchiate di sangue innocente. Sangue, la prova di ogni delitto nascosto dal più tacito silenzio dei testimoni, i quali forse troppo codardi per ribellarsi ad una realtà fin troppo sbagliata e contorta. 
 
Venivo picchiata tutti i giorni... come mai ? A dirla tutta non lo sapevo neanche io.
Forse per puro divertimento. Che divertimento c’è a sporcare le proprie mani del sangue altri ?
Sangue che, tra l’altro, si stava consumando piano piano, un po’ come la mia anima. Ne era stato versato così tanto che mi chiedevo come facessi ad essere ancora in vita. Ma, del resto, non potevo definirmi veramente viva. Io sopravvivevo. Mi svegliavo la mattina per subire e poi crollare nuovamente sul letto, distrutta dal tempo e dalle persone stesse.
 
Cinque bulletti che erano lì da più di me, ma di cui non conoscevo la storia, ma mi sembrava ovvio che non avessero più i genitori.
Ero convinta del fatto che chi ha sofferto molto in passato cerca in tutti i modi di non fare provare lo stesso agli altri, capendo cosa si prova. In quel caso è più facile mettersi nei panni altrui e, quindi, fare in modo che queste si sentano capite.
 
 La mia teoria non contava più di tanto in questo caso. Loro volevano vedere con i loro stessi occhi la mia sofferenza così concreta per essere solo un sentimento. Volevano osservare con i loro occhi assassini il mio sangue scorrere e macchiare la mia pelle. Una pelle così vissuta e che si è vista strappare dalla propria carne.
 
Quella mattinata era iniziata fin troppo male, il che non era un bene.
 Mi ero svegliata rotolando giù dal letto, dando così un’accidentale botta. Imprecai per il male che mi ero procurata cadendo sui lividi violastri ed evidenti che ornavano tutto il mio corpo.
 Mi alzai da terra ributtando le coperte sul letto e mi posizionai davanti allo specchio in intimo. Era inverno e io continuavo a dormire mezza nuda .. mi piaceva la sensazione delle coperte calde a contatto con la mia pelle nuda, una pelle che contiene sofferenze e pianti.
 
Una pelle che parlava della mia storia.
 
La storia di quella bambina dai capelli biondi che era stata abbandonata dai suoi genitori che si sono accorti troppo tardi di non essere capaci di tenere una figlia.
Se n’erano accorti dopo cinque anni passati a picchiarla quando finivano la polvere o le sigarette, quando erano sballati o ubriachi.
Una bambina che ha sempre subito le conseguenze degli errori degli altri. Una bambina costretta ad affrontare la crudele realtà, una realtà spietata e senza scrupoli.
 
Continuavo a guardarmi allo specchio e nel frattempo una lacrima ribelle mi rigò la guancia e arrivata per terra fermò il suo tragitto, un tragitto non previsto.
Una domanda continuava a martellare nella mia tsta senza darmi pace: “Perchè io ?”. Guardavo sempre dalla finestra passare ragazze con i loro fidanzati, con i loro genitori o semplicemente con i loro amici; diretti a prendere il gelato, al cinema, al parco, o, in qualunque caso, a divertirsi e sentirsi vivi. Vivi.
Io ero tutto fuorchè viva. Tutto ciò che mi circondava in quel dannatissimo posto non mi permetteva di sentirmi viva.
 
 Asciugai la guancia umida e mi vestii. Mi vestii semplice, facendo attenzione che tutti i lividi fossero coperti. Raccolsi i miei capelli in un chingon disordinato.
Appallottolai tutti i vestiti per terra e li cacciai nell’armadio, tanto per mettere un po’ di ordine in tutto quel caos.
Scesi da Beth, la mia migliore amica, se non la persona che riuscita a farmi superare tutti i periodi più difficili per me.
 
Scendendo le scale mi ricordai che il giorno precedente avevo provocato Harry e Zayn con un coraggio che non avevo mai avuto. In un certo senso li avevo umiliati davanti a quasi tutti, ai quali sono scappati risate e battutine sotto voce.
In quel momento, anche se per poco, avevo saputo difendere la mia dignità, sempre che io ce l'avessi ancora.
Avevo saputo perfettamente rispondere a modo ad ogni loro battuta, frecciatina od offesa. Si notava bene negli occhi di Zayn e Harry che erano davvero irritati per il modo in cui avevo risposto. Sapevo che avrebbero continuato a picchiarmi, cambiava poco se lo avessero fatto una volta in più o una volta in meno, avevo semplicemente fatto quello che avrei dovuto fare da sempre.
 
