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Autore: Liberty_    29/08/2013    2 recensioni
C’erano così tante cose che avrebbe voluto dirle, ma quella non era una parte della loro relazione. Così le scrisse delle lettere, senza l’intenzione di fargliele leggere. Fino a che, un giorno, Kate non le trovò per sbaglio.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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The Third Man


"Beckett."  
       
"Hey."

Kate sorrise tra sé, si rannicchiò ulteriormente nel cuscino, rilassata al suono della sua voce, così accogliente dopo cinque giorni di distanza.

"Hey," gli rispose. “Com’è stata la tua giornata?”

Si strinse nelle spalle anche se non riusciva a vederlo, si appoggiò alla spalliera del letto nella sua camera d'albergo. "Impegnativa. Sai come Meredith può essere. Aveva tutte queste cose in programma. Non credo che le sia chiaro il concetto di  'settimana di relax in California.' E’ come se stesse cercando di compensare il fatto che non ha visto Alexis per un anno facendo tutto in questa settimana. E non c'era molto da fare allo Zenith oggi quindi sono rimasto con loro ".


"Beh, almeno ci sta provando."

“Sì, immagino di sì,” ammise.

Sospirò al telefono e Kate sentì un fruscio come se si stesse sdraiando, il telefono in equilibrio su un lato della testa. Erano solo le nove, ma dieci ore fuori nel caldo sole estivo lo avevano sfinito.

“Mi manchi,” le disse dolcemente, nostalgico, e Kate si accoccolò ancora di più sul cuscino, stringendolo, inspirando il suo profumo persistente.  

"Mi manchi anche tu."

"Ancora qualche ora soltanto."

"Lo so."

"Vorrei che fossi qui con me.”

Sospirò. Fino ad ora quella conversazione era stata ripetuta ogni giorno. Lui la voleva lì. Anche lei avrebbe voluto essere lì. Ma fino ad Agosto non avrebbe avuto ferie e Meredith era disponibile ora. Così Castle e Alexis erano volati in California, Castle per fare qualche apparizione sul set di Naked Heat, che aveva quasi finito le riprese, e Alexis per passare la settimana con la madre. Sarebbe tornato a New York l’indomani, mentre Alexis sarebbe rimasta per qualche altro giorno.


Quando Kate non rispose, Castle cambiò soggetto. “Com’è andata a lavoro?”

Lei alzò le spalle contro il cuscino. “Nessun caso, solo scartoffie. Giornata noiosa.”

“Avrei volute essere lì a tenerti compagnia.”

“Erano solo scartoffie, Castle.”

“Fidati, sarebbe stato di gran lunga meglio di un pranzo con il set più recente di co-protagonisti di Meredith. Ho imparato molto di più su extensions e aerografi  di quanto avrei mai voluto sapere.”

Rise. “Sì, posso immaginare.”

Altri rumori, questa volta provenienti dal telefono di Kate.

“Sei a letto?”

“Sì, e tu?”

“Sì. Non ti ho svegliata vero?”

“No. Stavo leggendo.”

“Nikki Heat?”

“No.” Kate tracciò la cucitura della copertina in pelle, sentiva l’angolatura della stampa sulla punta delle dita. Il nostro diario.

“Davvero?”

“Mi mancavi,” gli offrì come risposta.

Lui si tirò su le coperte intorno al corpo, affondò ulteriormente nel materasso. Non era la stessa cosa del letto di casa sua, soprattutto perché era lì da solo.

"Leggi per me."

Kate vacillò. "Davvero?"

"Certo."

"Io, uhh…okay," acconsentì dopo un attimo.

Spostò un braccio e lo puntò per tenersi su, mise il telefono in vivavoce, liberando una mano per tenere il libro aperto. Era strano leggere ad alta voce una lettera alla persona che originariamente l’aveva scritta. Ma per lui l’avrebbe fatto.

Cara Kate,

Grazie per essere uscita a cena con me stasera. E’ stato un appuntamento adorabile. Sì, era un appuntamento; sei andata a cena con lo scapolo numero nove di New York City. 
Eri davvero carina. Quel vestito accentuava il tuo corpo in tutti i punti giusti e il modo in cui ti eri sistemata i capelli era bellissimo. Avrei voluto che tu avessi continuato ad indossare il vestito però… avrebbe reso il nostro appuntamento ancora più bello. Ma sei uscita con me, quindi non posso essere troppo esigente.
Sai, Alexis prima dell’appuntamento mi ha chiesto se qualche numero su una lista fosse il modo per me di trovare la felicità. Sono scoppiato a ridere, ma ora credo di aver capito. Mia figlia è una ragazza intelligente. Insomma, Amanda era abbastanza carina, ma solo perché era nella lista di quell’articolo non vuol dire che sia una persona con cui avere un appuntamento. Lei non era come te. Non pensava come te, non completava le mie frasi come fai tu. Non mi “prendeva” come fai tu.
Stare con lei… non era lo stesso di come mi sento quando sto con te, specialmente quando i pezzi iniziano a rimettersi al loro posto e risolviamo il caso. Semplicemente non era lo stesso.