A dirla tutta non ero pentita, consapevole di quelle che sarebbero state le conseguenze.
Arrivai alla stanza di Beth, alzai la mano e feci per bussare, ma dei passi e delle voci alle mie spalle mi immobilizzarono.
Oh, non ora. Ok, scherzavo quando ho detto che non ero pentita di ciò che avevo fatto.
Riuscii a distinguere la voce del riccio, le altre erano confuse. Conoscevo meglio quella di Harry perchè era quello che mi aveva presa maggiormente di mira e che mi picchiava di più. Con lui di solito c'era anche Zayn, il suo complice. Sembravano inseparabili. Erano sempre insieme, nonostante qualche volta avessero anche loro dei diverbi e delle discussioni, non diversamente da me e Beth.
 
Gli altri si limitavano ad insultarmi pesantemente. E forse era proprio quello che feriva più di un livido. Mi rinfacciavano il mio passato, non accorgendosi che qui abbiamo tutti più o meno la stessa storia. Cercai di fare finta di niente e di bussare, ma la mia mano si fermò a mezz'aria perchè una presa potente la strinse e mi costrinse a girarmi.
 
 "Oh, siete voi" dissi con tono divertito e spavaldo. Feci spuntare sul mio viso un sorriso sghembo, per quanto la preoccupazione mi stesse mangiando viva. Sapevo benissimo che provocandoli avrei ottenuto solo più calci e schiaffi, ma non potevo reprimere così quel poco orgoglio che mi rimaneva.
 
Non volevo dimostrarmi debole, non davanti a loro. Notai che gli occhi del riccio, che nel frattempo continuava a tenermi fermo il polso conto il muro, ribollivano dalla rabbia: segno di guai.
Harry, senza pensarci, mi sferrò un pugno sul labbro che cominciò a sangiunare copiosamente.
 
E io he credevo che il mio sangue si fosse prosciugato.
 
 Continuò a colpirmi forte senza scrupoli. Io non urlavo nè piangevo.
Era questo che loro volevano, e io non li avrei mai accontentati.
Mi accasciai a terra: le gambe non mi reggevano più dal dolore.
 Il riccio si fece da parte e arrivò il moro, Zayn, che mi alzò per i capelli ormai sciolti e sparsi sul mio viso stanco di quella situazione.
 
No, non ci ero abituata. Alla sofferenza non si può mai fare l’abitudine, neanche quando la si prova da tempo.
 
 Nel frattempo continuavano gli schiaffi, i pugni i calci, le risate. Era tanto divertente vedere qualcuno soffrire ?
Mi sono sempre indebolita e rabbuiata vedendo qualcuno piangere. Non dico di esserci riuscita, ma ho sempre cercato di mettermi nei panni delgi altri e guardare il mondo con occhi diversi e da un punto di vista differente.
 
Non ho mai creduto al cattivo e al buono. Non esistono le persone cattive, neanche Zayn e Harry.
Ne ero certa. Ero sicura che ogni cosa che si fa nella vita si faccia per uno scopo, anche se non lo si ha e se non si è a conoscienza del proprio scopo... Un po' come me, vivevo, ma non sapevo a che fine.
Presa dai pensieri e le riflessione, mentre la pelle continuava a pulsare per il dolore, cominciai a piangere senza accorgermene, non conoscevo il motivo, di certo non per il dolore.  
 
Non avevo mai pianto davanti a loro. Era la prima volta che lo facevo. Ero sempre stata dell’opinione che non bisogna piangere quello fisico, quando quello interiore è ancora più struggente e lacinante.
Mi feci forza: mi alzai pian piano strisciando la schiena contro il muro. Mi pulii il viso con la manica della felpa, la quale si sporcò a causa delle lacrime e del sangue che scorreva da più punti del mio viso.
 
Sentendo il mio pianto, Zayn si fermò d'improvviso, forse era soddisfatto di vedermi piangere per la prima volta. Probabile. Eppure il suo viso non aveva alcuna espressione, sembrava solo stranito dalle mie lacrime.
 
Riprese a tirarmi i capelli, insultarmi e ricodandomi quanto fossi inutile. Avanti, quante persone sono state abbandonate dai genitori perchè non voluti ?!
 
Sorrisi amaramente mentre le lacrime ancora rigavano il mio viso. Le sentivo scendere bollenti, laceranti. Ogni lacrima strappava via la pelle lungo il suo cammino. Scendevano così lente, come a voler rendere il dolore più vivo e forte.
 
Probabilmente a causa del baccano, Beth uscì dalla sua stanza allarmata, la vidi mettersi una mano davanti alla bocca per lo spavento. Non era la prima volta che assisteva al mio pestaggio, ma era difficile per lei, come mi aveva più volte ribadito.
Era da tempo che continuava a ripetermi che avrei dovuto rivolgwermi a qualcuno, fare denuncia, eppure mi ero intestardita, sostenendo che non ce ne fosse bisogno.
 
Non volevo che si mettesse dentro, avrebbero preso di mira anche lei, e non sarebbe stato giusto da parte mia.
Stava per intervenire, ma alzai un braccio verso di lei per fermarla.
"No, Beth. Stanne fuori, almeno te, ti prego" La supplicai con gli occhi.
 
Restò ferma, sapendo che non volevo veramente che si mettesse nei guai a causa mia. Non sapeva cosa fare. Aveva gli occhi fissi su di me, come se stesse aspettando che io mi liberassi e scappassi via da quei cinque ragazzi.
 Vidi che iniziò a piangere, e ciò fece solamente ridere i cinque ragazzi che aspettavano, anche se non sapevo cosa. Mi rivoltai verso di Zayn e Harry rivolgendomi a tutti e due.
"Non dovevate finire ?" sibilai con sicurezza e amarezza, ma lo stesso con la voce rotta.
 
Harry fece segno agli altri di andare, compresa Beth. Mi riprese per i polsi ancora doloranti e mi spinse contro il muro con non tanta delicatezza, facendomi gemere per il dolore. Lo vidi avvinarsi al mio viso.
 
 "Non azzardarti più a metterti contro di me" mi sussurrò all'orecchio.
 
 Non si era mai avvicinato così tanto a me, ogni volta che lo faceva era per guardarmi con ribrezzo. Scoppiai in una risata ironica.
"Aha, continua. Dai. Voglio vedere quante cazzate spari in un minuto. Avanti, batti il tuo record." ribattei amara soffiandogli sulle labbra.
 
 In tutta risposta sciolse la presa dai miei polsi per stringermi i fianchi contro al muro.Si avventò sul mio collo lasciando baci umidi dalla clavicola, salendo fino alla mascella, della quale continuava a disegnare il contorno con la lingua. Fece scendere le sue mani fino al mio sedere, per poi stringerlo con forza e lussuria. Spinse il suo petto contro il mio, facendomi così gemere per il dolore ai seni schiacciati.
Non avevo la forza per respingerlo o dirgli di lasciarmi stare. Mi aveva totalmente spiazzata.
 
Mi immobilizzai, mi aspettavo tutto, tranne che quello. A quel punto si fermò con le labbra su un unico punto del collo.
Continuò a lascaire baci umidi, ma sullo stesso punto.
Cominciò a succhiare avidamente lo stesso lembo di pelle aiutandosi con la lingua e i denti.
Continuavo a rimanere ferma. non capii perchè, ma non riuscii a muovermi. I brividi che mi percorrevano,sembravano volermi spezzare la colonna vertebrale.
Ora non sentivo più il dolore dei lividi e delle ferite sulla mia pelle, ma si riaprivano quelle nel mio cuore.
Non so perchè, ma quel suo gesto mi fece stare male .. non credo che stessi male per ciò che mi stava facendo, ma per il motivo per cui lo faceva.
Mi stava semplicemente usando senza pudore. Che gusto c'era ad usare le persone ? Amarezza era quello che provavo, ma qualunque cosa volessi fare non potevo farla per due motivi: ero stretta al muro e i miei muscoli non rispondevano più ai comandi.
 
Mi stava per caso prendendo per una delle sue puttanelle ? Pensava forse di poter far di me ciò che voleva ? No, tutto ma non questo. Poteva picchiarmi, ma non questo.
Quando riuscii a riprendere il controllo sul mio corpo, diressi un calcio immezzo di Harry, che solo dopo il colpo staccò da me. Lo guardai fredda, lo spiantonai via da me e mi diressi verso camera mia correndo.
 