Sono così felice di averti incontrata al Drago, anche se era un po’ imbarazzante e tu eri davvero, davvero irritata dalla mia presenza. Perché è andato tutto perfettamente, alla fine. Abbiamo risolto il caso e ci siamo salvati a vicenda da quegli appuntamenti non-così-belli. Devo ammetterlo, sono stato ad alcuni appuntamenti veramente orribili nella mia vita e uno di quelli era questo.

Andare da Remy’s con te comunque… ha più che compensato il mio tentativo di godermi una costosa cena con la single numero tre. Dovremmo farlo più spesso. Potrebbe essere una tradizione; uscire a cena o a bere un drink dopo la chiusura di ogni caso. In questo modo potremmo passare un po’ di tempo assieme fuori dal distretto, conoscerci un po’ meglio, prevenire possibilmente gli appuntamenti con i vigili del fuoco egocentrici. Mi dispiace un po’ di averli lasciati da soli ma magari si sono trovati davvero bene. Chi lo sa.
Ma non posso lamentarmi di come sono finite le cose. Per niente. Perché ho avuto una favolosa serata con te.
E se mai tu decidessi di essere la responsabile della mia rimozione dalla lista degli scapoli, io sarei al cento-per-cento d'accordo.
Alla prossima,

-Castle

Kate rimase in silenzio non appena finì di leggere, permettendo alle sue parole di penetrare nella sua mente.
Ricordava quella sera piuttosto nel dettaglio; vedere Castle con la bionda, essere gelosa anche se non voleva ammetterlo, lasciare il ristorante con lui, incamminarsi fuori dal distretto a braccetto.
Sì, quei ricordi erano ben scolpiti nella sua mente.
Ma ricordava di essere stata irritata sia da sè stessa, sia da Castle quella sera; da lui per il suo volersi sempre mettere in mostra con una donna al suo fianco, e da sè stessa perchè si preoccupava di ciò che faceva lui nel suo tempo libero.
Kate rilesse la lettera tra sè e sè, saltando alcune parti;  Single Numero Tre, Drago, l’articolo.
Era tardi e gli mancava, e la combinazione di questi due elementi con quello che lui le stava dicendo non facevano altro che avvolgerla, insidiandosi gelosamente tra le sue vene, diffondendosi nel suo corpo. Certo, c’erano state molte donne. Kate lo sapeva; in realtà, era una delle conversazioni più spiacevoli che avevano mai avuto.
Ma ora… era dall’altra parte del paese nella stessa città della sua ex moglie, che aveva dormito con lui almeno una volta nel periodo in cui Kate lo aveva conosciuto. Cavolo, aveva dormito con entrambe le ex mogli in quel periodo, insieme ad almeno altre due donne.
Ma non era mai stata gelosa di Meredith. In realtà, quasi le piaceva quella donna, anche se poteva vedere come interminabili ore trascorse in sua compagnia l'avrebbero aiutata ad innalzare il muro.
Quindi perché la gelosia? E perché ora?
Kate amava Castle, e Castle amava lei. Lo sapeva. Razionalmente, non c’erano motivi perché lei si sentisse così. Ma praticamente, era gelosa. E insicura. E odiava quella sensazione.

"Kate?"

"Huh?"

"Sei silenziosa. Che c’è?"

Spostò il diario con più forza del necessario, voltandosi dall’altra parte così da non poterlo vedere. “Niente.”
"Kate."

Lei sospirò. "Non sei… con Meredith, vero?"

"Sai che non sono con lei."

"Lei sa che… stiamo insieme?"

"Penso di sì. Insomma, sa che stavamo insieme l’anno scorso."

"Ma sei andato a pranzo con lei."

"No, sono andato ad un pranzo con mia figlia e sua madre."

"Sì, ma Meredith era lì."

"Quindi?"

"Quindi ho visto il modo in cui state insieme. E potrebbe pensare che noi non stiamo più insieme e…”

Sì, era incredibilmente insignificante, ma ora che il seme di insicurezza era stato piantato, stava crescendo, prendendo possesso di lei, diffondendosi.

"Questo cosa vorrebbe dire?" la interruppe con un grugnito.

"Io..."

"Da dove esce tutto ciò?" domandò Castle.. "E’ per la lettera? Perchè sono andato ad un appuntamento con quella ragazza tanti anni fa?”

"No è che… non lo so… forse."

"Stai veramente mettendo in dubbio la mia fedeltà adesso? Ti fidi davvero così poco di me?”