Ero diretta verso un punto preciso. Varcata la soglia della porta, corsi verso l'armadio per poi aprirlo. Mi misi a frugare.
Eccolo. Un'orsacchiotto, il mio orsacchiotto.
 
Una ragazza di sedici anni con un orsacchiotto in mano ?
 
 Quello è il nostro orsacchiotto .. Era il peluche che Johnatan, mio fratello, mi ha regalato quando eravamo piccoli. Era l'unico ricordo che mi ha lasciato prima di andarsene. Strinsi il peluche al mio petto e cominciai a singhiozzare sempre più forte. Non volevo trattenermi, con John non l'avevo mai fatto. Con lui sono sempre stata me stessa, sia quando sorridevo che quando piangevo. Non ho mai dovuto portare una maschera con lui. Mi ha sempre fatta sentire la sua principessa e lui il mio protettore. Il protettore che, tutto sommato, era ancora con me.
 
 
"Ehi, che bel pupazzo! Per chi è ?" trillai tutta pimpante andando incotro a mio fratello appena tornato a casa. Era uscito di nascosto mentre mamma e papà non c'erano.
 
"E' per una persona speciale" a quel punto mi misi a pensare.
 
"Tu non puoi giocarci: sei un maschio" tentai, per far sì che me lo dasse.
 
"Lo so, piccola. Infatti è per te. Auguri principessa" continuò il mio fratellone raggiante tendendomi il peluche con una mano.
Mi ero dimenticata che fosse il mio compleanno, il quale, come al solito, non avrei festeggiato.
 
Stavo per prenderlo, quando John lo spostò. "Ehi!" urlai mettendo il broncio e incrociando le braccia al petto.
 
"Prima promettimi una cosa" tornò serio. Annuii con la testa più volte.
 
"Mi prometti che non lo perderai e che staremo sempre insieme ?" Domandò sorridendo.
 
"Mai. Per sempre!" trillai pimpante mettendo una mano sul cuore, mentre con l'altra cercavo ancora di afferrare il pupazzo.
 
"Vieni qui" sussurrò allargando le braccia. Mi catapultai tra le braccia della persona che mi aveva fatto da amico, mamma, papà fratello e migliore amico. Sempre.
 
"John" lo chiamai io con la mia voce acuta, ma parlando piano. Mi ero improvvisamente rabbuiata. Il ragazzo annuì, sciogliendo leggermente l'abbraccio per guardarmi bene.
 
"Quando tu sarai grande, mi lascerai con loro?" continuai abbassando lo sguardo a terra.
 
"Loro chi?"
 
"Loro" non mi era mai piaciuto chiamarli mamma e papà.
 
Non si erano mai meritati di essere considerati tali. Il mio fratellone, sentendo le mie parole serie mi guardò negli occhi mentre mi alzava il viso. Continuava a cercare il mio sguardo, il quale non accennava a staccarsi dal pavimento che in quel momento pareva molto interessante.
 
"Ehi, piccola" sussurrò posando lo sguardo sul mio volto "Guardami” chiese alzandomi il viso spingendo il mio mento delicatamente in su “Io sarò sempre con te. Quando io sarò grande e lavorerò andremo via e abiteremo lontano. In una città grande. Quelle dove ci sono le macchine belle e ci sono le case alte. Promesso" Lo vidi sorridere e alzai lo sguardo.
Sorrisi.
 
 Avevamo entrambi una luce negli occhi. La luce di un sogno da raggiungere. Un sogno che credevamo così vicino, ma per il quale il percorso era infinito. Avevamo un sogno da realizzare.
 
 
Me l'aveva promesso, diamine.
 Mi aveva promesso che saremmo andati vivere insieme. Mi aveva promesso che saremmo andati via da loro. Che sarebbe stato con me. Per sempre.
 
Lui mi aveva lasciata. Era scappato da me. Mi aveva abbandonata, sola. Era morto e non ha voluto portarmi con lui. Forse lì dove è lui adesso si sta bene. Forse lì ci sono le macchine belle e la case alte. Mi aveva lasciata pure lui.
 
Mi accasciai a terra guardando un punto indefinito nella stanza mente le lacrime scendevano amare e veloci sul viso. Mi misi le mani tra i capelli, rannicchiandomi in quell'angolo della stanza, con la testa sulle ginocchia, le quali erano attaccate al petto.
 
"Che senso ha ora ?" sussurrai al peluche, pensando fosse mio fratello, come se potesse rispondermi. Automaticamente mi portai la mano al collo, dove Harry mi aveva lasciato quel lurido succhiotto.
 La gente continuava a volermi vedere soffrire. La gente si prendeva gioco dei miei sentimenti, non calcolando che le conseguenza ricadono su di me.
 
"E se ti raggiungessi ?" continuai, riferendomi a Johnatan.
 
Sorrisi, non avrei commesso di certo lo sbaglio di continuare a perdonare le persone. L'avrei fatta finita.
 
Mi alzai di scatto dirigendomi verso la scrivania.
Ora che l'avrei fatta finita avrei anche potuto cancellare le mie tracce. Non volevo che la gente mi ricordasse. Non ero una persona da ricordare, ero semplicemente una persona di più al mondo e la quale è stata un peso anche per i suoi genitori.
 
Mi misi a buttare tutto per terra rompendo ogni minima cosa. Disfai il letto, buttai tutti i miei libri per terra, buttai tutta la roba che c'era nei cassetti, rovesciai tutti i vestiti che c'erano nell'armadio per terra e strappandone alcuni. Continuavo a buttare qualsiasi cosa mi capitasse davanti causando rumore.
 
Mi dava fastidio pure quello. Mi avvicinai alla finestra e mi misi ad ammirare il paesaggio fuori. Sarebbe stato migliore senza la mia presenza a rovinarlo. Mi sedetti sul davanzale della finestra facendo dondolare i piedi fuori, mentre ancora abbracciavo il peluche datomi da Johnatan.
 
Ero più serena ora, sapevo che una volta fatto questo passo avrei trovato un mondo che sarebbe stato in qualunque caso migliore di quello in qui ho vissuto per anni. Magari avrei raggiunto lo stesso posto in cui ora stava il mio fratellone.
 
"Ehi Johnatan. Mi senti?" chiesi piano sorridendo ammirando il cielo. Ero sicura che mi potesse sentire. Ne ero convinta.
 
" Ti ricordi la nostra promessa?  Il nostro patto? Il tuo regalo ?
 Non sei riuscito a mantere la tua promessa. Questo mondo non te l'ha permesso, non ti ha dato il tempo di trovare la via che ci avrebbe portata alla felicità. Già. Mi manchi, sai ?
Ti ricordi quando mi difendevi quando uscivo di nascosto e quell'uomo picchiava te invece che me ? .. Io sì e mi dispiace.
Non sono mai stata capace di ricambiare ciò che facevi tu per me, ma sei importante. Giuro.
Sei speciale, sai ? Hai saputo capire una persona come me.
Sono diversa, credo. E' questa l'impressione che mi hanno dato le persone. Credo di non essere stata mai abbastanza in confronto a loro. Tu sai perchè ? Quando ti raggiungerò me lo dirai, vero ?
Tu mi hai mai mentito ? Mi hai mai detto una bugia ? Forse. Non si è una persona cattiva se si mente, ma semplicemente a volte si ha bisogno di nascondere la verità per un futuro migliore. E' bello lì il mondo da te? Qui non tanto sai... guarda qui che lividi. Cos'ho fatto John ? Perchè mi trattano così ?
Tu che sei lassù hai visto se ho fatto loro qualcosa di sbagliato senza volere ?
Io voglio bene alle persone, davvero.
Non ho mai odiato nessuno, neanche loro. Non li ho odiati perchè tutto viene fatto per un motivo, e se farmi del male fa stare loro meglio, se le cose devono andare così, per me va bene.
Ma non ce la faccio più. Sto succhiotto, poi. Fa schifo, diamine. Mi sento sporca, usata. Mi sono sentita la persona nata per sbaglio.
 Tu sei perfetto, giuro. Sei una persona fantastica. Ti voglio un bene dell'anima, mi hai insegnato cosa vuol dire amare, anche se da quando te ne sei andato non sono più stata capace di provare sentimenti.
Ti manco anche io ? Lassù andremo nella città grande dove ci sono le macchine belle e le case alte. Oppure andiamo in un'isola, come Peter Pan. Ti ricordi, vero, quando lo guardavamo insieme e dicevamo che saremmo andati a cercare le fate nel bosco per poter  volare?
Dimmi, sei felice ? Intendo se sei felice che, almeno per te, le sofferenze siano finite. Non mi lascerai più, vero ?"  
Continuavo a sorridere mentre le lacrime ancora scorrevano sul mio viso ammaccato, la mia voce rispecchiava quella di quando avevo cinque anni e parlavo con Johnatan prima di dormire.
 