"Non è in te che non credo," ribattè Kate velocemente. "E’ lei, perchè ha sempre gli occhi su di te."

"Come te," scherzo lui. "Il che non mi dispiace, comunq…”

"Castle!"

Okay, non era il momento per scherzare.

"E’ solo che… non so cosa tu voglia da me.”

Aveva passato tutto il giorno a volerlo al distretto con lei. Lo voleva lì nel letto con lei ora. Voleva essere nuda e avvolta nelle sue braccia. Non voleva litigare con lui per telefono per qualcosa che non avrebbe dovuto scatenare una lite.
Kate colpì il cuscino frustrata. “Neanche io.” 

“Senti,” disse lui, passandosi una mano tra i capelli, sulla faccia. “E’ tardi per te. Davvero tardi. Perchè non ne parliamo meglio domani quando sarò a casa?”

Sospirò pesantemente, evidentemente irritata. "D’accordo."
"Kate..."

"Buona notte."

Gettò il suo telefono dall'altro lato del letto, affondò il viso nel cuscino, maledetta lei e le sue insicurezze. Era frustrata con sè stessa per aver anche solo considerato l’idea che lui potesse essere poco fedele, infastidita per essere così insicura, sconvolta per la conversazione che avevano appena avuto, per il modo in cui era finita. Ma a lei davvero, davvero mancava. Era stato il periodo più lungo che avevano trascorso separati da ... beh, mai ... e lei non riusciva a dormire bene senza di lui lì.
Da quando era diventata quel tipo di donna che non riesce ad addormentarsi da sola? Immaginò corrispondesse con la prima notte che aveva passato con lui, la prima volta che aveva sperimentato il calore e il confort e l’amore per le sue forti braccia e il suo solido corpo.
Dio, le mancava.
Domani. Sarebbe tornato domani.

Gli areoporti erano uno dei posti che piacevano meno a Kate, superati solo dai cimiteri e dai vicoli. C’erano così tante persone, così tanto traffico, così tanto caos.
Castle aveva organizzato di farsi venire a prendere da un servizio d’auto ma Kate aveva chiamato un’ora fa e aveva annullato tutto. Quindi ora era ferma al ritiro bagagli al JFK in attesa che il suo viso familiare apparisse tra la folla.
Dopo un paio di minuti in più, lo vide ondeggiare tra i passeggeri e le persone che aspettavano i propri cari, la valigia dietro di lui. Kate si diresse intenzionalmente verso di lui e potè vedere il momento in cui lui la riconobbe in mezzo a quella confusione. I suoi occhi stanchi si spalancarono e si drizzò su sé stesso non appena la vide.

"Che ci fai qui?"

Lei appoggiò una mano sul suo braccio non appena lui si fermò di fronte a lei, sorrise timidamente. "Io ... mi sento malissimo per le cose che ho detto ieri sera e mi sei mancato e ..."


Le sue parole furono interrotte non appena lui la prese per la vita la mano libera, attirandola a sè per un bacio alquanto inappropriato in un luogo pubblico. Ma erano passati sette giorni e avevano litigato e… caspita, come avrebbero gestito un lungo periodo di lontananza se Castle fosse mai dovuto andare in tour per il suo libro?

“Mi dispiace,” ansimò lei non appena si separarono, restando appoggiati con la fronte. “Mi dispiace tanto. Non lo so… Non ne ho idea, io…So che non l’avresti fatto. Mi fido di te."

Lui le baciò la fronte. “E’ tutto okay.”

"No, non lo è."

Lui scosse la testa. “Hai ragione, non lo era. Quello che è successo la scorsa notte non è stato decisamente il nostro momento migliore. Ma tu sei qui ora. E stiamo bene, giusto?”

Lei annuì. “Giusto.”

“Bene,” affermò lui, con un luccichìo negli occhi ora che il disguido era stato risolto. “Ora, devi risolvere un caso oggi?”

Scosse la testa. “No, solo se mi chiamano.” 

Castle sorrise e il cuore di Kate perse un battito per il modo in cui i suoi occhi si illuminarono dalla felicità.
La strinse, il respiro contro il suo viso mentre le parlava a bassa voce. “Allora portami a casa, perché credo che ci sia un letto gigante con i nostri nomi scritto sopra.”
 
 
ANGOLINO DI ARI & FEDE:
Buonaseraaaaa :)
Avete visto quante cose sono uscite in questi giorni? Ora aspettiamo i photoshoot e intanto speriamo di tenervi un po' di compagnia con questo capitoletto :)
Ringraziamo come sempre la nostra amorottola IviBeta <3 
E qui vi lasciamo il link dell'originale: http://www.fanfiction.net/s/7928392/18/Spiral-Bound
A Luendì con il prossimo capitolo ;)
Ari & Fede

 
  
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