Sentii qualcuno bussare alla porta, nel frattempo continuavo a parlare on John, con lo sguardo rivolto al cielo, era così sereno quel giorno. Continuavo a sentire tante voci da fuori la stanza, ma non era importante ora. Volevo trovare mio fratello, avrei finito tutto per iniziare da capo.
 
 Un tonfo. La porta era stata sfondata. Non mi degnai di voltarmi, immaginavo già chi c'era, ma la voce che sentii non apparteneva a Beth. O meglio, non sentivo solo la sua. Mi voltai di scatto verso la porta e vidi Beth e... Harry ?
 
Cosa voleva ancora ? Uccidermi lui stesso ? Non volevo parlare a nessuno, tanto meno a Beth. Non si meritava di soffrire, ma parlandone avrei solo peggiorato la situazione, e ,conoscendola, sarebbe stata capace di farmi cambiare idea. Avevo deciso.
Sorrisi a Beth dolcemente prima di alzarmi in piedi sul davanzale. Mi tenni con le mani al muro esterno dell'edificio mentre sporgevo un piede. Ero al quinto piano e quel giorno c'era vento, nonostante il cielo fosse sereno.
 
"Kate, che cazzo stai facendo ?" strillò la rossa disperata sull'orlo delle lacrime.
 
"Beth" la chiamai con un filo di voce. Non mi ero ancora voltata. In quel momento ero intenta ad ammirare il paesaggio davanti a me, forse per l'ultima volta.
 
"Kate" sussurrò "Cos'hai? Cosa c'è che non va? Scendi, parlami, urla, piangi, prenditela con me, ma ti prego, scendi da lì"
 
"Tu mi vuoi bene?" coninuai ignorando le sue parole.
"Sì, Beth. Tu sei la persona più importante che io abbia. Sei tutto ciò che ho" si addolcì disperata.
 
"Tu mi hai mai mentito?" Strinsi il muro tra le mie mani in una presa salda.
 
"No, perchè?" Chiese confusa dalle mie parole. Deliravo.
 
"Non è vero" Sussurai.
 
"Ma cosa dici ?" alzò leggermente il tono avvicinandosi.
 
" Se si mente non si è una persona cattiva, ma semplicemente a volte si ha bisogno di nascondere la verità per un futuro migliore" ricordai le parole dette a John poco prima.
 
Oltre a mio fratello, lei era stata la persona che più mi era stata vicina nella mia vita. Ma l'ho sempre messa nei casini insieme a me, lei sarebbe stata meglio senza di me.
 
" Kate, ti prego, scendi da lì"
 
"Perchè?" chiesi tornando a sedermi sul davanzale, ma questa volta rivolta verso di lei.
 
Notai il riccio fissarmi. Aveva un sguardo perso. Gli riservai uno sguardo amareggiato e disguastato, perchè era ciò che provavo. Il mio viso ora era pieno di graffi e mascara colato.Sorrisi alla mia amica, la quale cercò di avvicinarsi, ma non fece in tempo che la fermai.
 
"Beth. S-sta f-ferma.F-ferma o g-g-iuro che mi b-butto" sussurrai con la voce che usciva tremante e insicura dalle mie labbra. Le lacrime ripresero a scorrere sul mio viso prepotenti.
 
"Kate, che diavolo stai facendo ?" mi rimproverò il riccio.
 
Oh, proprio lui mi viene a dire questo ? Lui che non ha fatto altro che augurarmi la morte in tutti questi anni insieme ai suoi amici.
"Oh, proprio te mi vieni a dire questo? Tu che non hai fatto altro che augurarmi la morte in tutti questi anni insieme ai tuoi amici. Quante volte mi sono sentita dire da te stesso Sei solo una puttana, devi morire ? Quante ?" diedi voce ai miei pensieri, la mia voce piena di rancore e amarezza.
 
Colpito e affondato. Scoppiai in una risata isterica.
 
"John non l'avrebbe voluto" disse deciso Harry di punto in bianco guardandomi negli occhi. Come faceva a sapere di mio fratello ?
 
"C-cosa?" sussurrai più a me che a lui. "T-tu non parli di Johnatan ok ? Tu non sai chi è ! Tu non sai cos'ho passato io. Tu ti sei limitato a rendermi la vita peggiore di quanto fosse! Solo questo "
 
In quel preciso istante il verde dei suoi occhi si spense, come se si fosse ibernato, come del resto avevano fatto i miei sentimenti in tutti questi anni."Oh, il bullo ora ha perso la parola" ironizzai.
 
"M-mi di dispiace" improvvisò il ricciò guardando un punto indefinito della stanza.
 
"Ora mi prendi pure in giro?" Gridai portandomi le mani sul viso e graffiandolo con le unghie per l’esasperazione.
 
"Sono serio, Kate" mi guardò negli occhi facendo qualche passo verso di me "Senti, mi dispiace. Non volevo. Solo che tu eri l'unica che non aveva paura, eri diversa dal resto dei ragazzi dell'orfanotrofio. Non hai mai avuto paura di me.
Era per questo motivo che lo facevo, anche se era comunque sbagliato il mio atteggiamento. Non mi sto giustificando.
Notando i tuoi atteggiamenti non mi sono mai sforzato a guardare oltre e non ho visto cosa c'era dietro alla tua maschera. La ragazza che vedo ora" disse con una strana luce negli occhi. Aveva un tono che non aveva mai sentito da lui... Pentito? Non risposi. Non avevo parole per rispondere.
 
Menti” Sentenziai digrgnando i denti.
 
Mi aveva spiazzato, anche se ero certa che non fosse sincero. No, non lo era.
Avevo sempre avuto la risposta pronta. Ora no. Mi limitai ad incrociare le gambe sul davanzale della finestra, mettermi le mani tra i capelli con i gomiti appoggiati sulle cosce. Se non fosse stato per loro mi sarei già buttata senza problemi e rimorsi. E ora ? Non volevo lasciare Beth da sola: ero l'unica persona che aveva.
 
"Kate" mi chiamò il riccio.
 
Non rispondevo ... non volevo rispondere. "Kate, guardami. Non sto mentendo. Mi dispiace, davvero" si stava pian piano avvicinando alla finestra sulla quale ero seduta. No, non avrei mollato, non avrei fatto questo errore.
 
"Harry, sta lontano. Ti prego" la voce era insicura, mi tremavano le labbra e le braccia.
 
"Harry, non complicare le cose. Finiamola qui." continuai con le mani davanti, come se volessi difendermi dalla luce del sole, anche se credevo che l'unica luce fosse quella che stavo per raggiungere una volta che mi sarei  buttata.
Chiusi gli occhi, non volevo cedere. Rilassai i muscoli per poi buttarmi all'indietro, verso Johnatan.
 
Ora le cose sarebbero andate meglio. Ora non avrei più dovuto temere le botte e gli insulti. Ora non avrei più dovuto fare attenzione a non farmi male toccando i lividi. Ora non avrei più dovuto trattenere le larime la notte. La notte quando tutti i pensieri e i ricordi fanno di me la loro preda ingenua. Una preda che, stolta, non sa dimenticare.
 
Sentivo ancora il vuoto dietro di me. Non mi ero fatta male. Sentivo calore e dolore al polso. Il polso al quale prima Harry mi aveva causato un livido stringendomi. Quel calore era famigliare, l'avevo già sentito quel profumo e quella stretta.
Harry? Eravamo morti insieme ? Aprii gli occhi di scatto e mi trovavo ancora sul davanzale della mia finestra.
 
"Dov'è John?" chiesi disperata ai due che continuavano a fissarmi. Forse ero un fantasma e non potevano nè sentirmi nè vedermi.
 
"No Kate, ti ho tenuta prima che cadessi. Ti prego, scendi" Chiese esasperato Harry non mollando il mio polso che ora cominciava a dolermi di più.
 
“ Che cazzo hai fatto ?” Urlai piangendo e cercando invano di liberarmi dalla sua presa.
 
“Non puoi farlo” Alzò il tono di voce assumendo un’espressione più seria.
 
"Perchè dovrei? Non sapresti chi picchiare ?" chiesi acida più che mai.
 
"Smettila Kate, sono serio. Scendi."
 
"Se no ?" Alzai un sopracciglio sfidandolo. Non mi interessavano le conseguenze.
 
"Non è uno scherzo. Lasci così Beth  ? Sei l'unica persona che ha. Sei la sua famiglia, lo capisci ?"
 
"Sono sempre stata solo d'impiccio, anche per lei" Voltai lo sguardo di lato, incapace di sostenere i suoi occhi.
 
"No, questo non è vero, cazzo!" intervenne la rossa. Mi girai a guardarla. I suoi occhi lacrimavano come i miei. Erano circondati da un rossore familiare.
 
Rosso. Rosso come il sangue secco che macchiava ancora tutto il mio corpo affranto e distrutto.
 
Ero confusa, non sapevo più cosa volevo, non ci capivo più niente.
Mi misi a piangere, di nuovo. I singhiozzi rimbombavano nella stanza, facendomi rendere conto sempre di più di quanto fossi debole. Solo i deboli piangono. Non sopportavo più le mie lacrime.
Era patetico. Chiusi gli occhi per evitare che il mio viso si bagnasse ulteriormente. Sentii all'improvviso calore e il suo profumo. Aprii gli occhi di scatto e mi ritrovai avvolta tra le braccia possenti di Harry. Non avevo le forze per respingerlo. Non mi importava che fosse lui a stringermi. Mi lasciai cullare da quell'abbraccio. Il suo tocco era in terribile contrapposizione con quello di poco prima: rude e selvaggio.
 
 Non ne potevo più di combattere. Mi stavo arrendendo. Mille persieri invasero la mia mente a contatto con la sua pelle. Scoppiai in un pianto isterico, mentre il riccio mi strinse più forte a sè tra i sussurri per farmi calmare..
 
"Kate" sentii un sussuro disperato della mia amica.
 
"Va tutto bene, piccola" mi rassicurò Harry.
 
"Anche John mi chiamava piccola" dissi con un filo di voce rivolta a Harry. Sorrisi a quel pensiero. Ero stanca di soffrire.
 
"Non ti dico che sarò John, ma che non sarai sola. Mi dispiace piccola. Scusami." non riuscivo a vederlo, ma ero convinta che sorridesse.
 
"E’ tutto a posto" Sorrisi leggermente, notando che i singhiozzi e le lacrime si erano piano piano fermati. Sentii l’abbraccio sciogliersi piano piano e vidi Harry osservarmi.
 
"Ehi, amici?" Chiese con un mezzo sorriso porgendomi la mano.
 
"Amici. Ci voglio provare" sorrisi stringendo la sua mano con vigore.
 
"Vuoi scendere da qui?"
Non risposi, mi limitai ad aggrapparmi a lui, che mi riportò a terra. Ero ancora in braccio a lui, non mi reggevano le gambe. Mi fece sdraiare sul letto disfatto coprendomi con la coperta. Fece per andare via, quando lo fermai.
 "Resta" Sussurrai senza pensarci. Subito me ne pentii. La paura che potesse farmi ancora del male mi invase.
 
Si voltò e, senza proferir parola, si intrufolò tra le coperte vicino a me. Appoggiò delicatamente il suo petto contro la schiena, ricordandomi il familiare calore emanato da John quando dormiva con me la notte quando avevo paura. Ero stanca, e tra una chiacchiera e l'altra, presi sonno.
 
"Va tutto bene ora. Buona notte piccola” sussurrò prima che io cadessi un un sonno profondo.



 
Ehi John. Sì, sono ancora io. Scusa, non volevo mentirti, volevo davvero venire da te, giuro. In un’ altra vita sarei stata la tua principessa. Saremmo stati insieme a cercare le fate nel bosco o viaggiando per le grandi città. Ricordi tutte le nostre fantasie ? Le notti passate a sussurrare promesse e patti. Ora sto provando ad essere felice qui, provando ancora una volta ad essere felice e, sai cosa ? Questa volta sto iniziando da capo per te. Lo faccio perchè so che, anche se non materialmente, tu sei ancora con me. Ci sei sempre stato e solo ora me ne accorgo. Vado avanti perchè, in fondo, non sono sola.
Ehi, non ti sto dimenticando. Sono ancora io, la piccola Kate con le treccine bionde. Quella che piangeva quando loro ti picchiavano o quando non eri a casa quando avevo bisogno. Sono ancora quella bambina piccola che si sente persa senza di te. Ma ora so che tu ci sei e tutta la mia confusione è stata portata via da questa consapevolezza tanto dolce. Non ho certezze, è vero, ma in ogni inizio si parte muniti solo di speranze. Ogni cosa arriverà col tempo, buona o cattiva che sia. Io sono qua ad aspettare, aspetterò insieme a te, senza mai perdere la mia fiducia. Non lo farò finchè ci sei tu.
  
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